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Autore: Flitwick    15/07/2015    3 recensioni
Quando il passato e il presente si scontrano tutto può succedere... Solo, sarai poi capace di distinguerli al termine della battaglia? O resterai intrappolato in uno di essi in eterno?
Quattro brillanti giovani saranno capaci di sfuggire a un passato oscuro e terribile?
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Hans Axel von Fersen, Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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I was left to my own devices
Many days fell away with nothing to show
 
And the walls kept tumbling down
In the city that we love
Grey clouds roll over the hills
Bringing darkness from above
 
Pompeii~Bastille
 
 
 
 
 
 
 
Parigi, anno domini 2189~Notre Dame
 
 
 
Quel mese di luglio era stato piuttosto afoso e soffocante, non aveva concesso un secondo di tregua ai poveri parigini, lasciandoli spesso a boccheggiare per le vie della città alla ricerca di ombra e di acqua. Dopo il prosciugamento della Senna a causa di una violenta siccità la città sembrava ripiombata nei suoi secoli più bui di cui nessuno aveva più memoria. Nonostante il degrado Parigi splendeva ancora, di storia e di novità, come sempre. L’avevano definita immortale, come Roma, ma i parigini erano ben consapevoli dell’imminente fine della loro città. Il contrasto tra ricchi e poveri era tangibile, il malcontento cresceva, lasciando il posto solo a rabbia e violenza, presto anche quest’era sarebbe terminata nel sangue.
Oscar François De Jarjayes era possibile classificarlo nella fascia medio-alta, nobile decaduto, possedeva quel fascino necessario a far crollare una fanciulla e abbastanza cultura da poter reggere la conversazione con tre letterati di Oxford. L’unica particolarità di questo giovane chimico era la sua ambiguità. Al quartier generale di Notre Dame l’avevano schedato come un uomo, nato il 25 dicembre 2159 con grandi potenzialità per l’organizzazione, eppure molti avevano giurato di vedere del seno attraverso le sue maglie, anche se questi rimasero solo pettegolezzi infondati.
Guardò l’orologio accelerando il passo, non poteva permettersi di arrivare in ritardo, quel giorno il capo lo aveva convocato con urgenza, intimandogli estrema discrezione, cosa in cui Oscar eccelleva da sempre. Da quando suo padre era morto aveva dovuto fare del suo meglio per permettere alla sua famiglia di mantenere il lustro di cui si era fregiata per anni. Il Generale De Jarjayes era un uomo di grande acume e intelligenza che aveva condotto una delle più importanti guerre di secessioni francesi del ventiduesimo secolo, suo figlio non poteva fare altro se non seguire le sue orme.
Aveva raggiunto di la ex cattedrale di corsa, senza nemmeno salutare la segretaria dirigendosi direttamente all’ultimo piano, dove lo aspettava il capo. Si fiondò in ascensore cercando di mantenere la calma, in quel periodo c’erano state molte persone convocate dal capo, ma ben poche di loro si erano più viste. Molti erano stati spediti in diversi punti della Repubblica Francese, ma le loro missioni erano top secret e spesso molto pericolose. Aveva sentito di una ragazza di nome Jeanne, un’antropologa, che era stata spedita in Normandia con come obiettivo quello di trovare resti di una grande guerra combattuta circa tre secoli prima. Le spie tedesche l’avevano uccisa mandando il cadavere a Parigi avvolto in una bandiera germanica. Oscar deglutì, percependo il sudore scendere lento sul suo collo, diede la colpa al caldo, cercando di scacciare dalla mente il viso stravolto di Jeanne.
L’ascensore si fermò con un piccolo sobbalzo al centoventiquattresimo piano, mentre le porte si aprivano Oscar poté riconoscere altre tre figure longilinee precederla nell’ufficio del titolare.  Le osservò torvo, chiedendosi cosa le sarebbe toccato in sorte.
 
La grande camera del capo era caratterizzata da una bellissima vetrata istoriata che abbracciava tutto il panorama di Parigi. Probabilmente erano resti di qualche rosone della vecchia Notre-Dame posti lì come decorazione, ma secondo indiscrezioni questi vetri erano utilizzati per controllare la città dall’alto. Andrè osservò il silenzio l’arredamento, cercando di mettere a fuoco le altre figure accanto a lui.  Aveva ricevuto un messaggio urgente dall’organizzazione per una missione speciale quella mattina, il capo li avrebbe fatti partire quella notte stessa con molta probabilità.
Si era chiesto a lungo il perché. Perché il capo necessitasse di uno storico all’organizzazione, potevano liberamente aprire i database e ritrovare informazioni su qualsiasi epoca storica, ma alla sua domanda la segretaria aveva risposto con un sorrisetto lasciandolo passare per il corridoio.
Sospirò voltando lentamente lo sguardo da una parte all’altra. Accanto a lui c’erano un uomo e una donna, entrambi con la divisa nera e lo stemma dell’organizzazione. La ragazza, Marie Antoniette, era una dei più famosi archeologi di Parigi. Laureata prima del tempo, aveva ritrovato sotto il parco Pierot dei resti di un museo molto importante, il cui nome avrebbe dovuto essere Louvre. Andrè sapeva della presenza di statue risalenti all’epoca dei romani, un patrimonio così grande che aveva reso Parigi ricchissima. La squadrò a lungo, riscontrando anche la bellezza che tutti decantavano. Lunghi e mossi capelli biondi, fermati da un fermaglio, cadevano morbidi sulla schiena. Alcuni piccoli ciuffi ricci le incorniciavano il viso pallido mentre gli occhi, azzurri e vispi, si facevano largo sul ragazzo accanto a lei. Si sporse leggermente per notare le ultime due figure. Un giovane taceva lasciando vagare lo sguardo per aria. Gentili e curati tratti nordici caratterizzavano il suo bel viso che pareva poco sorpreso di trovarsi lì. Andrè non riuscì a vedere l’ultima persona, nascosta dietro il colosso nordico, e dovette mettersi sull’attenti all’arrivo del capo, per poi recitare in coro un “Buongiorno signore.”
Sì, si era sempre sentito un grandissimo idiota, ma i soldi di quella organizzazione era tutto ciò che gli rimaneva. Preferiva fare il soldato ammaestrano che diventare uno di quei cannibali che giravano per Parigi.
 
L’arrivo del capo riportò l’attenzione di tutti alla scrivania, mentre quest’ultimo entrava velocemente. Una ragazza bionda, minuta che nemmeno i tacchi riuscivano a farla sembrare più adulta e un piccolo viso candido dove traspariva un non so che di angelico. Secondo le informazioni ricevute in Svezia, lei era l’ultima persona di cui si sarebbe dovuto fidare. Rosalie Polignac. Giovane, bella, ma soprattutto molto portata per gli affari. La osservò sfrecciare verso la sua scrivania e con un piccolo sorriso dar loro il permesso di sedersi. Obbedirono meccanicamente senza più voltare lo sguardo per osservarsi.
-Molto bene, sono contenta di vedervi tutti e quattro- iniziò schioccando le dita, dopo poco la luce sparì –Avevamo bisogno di agenti molto qualificati per la nostra spedizione, potrebbe essere molto pericolosa.- Li squadrò da capo a piedi per poi battere leggermente la mano sul tavolo. La vetrata scomparve, lasciando il posto a una serie di filmati.
-Come potrete osservare, quelle sono le rovine del palazzo reale, Versailles. Immagino tutti voi lo conosciate per fama o per storia.- I quattro annuirono mentre macerie e resti passavano velocemente sui loro occhi e in poco tempo il breve filmato terminò.-Abbiamo bisogno delle vostre competenze per riuscire a raggiungerla. Più volte in passato sono state inviate sonde sul sito, ma per qualche strano motivo si distruggono o perdono il segnale.- Li guardò a lungo –Altri due nostri agenti sono stati mandati in missione, non hanno mai fatto ritorno.- fece una piccola pausa- Dubitiamo sia la base di qualche nostro nemico, ma dobbiamo assolutamente scoprire cosa si cela dietro questo mistero e voi siete la nostra equipe migliore per una spedizione simile.-
Aprì il primo fascicolo esaminandolo a lungo, per poi rivolgersi verso Andrè con un sorriso incoraggiante- Monsieur Grandier, lei è uno degli ultimi storici della nazione, una rarità oserei dire. Per noi è un grande onore lavorare con lei, così sono sicura lo saranno anche gli altri.- ridusse gli occhi a due fessure, mentre il ragazzo percepiva il calore e l’imbarazzo avvolgerlo.- Cosa sa dirci sulla fondazione e la distruzione di questa reggia?-
Andrè tacque, riflettendo velocemente sulla risposta. I capelli neri iniziavano a diventare un peso sulla fronte madida di sudore.-Abbiamo notizie discordati sulla fondazione della reggia, capo. Ci sono pervenute diverse voci da alcuni documenti dell’anno mille dove riportava l’esistenza di questo castello all’epoca abbandonato.- prese un lungo respiro per poi continuare- Dopo diversi secoli di modifiche e cambiamenti cadde in disuso nel diciottesimo secolo, dopo la famosa Rivoluzione Francese.- guardò i suoi colleghi in silenzio per poi terminare- E’ andata distrutta nel 2059 a causa dello scoppio della seconda bomba atomica.-
Rosalie sorrise rassicurante richiudendo il fascicolo.- Eccellente Monsieur Grandier, davvero superbo. Sono sicura che farà uno splendido lavoro.- L’uomo tacque, compiendo un piccolo gesto con la testa, per poi rilassarsi definitivamente mentre la fanciulla si avvicinava a quello strano ragazzo dai lunghi capelli biondi raccolti in una coda, doveva essere molto teso, le sue mani si agitavano come un serpente a sonagli.-Monsieur De Jarjayes, lei è stato convocato non solo come militare, ma soprattutto come ottimo chimico di laboratorio. Da ciò che ho sentito sul suo conto dovrebbe essere in grado di illustrarmi almeno una piccola parte dei materiali utilizzati per costruire la reggia.- si sedette di fronte a lui –Sono tutta orecchi.-
Il giovane biondo la guardò a lungo, per poi aprire semplicemente la bocca- E’ presente una enorme varietà di materiali in quel luogo, tra i più utilizzati spiccano il famoso e oramai introvabile marmo di Carrara e una ingente quantità di oro. - Rosalie la trapassò con lo sguardo, inclinando leggermente la testa –Nient’altro?- L’uomo tacque e dopo poco rispose con un fil di voce- Come ha detto lei capo, non abbiamo altro materiale su cui basarci. Nessuno ha più fatto ritorno.-
Il capo non ribatté, ma  chiuse di scatto il fascicolo e si avvicinò alla scrivania.
-Partirete stanotte con il mio jet, fatevi trovare vicino alle rovine del Louvre. Per quanto riguarda Madame D’Asburgo e Monsieur Fersen, avete le carte in regole, sono molto soddisfatta.-
I quattro rimasero immobili, ad aspettare l’ennesimo ordine che gli sarebbe stato impartito prima della partenza.-Restate uniti, formate anche delle squadre a due se necessario. Più materiale riuscite a recuperare, più guadagno avrete.- sorrise cordialmente –E’ tutto, potete andare.-
Si guardarono stupiti e pronti ad andarsene, quando la fanciulla dai capelli biondi finalmente parlò.-Capo, cosa... Cosa succede esattamente a chi non ritorna?-
Il superiore le si avvicinò. Sembrava ancora più piccola di quanto poteva essere. I suoi occhi tradivano una certa inquietudine e qualcuno avrebbe osato dire paura.-Secondo pochi filmati a noi pervenuti... Si impazzisce. Dovrebbe esserci un gas, o una sostanza che distrugga il sistema nervoso, ma non è tutto. Coloro che varcano quelle rovine dopo diverso tempo si auto convinco di vivere nella Versailles pre rivoluzionaria. Parlano, ballano, impazziscono da soli...- deglutì, sentendo un groppo alla gola bloccarle il respiro- Per poi arrivare al suicidio. Non sappiamo le motivazioni, ma tutti hanno avuto la stessa esperienza.-
Marie Antoniette non fiatò, mentre il suo viso si contraeva in una smorfia di terrore. Come avrebbero fatto loro a salvarsi? Non avevano superpoteri, né erano supergeni. Erano semplici esseri umani e per dei soldi erano costretti a mettere a rischio la loro vita. –Siamo carne da macello, vero signore?- Rosalie sorrise dolcemente, senza far trasparire più alcuna emozione –Vi aspetto a mezzanotte, siate puntuali e sbrigate tutti i compiti che volete risolvere.-
Procedette verso l’ascensore con passo marziale per poi sparire in pochi secondi dalla vista dei quattro ragazzi. L’unico rumore nella stanza, ormai vuota, erano le poche e povere gocce di pioggia che sbattevano contro il vetro.
La prima pioggia dopo mesi di siccità.
-Non siamo carne da macello, siamo cavie.- mormorò Oscar in silenzio, in quel momento la ragazza scoppiò a piangere.
Nessuno parlò più.

 
 
 
 
 
*Si aspetta un linciaggio generale meritatissimo per la usa assenza*
Ehm ehm, buona sera ^^” partiamo con una serie di scusa infinite, perché davvero, sono imperdonabile, e nonostante tutto me ne esco con  un’altra storia. Chiedo perdono in eterno.
Chiedo venia anche perché non ho potuto celebrare i nostri beniamini, ma in questo periodo sto molto su un genere che oscilla fra il macabro e il fluff... Infatti Stepbrothers mi mette in crisi da morire.
A parte questo, spero che questa storia vi piaccia =) sarà di massimo sei capitoli, inclusi introduzione ed epilogo. E stavolta non sforo. Non diventeranno di più, poco, ma sicuro.             Il primo capitolo è piuttosto corto, non tanto perché non volevo scrivere, quanto perché volevo far partire la vera e propria storia dal secondo capitolo.
Ogni capitolo sarà dedicato a uno dei quattro, non come oneshot a sé stante, ma come parte integrante della storia. Il secondo sarà un mix fra il primo personaggio e il termine della introduzione.
Fatemi sapere cosa ne pensate! Eh sì, lo so che Pompeii dei Bastille non fa affatto paura, ma il video mi ha piuttosto sconvolta e da lì è nato tutto.
Provate ad ascoltarlo di sottofondo ;)
Buoni pomeriggi a tutti(?)
 Eurydike
 
P.S. Qualcuna ha delle idee più belle per il titolo? Questo è temporaneo.

 
  
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