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Autore: aleslaughs    15/07/2015    0 recensioni
Abbiamo creato questo libro per puro piacere personale, parla di questa donna, che si è trasferita in Germania dopo la scomparsa della sua migliore amica, morta in un incidente. Giada, la protagonista è ritornata in Italia per passare l'inverno con i suoi familiari dove trova Marco, un'amore di vecchia data con cui stabilisce un rapporto abbastanza in fretta. Ma la storia è appena iniziata, il libro avrà molti intrighi amorosi e non, un libro che ci farà imparare molto, tuttavia le scrittrici stesse stanno imparando da ciò che stanno scrivendo. Buona lettura.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Un ricordo amaro


Era il mio giorno preferito, il giorno di Natale,pochi giorni dalla fine del 2013, il freddo che entra dritto nelle ossa, gli addobbi natalizi, le luci in centro città, i bambini felici per l'arrivo dei regali. Io partìì per andare a casa dei miei genitori, li vedevo all'incirca due o tre volte all'anno, poichè compiuta la maggiore età decisi di trasferirmi in Germania per cambiare vita, l'Italia mi puzzava di vecchio, di sporco, non mi apparteneva più. Quel giorno feci la sorpresa a i miei genitori, mi feci trovare direttamente a casa loro,nella casa in cui sono cresciuta. Arrivai con mille regali portati direttamente dalla Germania. C'era mio fratello maggiore Fabio, con i suoi tre bambini: le mie due piccole principesse Aurora e Chiara e il mio piccolo guerriero Riccardo, sua moglie Laura e il piccolo barboncino Willy. Poi arrivò l'altro mio fratello che aveva già 16 anni e arrivò con  la sua nuova ragazza Gaia, mi presentai a lei, sembrava una ragazzina abbastanza carina, sorridente e socievole,anche se nascondo un po' di gelosia nei suoi confronti. I miei genitori arrivarono a casa per ultimi, sono stati tutto il giorno a far la spesa, per comprare tutto il necessario per un Natale "con i fiocchi" . Appena li vidi , saltai in braccio a papà, a volte mi dimentico di non essere più una bambina, cademmo giù per terra, e iniziammo a ridere, mi sentivo di nuovo una bimba, appena alzai lo sguardo, mia mamma mi guarda con quell'aria un po' gelosa, allora abbracciai anche lei con talmente tanta forza che dovette respingermi per farmi staccare. Finiti i saluti iniziammo a preparare la festa: la tovaglia, i tovaglioli e le candele tutto rigorosamente in rosso. Mia mamma cominciò a cucinare e io sistemai le valigie nella mia cameretta, che è rimasta sempre uguale: il profumo d'innocenza, il profumo d'amore , il profumo di casa, il mio profumo, quello reale. Giunti "a metà strada" dai preparativi, ci sedemmo a tavola per una pausa caffè, con la solita macchinetta, quella di sempre, e come al solito, ero io a doverli fare. Era bello stare tutti insieme e con i loro sorrisi,quanto mi era mancato tutto questo. 
Parlavamo del più e del meno.. quando ad un tratto mia mamma mi chiede " e tu? stai bene? ti sei ripresa?" feci un attimo di silenzio, era da tantissimo che non mi capitava di pensare a quella storia.. era uno dei tanti motivi per cui mi sono trasferita. Abbassai lo sguardo per un momento, poi mi ricordai che era Natale e non potevo permettermi di piangere e rovinarmelo, allora rialzai lo sguardo , sorrisi, e dissi " tranquilla mamma, è tutto apposto, il tempo e la distanza come sempre guarisce ogni ferita" mia mamma sapeva che non volevo scavare nella ferita, sapeva che mentivo, ma non andò oltre la conversazione.
La morte della mia migliore amica Valeria, quel maledetto 4 aprile del 2009, andai fuori di testa, persi il controllo, per un periodo di tempo, pensai addirittura di non riuscire ad andare avanti senza di lei. Era il mio punto di riferimento, lei che era il mio rifugio, noi che eravamo sole contro il mondo, nessuno poteva separarci, eppure qualcosa è andato storto, le nostre promesse di invecchiare insieme, si sono interrotte quel fottutissimo giorno in cui dovevamo andare a fare la grigliata da amici, allora prendemmo il suo motorino, dovevamo incontrarci con la compagnia alle 11.30 al bar per poi andare tutti insieme a casa di Oscar, un amico d'infanzia. Mentre andavamo, ascoltavo la musica con le cuffie perchè odiavo il rumore delle macchine e i clacson. Tenevo gli occhi chiusi e abbracciai Valeria con forza, e sentivo l'arietta che mi sfiorava il viso, ad un tratto...un boato , chissà lei che cosa ha guardato, non ho avuto neanche il tempo di capire, ci trovammo travolte da una gip, l'odore di gomme bruciate non riesco a togliermelo dalla testa, vedevo solo fiamme, blu,rosse, non capivo più niente. Mi risvegliai in ospedale,traumatizzata dall'accaduto, vidi mia madre, con le lacrime a gli occhi, guardai intorno, e nella stanza c'ero solo io,mia madre, e due infermiere, chiesi a loro dove fosse Valeria, loro mi dissero che poco dopo l'avrei rivista. 
Andai a farmi un giro per riprendermi, presi una bottiglietta d'acqua dal distributore e un secondo dopo cominciai a sentirmi svarionata di nuovo, decisi di ritornare in camera.Lungo il corridorio vidi le infermiere e chiesi nuovamente di Vale, mi dissero di chiedere al dottore infondo alla sala, allora andai da lui per chiedere di lei, e disse che la gip che ci aveva travolto, era un uomo ubriaco, che si trovava già in caserma, perchè il figlio di puttana non aveva neanche un graffio . Mi disse poi, che Vale era in pessime condizioni, " che cazzo vuol dire pessime condizioni?" gli dissi. Incazzata nera, cominciai a dare di matto, svenìì di punto in bianco.Quando riapriì gli occhi mi ritrovai di nuovo nella camera d'ospedale, mi alzai a stento , ma avevo una voglia di vederla , quindi bevvi un bicchiere d'acqua , e mi rialzai, misi appena un po' la testa fuori dal corridorio, e sentì la voce di Clara, la mamma di Vale, urlare di dolore, poi passò velocemente una lettiga con una persona sopra circondata da medici e infermieri, non capì subito che era lei , perchè non si riusciva a vederle il volto, ma intravidi un braccio abbandonato di cui riconobbi un bracciale che era tale e uguale a quello che aveva Valeria, e quindi capìì che era lei. Uscìì come una disperata dalla stanza e iniziai a rincorrere i medici che mi cacciarono e mi dissero che non era il momento. Allora mi arresi, e andai subito da Clara "cosa sta succendendo? Cos'è successo a Vale??" le chiesi piangendo. Lei s'inginocchiò avvolta dal dolore e con un filo di voce mi disse "emoraggia,trauma cranico...coma!",neanche il tempo di assimilare il dolore che arrivò il dottore con la notizia più brutta della mia vita, Vale mi aveva abbandonata, mi aveva lasciata sola, non ha lottato, non ce l'ha fatta.
 
   
 
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