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Autore: CactuSora23    17/07/2015    1 recensioni
"Aveva vissuto rischiarando di una flebile ma costante luce le tenebre di coloro che aveva amato, ma a lui, come a quella candela, non sarebbe stato dato il privilegio di vedere la luce dell’alba."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Cannella. Nuria profumava di cannella, e Miquel aveva saputo dare un nome all’aroma speziato della moglie solo in quel momento, mentre una boccetta piena di polvere marroncina si infrangeva sonoramente ai suoi piedi, dopo essere caduta dall’unica mensola della dispensa, ora occupata solamente da un filone di pane stantio e qualche legume in scatola.
Le sue sostanze erano andate assottigliandosi nel corso degli anni, e la sua carriera da editorialista e traduttore gli consentiva appena di mantenere la residenza nel palazzetto di Puertaferrisa, in barba ai suoi fratelli avvoltoi, che avrebbero gradito vederlo mendicare sulle scale della Sagrada Familia.
“Non mi stupirei se, invece di seppellirmi in qualche fossa senza nome a Montjuic, non si spartissero direttamente le mie carni” si disse, mentre distrattamente si versava un bicchiere di vino rosso e lo vuotava d’un sorso, osservando un moncherino di candela spegnersi piano piano sul ripiano del tavolo della cucina.
“Nuria”. Pronunciò quelle poche sillabe sospirando, il respiro reso affannoso dagli acciacchi dell’età, che ormai sembravano volerlo divorare a poco a poco, rendendolo testimone impotente del proprio declino.
L’immagine di una donna sinuosa avvolta in abiti troppo larghi e consunti dal logorio del tempo gli si presentò davanti agli occhi, mentre si voltava ad osservare sua moglie quietamente distesa sul minuscolo divano di casa Moliner, stremata dopo una lunga notte di lavoro. Nuria era traduttrice, come lui, e i suoi ritmi di lavoro avrebbero reso orgogliosi anche gli schiavisti delle piantagioni di cotone del Sud America: batteva a macchina a cottimo per uno stipendio da fame, e aveva preso a sfruttare anche le ore notturne per cercare di far quadrare il disastroso bilancio familiare.
Aveva un corpo statuario e un viso aggraziato dalla carnagione eburnea, e possedeva il fascino cupo di una femme fatale mancata, cui Madre Natura ha elargito il dono della bellezza sapendo di pronunciare una condanna. Nuria non aveva mai saputo cosa farsene, del suo aspetto, e aveva sempre ricercato la compagnia dei libri piuttosto che quella degli uomini, così inclini alla volgarità di forma e di azione, e così fragili di fronte al peso del tempo. Aveva rifiutato tutti i numerosi spasimanti della giovinezza, e si era votata alla carriera e ad una mai sopita velleità letteraria, che tuttavia non aveva trovato compimento.
“Sopravvivere, e poi Julian”. Non lo diceva mai, ma Miquel sapeva perfettamente che in questa frase era racchiusa la sua intera esistenza.
Julian Carax era stato per Nuria l’unico essere umano degno di essere conosciuto e amato, perché di umano aveva solamente l’ombra. Non era un uomo, era uno scrittore, con l’anima dissezionata e riposta in ciascuna delle poche copie vendute delle proprie opere, ora condannate all’oblio. Julian aveva amato la vita nelle forme innaturalmente perfette di Penélope Aldaya, e una volta perduta aveva deciso di non essere più.
Aveva vissuto attraverso i propri libri nei bassifondi di Parigi, conoscendo in cuor suo la sorte dell’amata ma attendendo per anni una sua lettera, sfogando la frustrazione e il dolore in romanzi gotici ambientati in una Barcellona matrigna e intrisa di sangue. La Barcellona che l’aveva nutrito e allevato, illuso e poi costretto alla fuga.
Nuria aveva visto in Julian un’entità avulsa dalla società civile, immersa nell’introspezione e senza età, ma segnata dalle inconfondibili cicatrici di un amore per la vita stroncato al culmine.
L’aveva amato con la consapevolezza di non essere ricambiata, perché Julian nulla avrebbe più potuto amare se non il ricordo impolverato della sua Penelope. L’aveva amato perché amarlo sarebbe stata l’unica azione degna di nota di una vita spesa tra le pagine, trascorsa poggiando i piedi nelle impronte degli autori dei suoi adorati libri per attraversare l’esistenza senza far rumore.
Miquel l’aveva sempre saputo, e nonostante questo l’aveva sposata. Erano due monadi che nel buio di una camera da letto fredda e spoglia potevano scontrarsi senza mai mischiarsi, due solitudini che si accompagnavano per non dover fronteggiare lo specchio e riconoscere la propria infelicità. Erano gli unici ancora in vita ad aver conosciuto Julian Carax e gli unici a sopportare il peso del suo ricordo, ed era questo il motivo principale per cui Nuria aveva acconsentito a sposarlo.
Miquel, dal canto suo, aveva sempre amato quella donna disperatamente immersa in tutto ciò che eludeva le forme tangibili del mondo, così amaramente consapevole della cieca crudeltà della vita. E gli bastava amarla fisicamente tutte le notti per illudersi di averla sua anche per un solo, magico istante di piacere carnale.
Julian era stato il migliore amico di Miquel fin dall’infanzia, e Miquel l’aveva protetto e supportato, cercando anche di sopperire alle sue deficienze economiche affinché il genio di Julian potesse risplendere.
Aveva investito la propria vita in lui, perché sapeva di non poter vivere col pensiero di essere privo della brillantezza che caratterizzava l’amico e di averla veduta spegnersi senza poter donare qualcosa di bello al mondo. Miquel, in gioventù, aveva a volte carezzato dolcemente il pensiero della disfatta di Julian, abbandonandosi alle tentazioni dell’invidia, ma aveva imparato a domarla sforzandosi di pensare che, in qualche modo, era anche merito suo se Julian era riuscito a spiccare.
“O meglio, stava per riuscire a spiccare” si corresse mentalmente, amareggiato, ricordandosi della fuga precipitosa di Julian a Parigi e della sorte di Penelope.
Moliner tornò ad osservare la candela che Nuria aveva acceso per lavorare, la cui fiamma affogava ormai nella massa di cera informe, e vi si riconobbe.
Aveva vissuto rischiarando di una flebile ma costante luce le tenebre di coloro che aveva amato, ma a lui, come a quella candela, non sarebbe stato dato il privilegio di vedere la luce dell’alba.
   
 
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