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Autore: DamnedLuna    16/07/2015    0 recensioni
Ho imparato a non mettermi in mezzo a relazioni strane, a quei rapporti sospesi, diradati, che però ci sono ancora, pronti a dare del filo da torcere sia a chi vorrebbe che quel rapporto finisse che a chi vorrebbe sopprimerlo per costruirne uno nuovo. E voi?
Questa è la mia storia.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stasera fa davvero caldo, e oltre a sudare per nulla sono anche molto stanca, però non riesco a dormire.
Ho passato tutto il pomeriggio a ripulire il giardino del padrone di casa dove si è svolta la consueta festa annuale estiva che organizzano alcuni ragazzi del paese.
In pratica, aspettano che i genitori del padrone di casa sloggino per un week end o più giorni,  si vendono dei biglietti di ingresso che consistono in inviti ufficiali spediti via e-mail e stampati e si fa un po’ di casino.
La casa del festeggiato è molto rande, ma la parte più spaziosa è il giardino che ho pulito stamane. In più la famiglia che vi abita ha acquistato un pezzo di terreno e di bosco, che è adiacente alla casa.
E’ una gran figata in realtà, perché è organizzata molto bene: è divisa in piccoli gruppi dove ognuno si occupa di qualcosa, dal cucinare al pulire, al  mettere musica su musica. Io quest’anno ho deciso di aiutare quelli che stanno ali cancelli a ritirare gli alcolici e a dare o prendere il biglietto.
La festa si chiama Home Wood, abbreviato in HW. Inoltre, da quello che so, questa festa è un rito estivo da più di cinque anni.
Chi vuole partecipare all’ HW deve solo curarsi di portare da bere (ovviamente alcolico) oppure roba da fumare, o ancora un dispositivo che riproduca della buona musica, i quali variavano dal computer portatile, al tablet o al proprio smartphone.
Ogni giorno, alla festa, vige un genere musicale che occuperà gran parte della serata, scelto dal fulcro degli organizzatori. Poi, durante la festa, si beve, si balla e si mangia.
Già, si mangia anche, perché qualche volenteroso si prende la briglia di grigliare della carne, friggere cibo in una mini-friggitrice o elargire panini già preparati precedentemente.
I soldi per il cibo arrivano tutti dai partecipanti, perché comprando quello strano biglietto devono versare una minuscola quota, che a me quest’anno è stata offerta da Valerio.
Valerio è un ragazzo che ho frequentato in modo tranquillo per qualche tempo; era uscito da una storia lunga ed importante, ma non abbiamo avuto un rapporto particolarmente solido.
Non è ancora chiaro se non ci vediamo più come prima per scelta mia o per scelta sua, fatto sta che a tirarmi indietro è stata l’ombra della sua ex.
Da come ne parla lui, la sua ex sembra una stronza manipolatrice e una fredda calcolatrice, non particolarmente bella.
Da come ne parlano gli altri, sembra solo una ragazza molto carina, strana e difficile da comprendere, che da quando ha lasciato Valerio sta molto sulle sue.
Io non l’avevo mai vista, e non l’ho vista nemmeno durante la festa.
Mi interessava vederla per pura curiosità: per vedere come si comportava con le altre persone, co’era fisicamente eccetera.
Ogni volta che il suo nome, che nemmeno ricordavo, sbucava dalla bocca di Valerio, lui i guardava con uno sguardo convinto dritta negli occhi, facendomi capire che fossi meglio di lei.
Io, dopo aver conosciuto questa persona di cui avevo anche dimenticato il nome,  posso solo dire di aver capito che frequentare un ragazzo che non ha ancora chiuso completamente le ferite causategli dalla ex è un modo  molto semplice per complicarsi la vita sentimentale. Non voglio più farlo, mi conviene…
Se  solo non avessi fatto più del dovuto. Mi hanno chiesto un aiuto e io subito sono corsa. Probabilmente volevo fami notare. Ancora non mi è del tutto chiaro perché dopo pranzo sono saltata sulla bicicletta per recarmi quel che restava dell’ HW.
 
Appena giunta sul posto, non devo nemmeno suonare il campanello: il cancello più grande era spalancato, c’era un via vai di gente che portava via oggetti di vario tipo, dai tavoli ai propri effetti personali.
Parcheggiata la bici contro uno dei diversi alberi del giardino, ho chiesto al primo che passava cosa potessi fare.
Lui, un tipo magro, mezzo nudo, ancora distrutto dalla serata, mi ha risposto:  “La cosa più importante è pulire il giardino, tutti gli altri lavori sono troppo pesanti per voi ragazze.”
Mi sono diretta verso il retro della casa, e con mio grande sollievo, il giardino non era poi così mezzo male.
Ho notato una ragazza alta in mezzo al prato intenta a raccogliere rifiuti e l’ho riconosciuta subito. Era la mia amica Anna, che ieri sera vomitava tutto quel che aveva bevuto da qualche parte nel bosco.
Ci siamo salutate e subito mi ha dato un sacco della spazzatura nuovo e vuoto, pronto per essere riempito e sporcato.
Insieme ci  siamo messe a chiacchierare e raccattare immondizia. Per terra c’era di tutto fuorchè cose utili come accendini, spiccioli o bracciali; qualcuno doveva aver già fatto sciacallaggio di mattina presto.
I ragazzi intorno a noi, quei pochi che c’erano, stavano smontando i tavolini, le tende e gli ombrelloni. Alcuni arrotolavano cavi su cavi e portavano  via tutte le luci colorate che la sera prima avevano trasformato il giardino in una festa  da film americano.
Anna e io ci siamo divise il grosso giardino in due parti. Lei che aveva dormito pochissimo si è occupata del prato, mentre io mi sono occupata del la parte di bosco.
Qualche tempo dopo, una voce mi ha detto: “Tesoro, non raccogliere questa merda senza guanti…”
China a terra, mi sono rialzata e asciugata la fronte; mi sono ritrovata davanti una ragazza magra, pallida e dall’aria assonnata mi ha porto un paio di guanti gialli di gomma, sorridendomi e fissandomi negli occhi mentre a mia volta, le ho sorriso e l’ho ringraziata, fissandola di rimando per quella manciata di secondi.
Era una tipa tutta particolare,a  cominciare dai capelli castani chiari dalla radice alle spalle e violetti un po’ sbiaditi dalle spalle alle punte. Poi ricordo le orecchie tutte bucate, l’anellino al naso,  un piercing al labbro anch’esso con l’anello, e i suoi occhi, di un colore particolare, un misto tra azzurro e verde con del marrone all’interno, acquosi, erano ospitati da un viso pallido e spigoloso, quasi angelico. Come me, era dotata di guanti e sacco per la spazzatura.
“Ti do una mano.” Mi ha detto.
Mentre raccoglieva veloce spazzatura e mozziconi di sigarette, ma osservavo.
Anche fisicamente era molto carina. Magra, dotata di quella magrezza atletica che solo le persone sportive o che hanno fatto molto movimento in passato hanno.
Sciatta e disordinata, era molto, molto carina.
Poi , forse, avevo capito. Dove l’avevo già vista quella ragazza?
  
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