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Autore: Rosie Malfoy    16/07/2015    4 recensioni
Rose Weasley, Grifondoro
Scorpius Malfoy, Serpeverde
un mix di odio e amore sbocciato dal 1° anno ad Hogwarts
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Lily Luna/Lysander, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
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“E così quello è il piccolo Scorpius.” Commentò Ron sottovoce. “Cerca di batterlo in tutti gli esami, Rosie. Per fortuna hai il cervello di tua madre.” “Ron, per l’amor del cielo” ribattè Hermione, un po’ seria un po’ divertita. “Non cercare di metterli contro ancora prima che la scuola sia cominciata!” “Hai ragione, scusa” concesse Ron, ma non riuscì a trattenersi e aggiunse: “Non dargli troppa confidenza, Rosie. Nonno Arthur non ti perdonerebbe mai se sposassi un Purosangue.”

Con queste parole nella mente, la piccola Rose Weasley salì sul treno rosso diretto per Hogwarts. Si sedette nel primo scompartimento vuoto, insieme ai suoi adorati cugini Albus e James. Una volta salutati con la mano i genitori e gli zii attraverso il finestrino, il treno emise un sonoro fischio e partì. Rose e Albus si guardarono negli occhi, illuminati dall’emozione: la loro nuova vita a Hogwarts stava per cominciare.

Qualche scompartimento più avanti, un ragazzino dal viso pallido e i capelli di un biondo platinato se ne stava tutto solo, vicino al finestrino, con la sola compagnia del suo Gufo Reale. Quando qualcuno apriva la porta del suo scompartimento, lo guardava, esitava e con un sonoro “Mi dispiace!” richiudeva la porta all’istante. Scorpius Malfoy, così si chiamava, sbuffava sonoramente. Anche lui non vedeva l’ora che il treno partisse: rivolse al finestrino una sola occhiata e un cenno di saluto con il capo verso i genitori; i saluti troppo calorosi non facevano per lui e le pressioni dei genitori non facevano che innervosirlo. Partito il treno, il ragazzino tirò un sospiro di sollievo. Finalmente più nessuno lo avrebbe disturbato e avrebbe potuto sfogliare il suo manuale di Storia di Hogwarts, nuovo di zecca, in santa pace. Per 11 anni la vita di Scorpius era stata tutt’altro che facile e felice. Era il figlio di un ex Mangiamorte, e suo nonno Lucius si trovava ancora ad Azkaban a scontare la sua pena. Nonostante gli sforzi di suo padre, per riportare in auge il nome della famiglia, la gente trattava loro con freddezza o con eccessiva cordialità, per disprezzo o per paura. I pregiudizi non risparmiavano nemmeno un bambino, che invece di trascorre l’infanzia a socializzare, spendeva il suo tempo nella lettura di libri di ogni genere. Non gli era mancato l’affetto e l’amore dei genitori, ma il cuore di Scorpius era sempre stato di un gelo impenetrabile, macchiato dagli errori di suo padre e impregnato dagli insulti della gente.

D’un tratto, una ragazzina dai capelli biondi e disordinati, un grosso baule in mano e un’espressione trasandata aprì la porta del suo scompartimento. “Scusat-“ Non ebbe il tempo di finire la parola, che Scorpius alzò lo sguardo dal libro, la guardò torvo e disse con schiettezza: “Si, è occupato. Ti dispiace. Arrivederci.” Il gufo emise un verso stridulo e la piccola, paonazza in viso, richiuse la porta con un flebile lamento. Camminò a fatica nel corridoio, sbattendo il baule qua e là, e dopo aver superato tre scompartimenti pieni di gente, decise di rifarsi coraggio e aprì timidamente la porta scorrevole. Prima ancora di poter parlare, una figura la avvolse in un caloroso abbraccio, lasciandole scivolare il baule sul pavimento. “Alice!” James la liberò dalle sue braccia solo quando il volto di quest’ultima fu talmente rosso da poter soffocare. “J-James. Rose. Albus.” Esausta, li salutò con un filo di voce, Alice Paciock, mentre James faceva rientrare il suo baule nello scompartimento, e Rose la invitava a sedere. “Che bello vederti, Alice!” Esclamò Rose allegramente. “Stavamo tenendo un posto libero proprio per te.” Commentò James con un sorriso vispo stampato sul volto. “Ruffiano.” Sibilò Albus, scostando lo sguardo. Alice riprese fiato, e una volta assicuratosi che la sua ranocchia fosse ancora ben riposta nel taschino della sua giacca, sorrise dolcemente ai tre e si spiegò, gesticolando. “Siete davvero gentili! Purtroppo oggi abbiamo avuto un imprevisto e siamo arrivati in stazione in ritardo. Credevo che Frank mi avrebbe aiutata col baule e ci saremmo seduti  insieme, ma poi mi ha spiegato che lui sarebbe dovuto andare nella cabina dei Prefetti… e, uhm, sono rimasta tutta sola. Dominique mi aveva detto che vi avrei trovato su questo corridoio… Non ho avuto subito fortuna, ma finalmente vi ho trovati!” “Ah già, Domi. Al, va a cercarla. Avevamo tenuto un posto anche per lei.” “Vacci tu, James!” Ribattè Albus, guardandolo storto. “Io sono il maggiore, sono io che ti dico cosa fare!” “Ehm… veramente Dominique si trovava con le sue amich-“ I due fratelli non fecero nemmeno caso alla flebile vocina di Alice, che cominciarono a discutere, come spesso accadeva. Rose si alzò impettita dalla sua sedia. “Albus Severus e James Sirius Potter! Un po’ di contegno!” Esclamò con tono di rimprovero. Albus, spazientito, si alzò. “Va bene, ho capito, ci vado io!” Ed uscì, sbattendo la porta, con grande disappunto di Rose.

Il giovane Potter cominciò a camminare nel corridoio del treno con aria seccata. Apriva ad una ad una le porte degli scompartimenti in cerca di Dominique, e le richiudeva svogliatamente, senza badar troppo alle buone maniere. Tre scompartimenti più avanti aprì la porta di una cabina che sembrava tutt’altro che piena. Scorpius Malfoy alzò lo sguardo dal suo libro per l’ennesima volta, deciso a far capire, una volta per tutte, di non voler essere assolutamente disturbato. “Woah! Quello è un Gufo Reale!” Esclamò Albus entusiasta, il cui sguardo, dapprima spento e assonnato, sembrava aver preso vita tutto a un tratto. Entrò nella cabina senza troppi complimenti e richiuse subito la porta alle sue spalle, fiondandosi davanti alla gabbia dove poteva ammirare meglio il gufo. Scorpius era esterrefatto. Quel ragazzino, non solo l’aveva degnato di poco più di uno sguardo, ma si era anche introdotto nel suo silenzioso scompartimento di prepotenza. Tossì rumorosamente, tirando la gabbia verso sé. “Silver è il mio gufo. E tu sei un perfetto estraneo.” La voce melliflua del biondino e lo spostamento dell’esemplare fecero tornare Albus alla realtà. Portò una mano dietro i capelli, chinando leggermente il capo. “Scusami tanto per l’intrusione! Io sono Albus Potter e vado davvero matto per gli animali!” “Vedo, Potter.” Commentò Scorpius, squadrandolo dalla testa ai piedi con la perfetta faccia di qualcuno che ha la puzza sotto il naso. Draco Malfoy, suo padre, gli aveva raccontato per filo e per segno tutti gli avvenimenti della Guerra Magica, implicando il rapporto con Harry Potter, il ragazzo più famoso del Mondo Magico per essere riuscito a sconfiggere il Signore Oscuro. Riconobbe subito, infatti, il cognome del ragazzino dagli occhi verdi che si trovava dinnanzi a lui. Scorpius lo invidiava: era sicuro che lui aveva avuto una vita totalmente diversa dalla sua. Una buona fama e riconoscimento da chiunque avrebbero dovuto contraddistinguere una vita spensierata e felice. Il fatto che non l’avesse subito riconosciuto come erede dei Malfoy, per via dei capelli, ne era la prova. Seppur controvoglia, decise di presentarsi, con la convinzione che quel momento avrebbe segnato l’inizio di una nuova inamicizia tra Potter e Malfoy. “Io sono Malfoy. Scorpius Malfoy.” Inaspettatamente, Albus alzò la mano destra per porgerla al ragazzino. “E’ un piacere, Scorpius! Se vuoi puoi chiamarmi Al.” Un sorriso allegro e una mano dinnanzi a lui. Scorpius sgranò gli occhi: per la prima volta in vita sua, qualcuno gli stava porgendo la propria amicizia in modo del tutto sincero e privo di doppi fini. Era certo che si stesse sbagliando. Fissò la mano con freddezza e guardò negli occhi Albus, perplesso. “Malfoy, ti ho detto che sono Malfoy.” “E io sono Potter. E allora?” La mano dinnanzi a sé non si era mossa; era lì, ancora in attesa di essere stretta. Il tempo per Scorpius sembrava essersi fermato: il giovane Potter non capiva o davvero non gli importava che lui fosse un Malfoy? Mentre lui si perdeva nei suoi pensieri, l’altro allungò il braccio e strinse lui stesso la mano del biondino, agitandola su e giù. “Non essere timido, sono Albus non un Mangia-Malfoy!” Esclamò, ignaro dei pensieri interiori di Scorpius, sedendosi comodamente sul sedile dinnanzi a lui. “Non sono timido!” Ribattè. “Credevo che… niente.” Si ammutolì, guardando il sincero sorriso dell’amico dinnanzi a lui. Amico. Scorpius Malfoy non era ancora arrivato ad Hogwarts e aveva stretto già la sua prima amicizia. Era incredulo, ma felice. Una fresca sensazione aleggiava nel suo cuore. Era appena nata una gemma di speranza: la speranza che la sua vita ad Hogwarts sarebbe potuta essere meglio di quel che si aspettasse. “Allora, hai detto che si chiama Silver, eh?” “Si, strano non ti abbia morso. Devi piacergli, tu.”

Nel frattempo, Rose Weasley, nella sua cabina,arricciava delle ciocche di capelli tra le dita. “Al ci sta mettendo un po’ troppo. Lui e Domi dovrebbero essere già qui da un pezzo…” James Potter, invece, punzecchiava la piccola Alice Paciock intenta a leggere la sua Gazzetta del Profeta. “E’ un pivello, scommetto 5 galeoni che si è perso.” Commentò, con una risata di scherno. “N-Non essere così cattivo, Jamie…” Lo ammonì Alice, alzando timidamente gli occhi color nocciola dalle pagine di giornale. Rose sospirò, alzandosi. “Vado a cercarlo. Non può cacciarsi nei guai prima di arrivare ad Hogwarts…” “E’ tipico di lui.” “E’ tipico di voi, James.” Detto ciò, la piccola Weasley uscì dalla propria cabina. Superò tre scompartimenti, chiedendo di Al con tutto il garbo e l’educazione possibile, fino a raggiungere la giusta meta. Rose si trovò dinnanzi ad un Albus con espressione rilassata, mentre accarezzava spensieratamente un grosso esemplare di gufo, e un ragazzino biondo intento a leggere, che riconobbe subito come colui indicato da suo padre alla stazione: Scorpius Malfoy. “Ecco perché ci hai messo tutto questo tempo!” Esclamò Rose, puntando un dito accusatorio contro Albus. “Ti stavi divertendo con il gufo di Malfoy!” Sentendosi subito riconosciuto, Scorpius alzò lo sguardo. La ragazzina sull’uscio della porta aveva dei ricci capelli rossi raccolti in una coda di cavallo, uno spruzzo di lentiggini sul chiaro volto e dei lucenti occhi azzurri. Scorpius pensò subito che si trattasse di una Weasley  e che probabilmente non gli sarebbe stata a genio, per quanto raccontato da suo padre. “Ciao, Rose! E’ un gufo bellissimo, vero? Scorpius è stato davvero gentile nel farmelo tenere. Ah! Come facevi a sapere il suo cognome?” “Ne ho… sentito parlare.” Travisò Rose. “Oh beh…” Albus alzò le spalle, girandosi verso Scorpius. “Lei è mia cugina Rose Weasley! E lui, Rose, come probabilmente già sai è Scorpius Malfoy. [E’ un po’ timido ma simpatico!]” Sussurrò, sebbene fu sentito benissimo da tutti. “Non sono timido!” Protestò, e storcendo il naso, riabbassò lo sguardo sul libro, fingendo di continuare a leggere. Rose si chinò appena, incuriosita, e lesse con gran gioia il titolo del libro. “Storia di Hogwarts! So a memoria quel libro, l’ho letto più e più volte. D’altronde è bene che tutti lo leggano almeno una volta prima di mettere piede ad Hogwarts! Sai chi sono i fondatori, vero?” Scorpius assottigliò lo sguardo. “Cert-“ “Io lo so! Sono Godric Grifondoro, Salazar Serpeverde, Priscilla Corvonero e Tosca Tassorosso. Questo dovresti saperlo. E da cosa sono trainate le carrozze di Hogwarts?” Albus alzò la mano entusiasta, come se fosse sottoposto ad un’interrogazione. “Al, so che lo sai. Ma dovrebbe saperlo anche Scorpius che sono trainate dai Thestral!” Rose continuò così per 5 buoni minuti, accrescendo l’irritazione di Scorpius, che nonostante non volesse davvero prendere parte a quella conversazione, non gli era concesso nemmeno il tempo di rispondere. La Weasley si sentiva soddisfatta: era riuscita ad accertarsi ancor prima di entrare ad Hogwarts che l’erede dei Malfoy non ne sapeva più di lei, e quindi avrebbe potuto rendere fede alle parole di suo padre. Scorpius, al contrario, si sentiva infastidito come mai prima di quel momento. Mentre lei parlava ininterrottamente, lui tirò fuori un paio di paraorecchie dal suo baule, le indossò e riprese a leggere il libro senza proferir parola, come se nulla fosse. Rose se ne accorse solo dopo qualche secondo, e la sua reazione fu di pura indignazione. “Per Merlino! Questa è totale maleducazione!” “Probabilmente è stanco, Rose…” Mormorò Albus con enfasi, trattenendo una risata: non voleva per nulla al mondo offendere la cugina. Ma la difesa di Albus non fece altro che indignare Rose ancora di più. Quella infatti, le orecchie scarlatte e un’espressione offesa, si voltò tutta impettita per andarsene. Non appena aprì la porta però, sbattè contro un’anziana signora con un carrello pieno di leccornie. “Rose, tutto a posto?” Domandò Albus, prendendola per mano. Lei annuì, gonfiando le guance. “Guarda quante cose buone! Non puoi andartene proprio adesso che si mangia.” Convinta più dal cibo, che dalle parole di Albus, Rose si fermò in quella cabina fino alla fine del viaggio. Passò il tempo a mangiare dolci e collezionare figurine delle Cioccorane di tutti i membri dell’Ordine della Fenice, finchè non si addormentò, cosicchè Scorpius, tolti i paraorecchie, continuò la piacevole conversazione che stava intrattenendo con Albus prima dell’arrivo di Rose riguardo il loro possibile smistamento.

Dopo qualche oretta, il treno fischiò sonoramente risvegliando di soprassalto la piccola Weasley. “Siamo arrivati! Siamo arrivati!!” Esclamò, alzandosi dal sedile con turbolenza. Afferrò Albus per mano, diretta verso l’uscita della cabina. “Presto, presto! Dobbiamo andare!” “Allora ci vediamo, Scorp!” Albus salutò con la mano il biondino, che rispose con un cenno del capo, ed uscì. Una volta scesi dal treno, un vocione echeggiava nell’aria fredda e buia della notte. “Primo anno da questa parte!” Il mezzogigante Hagrid guidò tutti i giovani alunni verso il Lago Nero e una volta superato questo con le barchette, si ritrovarono tutti verso l’ingresso di Hogwarts. Gli occhi di Rose risplendevano lucenti come stelle nel cuore della notte. “E’… è… molto più bello di quanto avessi mai immaginato!” Un’affascinante giovane donna dai capelli boccolati di un rosso scuro, con un cappello nero in testa, aprì il grosso portone del castello. “Bienvenuti ad Hogwàrts! Pvego, seguitemi per pvendeve pavte al vostro smistamonto.” La donna aveva uno spiccato accento francese che a Rose non piacque per niente, ma non ebbe il tempo di rimuginarci su perché il momento tanto atteso si stava avvicinando. Albus stringeva forte la sua mano e non sembrava volerla mollare per nessun motivo. Si guardava intorno con aria sospetta, aspettandosi uno dei tanti attacchi dai quali l’aveva avvertito James; eppure, nulla spuntò sopra di loro. Né un troll, né una cacca bomba, né nient’altro. Dopo una serie di corridoi, entrarono tutti nella Sala Grande dove la Preside McGrannit e gli altri alunni li attendevano. Rimasero tutti affascinati dallo splendore di quel posto: il cielo finto sul soffitto era bello proprio come le era stato raccontato da sua madre, pensò Rose. Tutti i novellini vennero posizionati oltre le lunghe tavolate, dinnanzi ad una sedia con sopra un vecchio cappello rattoppato, il famigerato Cappello Parlante, che non appena li vide cominciò a cantare la sua fantomatica canzoncina. La giovane donna si presentò come Joelle Leroy, insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, poi prese una lunga pergamena sulla mano destra, il Cappello Parlante sulla sinistra e parlò a gran voce, lasciando marcare le sue parole il meno possibile dall’accento francese. Rose la guardò perplessa: per come parlava in quel momento, sembrava una vera e propria inglese. “Adesso chiamerò ognuno di voi, uno alla volta, e verrete smistati dal Cappello nella vostra Casata di appartenenza, che sarà la vostra famiglia per i prossimi anni ad Hogwarts.” I bambini trattennero il respiro. La mano di Albus era madida di sudore. Anche Rose era tesa, ma si sforzò di rassicurarlo con una mano sulla spalla. “Ricordati le parole di zio Harry.” Albus annuì, ma sentiva gli occhi di James puntati su di sé. La professoressa Leroy cominciò a chiamare i nomi in ordine alfabetico e una serie di bambini venne smistata in Tassorosso, Corvonero e Serpeverde con una lunga sfilza di applausi, finchè non giunse il turno di –“Malfoy, Scorpiùs” – . Il clima sembrava essersi fatto più freddo e alcuni mormorii aleggiavano nella Sala, ma il ragazzino biondo si avviò incurante verso il Cappello. “Ha la camminata da Pallone Gonfiato.” Mormorò Rose. “Tschh!” La zittì Albus, totalmente concentrato sulla scena. Il Cappello prese vita non appena sfiorò la chioma lucente del ragazzino. “Un Malfoy, bene, bene. Una spiccata arguzia e tanta intelligenza, ma cosa vedo qui: straordinario coraggio, non c’è che dire. No, no. So benissimo cosa fare con te. Serpeverde!” Scorpius fece un sorriso sforzato, e pochissimi applausi si udirono dal tavolo verde-argento. Come suo padre e suo nonno prima di lui, sapeva benissimo dove sarebbe finito. Si sedette sul lato ancora vuoto del tavolo, continuando a guardare il resto dello smistamento con aria annoiata. – “Paciock, Alice” – venne smistata con grande delusione di Rose tra i Tassorosso. “Potter, Albùs”, si udì poi. Il giovane Potter aveva il cuore in gola, era immobile, come pietrificato. Rose gli diede una spintarella, sorridendogli. “Coraggio!” Era straordinariamente ottimista, ma Albus sapeva bene che si sbagliava. Quando il Cappello prese vita sopra la sua testa, Albus chiuse gli occhi svuotando la mente. “Un altro Potter! Interessante, molto interessante. Sei tale e quale a tuo padre. Talento da vendere, uno spiccato coraggio e tanta, tanta ambizione. Dove dovrei collocarti, mh?” Il Cappello era indeciso e in quel momento ad Albus tornarono in mente le parole di suo padre: poteva scegliere. Aprì gli occhi, puntando lo sguardo su un ragazzino biondo alla destra della Sala. “Collocami dove ritieni io possa dare il meglio di me.” Rispose con decisione. “Dopotutto, Scorpius non è male. Quindi, se finissi in Serpeverde non sarebbe così brutto...” pensò e il Cappello urlò a gran voce. “Ottimo, ottimo! Sappiamo entrambi quale Casa ti porterà sulla via della grandezza, signor Potter. Allora è deciso: Serpeverde!” Un gran chiasso scoppiò al tavolo dei Serpeverde, mentre il resto della Sala sembrava essersi congelato. Le mascelle di Rose e Scorpius pendevano e James, con le braccia appoggiate su due compagne del secondo anno e la sedia dondolante, cadde improvvisamente all’indietro con un gran tonfo. L’unico con un sorriso sereno e soddisfatto sul volto era Albus. La professoressa ammiccò e lui si diresse verso il tavolo verde-argento, posizionandosi accanto a Scorpius che ancora lo guardava con aria sorpresa. “Posso sedermi accanto a te, vero Scorp?” “Ma… ma certo.” Questi sorrise con un ghigno stampato sul volto, e sembrava più felice che mai. Al contrario Rose era esterrefatta. Se il Cappello aveva smistato Albus tra i Serpeverde, chissà cosa avrebbe potuto fare con lei! E peggio ancora, chissà come l’avrebbe presa suo padre! Tutto il suo precedente ottimismo si era smaterializzato in pochi secondi. “Weasley, Rose” risuonò nella stanza. Rose salì i gradini frettolosamente, mordendosi le labbra. “Ti prego, fa che sia Grifondoro. Grifondoro. Grifondoro.” Pensò intensamente, strizzando gli occhi. “Fa che sia Grifondoro, eh? Una mente degna di tua madre, signorina Weasley. Ritengo che staresti benissimo tra i Corvonero. Ma se ci tieni tanto, sì, direi che il tavolo rosso-oro non finirà per ora di pullulare di teste rosse. E sia: Grifondoro!” Entusiasta, tirò un lungo respiro di sollievo e si diresse a gran passo verso il tavolo dei Grifondoro. Il suo sguardo si intrecciò con quello color smeraldo di Albus: le cose non erano andate esattamente come speravano, ma la loro amicizia non si sarebbe di certo conclusa. Con un cenno del capo si augurarono un “congratulazioni” senza parole e la loro nuova vita ebbe inizio. 



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Angolo Autrice
Mi sono innamorata della new Generation e in particolare della ScoRose da quando ho finito di leggere la saga. Per cui dovevo necessariamente scrivere una fan fiction che a grandi linee cominciasse dallo Smistamento e si concludesse con il matrimonio tra i due. Detto questo, spero vi piaccia e buona lettura. :)
  
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