Storie originali > Favola
Ricorda la storia  |      
Autore: Samarskite    16/07/2015    1 recensioni
Dopo tanti anni di governo saggio, il re imperatore poteva vantarsi, in tutta modestia, di avere ben gestito qualsiasi problema o intralcio fosse mai capitato nel suo regno. Certo, c'erano state delle difficoltà, ma alla fine tutto si era sempre risolto per il meglio.
Da un po' di tempo, però, nell'orario di visita che il re imperatore concedeva ai propri sudditi si erano fatte sempre più frequenti le rimostranze di alcuni residenti nella periferia del regno, a proposito di certi sacchetti di plastica che saltuariamente rotolavano per le strade.
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
The king emperor
and the plastic bags


 



 
C'era una volta, in una terra lontana dai cinque continenti, un impero vastissimo e prosperoso. L'intero regno era governato da un re imperatore, che era salito legittimamente al trono molti anni prima, acclamato dallo stesso popolo a cui ora impartiva ordini. Il re imperatore era ritenuto saggio e giusto da tutti i suoi sudditi, tanto che era stato stabilito che il periodo del suo mandato fosse chiamato “d'argento” negli annali futuri del regno.
A detta di tutti, il re imperatore era un brav'uomo, con cognizione e senso critico; poteva attenersi ad atteggiamenti vagamente stravaganti, a volte, ma era raro che questi potessero danneggiare chi gli stava attorno. Per esempio, una notte, una delle guardie di pattuglia aveva sentito odore di bruciato provenire dalle stanze dell'imperatore; aperte le porte, si era scoperto che il re aveva bruciato una pagina bianca dal proprio registro di corte, apparentemente senza un motivo ben preciso, e stava cercando di aprire tutte le finestre per farne andare via l'odore.
Dopo tanti anni di governo saggio, il re imperatore poteva vantarsi, in tutta modestia, di avere ben gestito qualsiasi problema o intralcio fosse mai capitato nel suo regno. Certo, c'erano state delle difficoltà, ma alla fine tutto si era sempre risolto per il meglio.
Da un po' di tempo, però, nell'orario di visita che il re imperatore concedeva ai propri sudditi si erano fatte sempre più frequenti le rimostranze di alcuni residenti nella periferia del regno, a proposito di certi sacchetti di plastica che saltuariamente rotolavano per le strade.
“Sono dappertutto, signore”, era arrivata persino ad affermare una donna, mentre stringeva il proprio pargolo tra le braccia. “Facciamo fatica a camminare senza inciamparvi, a volte finiscono nelle fognature, intasano i tubi di scarico, signore”, si lamentava l’idraulico. “L’altro giorno il mio cane ha quasi rischiato di soffocare, in uno di quei sacchetti”, dichiarò un bambino, scordandosi di chiamare il re imperatore con l’adatto appellativo.
Il re imperatore, nell’infinita stranezza della situazione, pensò che non si trattasse di nulla di grave; ma al settantatreesimo reclamo, decise comunque di andare a fondo del problema. Convocò dunque il suo più fedele collaboratore, il Fante, e nella stanza più privata del palazzo lo incaricò di recarsi nelle periferie del regno ad indagare. Il collaboratore del re si portò entrambi le mani al petto, e giurò che avrebbe fatto il possibile.
Tornò dal suo sovrano dopo tre lune e quattro soli, con il proprio resoconto. “I tuoi sudditi non esagerano, re”, gli disse leccandosi le labbra secche dalla sete e dalla fame. “L’intero suolo della periferia è ricoperto di sacchetti di plastica”.
“E come sono, questi sacchetti?”, chiese il re imperatore, forse più per curiosità personale che per reale necessità informativa. Il Fante, si racconta, sedette accanto all’imperatore e tirò un respiro profondo: “Sono di tutti i colori della luce, re, ma su ognuna di loro c’è una scritta diversa”. Dopo una pausa, il Fante aggiunse: “Si dice che su ognuno di essi ci sia riportato un male del mondo”.
Il re imperatore alzò un sopracciglio, e appoggiò con delicatezza la corona su un tavolino finemente decorato. “Com’è possibile?”, chiese senza capire.
Il fante scosse le spalle anchilosate, e rivolse al re un sorriso stanco: “Ognuno di noi ha i propri mali, re. Possono avere forme e colori diversi, ma sempre mali sono”. Poi, frugò nelle tasche della propria giacca da viaggio, e porse all’imperatore un sacchetto di plastica tutto appallottolato. Il re lo prese tra le mani, e lo dispiegò. Sopra, scritta in neri caratteri maiuscoli, c’era una sola parola.

Perdita.


Nei mesi successivi, il re imperatore non trovò altra soluzione se non quella di rassicurare i propri sudditi dicendo che si trattava di un disagio passeggero, che “Probabilmente quei sacchetti sono uno scarto che proviene dai cinque continenti”. Ma man mano che la sabbia scorreva ed il tempo passava, le lamentele salivano di volume, i pianti diventavano più frequenti, le suppliche più sentite, i disagi maggiori: ormai i sacchetti di plastica non si limitavano ad infestare la periferia del regno, ma si erano spostati anche nel suo centro. I problemi scritti su di essi spaziavano dai più immensi ai più stupidi: c’erano i sacchetti che recavano solo una parola, “Alluvione”, “Ansia”, “Artrosi”, ma anche quelli che avevano intere frasi, come “Mi sta abbandonando” e “Fa male”.
Il re non sapeva più come agire, e dunque giaceva sulle spine, in attesa.
“Abbiamo due morti per soffocamento nell’ultima settimana, sire”, si permise di fargli notare il Fante al quinto mese dall’inizio di quella storia. “Una bambina ed un uomo”.
Il re imperatore sospirò e, come al solito quando parlava con il Fante, si tolse la corona. La pose in grembo. “Cosa dovrei fare, secondo te? Come posso combattere un’avanzata di questo genere? Più incarico gli spazzini di eliminare i sacchetti e più ne arrivano, e tutti recano un mal diverso. Ho incaricato sette dei miei più sinceri maestri, per tenere la cernita di tutto ciò che c’è scritto sui sacchetti. Non ce n’è uno uguale all’altro, sai? Sembra che tutti problemi del mondo si stiano riversando nel mio regno, nella mia città”.
Il collaboratore del re salì i gradini che lo allontanavano dal trono, e sedette su uno dei braccioli. Il re imperatore voltò il viso, per poter continuare a vedere il proprio interlocutore negli occhi. “Ho paura”, ammise in un mezzo bisbiglio, così che solo il Fante potesse sentirlo. “Non so cosa fare. Sto solo aspettando che arrivi il vento del Nord. Il vento del Nord porterà via tutti i sacchetti di plastica, salvandoci, o ci sommergerà di essi, uccidendoci."
Il Fante recuperò la corona dal grembo dell’imperatore e la risistemò sul capo dell’imperatore: “Tu sei il re”, gli disse, scandendo bene ogni parola con serietà. “Tu sei stato scelto da chi governi. Hanno tutti fiducia in te”. E, dopo una pausa, si racconta che aggiunse: “Io ho fiducia in te”.
Il re imperatore ingoiò il groppo in gola che gli opprimeva il pomo d’Adamo ed annuì. Sapeva che avrebbe radunare tutti i propri sudditi, dire loro qualcosa, esplicitare la consapevolezza del male passeggero, parlare a cuore aperto, concordare un piano d’azione, rammaricarsi per i morti ed i disagi.
Decise che l’avrebbe fatto l’indomani.
Quella notte andò a letto vestito di tutto punto, senza nemmeno sapere perché, con l’ansia nel cuore.
Rimase a lungo ad osservare la tenda del proprio letto a baldacchino, a riflettere, ad elaborare ipotesi su ciò che avrebbe potuto fare e su ciò che sarebbe potuto accadere se non avesse agito.
Rimase così a lungo sotto le pesanti tende di velluto, che arrivò al punto in cui iniziò a mancargli l’aria; si alzò dunque dal letto e camminò verso la finestra che dava sul giardino interno del suo palazzo. Non appena si avvicinò al vetro, vide che qualcosa vi tremava contro, una forma indistinta e semitrasparente, fragile come una foglia al vento ma caparbia come un’ape che non trova la via d’entrata.
Era un sacchetto di plastica.
Il re imperatore aprì la finestra e lasciò che il sacchetto atterrasse nelle sue mani, lo dispiegò e, alla luce della luna, lesse la scritta che recava: “Non so cosa fare”.
Spaventato, alzò lo sguardo sulle chiome degli alberi che i suoi giardinieri avevano cresciuto con pazienza, nel suo giardino interno: vide che erano piegate da un lato, un po’ tremanti, mosse dal vento. Ed il vento spirava dal Nord.
L’imperatore lasciò che il vento continuasse a spirare, penetrando nella camera e facendo svolazzare tende e documenti; l’unica cosa che fece fu voltarsi e correre fuori dalle proprie stanze, dimenticandosi di prendere un mantello, o una vestaglia. Corse e corse per i corridoi del palazzo, incontrando molte delle guardie notturne, che gli chiesero quale fosse il problema. Il re corse, e si fermò a rispondere solo quando la domanda giunse dal Fante: “È arrivato il vento del Nord! È arrivato il vento del Nord”, ripetè, per ben due volte, prima di riprendere a correre verso l’ingresso del palazzo e, infine, arrivare ad aprire le porte.
Chi stava adempiendo ai propri doveri notturni, si fermò per osservare la trepidazione e la fatica con cui l’imperatore aprì  i portoni della propria reggia, in attesa.
Quando finalmente riuscì nel proprio intento, con il Fante che stava a pochi passi dietro di lui, l’imperatore fu investito da una corrente d’aria improvvisa, violenta, imponente.
Tutti trattennero il respiro, senza vedere cosa celassero le tenebre al di là della soglia. Solo il regnante ed il suo collaboratore erano abbastanza vicini da poter vedere: fu allora che il re imperatore cadde in ginocchio, senza la corona, e scoppiò a ridere.

Tra le mani stringeva ancora il sacchetto di plastica.

 

 


Questa storia, non so da dove sia nata.  E non è neanche una storia, è più una
fiaba il cui plot è partito da un lyric sentito male (e ve lo posso giurare), scritta
in due giorni, doveva essere molto più breve di così, e... e. C'è un significato dietro
questa fiaba, un significato a cui tengo molto ma che non sono sicura di essere
incline a rivelare al mondo, dunque mi piacerebbe molto che avanzaste delle
ipotesi, dei pareri, non so. E' la prima originale che scrivo da molto, molto tempo
e sono un po' in ansia per come la prenderete e per quanto mi odierete quando
scoprirete che non è una nuova Larry ma qualcosa di totalmente diverso.
Comunque, davvero, fatemi sapere cosa ne pensate. Perché ci tengo molto.
Grazie,
Sam
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Favola / Vai alla pagina dell'autore: Samarskite