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Autore: melk    16/07/2015    1 recensioni
Questa storia l'ho sognata. Per questo e' forzatamente un OC, quasi un AU.
"Considero me stessa una persona molto razionale, non credo di entrarci molto col mondo animalesco e istintivo di Wolverine. [...]È vero, lavoriamo straordinariamente bene assieme, ma non senza una ragione: se c’è una cosa che ho imparato di Logan è che la sua onestà è brutale, la sua lealtà ferrea. Sono cose da non sottovalutare. Di certo, io non le sottovaluto."
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Logan/Wolverine, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mi trascinai. Mi trascinai camminando piano, strisciando i piedi a terra, avanzando in quel buio pesto. Non so che ore fossero, d’inverno le ore notturne sono tutte uguali: buie, fredde. Il braccio mi faceva male, non osavo guardarlo, cosa avrebbe cambiato? Sapevo di star perdendo sangue. Da lì partiva il dolore e da lì si dipanava per tutto il corpo, rendendomi l’ombra di me stessa. Sola. Di notte. Senza potermi fidare che di poca gente. Arrancavo.
Una volta giunta davanti alla porta dove mi stavo recando, bussai. Nessuno rispose, suonai. In quel momento mi venne in mente che avrei potuto non trovarlo. Uno come lui la sera non sta in casa. Sta fuori a bere. A fare giri in moto. A guardare …uno di quegli sport che vanno di moda in Canada, l’hockey o che so io. Era stato un errore puntare alla sua porta. Avrei dovuto chiedere aiuto a Cecilia e Hank…ma lo avrebbero detto al Professore e allora chissà se…non ero in grado di pensare razionalmente. E non feci in tempo a formulare questi ultimi pensieri che Logan aprì la porta di scatto. Era in canottiera, come sempre, con un paio di jeans sgualciti addosso e una lattina di birra in mano. Fu stupito di vedermi. Ed anche se avevo poche forze lo capii, vidi la direzione del suo sguardo: non riusciva a togliere gli occhi dal mio braccio.
“Che cazz…”
“Posso passare?”
“Certo”
Sorrisi con le ultime forze che mi restavano. Poi stramazzai a terra. Di quel che successe dopo non ricordo molto.
 
Non ricordo molto ma ricordo le coperte calde, il letto, la voce di Cecilia dialogare con Logan, un ago, un grosso ago che mi entrava sotto pelle e una superficie come di stoffa o cotone lungo tutta la ferita, quella che mi aveva ridotto a un grumo di forze convalescente in quel letto. Dopo questa sensazione, ricordo di aver dormito ancora. Ricordo incubi su incubi. Perlopiù relativi a quello che avevo vissuto qualche ora prima, alla scoperta che avevo fatto. Una scoperta della quale non riuscivo a definire né la gravità né la portata.
Presi conoscenza all’incirca 24 ore dopo. Aprii piano gli occhi, mossi l’altro braccio, mossi il braccio ferito: non sentivo le coperte. Ne dedussi che nella siringa che avevo appena percepito tra il sonno dovesse esserci stato un anestetico. Mugolai, ho sempre odiato la sensazione dell’anestesia, assieme al dolore non si sente niente, neanche la carezza del lenzuolo sulla pelle. Mugolai di nuovo.
E vidi Logan. Non si era cambiato dalla sera prima. Aveva sempre la solita canottiera sporca, la stessa lattina di birra in mano e lo stesso sguardo torvo. E mi guardava come se si aspettasse che gli dicessi qualcosa.
“Hey” mormorai.
“Hey”, disse lui, “come stai?”
“Come se mi fosse passato sopra un tir”, sorrisi e mi costò fatica.
“Ho chiamato Cecilia”, disse nominando anche l’anestetico. “mi ha chiesto come fosse successo, le ho detto che non sapevo niente e che, per sicurezza e discrezione, non dicesse niente a nessuno della cosa- neanche ad Hank. Tanto, sono tutti presi dalla scomparsa di Tom…”.
“Sapevo di poter contare su di te”, mormorai aggiungendo, “Tom…Povero Tom…”.
“Fidati fin da ultimo, bellezza, e dimmi cos’è successo”, disse Logan in maniera un po’ scorbutica prendendo una sedia e sedendosi con lo schienale davanti, “Ho tutto il tempo del mondo. Non ho detto niente a nessuno, ma so fare due più due: lui scompare, tu torni con una ferita enorme”.
Ah sicuro. Era molto bravo a trarre conclusioni azzeccate e unire i puntini. Ammiravo molto la sua intelligenza veloce. Non c’era bisogno di troppe parole con lui.
 
Tutta la scuola mormorava che Logan avesse un debole per me. Mi chiedevo come potesse uno come lui interessarsi a una persona a cui aveva a malapena rivolto la parola se non per coordinarsi in qualche missione. Considero me stessa una persona molto razionale, non credo di entrarci molto col mondo animalesco e istintivo di Wolverine. Ci sono tante studentesse più belle, più disponibili e più calde di me. Secondo me gli piace Phoebe. Quella è una porca vera, si vede. Le telepati, chiaro, tutti si aspettano grandi cose dalle telepati. Ma Dottoressa Gray è unica. Non ho mai avuto modo di incontrarla personalmente, ma la stima che provo nei suoi confronti non ha misura. Dev'essere stato difficile avere a che fare con Fenice, con un potere tanto grande. Non è cosa da bambine. Phoebe...non so cosa ci trovino a scuola, ma piace- c'è chi fantastica su incredibili orge con tutte e tre le sorelle. Se fossi maschio, non piacerebbe stare con una persona che ha diviso un neurone in cinque- o in tre che dir si voglia. Vabè, si sa, dalla cintura in giù piacciono senza cervello. Non che me ne importi qualcosa, né di lei né di Logan, in quel senso. È vero, con Wolverine lavoriamo straordinariamente bene assieme, ma non senza una ragione: se c’è una cosa che ho imparato di Logan è che la sua onestà è brutale, la sua lealtà ferrea. Sono cose da non sottovalutare. Di certo, io non le sottovaluto. Nel corso di una missione bisogna aver ben presente su chi contare. Forse è per questi calcoli, questi piccoli accorgimenti che dicono che ho doti da leader. Anche se non so se voglio sfruttarle. Vorrei stare tranquilla. E da parte mia credo solo di essere molto prudente nelle mie decisioni, quasi maniacale. Saper capire di chi fidarsi è la mia ossessione. E quello che è appena successo rappresenta per me uno smacco bello e buono.
 
Quella notte mi ero diretta verso la porta di Logan per quello: ero sconvolta, il mio mondo era sotto sopra, non mi fidavo di nessun altro. Questa mia disposizione d’animo derivava dalla confusione in cui mi aveva lasciato la scoperta appena fatta e dal comportamento della mia migliore amica. L’amica con cui condividevo la mancanza di popolarità erotica nella scuola. Che delusione. Che sensazione di amarezza mi aveva lasciato la sua mancanza di cervello che - lo sapevo- ci avrebbe messo tutti nei guai. Ecco perché avevo puntato alla porta di Logan…lui non sapeva o non voleva mentire. Certe cose si percepiscono lavorando assieme, o forse non è solo percezione ma un banale calcolo delle reazioni che corrispondono a un’azione subita. Ne ero certa, cotta o no, Logan mi avrebbe difeso. Sotto quella scorsa da animale c’erano un cervello eccezionalmente funzionante. E un cuore.
Per il resto, lo conoscevo talmente poco. Era un veterano, collaborava col professore da decenni e decenni oramai. Le nostre generazioni erano lontane. E il suo carattere chiuso e scontroso certo non aiutava. Tutto quel che sapevo di lui erano le sue gesta, la faccenda dell’amore nutrito per Jean Grey (questo lo sapevano tutti, non mancando di sottolineare il fatto che anche io portassi capelli lunghi e rossi- come Phoebe del resto, telepate) e il fatto che avesse molto di più dei trent’anni che dimostrava. C’era una distanza fra noi, e non solo anagrafica. Eravamo colleghi, colleghi affiatati, ma colleghi. Io dell’ultima generazione, lui …beh con una discreta fama che lo precedeva.
 
2.
 
Ferma nel letto, mi sentivo paralizzata. Avrei dovuto dirgli tante cose, ma dalla bocca mi uscì quella che avevo pensato più intensamente in quelle ultime 48 ore.
“Nena è una stupida”, dissi, “una stupida che gioca col fuoco”. Logan non mi contraddì. Neanche obiettò, facendomi presente che stavo parlando della mia migliore amica. Rimase lì, seduto al contrario, guardandomi con occhio torvo e un po’ preoccupato. Il suo silenzio mi dette il coraggio di continuare.
“Qualche giorno fa”, dissi, “una notte io, Tom e Nena siamo usciti a prendere una birra. Quella demente…non la smetteva di parlare. Potrà sembrarti futile ma è un dettaglio importante”.
“E di che parlava?”, chiese Logan.
“Della sua relazione con James”
“Vuoi dire Frio?”
“Sì esatto. Nena ha una gran cotta per lui, sarà che sono entrambi messicani…Frio non la considera, l’ha portata a letto perché…beh perché Nena sa essere insistente. Ma non la vuole. Dev’essere per via dei suoi piedi e della sua coda- o il fuoco. Questo diceva, quando Tom – maldestro com’è- ha fatto una mossa azzardata ed ha aperto un portale dimensionale. Io lo so che cerca di controllarsi, poveretto, ma dovrebbe vestire guanti come Rogue…”
“Mmm”, grugnì Logan, “Immagino che questo graffio venga da quest’altra dimensione”.
“Il graffio e non solo, Logan, non solo”, dissi, “non so se riesco a raccontarlo come dovrei...non so se rendo l’idea. So che mi sono ritrovata in una specie di caverna sotterranea, dove c’era gente che conosco…gente viva, gente morta…gente della prima e della seconda generazione…ma in altre vesti. Ricordo Rogue…ma non era Marie…non aveva neanche i suoi poteri, l’ho vista toccare persone senza guanti…non aveva neanche il suo accento del sud…aveva un gran vestito nero, come…come nel settecento, non so come dire.  E la faccia, era tutta blu…come quella di Hank o Mystique…ho visto altri…d’istinto sono diventata invisibile ed ho iniziato a volare mentre Tom e Nena sono caduti nel baratro.
Ebbene, questa falsa Rogue gli ha dato il benvenuto farfugliando frasi ad effetto da cui ho capito molto poco in effetti. Una cosa è certa, quest’altra dimensione contiene una setta. E questa setta ha un solo fine: ottenere dalla vita ogni cosa desiderata. Sembrano quasi satanisti”.
“E come fanno? Perché una cosa è crederci, un’altra è ottenerlo”, disse l’ateo Logan.
“Ci sono tante cose che non mi quadrano in questa storia”, risposi, “Ma se non ho capito male il solo credere di attingere a un’entità superiore malvagia per ottenere i propri scopi li rende forti, aumenta i loro poteri. Gli scatta qualcosa”.
“Brutta gatta da pelare”, grugnì Logan.
“E non è tutto”, dissi, “Siamo stati in quella dimensione per pochissimo tempo, poi prima che si chiudesse lo squarcio fatto da Tom, ho preso entrambi sulle mie spalle e siamo usciti. Quando siamo stati sicuri di essere soli, ci siamo interrogati su cosa avessimo appena visto ed abbiamo deciso di non raccontare la cosa a nessuno e di non aprire quel varco mai più. Una volta chiuso, non ci sarebbero stati interscambi e ognuno avrebbe vissuto sui suoi binari”.
“Suppongo che qualcuno sia venuto meno alla promessa”, disse Logan calcando su “qualcuno” e sottintendendo quella stupida superficiale della mia amica.
“Nena ha la camera accanto alla mia, ed io ho il sonno leggero”, ho detto quasi piangendo, “ho sentito tutto: la sveglia, il fracasso, la porta. Mi sono alzata, mi sono resa invisibile e l’ho seguita. E mentre la seguivo pensavo: 'Dimmi che non è dove credo che sta andando'. Purtroppo invece avevo visto giusto, e me ne sono resa conto una volta davanti la stanza di Tom. Nena lo ha chiuso in stanza, lo ha svegliato, lo ha minacciato puntandogli un coltello alla gola di aprire la stessa dimensione dell’altra volta.”
“Cazzo!” si lasciò sfuggire Logan, “Ha minacciato Tom? Ma è quasi un bambino, Cristo!”.
“Già…capisci come sta messa”, mormorai.
“Ma sei sicura di quello che dici?”, ha chiesto Logan incredulo.
 “Certo”, ho risposto, “Ho visto l’intera scena, ho colto l’attimo dell’apertura dimensionale e sono andata con lei. E di nuovo mi è apparsa questa Rogue blu vestita in abito nero stile settecento. Mi sono trattenuta per non gridare quando Nena ha chiesto alla signora in nero quali sono i loro metodi per ottenere quello che vogliono. Perché voleva imparare. Per sedurre Frio.”
Logan lasciò andare un’imprecazione piuttosto forte. “Ma che razza di superficiale è quella ragazzina?!”, esclamò, “vuole buttarci tutti nei guai o che?”.
“Suppongo che venire rifiutati da tutti per il tuo aspetto porti a certe decisioni stupide”, risposi.
“Tu giustifichi sempre tutto”, disse Logan.
“Non la sto giustificando”, dissi con voce seria, “sto cercando di capire razionalmente perché ha agito così. Tutto meno che giustificarla, Logan, puoi credermi”.
“Sì ma alla sua età non si possono fare certe cazzate!”, disse lui, “Scommetto che tu non l’avresti mai fatto”.
“Ho fatto cose più stupide per lo stesso motivo”, ho detto chiudendo per un attimo gli occhi, “ma niente di così grave”, sorrisi, “lo sai come sono fatta”.
“Certo, Signorina Mania-di-Controllo, certo”, mi disse usando il nomignolo che ogni tanto mi dava, “Va’ avanti”.
E continuai, “insomma dopo la richiesta che Nena ha fatto, la Signora ha detto di essere felice di poterla aiutare, ma prima di ogni altra cosa le ha fatto bere…un intruglio. E Nena, così, senza chiedere cosa ci fosse dentro ha preso ed ha bevuto…poteva esserci droga, poteva esserci di tutto, Logan!”, ero troppo debole per arrabbiarmi, mi lascia cadere all’indietro sul cuscino, “Ero attonita, te lo giuro, attonita. Così stupefatta che ho mosso qualcosa, che ha colpito qualcos’altro e in un attimo la mia copertura è saltata. Non ho fatto in tempo a prendere Tom e a salire per lo squarcio dimensionale, che qualcosa, una corda infuocata o una coda o forse solo una lingua di fuoco partita da Nena- ma non voglio pensare questo...boh qualcosa di doloroso mi ha procurato la ferita al braccio. Sono passata. E lo squarcio si è richuso. Il resto lo sai”.
“E Tom?”
“È ancora laggiù intrappolato”, dissi, “poveretto”
Logan imprecò pesantemente. 
  
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