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Autore: Ossidiana_    16/07/2015    3 recensioni
Un anno, dodici mesi, cinquantaquattro settimane, trecentosessantacinque giorni: può accadere di tutto in questo arco di tempo e Luke lo sa bene, lo sa bene perché ha sempre lottato contro di esso e puntalmente ha sempre perso. Ed ora si ritrova a guardare la vita come se fosse un semplice spettatore, il suo sogno non sembra renderlo felice quanto vorrebbe, lo stare sul palco a volte gli pesa, lo stare in mezzo alla gente gli dà fastidio.
Luke non vuole più amare, ha chiuso il suo cuore, convinto che lui e Jazzy fossero anime gemelle: come la teoria di Platone secondo cui ognuno di noi all'inizio avesse due metà successivamente separate per volere degli dèi, così Luke sa che nessuno potrà mai prendere il suo posto.
Ma il destino gli ha giocato tanti scherzi in passato potrebbe restituirgli tutto ciò che gli ha tolto. Ma lui riuscirà a cogliere il fiore prima che appassisca?
((seguito di It's too cold outside for angels to fly, per capire la storia passate da lì xx))
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Luke
-Perché ti ostini ancora a sognarmi Hemmings? E’ passato un anno ormai-
-Perché se io fossi stato con te, se non fossi partito per il tour, tu saresti qui a quest’ora- Jazzy rotea gli occhi incrociando le braccia al petto.
-Non capisci vero Luke? Era così che dovevano andare le cose, tu non avresti potuto impedirle nemmeno volendo…ora però devi cercare di andare avanti, cercati una ragazza e vedi di essere un po’ più sciolto quando sei sul palco, a volte passi per un pezzo di legno acido-
-Non potrò trovare mai un’altra piccola guerriera come te Jazzy-
-Secondo me invece ce n’è una molto vicino, non sono l’unica ragazza forte sulla faccia della terra- abbasso lo sguardo colpevole, lei sospira posandomi una mano sulla spalla. –Ehi, non ti devi sentire in colpa, davvero-
-Va bene, proverò a fare uno sforzo-
-Bravo il mio Lukey, ma ora è arrivato il momento di svegliarti, coraggio- prendo un respiro profondo chiudendo gli occhi, quando li riapro sono sul sedile dell’aereo, Sydney inizia a fare capolino dalle nuvole ed i ragazzi accanto a me continuano a fare casino.
-Il bell’addormentato nel bosco si è svegliato finalmente-
-Quanto ho dormito Mike?-
-Quattro ore piene- scuoto la testa ancora leggermente intontito prima di lasciarla andare contro lo schienale.
-L’hai sognata di nuovo vero?-
-Sì Cal, i sensi di colpa continuano a divorarmi come non mai- mi sorride mestamente incastrando i suoi occhi scuri nei miei azzurri.
-Ascolta Luke, so quanto l’amassi e so quante ne abbiate passate insieme, ma non è stata colpa tua se lei ti ha lasciato-
-Se io non fossi partito…-
-Sarebbe successo lo stesso. Magari sareste stati ancora insieme, ma lei era la persona più cocciuta che io avessi mai conosciuto, sarebbe tornata lo stesso per cercare notizie sulla morte di suo padre-
-Ma se io fossi stato con lei quella notte invece che allo studio di registrazione…-
-Sareste morti entrambi, Luke- mi passo le mani sul viso stanco, tutti mi dicevano che col tempo avrei accettato la scomparsa di Jazzy, sarei riuscito ad andare avanti, ma sta di fatto che è quasi passato un anno ed io mi rifiuto di accettare questa verità.
-Calum ha ragione amico, hai diciotto anni, devi ricominciare-
-Lo so Ashton, ma in questo momento voglio solo buttarmi a letto e dormire per un bel po’ di giorni- finalmente atterriamo ed io mi affretto a prendere tutti i miei bagagli, ho bisogno di un po’ di tempo per poter riordinare le idee senza che quei tre mi coinvolgano in situazione troppo esaltanti. So di essere cambiato molto nell’ultimo anno, so di non essere più il sedicenne spensierato che è partito in tour con gli One Direction aspettando di poter ritornare da Jazzy, ma sono avvenuti così tanti fatti che ormai faccio fatica anche a riconoscermi.
-Ovviamente tutti a casa Hemmings per festeggiare- Michael mi batte una mano sulla spalla ed io già maledico certe trovate di mia madre, non che odi i ragazzi o roba del genere, ma semplicemente ho imparato ad apprezzare la solitudine.
Durante l’intero tragitto in macchina mi limito ad osservare l’andamento delle auto, le cuffie cacciate nelle orecchie e lo sguardo perso nel vuoto, i ragazzi ormai hanno imparato a conoscere questi miei momenti e li rispettano, e non potrei esserli più grato.
-Luke, tesoro, quanto sono felice di rivederti!- mia madre mi getta le braccia al collo mentre noto quanta gente ci sia a casa mia oggi. –Volevo presentarti una persona- mi tira per un braccio verso una donna della sua età, dai lunghi capelli ramati, il fisico slanciato e gli occhi verde scuro. –Lei è la mia migliore amica, Robin-
-E’ un vero piacere conoscerti Luke, ho sentito tante belle cose sul tuo conto-
-Hemmings, il tuo secondo nome non è Robert?- Michael mi poggia una mano sulla spalla seguito a ruota dagli altri due, mia madre e Robin si scambiano occhiate di intesa.
-Sì, è un giochino che abbiamo ideato quando eravamo ancora al liceo, se i nostri figli fossero stati coetanei avrebbero avuto il nome dell’altra-
-Infatti Robin ha una figlia di dieci mesi più piccola di te, ma non te la puoi ricordare perché vivono in Inghilterra da quando è nata-
-Esattamente, anzi….Robin Anne Elizabeth- afferra per il colletto una figura ed ecco che davanti a noi si presenta una ragazza dai capelli rossi con le punte arancioni e gli occhi di un verde indescrivibile. E’ una di quelle sfumature che puoi cogliere nelle foglioline appena sbocciate, uno di quei verdi accesi che ti lasciano senza fiato. –Robs loro sono…-
-Luke Hemmings, Michael Clifford, Ashton Irwin e Calum Hood- arrossisce leggermente prima di sistemarsi il cappello di lana rosso che poggia sul suo capo. –I 5 Seconds of Summer, potrà sembrare banale come cosa, ma adoro la vostra musica-
-E tu sei il prototipo di ragazza che descriviamo in ogni nostra canzone- mi sbatto una mano in faccia per l’affermazione da maniaco di Michael. Robs indossa una camicia a quadri rossi, bianchi e blu aperta, una maglietta con la scritta ‘Always be yourself, unless you can be a unicorn’ con appunto un unicorno disegnato (e con questa prende un bel po’ di punti), una gonna di jeans e un paio di Converse basse nere.
-Scusalo, siamo sempre abituati ad essere nove maschi, non ha tanti appuntamenti- ride mostrando la dentatura perfetta, mia madre osserva la scena compiaciuta, dopo faremo i conti. –Allora come mai vi siete trasferite?- il volto di Robin si rabbuia improvvisamente mentre intensifica la presa sulle spalle della figlia.
-Ecco…-
-Oh per l’amor di Dio!- Robs scuote la testa contrariata. –Il mio ex mi picchiava, il resto dei miei amici mi usava come capro espiatorio per qualsiasi cosa, la mia migliore amica è morta sette mesi fa ed io ho tentato il suicidio- alza le spalle con una noncuranza che ci lascia spiazzati e senza parole e quegli occhi, quei dannatissimi occhi verdi, mi ipnotizzano. –Credo che sia stato più traumatico per lei che per me- ed in quel momento non posso fare a meno di pensare al sogno e alle parole di Jazzy: è lei l’altra piccola guerriera che era più vicina di quanto pensassi.
 
-Esattamente cosa pensavi di fare ieri mamma?- mi lascio andare sulla sabbia bollente opportunamente camuffato con un cappello di paglia e un paio di occhiali neri mentre la mia genitrice mi affianca cercando di risolvere un difficilissimo cruciverba.
-Ma niente tesoro, sono solo contenta che tu sia tornato-
-Quindi non cercavi di combinare qualcosa tra me e Robs vero?-
-Ormai ci ho rinunciato- risponde senza scollar gli occhi dal foglio. –Probabilmente finirai sposato con qualche modella a cui ti attribuiscono continuamente flirt-
-Sei sempre così incoraggiante- le sorrido sarcastico mentre in quel momento Ashton e Calum pensano bene di gettarmi un secchio d’acqua in testa. –Idioti- sibilo a denti stretti passandomi una mano tra i capelli fradici.
-Ciao- Robin arriva sorridendo ma lo stesso non si può dire per Ettie che, col viso coperto da un paio di vistosi occhiali da sole blu, si distende sulla tovaglia totalmente vestita.
-Ciao Robs, vieni con noi in acqua?- Calum sfodera uno dei suoi migliori sorrisi, ci sta provando spudoratamente, tipico, come se ancora non si parlasse del video del suo pene che ha fatto il giro del mondo in pochi secondi.
-Non so nuotare- stringe le gambe al petto e i due se ne vanno in acqua delusi, soprattutto il moro che già si era messo in testa chissà che cosa.
Le nostri madri si mettono a parlare fittamente volendo recuperare i diciassette anni di lontananza, io lancio occhiate fugaci a Ettie mentre cazzeggio con Twitter come sempre.
-Un’australiana che non sa nuotare, che assurdità è mai questa?- prendo posto accanto a lei cercando di vedere attraverso le lenti scure dei suoi occhiali, smanioso di poter ammirare quel verde brillante che riempie le sue iridi.
-Non sono australiana, avrò vissuto circa due giorni prima di trasferirmi a Londra-
-Ma ora sei qui, la patria del surf, dovresti darti una mossa- si scopre finalmente il viso ed il mio respiro si mozza per un momento alla vista di quei due pozzi che sembrano emanare luce propria.
-Non amo affatto l’acqua- storce il naso allungando le gambe bianche e reggendosi sui gomiti.
-Mi dispiace per ieri sera, per mia madre intendo, si improvvisa Cupido a volte-
-Oh tranquillo, non pensare che la mia sia da meno, praticamente da quando abbiamo messo piede a Sydney e si è rivista con la tua non fa che parlarmi di te, penso di conoscerti meglio di chiunque altro- mi irrigidisco iniziando a mordermi il labbro beccando di tanto in tanto il piercing nero.
-Cosa ti hanno detto?-
-Mi hanno parlato di te, di quello che ti piace, del tuo carattere, cose così- si stringe nelle spalle con noncuranza, io voglio solo sapere se le hanno detto di Jazzy, del resto non mi importa. –Anche se mi sembra impossibile che uno come te sia senza ragazza o comunque senza uno stuolo di groupies pronto a fare tutto quello che li viene ordinato-
-Cosa ti fa pensare questo?- si volta verso di me incastrando i suoi occhi verdi nei miei azzurri.
-Andiamo guardati, molte ti definirebbero da assalto-
-E tu?-
-Il mio preferito è Ashton- riduco gli occhi a due fessure osservando il sorriso comparire sul suo volto, la sua risata ha un bel suono. –Dio hai fatto una faccia assurda-
-Certo, hai ferito i miei sentimenti!- urlo indignato mentre lei continua a ridere mostrando la perfetta dentatura. –Sai che molte altre fan sarebbero svenute al posto tuo?- si blocca diventando improvvisamente tutta rossa, praticamente il colore dei suoi capelli.
-Se me la fai vedere sotto questa prospettiva allora sì- si posa le mani sul volto impedendomi così la vista dei suoi occhi. –E’ che, avendo sentire sempre parlare di voi, era come se vi conoscessi-
-Comunque ce l’avevo una ragazza fino ad un anno fa, ho lottato per poter stare con lei, ne abbiamo passate davvero di tutti i colori, ma purtroppo è finita nel peggiore dei modi- la voce mi muore in gola e devo lottare con tutto me stesso per evitare che le lacrime scendano dai miei occhi. –Per quel che riguarda le groupies devi parlare con Calum-
-Mi immaginavo una risposta del genere- scoppio a ridere seguito a ruota da lei, i suoi occhi verdi brillano sotto la luce del sole e per un momento sembrano screziati da striature color pistacchio. –Cosa è successo alla tua ex?- mi irrigidisco nel sentire quella domanda, tutti ormai sanno che devono trattarmi con i guanti bianchi su quell’argomento, non perché potrei scoppiare, non sono mai stata una persona che si arrabbia o fa sfuriate, bensì mi chiudo dentro a riccio, e questo spiega i miei musi lunghi durante i concerti, la mia poca voglia di incontrare le fans, e so che è una cosa sbagliata, ma è come se, con Jazzy, sia morte anche una parte di me. –Scusa, non avrei dovuto chiederlo-
-Vorrei riuscire ad affrontare la situazione come te ieri sera, eri così sicura mentre parlavi di quel che ti è successo-
-Io sono tutto fuorché che sicura, questo è poco ma sicuro, solo che, a differenza di mia madre, credo che parlarne faccia bene. So che per lei è stata una grande vergogna ma io reputo che anche questi alti e bassi facciano parte della vita- alza le spalle con una naturalezza che mi sconvolge, e quelle iridi, dio, mi ci potrei perdere dentro. –Quando stavo ancora a Londra ero una delle più popolari della scuola, non perché fossi una cheerleader o altro, semplicemente per Julian. Lui era il capitano della squadra di calcio, era bello, dannato, era il sogno di tutto. Noi ci conoscevamo fin dalle elementari ed io ne ero completamente cotta, così tanto da non accorgermi di quello che lui e gli altri stavano combinando. Ho rischiato, tu non hai idea di quanto ho rischiato, e le botte erano la parte migliore- la guardo estasiato espormi quella sua vecchia vita che assomiglia così tanto a quella di Jazzy, osservo i suoi capelli rossi che si scompigliano nel vento, i suoi occhioni verdi, le sue labbra rosee e a forma di cuore e il modo in cui gesticola quando racconta le cose.
-Come è morta la tua migliore amica?- il suo corpo diventa un pezzo di legno, il suo volto totalmente inespressivo e temo di aver fatto un’enorme cazzata.
-Questo è un argomento davvero delicato- gonfio le guance pensando ad una soluzione, la curiosità mi sta divorando, non capisco il perché.
-Facciamo un patto- riduce gli occhi a due fessure mentre io schivo prontamente un gavettone da Calum per poi lanciargli il pallone da rugby che lo fa cadere rovinosamente per terra. –E’ chiaro che sia io che te abbiamo un passato parecchio burrascoso e che abbiamo bisogno di parlarne con qualcuno, quindi che ne dici se sta sera usciamo e proviamo a sganciare le bombe?- si morde il labbro ed io mi rendo conto di non saperci più fare con le ragazze. –Sii buona, sarebbe la mia prima uscita dopo un secolo-
-Oh andiamo, chi mai potrebbe rifiutare un invito di Luke Hemmings?-
-Perfetto allora-
-Solo, come facciamo con loro due?- indica col capo le nostre due mamme che, nel frattempo, parlano fittamente, sicuramente di noi due.
-Robin Anne Elizabeth Greyson, perché per una volta non vuoi dare una gioia alla tua cara genitrice?- scoppia a ridere alzandosi sulle gambe e spolverandosi dalla sabbia in eccesso.
-Sei totalmente suonato-
-Ho passato l’ultimo anno tra gli One Direction e Michael, Calum ed Ashton, presto capirai che è impossibile rimanere sani di mente-
-Sarebbe bellissimo- mi guarda con occhi sognanti mentre io indosso la T-shirt, i suoi capelli rossi assomigliano molto alla criniera di un leone.
-Questa è per caso la parte da fan girl che prevale su di te?- arrossisce nascondendosi il volto con le mani, deve farlo spesso quando è in imbarazzo. –Noi torniamo a casa perché sta sera usciamo insieme, non fatevi troppi film mentali, vi vogliamo bene- sfodero il migliore dei miei sorrisi e loro due impazziscono letteralmente. –Ah mi sono quasi dimenticato: io non ho la patente ancora, farò l’esame tra qualche giorno- mi gratto la testa imbarazzato, ricordo quanto Jazzy smaniasse perché io imparassi a guidare, avrei voluto accontentarla ma ho sempre rimandato.
-Cambi umore molto velocemente-
-Cosa?- la voce di Robs mi scuote dal mio stato di trans momentaneo, gioca con un paio di chiavi luccicanti.
-Il tuo viso, eri diventato triste-
-A volte mi succede, combatto ancora con i ricordi-
-Ti capisco, comunque sei fortunato, io ho la Vespa- sale su un motorino rosso porgendomi un casco bianco con tanti disegni colorati. –Non ne ho uno in più quindi mi sai che ti dovrai accontentare- lo afferro salendo dietro di lei, sussulta quando le mie mani si posano sui suoi fianchi.
-Perché allora lo dai a me?-
-Perché se dovessimo fare un incidente crede che sarebbe peggio se morissi tu che io, hai tante persone in questo mondo che tengono a te nei modi più svariati possibili, non puoi deluderli- per lei doveva essere una battuta, ma a me lascia l’amaro in bocca e un senso di soffocamento assurdo.
Per il resto del tragitto nessuno dei due parla, le spiego dove abito, la casa nuova che tanto Jazzy aveva odiato quando gliel’avevo detto, vorrei non dover pensare costantemente a lei in ogni momento della giornata.
-Passo da te alle otto-
-Sai si dice così quando vai a prendere la ragazza con la macchina-
-Sei proprio un tipetto Robin Anne- allaccia il casco sotto il suo mento pallido sorridendo, per averne passate tante è spesso allegra, Jazzy invece mi faceva morire per regalarmi un suo sorriso.
-Ci vediamo più tardi Luke- entro in casa canticchiando, Michael è nella stessa posizione in cui l’ho lasciato sta mattina: il cappuccio grigio della felpa tirato fin sopra i capelli rossi, le cuffie e le dita che si districano abilmente tra i tasti del joystick.
-Mike dovresti farti una vita-
-Il che, detto da te, risuona leggermente ipocrita- gemo infastidito, so bene a cosa si sta riferendo. –Non ti sto dicendo di buttarti in una nuova relazione, non penso che te lo possa permettere col nostro lavoro, ma almeno esci con qualcuno!-
-Lo farò, sta sera mi vedo con Robs- si solleva di scatto facendo cadere tutto per terra, si avvicina a grandi falcate verso di me e mi posa le mani sulle spalle fissandomi con gli occhi sgranati.
-Lei è la ragazza che descriviamo in ogni canzone, cioè è esattamente il mio tipo-
-Rilassati, non ho alcuna intenzione di provarci, siamo totalmente incompatibili-
-Stai scherzando vero? E’ la tua versione al femminile- scuoto la testa, come ho detto una volta a Jazzy io ero stato fatto per lei e lei per me, non c’è nessuna che possa eguagliarla.
-Sai che con questo tu stai dicendo che io sono la tua anima gemella vero? Comunque dovresti fare attenzione a Calum, credo che ci voglia provare-
-E questo dimostra quanto, nonostante il successo, facciamo ancora schifo con le ragazze, praticamente l’abbiamo vista solo una volta e guarda che stiamo combinando!-
-Mi piacerebbe moltissimo continuare questa conversazione con te, ma ora devo prepararmi, metterò una buona parola per te con lei- gli do una pacca sulla spalla lasciandolo alla sua attività preferita.
Mi fiondo subito sotto la doccia, l’acqua scivola fredda lungo il mio corpo e vorrei che così facessero anche tutti quei ricordi che non mi lasciano più vivere. A volte mi sembra quasi di soffocare, vedo il suo volto ovunque e i sensi di colpa mi trascinano ogni giorno sempre di più verso il baratro.
Mi preparo prendendo le prime cose che mi capitano a tiro, non è un vero e proprio appuntamento quindi va bene così. Il mio sguardo cade verso quel vecchio scatolone in cui sono riposte tutte le sue cose, tutte le sue foto, non so bene perché lo tenga ancora qui, forse per paura di dimenticare, è come se mi servisse come prova per dimostrare che lei è esista per davvero, che la nostra storia è esistita davvero. L’ultimo anno è stato così frenetico che spesso ho dubitato su cosa sia reale e cosa no e quando, tornando dal primo tour, speravo finalmente di poter sistemare tutto, lei non ne ha voluto sapere, affermava che fosse meglio così, e prima che me ne rendessi conto mi veniva portata via.
La testa mi scoppia e perciò mi getto sul letto, non ho ancora smaltito il fuso orario, non credo che ci riuscirò mai del tutto, appena mettiamo piede a casa dobbiamo già ripartire, da quando siamo partiti a febbraio del 2013 siamo stati a casa sì e no quattro mesi, il resto fa parte della mia nuova vita, quella che tengo rigorosamente separata da quella vecchia, dal ricordo di Jazzy, perché io per lei non ero Luke Hemmings, ma semplicemente Lukey, il ragazzino timido e biondo che bisognava difendere a costo della vita.
Le lacrime iniziano a correre giù dai miei occhi azzurri lungo le mie guance, sono debole, lei era forte per entrambi. Mi obbligo a chiudere le palpebre e, nel buio, mi lascio annegare nei miei demoni.

Sbam!

Ecco a voi come promesso il seguito di ITOFATF *schiva i pomodori*
So che molti di voi in questo momento leggeranno indignati e mi odieranno per aver fatto morire Jazzy (ci sono già passata quando ho fatto andare via Blue in EHC) ma dopotutto, JK Rowling e la Collins non hanno forse fatto morire molti dei personaggi più amati delle loro storie? E sì, mi sto riferendo in modo particolare a Finnick, dio io amavo quell'uomo.
Detto questo, che ve ne pare della nuova storia? L'idea di un Lukey depresso mi attirava molto ed è nata perché l'anno scorso, al meeting che c'è stato a Milano aveva un muso che non finiva mai, per non parlare del 29 giugno quando, nel bel mezzo del concerto, ha preso il telefonino e ha controllato se non ci fossero notifiche. NO MA TRANQUILLO, NON CI SONO MIGLIAIA DI RAGAZZE CHE TI STANNO GUARDANDO, PER NIENTE.
Okay, credo di essermi dilungata troppo, ora mi dileguo, un bacio Ossidiana xx
 
 
 
   
 
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