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Autore: Ambros    16/07/2015    2 recensioni
[Questa storia partecipa alla Klaine (daddy?) Challenge (contest?) indetta da Flan e Ginny_Potter]
Dal testo:
-Forse è vero che si cambia solo per se stessi, ma cosa scegli quando essere te stesso significa essere legato indissolubilmente a qualcun altro?
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jessie St. James, Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Rachel Berry, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno (per la seconda volta, perché ho provato a pubblicare e mi si è cancellata ogni cosa, vediamo se ce la facciamo)!
E' passata circa una vita e mezzo dall'ultima volta che ho pubblicato qualcosa, uhm.
Dunque dunque. 
Questa storia partecipa alla challenge organizzata da Flan e Ginny_Potter, una challenge incentrata sul tema dei daddy!Klaine; il mio prompt, nello specifico, era "Un'adozione difficile" (ed è stato da me opportunamente preso alla larga che manco Darren durante le interviste, ma va be'), e vorrei poter dire che la storia è venuta esattamente come la volevo/immaginavo e che ne sono pienamente soddisfatta, ma ovviamente non è così, anzi; non credo di essere mai stata più insicura riguardo ad una storia (#AmbrosSaComeFarsiPubblicità)
Il titolo è ripreso dalla canzone Lego House, di Ed Sheeran, di cui consiglio vivamente l'ascolto.
E' presente l'OOC di alcuni personaggi (soprattutto di un past!Burt), poiché questa storia è una AU in cui il Glee non è mai esistito e ho cercato di modellare i personaggi di conseguenza. Spero di non aver fatto un disastro.
Devo ringraziare circa ottanta persone: Fravah, moglie, Giusy e Zeppolelenah (e sistah), grazie di essere state dietro a questo nonsense angst. Carlin u.



 

Out of all these things I've done, I will love you better now




-Non puoi costringermi, Blaine.-

Blaine odiava quando Kurt pronunciava il suo nome in quel modo, la lingua che schiacciava la l contro il palato e un sapore acido che si depositava sulle sue labbra curvate attorno alla seconda sillaba, ma lo conosceva - ed era un po' quella la fregatura del conoscere qualcuno così bene, come le curve delle lettere del proprio nome, che avrebbe potuto prevedere ogni scatto del suo viso senza poterlo evitare -, lo conosceva e quello era il suo modo di fermare, respirare, avere il controllo, così si limitò ad aspettare con le braccia incrociate sul petto e il cappotto ancora a fasciargli le spalle un po' incurvate.

Kurt si sfilò la sciarpa con un movimento brusco, secco, la sistemò sull'attaccapanni con espressione frustrata e in Blaine c'era una forza ancestrale che tirava i nervi sotto il suo stomaco e lo spingeva ad amarloamarloamarlo soprattutto in quel momento, soprattutto lì.

-Ne abbiamo discusso milioni di volte-, Kurt si sfilò il cappotto e un ciuffo di capelli castani sfuggì al velo di lacca ricadendogli sulla fronte, - milioni. E sapevi perfettamente come stavano le cose quando ci siamo sposati, lo sapevi-, si sfilò una scarpa inciampando nel tappeto e chiuse gli occhi, forte, prese un respiro profondo, - Sono sempre stato chiaro su come mi sentissi riguardo ad un figlio, e non ho mai detto che avrei cambiato idea.-, si sfilò anche l'altra scarpa e riaggiustò con un movimento nervoso della caviglia l'angolo del tappeto che si era piegato su se stesso, - E tirare fuori l'argomento davanti a Puck, Quinn e Beth è stata una cosa meschina.-

Le guance di Kurt erano tinte di rosa e i suoi occhi brillavano, l'indice e il medio della sua mano destra erano curvati a reggere le scarpe lucide e la sua camicia aveva delle piccole pieghe attorno al colletto, e Blaine pensò che non aveva mai avuto molta scelta, non quando si trattava di Kurt.

-Hai intenzione di dire qualcosa o no?-

Blaine si strinse nelle spalle con le sopracciglia inarcate e le labbra incurvate: - Un bacio di bentornati?-

L'espressione di Kurt si riempì lentamente di incredulità, partendo dalle labbra per arrivare fino agli occhi, e alla fine si tinse di impazienza.
Blaine sobbalzò solo un po' quando la porta della loro camera da letto venne sbattuta, e pensò che non aveva mai avuto davvero scelta, non quando si trattava di Kurt.


*


L'aveva incontrato per la prima volta quando aveva vent'anni, ed era probabilmente sull'orlo di perdere il lavoro che aveva appena trovato da Starbucks, visto che era la mattina del quinto muffin caduto rovinosamente dietro il bancone e, di conseguenza, del quinto uomo d'affari stretto in una giacca troppo calda per l'aria di metà Luglio che sbuffava impazientemente fissando un costosissimo orologio da polso; era stato probabilmente solo un caso fortuito che nel momento in cui l'aveva visto stesse pulendo un tavolino e l'unica cosa che gli potesse cadere dalle mani fosse uno strofinaccio, perché Blaine aveva sempre amato la bellezza che non era ovvia, quella difficile, quindi una parte di lui forse si era innamorata di Kurt in un istante.

L'altra parte di lui ci aveva messo qualche attimo di più, perché amare Kurt, per qualcuno come Blaine - che amava tutto e subito, che aveva il cuore sulle labbra -, a volte era come mettersi in piedi davanti ad un uragano coi palmi aperti e pretendere di fermarlo - amare qualcuno che ancora non sapeva come amare se stesso e amarlo così, senza via di scampo.

Blaine non pensava di aver mai davvero avuto scelta.


*


Kurt dormiva sul lato sinistro del letto con una mano sotto il cuscino, le gambe leggermente piegate e il viso rivolto verso la parete - ma Blaine sapeva che quando non riusciva ad addormentarsi si distendeva supino e intrecciava le dita all'orlo della maglietta del pigiama con gesti lenti e ripetitivi, come se stesse cercando di cullarsi in un ritmo familiare.

(Blaine sapeva anche che quando fingeva di dormire respirava troppo lentamente e troppo a fondo, esagerando il movimento delle spalle.)

Entrò nella loro camera da letto senza accendere la luce, i pantaloni del pigiama bassi sui suoi fianchi - la notte sentiva sempre caldo e Kurt sentiva sempre freddo, quindi funzionava anche così -, i capelli ancora umidi dopo la doccia; Kurt era disteso su un fianco e respirava troppo lentamente.

Blaine scivolò sotto le coperte senza dire niente e gli passò un braccio sul fianco prima di affondare il viso tra i suoi capelli e inspirare a fondo; intrecciò le proprie gambe alle sue e un brivido gli corse lungo la schiena al sentirle fredde.

-Non stai dormendo.- sussurrò nel buio, e sentì il torace di Kurt che tremava in un respiro più profondo.

-Sono sicuro che tu debba fingere di credere che io stia dormendo.- gli rispose Kurt a voce ancora più bassa, come se avesse paura di spezzare una cosa fragile.

- Mmmhm. - mormorò Blaine tra i suoi capelli con un sorriso all'angolo delle labbra, - Era nell'accordo prematrimoniale?-

Kurt si girò tra le sue braccia con i capelli scompigliati e gli occhi socchiusi, i lineamenti ammorbiditi dal sonno e l'impronta del cuscino su una guancia: -Sì.-, e stava sorridendo anche lui, solo un po'.

-Sapevo che avrei dovuto leggerlo più attentamente.-, Blaine gli spostò un ciuffo di capelli dalla fronte e ripensò alla prima volta che l'aveva fatto - era passata più o meno una vita.

Eppure gli occhi di Kurt erano ancora lì ed erano ancora di un colore indefinibile, coperti da un velo malinconico che li portava lontano: -Forse sì.-

Blaine strinse le labbra e quando prese un respiro profondo Kurt si ritrovò un po' più vicino a lui; avrebbe voluto dirgli va bene ma sarebbe stata una bugia, così si limitò a premere un bacio contro il suo zigomo intrecciando le sue dita alle proprie.


*


Kurt era diventato un cliente abituale di Starbucks prima che Blaine potesse abituarsi all'idea di vederlo tre mattine a settimana - il Lunedì, il Mercoledì e il Giovedì.

Ordinava sempre un non-fat mocha e un muffin integrale ai mirtilli e non si sedeva mai per mangiare - non che Blaine ci stesse facendo caso o altro. Era solo difficile non notarlo.

Ci aveva messo quattro settimane a chiedergli di uscire - ventotto giorni di sorrisi ampi, occhiate fugaci e un mucchio di stronzate da ragazzine di quindici anni, come le aveva gentilmente definite Sebastian -, e Kurt non aveva risposto né sì né no; aveva aggrottato le sopracciglia, aveva stretto il bicchiere di carta tra le mani e gli aveva chiesto: -Sei sicuro?-, ed era stato serissimo nel farlo.

Blaine era arrossito e si era passato le mani sul grembiule, aveva balbettato qualche sentendosi vagamente sotto esame, e Kurt aveva annuito lentamente; aveva rovistato per qualche secondo nella tracolla che gli pendeva dalla spalla finché non era riuscito a trovare una penna, aveva preso un tovagliolo dal bancone e ci aveva scritto il proprio numero - sotto, con grafia ordinata, aveva aggiunto non ci siamo neanche presentati.

Blaine si era trattenuto a stento dall'esultare - aveva aspettato che Kurt fosse uscito - e poi gli aveva scritto sono Blaine.

La risposta era arrivata qualche minuto dopo: Kurt.


*


Kurt gli lasciò un bacio distratto sulla guancia con un veloce ci vediamo stasera quando torno e andò a rivoluzionare il campo della moda ancora una volta, come Blaine gli aveva detto tutte le mattine dei sei mesi durante i quali aveva lavorato come stagista a Vogue.com passando la maggior parte del tempo a dirsi che non ne sarebbe venuto fuori niente - Blaine ci aveva sempre creduto, comunque, e alla fine aveva avuto ragione.

Seguì istintivamente le sue labbra piegando un po' il capo di lato e gli affidò un ti amo veloce, familiare.

Ti amo anch'io, e la porta d'ingresso si chiuse.


*


La prima volta che avevano litigato - che avevano litigato per davvero, tanto da fare paura e da non riuscire a guardarsi negli occhi - era stata perché entrambi erano egoisti, ma non erano ancora abbastanza innamorati da essere egoisti l'uno per l'altro.

Blaine non l'aveva fatto di proposito, non l'aveva programmato - era stato un ti amo veloce che gli premeva sulle labbra da troppo tempo e alla fine gliel'aveva detto, una mattina presto in cui non avevano lezioni o turni di lavoro e stare distesi nello stesso letto sembrava la cosa più semplice del mondo; Kurt aveva spalancato gli occhi, aveva stretto le labbra in una linea sottile e aveva stretto le dita sulla federa del cuscino: -C-Cosa?-

Blaine si era morso il labbro - ma ormai era lì, fermo tra di loro, così l'aveva ripetuto con un sospiro, a bassa voce: -Ti amo.-

Kurt non gliel'aveva detto in quel momento - non gliel'aveva detto per tanto tempo -, gli aveva affondato il viso nella spalla e aveva memorizzato il profumo della sua pelle.

Blaine gliel'aveva detto di nuovo, gliel'aveva detto finché quelle due parole non avevano perso un po' del loro significato, e Kurt aveva sorriso e chinato il capo tutte le volte, ma non aveva mai risposto ti amo anch'io.

Era perché non ci credeva.

Gliel'aveva detto quasi un mese più tardi, quando Blaine era stanco e triste e arrabbiato perché voleva sentirselo dire, voleva quelle due parole anche se erano sciocche, ma Kurt non ci credeva perché non c'era niente di perfetto nell'amare qualcuno e non c'era niente di perfetto in una vita condivisa, era sciocco anche provarci.

Blaine se n'era andato sbattendo la porta d'ingresso.

(Kurt non era riuscito a dormire ed era andato da lui intorno alle tre del mattino, con i capelli bagnati per la pioggia e gli occhi rossi, e gli aveva detto: -Ti amo. Certo che ti amo. E' solo che ...-; Blaine l'aveva tirato a sé soffocando le ultime parole - ... non so cosa significhi.)


*


Blaine amava tutto e amava subito, e da quel momento sarebbe potuto cadere l'universo e Kurt sarebbe stato sempre lì.

Kurt amava di sguardi e di piccoli gesti, e aveva avuto paura di amare Blaine per così tanto tempo che aveva iniziato amandolo piano e cautamente, come una cosa che aveva già perso; finché un giorno non si era ritrovato a guardarlo mentre dormiva sul divano dopo una giornata stancante di lezioni e si era accorto di non star più pensando a cosa avrebbe fatto quando tutto fosse finito - perché non poteva finire.


*


-Sto avendo una strana sensazione di deja-vù.-

Blaine alzò gli occhi al cielo e continuò a girare il cucchiaino nel caffè.

-Sì, è decisamente un deja-vù.- proseguì Sebastian ignorando lo sbuffo di Blaine, -Perché se non sbaglio abbiamo avuto questa discussione solo altre ... trenta volte? Una decina di volte l'anno da quando vi siete sposati? Mi do un margine d'errore di cinque.-

Blaine lo fissò con un'espressione che sapeva molto di Kurt: -Hai finito?-

Sebastian alzò gli occhi al cielo e staccò una goccia di cioccolato dal proprio muffin facendo cadere delle molliche sul tavolino: -Diciamo di sì.-

-Bene.-, Blaine prese un ultimo sorso dal proprio caffè e riappoggiò la tazza sul piattino di ceramica; strinse le labbra in un'espressione pensierosa e incrociò le braccia sul tavolino: -Non vuole figli.-

-Ma davvero?-

-Sebastian.-

Sebastian alzò di nuovo gli occhi al cielo e sollevò le mani in segno di resa: -D'accordo, non stuzzicare mamma orsa quando si sta parlando dei suoi orsetti. Ricevuto.-

L'espressione di Blaine si fece perplessa e Sebastian sospirò: -Vuoi che sia brutalmente sincero?-

-Puoi farlo fingendo di essere un buon amico?-

Sebastian finse di rifletterci per qualche secondo: -No-, concluse, -Non penso proprio.-

Blaine sospirò: -Fai del tuo peggio.-

-Se dovessi scegliere tra avere Kurt e avere dei figli, cosa sceglieresti?-

Blaine si accigliò e incurvò un po' le spalle: -Non voglio dei figli se non posso averli con Kurt.-

-Sì-, proseguì Sebastian con aria quasi condiscendente, -Ma Kurt può farti felice abbastanza? Senza figli?-

Tra le sopracciglia di Blaine si disegnò una piccola ruga quando aggrottò la fronte come se la domanda gli sembrasse ridicola: -Certo. Certo che può.-

Sebastian lo guardò come se a Blaine stesse sfuggendo una cosa ovvia: -Allora perché continuiamo a parlarne quasi una volta al mese?-

Blaine si immobilizzò e non rispose - avrebbe voluto dire perché sarebbe più facile essere felice, e gli fece paura.


*


Era stato Kurt a chiedergli di sposarlo, una Domenica di metà Novembre in cui faceva troppo freddo; era mattina presto e c'era quel buio tipico dell'inverno, quello in cui tutto sembra immobile ed eterno, le loro gambe erano intrecciate sotto le coperte, Blaine l'aveva baciato piano, le labbra calde e morbide contro le sue, e Kurt aveva avuto gli occhi ancora semichiusi quando gli aveva mormorato sposami.

Non gli aveva detto perché, e Blaine non aveva avuto bisogno di chiederglielo - l'aveva guardato per capire se lo intendesse davvero e Kurt non aveva distolto lo sguardo, aveva aspettato; il gli era corso fuori dalle labbra e una felicità radicale gli aveva invaso lo stomaco e la punta delle dita, aveva riso contro il cuscino e contro la pelle di Kurt e aveva pensato che sarebbe stato tutto perfetto.


*


Cenavano con Rachel e Jesse almeno una volta alla settimana - all'inizio avevano fissato per ogni Giovedì, ma dipendeva dagli impegni a Broadway di Rachel, Blaine e Jesse e quelli di Kurt a Vogue.com, quindi era diventato un impegno settimanale da quando-abbiamo-tutti-un-paio-d'ore-libere.

Quella settimana era capitato di Lunedì - la settimana era appena iniziata e Kurt era già esausto, Blaine aveva un'espressione distante sul viso quando pensava che nessuno lo potesse vedere e Rachel continuava a lanciare occhiate indecifrabili ai suoi ospiti, lasciando Jesse piuttosto confuso.

-Cosa hai combinato stavolta?-

Nessuno avrebbe potuto immaginare quanta forza si nascondesse in un metro e sessanta di Rachel Berry, ma Kurt la poté sperimentare - non per la prima o per l'ultima volta - sul proprio braccio dopo essersi alzato per prendere il secondo.

-Non ho combinato niente!-

Rachel gli rivolse un'occhiata eloquente.

-Perché devo essere sempre io quello che combina disastri?- chiese Kurt con uno sbuffo, cominciando a disporre il roast beef sui piatti, -Mi puoi dare una mano con le patate?-

Rachel cominciò a trasferire le patate al forno dalla teglia ai piatti con gesti impazienti: -Lo sai benissimo che Blaine non inizia una discussione per poi lasciarla a metà.- gli disse, quasi come se lo stesse rimbrottando.

-Non stiamo -- -, il cucchiaio urtò rumorosamente contro la ceramica di un piatto -Non c'è nessuna discussione, siamo -- va tutto bene.-

L'espressione di Rachel si incupì, ma, prima che lei potesse dire qualcosa, Blaine si affacciò alla porta della cucina con un mezzo sorriso: -Vi serve una mano?-

-Solo ...- Kurt gesticolò verso i piatti pronti, -Magari a portare questi di là.-

Blaine annuì e prese due piatti prima di scomparire di nuovo nel salotto.

Rachel lo seguì solo dopo aver riservato un'occhiataccia a Kurt, che sospirò e prese l'ultimo piatto.


*


La sera della Domenica in cui Kurt gli aveva chiesto di sposarlo erano andati a mangiare dello zucchero filato ad un parco giochi, avevano riso in un modo che qualche ora prima sarebbe sembrato inappropriato per due adulti e avevano provato a vincere qualcosa al tiro a segno - sapeva di primo appuntamento e di inizio e di qualcosa di sciocco, ma Blaine gli aveva depositato un bacio dolce tra i capelli mentre erano su una ruota panoramica dei personaggi della Disney e gli aveva detto: -Promettimi che non diventeremo una di quelle coppie sposate che muoiono di abitudini e cene settimanali.-

Kurt aveva ridacchiato e aveva poggiato la propria schiena contro il suo petto: -Promesso.-


*


-Jesse e io abbiamo un annuncio.-

Kurt e Blaine sollevarono contemporaneamente lo sguardo dalle ciotole di vetro in cui era rimasta solo qualche traccia di gelato per alternare occhiate curiose tra Rachel e Jesse, che avevano le dita intrecciate sulla tovaglia bianca costellata di molliche.

-Io ... Sono incinta.-

Kurt poté vedere l'entusiasmo riempire gradualmente il volto di Rachel e quello di Jesse, ma allo stesso tempo fu impossibilmente attratto dallo sguardo di Blaine - dal modo in cui i suoi lineamenti si erano pietrificati prima di distendersi in un sorriso senza convinzione, dall'istante in più che le sue palpebre avevano impiegato a scivolare sui suoi occhi, e pensò è colpa mia.


*


-Vaffanculo! Sei ubriaco e stavi ballando con Sebastian in quel -- in quel modo!-

Blaine era inciampato sul marciapiede e si era dovuto aggrappare alla mano di Kurt per non cadere: -Non stavamo ballando in nessun modo- aveva ribattuto a fatica, le parole che scivolavano lentamente via dalle sue labbra e puzzavano di alcol, -E' il mio migliore amico, lo sai.-

-Siete stati insieme per mesi.-

Blaine aveva storto il naso quando la voce di Kurt si era alzata: -Era solo sesso.-

Kurt aveva sbuffato con espressione incredula e aveva sfilato le proprie dita da quelle di Blaine: -E questo dovrebbe farmi sentire meglio?!-

Blaine aveva alzato gli occhi al cielo e aveva spalancato le braccia: -Stavamo solo ballando!-

Ma Kurt aveva scosso la testa e si era allontanato, e quella era la stata la prima volta che si erano fatti del male - era stato assurdo, si amavano, com'era possibile che continuassero a farsi del male?


*


Blaine era già disteso nel letto con il lenzuolo tirato fin sotto il mento e lo sguardo rivolto alla parete, ma non stava dormendo perché non riusciva ad addormentarsi senza leggere qualcosa, così Kurt scivolò sotto le coperte senza spegnere la luce e gli passò un braccio sul petto per poterlo tirare a sé, così vicino che respiravano insieme, gli affondò il viso tra i capelli e avvertì il brivido che gli percorse la pelle: -Mi dispiace.-

-Non...-

Kurt lo strinse un po' più forte: -Mi dispiace- ripeté, mi dispiace perché il tuo amore non mi rende perfetto anche se dovrebbe, -Voglio provare, voglio ...-

Blaine si girò tra le sue braccia e gli premette un bacio sulle labbra, forte come se avesse paura che Kurt scordasse la sensazione delle loro labbra fuse insieme, -Non voglio che cambi per me.-, gli affondò le dita tra i capelli e pensò che c'era qualcosa di folle e crudele nella possibilità di toccare gli altri.

 -Amo te e ti amo per come sei e non voglio -- cambiarti. Non l'ho mai voluto.-

Kurt lasciò andare una risata debole e bagnata che gli rimase incollata alle labbra: -Non è vero-, sussurrò, avvolgendosi una ciocca dei suoi capelli scuri attorno all'indice: -Ma va bene così.-

Blaine lo guardò negli occhi - così da vicino senza che gli facesse paura: -Non ti ho mai amato perché era la cosa più semplice. Ti amo adesso anche se non è la cosa più semplice, perché -- nel bene e nel male, Kurt. Nel bene e nel male.-

Kurt gli affondò il viso nella spalla con gli occhi chiusi e le mani premute contro la sua pelle e non rispose niente, però gli credette.


*


(Forse è vero che si cambia solo per se stessi, ma cosa scegli quando essere te stesso significa essere legato indissolubilmente a qualcun altro?)


*


-Kurt ... Sei sicuro?-

-Sì, sì. Sicurissimo! Lo prometto.-

Puck rimase un istante in silenzio: -D'accordo-, acconsentì lentamente, -Allora portiamo Beth verso le sei e torniamo a prenderla domattina.-

-Perfetto! A più tardi.-

-A dopo.-


*


-Ecco, qui c'è la sua formula, i pannolini, il pigiama, omogeneizzati...-

-Tesoro, forse se gli dessi la bambina sarebbe più semplice.-

Quinn gli lanciò un'occhiataccia ma porse l'ovetto a Kurt senza farlo ondeggiare troppo per evitare che Beth si svegliasse; la bambina continuò a dormire pacificamente con i minuscoli pugni chiusi sulla coperta rosa che la copriva.

Puck poggiò il borsone con tutto il necessario nel salotto e passò un braccio attorno alle spalle di Quinn: -Grazie mille. Per qualsiasi cosa hai i nostri numeri; ora porto via mia moglie prima che cambi idea per la cinquantesima volta.-, e la trascinò via quasi letteralmente mentre Kurt ridacchiava sottovoce e Beth continuava a dormire, beatamente ignara di tutto.


*


-Ciao teso--oh.-, Blaine si fermò sulla porta della cucina quando vide Beth che sembrava tenere d'occhio i movimenti di Kurt dal suo seggiolone, -E tu che ci fai qui?-, le chiese con voce immediatamente più dolce, -I tuoi genitori ti hanno già abbandonata e hanno fatto vincere la scommessa a zia Santana?-

Beth gli rispose con un sorriso un po' sdentato, agitò le mani per farsi prendere in braccio e Blaine andò immediatamente da lei per sistemarla contro il proprio petto.

Kurt scosse il capo con un sorriso senza smettere di cucinare: -Puck e Quinn volevano una serata per rilassarsi, così ho pensato che avremmo potuto guardare Beth per una notte.-

Blaine sollevò il capo con uno scatto e lasciò che Beth giocasse con la stoffa pesante del suo maglione; Kurt non lo vide, ma la sua espressione si illuminò per un istante, come un fuoco d'artificio: -L'hai pensato, mh?-, lo provocò con un mezzo sorriso, i ricci in disordine e una bambina di sette mesi che affondava le dita nelle sue guance.

Kurt scrollò le spalle come se non se ne fosse accorto: -Spero non sia un problema.-

-No.-, Blaine gli lasciò un bacio su una spalla con un gesto che non aveva niente di casuale, -Nessun problema.-


*


-Non riesco a farla smettere, okay?!-

Beth continuò a piangere tra le braccia di Blaine chiudendo i pugni contro il suo petto, le guance rosse e gli occhi chiusi, e Kurt dovette reprimere l'istinto di premersi le mani contro le orecchie.

-Blaine- gli disse con esasperazione, ad un passo dall'urlare per superare le grida di Beth: -Per favore.-

-E' inutile che continui a dirmi per favore.- scattò Blaine con acidità, -Non posso decidere di farla smettere!-; si rivolse immediatamente a Beth che continuava a piangere tra le sue braccia e provò a mormorarle con dolcezza va tutto bene, shh, per rassicurarla.

Kurt si passò le mani sul viso e si spinse i palmi contro gli occhi, cercando di ricordare tutto quello che gli avevano detto Puck e Quinn; corse a rovistare nel borsone delle cose di Beth finché non recuperò una piccola giraffa di gomma chiusa in un sacchetto di plastica, e si affrettò a portarla alla bambina.

-Le stanno spuntando i denti, per questo piange.- spiegò Kurt a bassa voce quando Beth cominciò a mordicchiare l'orecchio del giocattolo, -Bravissima.- aggiunse, sorridendole e passando le dita tra i suoi capelli biondi.

Blaine tirò un piccolo sospiro di sollievo e la riaccomodò tra le proprie braccia chiudendo gli occhi, si poggiò contro il petto di Kurt senza alcun tipo di preavviso e abbandonò la testa all'indietro contro la sua spalla con un gemito sofferente.

-Vuoi una giraffa di gomma anche tu?-

Blaine gli pestò debolmente un piede.


*


(Blaine si addormentò sul divano del salotto con Beth distesa sul petto e la giraffa di gomma abbandonata sul tavolino, e Kurt li guardò a lungo, le braccia strette attorno al petto e la sensazione insistente di dover trovare qualcosa.)


*


-Pronto a dirmi cosa sta succedendo?-

Rachel non aspettò neanche di essersi seduta per cominciare a parlare, si lasciò cadere sulla sedia e sistemò il cappotto e la borsa sullo schienale spingendosi i lunghi capelli castani dietro le spalle e cominciò a fissarlo con insistenza.

Kurt poggiò cautamente il cellulare sul tavolo e passò le dita sulla tovaglia immacolata; si schiarì la voce un paio di volte e Rachel inarcò eloquentemente le sopracciglia.

-Perché vuoi un figlio?-, Kurt glielo chiese di getto, perché se ci avesse pensato un secondo di più non l'avrebbe fatto, e abbassò immediatamente il capo perché avere figli è naturale, non dev'esserci un motivo.

Rachel rimase in silenzio per qualche secondo, le sue dita si mossero lentamente sulla tovaglia, come se avesse aspettato quella domanda per molto tempo: -E' per questo che tu e Blaine avete litigato?- gli chiese con delicatezza, poggiando la propria mano sulla sua.

-Non abbiamo litigato.- ribatté Kurt piccato, sollevando istintivamente il capo.

Rachel alzò gli occhi al cielo: -Forse no, ma non siete gli stessi. Rispondi.-

-Sì. No.-, Kurt prese un respiro profondo: -Sì. Ma Blaine ha detto -- che non vuole che cambi e -- -, si passò nervosamente una mano tra i capelli: -L'altra sera Beth stava dormendo su di lui ed era così bello, Rach. Blaine con una bambina, era ... - scosse il capo come se non riuscisse a trovare le parole adatte a descriverlo; -E io gli sto portando via tutto questo. Una famiglia.-

-Tu sei la sua famiglia, Kurt. Lo sai.-

-Ma se -- se non fossi abbastanza? Vuole che io sia un padre - ha il diritto di volerlo e io -- non posso esserlo. Non -- Non posso.-

- Perché?-, il tono di Rachel era così pieno di forza che Kurt dovette sollevare lo sguardo su di lei, -Perché non puoi?-

Kurt si affondò le unghie nei palmi delle mani, e quando non rispose Rachel proseguì: -Voglio un figlio perché vorrei riuscire ad essere per lui, o per lei, quello che i miei genitori sono stati per me. E tu hai paura che per te sarà così.-

Kurt non rispose - non ce n'era bisogno.


*


La prima volta che avevano parlato di Burt era stato al loro secondo appuntamento - Blaine l'aveva portato al cinema e gli aveva offerto le bacchette di liquirizia che li avevano portati a parlare di Harry Potter per tutta la durata della pubblicità - ed era stato troppo presto perché ne risultasse una vera e propria conversazione.

Kurt aveva abbassato lo sguardo sul marciapiede mentre Blaine lo riaccompagnava a casa - non c'è bisogno di un taxi, sul serio, abito a due isolati da qui.  Allora lascia che ti riaccompagni. - perché era arrivato quel momento un po' malinconico e un po' divertente in cui parlavano di tutto quello che si erano lasciati alle spalle arrivando a New York, e avevano scoperto di essere entrambi originari dell'Ohio, le loro famiglie non abitavano neanche così lontane e che probabilità c'erano?

Pochissime, lo sapevano entrambi, praticamente nulle - Blaine aveva parlato di un calcolo probabilistico di cui aveva letto su un giornale e gli aveva detto che, statisticamente, la possibilità effettiva che loro fossero lì, proprio loro, non cominciava neanche ad avvicinarsi allo zero percento, figuriamoci che fossero lì insieme; Kurt aveva pensato ad una cosa strana, al fatto che forse la probabilità non c'entrava niente con le anime, ma se l'era tenuto per sé perché ancora non aveva il coraggio di crederci.

(Gliel'aveva detto, alla fine. Gliel'aveva detto mentre faceva scivolare una fascetta d'oro sull'anulare della sua mano sinistra.)

Blaine gli aveva chiesto e i tuoi? senza nessun tipo di malizia, per pura curiosità, e Kurt si era affondato le mani nelle tasche dei jeans e si era morso il labbro prima di dire: -Mia madre è morta quando ero piccolo. Mio padre è ancora in Ohio.-, a scatti, forse perché non sarebbe riuscito a dirlo con un solo respiro.

Blaine l'aveva guardato solo per un attimo, aveva sfiorato la sua spalla con la propria e aveva cambiato argomento.


*


-Ho bisogno che tu mi dica se pensi che sia una cosa stupida.-, Kurt continuò a intrecciare le proprie dita a quelle di Blaine sulle lenzuola con familiarità e si fece un po' più piccolo tra le sue braccia.

-Non lo è.- Blaine glielo disse subito e con sicurezza, premette la propria mano contro la sua fino a portarle sul suo petto e gli affondò il viso tra i capelli.

-Okay.-, Kurt gli strinse la mano un po' di più, -Okay.-


*


Burt era invecchiato - era una constatazione sciocca, ovvia, ma Kurt non poté non notare il modo in cui la pelle si piegava attorno ai suoi occhi e agli angoli della sua bocca, le linee sulla sua fronte e le sue dita ruvide.

Gli occhi erano rimasti uguali, azzurri e limpidi in un modo completamente diverso rispetto a quelli di Kurt - erano pieni di sorpresa e una sensazione strana si strinse attorno allo stomaco di Kurt, che la identificò come senso di colpa quando si sedettero nel salotto dopo che lo ebbe informato del fatto che non aveva bagagli perché sarebbe ripartito la sera stessa.

-Vuoi del caffè? O del tè?-

Kurt scosse la testa e pensò che anche la voce di Burt era cambiata - era più profonda e sembrava che le mancasse una nota fondamentale, ma suo padre era seduto sulla sua poltrona preferita, quindi forse non era cambiato tutto.

Il silenzio fra loro era poco familiare e scomodo, non avevano mai passato abbastanza tempo insieme da capire cosa significasse tra loro.

Così Kurt lo disse di getto senza neanche sapere che l'avrebbe fatto: -Blaine vuole un figlio.-, e fu  la prima volta che lo disse ad alta voce e la prima volta in cui si rese conto che avrebbe voluto dire anche io. Anche io lo voglio ma non so come.

Burt strinse le labbra e si schiarì la voce, le sue dita si mossero nervosamente sulle sue ginocchia: -Ed è ... Una buona cosa?-

-Non lo so.-, Kurt si affondò le dita nelle ginocchia, -Non lo so, perché ogni volta che penso anche solo alla possibilità di avere un figlio vado nel panico perché non penso di esserne in grado.-

Burt si schiarì di nuovo la voce e si sistemò meglio contro lo schienale della poltrona; intrecciò tra loro le dita delle mani e abbassò lo sguardo: -E' colpa mia, suppongo.-

Kurt deglutì contro il nodo che gli si era formato in gola: -No. Non lo so. Non ... Non so cosa pensare.-

Ci fu qualche secondo di silenzio, come se entrambi stessero cercando di capire cosa mancava; Burt prese un respiro profondo, stanco, si strofinò il mento con una mano: -Tua madre non voleva figli quando ci siamo sposati.- gli disse con un mezzo sorriso che sapeva di malinconia.
-Non so quanto mi faccia sentire meglio.- ribatté Kurt con un sorriso quasi uguale.

Burt si portò una mano alla nuca con una risata breve, asciutta: -E' stata comunque una madre perfetta, no?-

-Io non sono ...-, Kurt si dovette schiarire la voce: -Io non sono lei.-

Burt gli rivolse un'occhiata paziente, profonda: -Le somigli molto più di quanto non somigli a me, figliolo.-

Kurt scosse il capo: -Non significa -- -

-Kurt.-, lo interruppe Burt, -Non puoi sapere se sarai un buon genitore. Non finché non lo diventi. E non ci sono dei -- manuali. Delle guide. Ci sei tu, la persona che ami e una persona da amare.-

Kurt si torse dolorosamente le dita, ma non ebbe bisogno di chiedere ad alta voce la domanda che gli premeva sulle labbra.

-Ti ho sempre voluto bene, Kurt. Non pensare neanche per un momento che non sia stato così.-, il tono di Burt era soffice, quasi quanto quello di Kurt quando chiese: -Allora come ci siamo arrivati qui?- con un filo di voce.

-Non ...-, Burt scosse la testa, -Non lo so. Non -- Non ci siamo mai conosciuti, io e te. Non so nemmeno quale sia il tuo colore preferito.-

Kurt avrebbe voluto rispondere che cambiava, e spesso lo faceva in base al colore degli occhi di Blaine perché ancora non l'aveva capito, e avrebbe voluto chiedergli è troppo tardi?, invece si sentì un groppo in gola e non riuscì a dire niente.

Burt sospirò - e le sue ciglia erano bagnate e la sua pelle non era più così ruvida, e forse sembrava più giovane, sembrava l'uomo che aveva portato via la macchina da cucire al proprio figlio perché non riusciva a capire cosa gli passasse per la testa: -Non sarai il genitore che io sono stato per te, Kurt. Sei troppo intelligente per commettere gli stessi errori che ho commesso io. E questo non vuol dire che non ne commetterai, perché è impossibile, e sarete comunque due esseri umani che cercano di capirsi, e a volte ci riuscirete, a volte no. E questo non ti renderà un cattivo genitore, solo ...- scrollò le spalle, -Un genitore. E tu potresti essere un genitore meraviglioso.-

Kurt sbatté velocemente le palpebre e vide il sorriso di Burt attraverso un velo di lacrime: -Lo pensi davvero?-, e tornò ad essere quel ragazzino chiuso in camera che cercava soltanto di non essere visto, e stavolta trovava il coraggio di fermare suo padre e dirgli sono gay, trovava il coraggio di entrare a far parte del Glee Club del suo liceo anche se non avrebbe avuto nessun significato, trovava il coraggio di essere felice per se stesso anche quando tutti gli dicevano che non ne aveva diritto.

-Sì.-, e Burt tornava ad essere suo padre, quello che l'avrebbe accettato e gli avrebbe tenuto la mano e si sarebbe trattenuto dal combattere le sue battaglie solo per vederlo cadere e poi rialzarsi.


*


(Rimase a Lima anche il giorno dopo, e alla fine la disse a Burt la cosa degli occhi di Blaine.)


*


Blaine si era addormentato con la lampada del comodino accesa e il libro aperto sul petto, così Kurt scivolò silenziosamente sul materasso con i vestiti e il peso del viaggio ancora addosso e gli poggiò il capo sulla spalla circondandogli la vita con un braccio: -La prima cosa che chiederò a nostro figlio, o figlia, sarà il suo colore preferito.-

Blaine aprì lentamente un occhio, poi l'altro, e lo fissò con quelle sue galassie dorate; e poi lo baciò, perché non aveva mai avuto scelta, non quando si trattava di Kurt.


*


(Tracy Elizabeth Anderson-Hummel aveva i riccioli neri e la pelle color cioccolato, aveva le ciglia lunghe e gli occhi scuri, le piaceva affondare le dita tra i capelli di Blaine e guardare Kurt che tagliava la stoffa, odiava le pesche e la parola lavoro ed era perfetta.)
 

*



Okay, uhm.
Fatemi sapere ...?
Come sempre, mi trovate alla mia Pagina Autore.

 
 
  
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