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Autore: _Juddy_    17/07/2015    3 recensioni
[3.282 parole secondo Word]
[Prima Shuuto che pubblico nel fandom] [Mi sono accorta che c'è bisogno di più storie su questi due, people *u*]
- NO! N-non è giusto!! Perché?! Perché questo maledetto esercizio non mi riesce?!-
- Non ti riesce perché non ti coordini bene con il resto del corpo.-
Mi accorgo solo adesso che davanti a me un ragazzino dai capelli biondi e gli occhi castani continua a osservarmi incuriosito, la schiena appoggiata a un vecchio albero e le braccia incrociate dietro la testa, un sorriso comprensivo dipinto sul volto pallido; non riesco a mettere bene a fuoco l’immagine ma dovrebbe avere più o meno la mia età.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axel/Shuuya, Jude/Yuuto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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PERCHE' SEI IL MIO MIGLIORE AMICO

- Ahi...! Che botta...-
- Rialzati subito e continua a correre. Non riuscirai mai a imparare a dribblare se inciampi nei tuoi stessi piedi e non riesci a portare a termine nemmeno un esercizio così elementare.-
Con il volto sporco di polvere e fango e il fiato corto, mi massaggio una spalla dolorante mentre, seduto a terra, osservo la figura austera del mio allenatore. I suoi occhi, coperti dalle pesanti lenti scure degli occhiali da sole che sempre porta, non si prendono nemmeno il disturbo di rivolgermi un’occhiata fugace, continua a guardare davanti a sé, imperturbabile come sempre.
Mi rialzo a stento, le gambe tremanti. E’ da ore che continuo a dribblare questi grandi coni posti a terra e fino ad ora sembra proprio che questo allenamento non sia servito poi a granché, ma io non mi arrenderò così facilmente: ho fatto una promessa con il mio padre adottivo e se questo è il prezzo da pagare per tornare a vivere con mia sorella allora posso sopportare qualunque tipo di sofferenza. Oltretutto Kageyama ha visto in me un grande potenziale e non intendo deluderlo per nessuna ragione al mondo.
- S-si, signore.... Comandante. Ricomincio... R-ricomincio subito.-
Lui annuisce e io continuo in questo esercizio che sembra farsi eterno.
Continuo i miei allenamenti fino a sera, anche dopo il tramonto, anche dopo che il mio Comandante se ne è andato: tengo troppo ad Haruna e non vedo l’ora di poter tornare a stare con lei.
 “Ecco, Yuuto, continua così... Hai già superato due coni! Altri due, forza! Uno... Due...”-
- Ahio...!!-
Cado nuovamente a terra, ormai completamente senza forze, ma questa volta non riesco a rialzarmi: penso di essere arrivato al limite, ho il corpo pieno di lividi e alcune ferite che avevo sulle braccia iniziano a sanguinare. Calde lacrime iniziano a rigarmi il volto, facendomi sentire impotente e al tempo stesso stupido, mentre continuo a urlare contro il cielo stellato che risponde al mio sguardo disperato. Con la voce roca e rotta dal pianto e gli occhi arrossati inizio a tremare convulsamente.
- NO! N-non è giusto!! Perché?! Perché questo maledetto esercizio non mi riesce?!-
- Non ti riesce perché non ti coordini bene con il resto del corpo.-
Mi accorgo solo adesso che davanti a me un ragazzino dai capelli biondi e gli occhi castani continua a osservarmi incuriosito, la schiena appoggiata a un vecchio albero e le braccia incrociate dietro la testa, un sorriso comprensivo dipinto sul volto pallido; non riesco a mettere bene a fuoco l’immagine ma dovrebbe avere più o meno la mia età.
Asciugandomi con il dorso della mano gli ultimi residui di lacrime smetto immediatamente di piangere e cerco di darmi un contegno. Mi esibisco in un sorriso sicuro e sprezzante, in completo contrasto con il mio stato d’animo, e inarco un sopracciglio in un’espressione di scherno.
- E chi avrebbe parlato? Un esperto?-
Il bambino scoppia a ridere di gusto, una risata limpida e infantile che ha il potere di tranquillizzarmi e permettermi di tornare a respirare normalmente. 
- Beh, non sono un allenatore certo... Ma potrei aiutarti. Almeno in questo esercizio, ecco.-
“Si, certo, lo voglio proprio vedere come potrai aiutarmi.”
Con un rapido scatto recupera la palla abbandonata poco più in là e inizia a dribblare i coni a una velocità impressionante: sembra che abbia il pallone incollato ai piedi da quanto è preciso! Una volta arrivato all’ultimo cono il ragazzino si alza la palla col tacco e salta a sua volta giusto in tempo per compiere una rovesciata e rimandare la sfera a esagoni neri verso di me, direttamente fra le mie mani.
Vedendo il mio stupore mi si avvicina e mi tende una mano come aiuto per rimettermi in piedi ma io rifiuto con un’espressione infastidita.
- Va bene che ci sai fare con la palla ma riesco a rialzarmi da solo e... Ahia!-
Le mie gambe non reggono il peso del corpo e cado per la terza volta. Continuo a tremare convulsamente per la fatica e la rabbia: odio sentirmi debole di fronte alle altre persone e, sopra ogni altra cosa, odio mostrare i miei sentimenti.
- Lo vuoi il mio aiuto adesso?-
Dopo aver provato un paio di volte a rialzarmi da solo giungo alla conclusione che non ho assolutamente voglia di trascorrere la serata per terra e di tornare a casa strisciando come un verme, quindi afferro con una smorfia la sua mano borbottando un “Grazie” poco convinto e appena sussurrato.
- Posso sapere perché piangevi poco fa?-
Sento il mio corpo irrigidirsi.
- Non sono affari che ti riguardano e comunque...-
Faccio una pausa mentre abbasso gli occhi evitando così il suo sguardo dolce che mi mette incredibilmente a disagio: mi accorgo solo adesso che gli sto ancora tenendo la mano... Arrossisco appena lasciando la presa e iniziando a tormentarmi l’orlo della maglietta macchiata di fango.
- ...Grazie di nuovo.-
- Uh, figurati. Anche tu comunque devi essere forte! Lo dico perché se continui ad allenarti fino a quest’ora... Wow! Ti deve piacere proprio il calcio, eh? Anche a me, e tanto anche! Da grande sogno di diventare un grande calciatore ma per adesso mi limito a giocare nella squadra della mia scuola, e tu?-
Dal canto mio continuo ad osservarlo a bocca aperta non sapendo sinceramente cosa rispondere. Non sono abituato a parlare con i miei coetanei, i miei unici compagni di giochi fino a questo momento sono stati mia sorella e una palla da calcio.
- Beh, io... Ecco anche a me piace il calcio ma per adesso.... M-mi esercito in qualche esercizio con un signore. Dice che sono portato per questo sport e... Ehi, ma insomma! C-che hai da guardarmi così?!-
Mi accorgo solo adesso infatti che il bambino mi si è avvicinato sempre di più e adesso continua a osservarmi, incuriosito: è talmente vicino che potrebbe strofinare il suo naso contro il mio. Dopo pochi secondi si allontana, sorridendo felice.
- Che bello! I tuoi occhi sono rossi!-
Strano che gli piacciano i miei occhi... Di solito nessuno riesce a sostenere il mio sguardo per più di tre secondi! Il Comandante stesso dice che ricordano il colore del diavolo e gli altri bambini, quando ero ancora all’orfanotrofio, non volevano mai giocare con me perché facevo loro troppa paura.
“Sei un diavolo, ecco che cosa sei!”
“Haruna come fai a stargli vicino senza avere paura?”
“Vedi quel bambino là? I suoi occhi sono come dei rubini scintillanti e si dice che in essi alberghi il demonio!”
Sento queste voci riaffiorare da un passato troppo pesante per essere dimenticato e mi porto le mani alle orecchie, nel vano tentativo di far cessare il mio tormento.
Il ragazzino davanti a me inclina la testa da un lato e continua a osservarmi con la sua solita espressione perplessa ma al tempo stesso ironica.
- Ho detto per caso qualcosa che non andava? Nel caso mi dispiace... Purtroppo ora devo andare: altrimenti poi chi lo sente papà!-
Si allontana di qualche passo.
- Ah, quasi dimenticavo... Io mi chiamo Gouenji Shuuya, e tu?-
- Mh? Yuuto...-
Evito di dire il mio cognome; mi da fastidio parlare con naturalezza del mio padre adottivo, ancora nemmeno io ci riesco. Lui pare essersene accorto ma non dice niente, si allontana ancora di qualche passo e poi si volta rivolgendomi un sorriso dolcissimo.
- Mi ha fatto piacere incontrarti, Yuuto. Nel caso tu abbia altre difficoltà nel fare degli esercizi... Chissà! Potrei sempre essere qui ad aiutarti...!-
“Senti che sbruffone! E io che lo trovavo pure simpatico!”
Prima che possa ribattere qualsiasi cosa mi strizza l’occhio rivolgendomi uno sguardo complice e iniziando a ridere forte, fino quasi a singhiozzare.
- Scherzavo, scemo! Ma ti arrabbi sempre per così poco? Guarda che io certe cose le vedo, eh! Sono sicuro che io e te diventeremo ottimi amici. Ciao!-
Le mie labbra si distendono in un sorriso sincero, un sorriso che fino a quel momento avevo dedicato solo ad Haruna e a poche altre persone, mentre continuo a guardare Shuuya che si allontana di corsa.
- Si,  ciao...-
 
 
Alcuni anni dopo...
 
 
- D-devo diventare sempre più forte! Lo devo fare per i miei compagni che mi hanno seguito voltando le spalle a Kageyama, lo devo fare per Haruna e anche perché non posso farmi umiliare così!!-
Da anni continuo a venire al termine di ogni partita in questo giardino che mi ha visto crescere e migliorare sempre di più; ormai gioco a livello agonistico e molti esercizi che facevo da bambino sono riuscito a completarli senza alcuna difficoltà trovandoli addirittura banali e noiosi.
Eppure oggi, dopo la finale contro la Raimon, sono tornato qui, con questi maledetti coni posti sul terreno fangoso, una grande voglia di piangere e un inspiegabile peso nel cuore.
Dovrò ripresentarmi dal mio padre adottivo in veste di perdente e non ho perso solo una partita, no. Ho perso mia sorella, ho perso la ragione per cui in fondo ho giocato a calcio per tutti questi anni.
Lacrime che mi appannano la vista e si fermano alla base degli occhialini mentre continuo a dribblare questi odiosi coni.
“Devo diventare più forte. Oggi sono stato sconfitto perché non sono stato abbastanza bravo! Devo essere... Veloce! Sempre più veloce!”
Arrivato proprio all’ultimo cono del mio percorso sento un dolore lancinante all’altezza della caviglia e, nel vano tentativo di trovare un po’ di sollievo, rallento la mia corsa ma ottengo solo il risultato di incrociare le gambe e cadere malamente a terra come un vero dilettante.
Pochi minuti dopo mi ritrovo sdraiato sul prato, il fiato corto mentre continuo a massaggiarmi il piede dolorante. La caviglia è gonfia e di un colore tendente al violaceo che non mi rassicura per niente; nella mia borsa da calcio abbandonata poco più in là trovo delle bende e con quelle tento di fasciarmi sperando di poter tornare a camminare.
- Non credi esserti sforzato anche troppo durante questa partita? Forse è il caso che tu ti riposi un po’, viste le tue condizioni.-
Un brivido freddo mi scuote da cima a fondo ma non ho bisogno di voltarmi per sapere a chi appartenga la voce. Un sorriso sarcastico mi sboccia sul volto sofferente mentre, proprio come anni prima, cerco di darmi un contegno procedendo con il mio lavoro di bendatura e un’alzata di spalle piuttosto infastidita.
Passano altri minuti che a me sembrano interminabili fino a quando, vedendo che non accenna ad andarsene, sbotto schiumante di rabbia:
- Ma che sorpresa, Gouenji...! Sei venuto ad aiutare questo povero idiota a completare un esercizio così elementare? Non era meglio rimanere ai festeggiamenti della Raimon? Sai, in un certo senso ti capisco: sicuramente è molto più divertente venire qui ad umiliare me che stare con la propria squadra a fare baldoria per la tanto sospirata vittoria contro la Teikoku Gauken. –
Sento la voce uscirmi rotta mentre con le gambe tremanti e la vista sempre più annebbiata per il dolore e la stanchezza riesco a rimettermi in piedi; purtroppo, mentre cerco di muovere qualche passo verso la palla per riprendere i miei allenamenti, sento la gamba cedere di nuovo.
Chiudo gli occhi preparandomi ad un altro duro contatto col suolo che però non avviene.
Poco prima che mi accasci nuovamente a terra infatti Gouenji si avvicina sorreggendomi delicatamente per le spalle in modo da farmi rimanere in piedi. 
Gli occhi color cioccolata dell’attaccante si rispecchiano nelle pesanti lenti scure degli occhialini e scorgo in essi un bagliore di preoccupazione.
Lo allontano con un gesto brusco sbuffando infastidito. Dopotutto, anche se abbiamo perso, rimango sempre l’orgoglioso e caparbio capitano della Teikoku non posso abbassarmi a questi livelli facendomi addirittura aiutare in un esercizio così elementare e infantile!
- Levati di mezzo, Shuuya. Apprezzo molto la tua generosità nei miei confronti ma non ho nessuna intenzione di essere aiutato da un avversario. Anzi non voglio essere aiutato proprio da nessuno!-
Un raggio di sole sbuca dalle fronde ombrose degli alberi colpendo le lenti e mostrando i miei occhi che splendono come due rubini scintillanti. E’ vero che in tutti questi anni ho imparato bene a celare le mie emozioni ma è vero anche che adesso mi sto trattenendo a stento dallo scoppiare a piangere e questo Gouenji pare averlo notato.
Passiamo interminabili secondi a guardarci negli occhi, ad un certo punto lui si allontana di qualche passo e inarca un sopracciglio con fare ironico. Gli rivolgo un’ occhiata interrogativa a cui risponde facendo spallucce.
- Se vuoi continuare a torturarti fino a quando non ti sarai rotto quel povero piede, fallo! Non sarò certo io ad ostacolarti; però sappi che io non mi muoverò di qua fino a quando non te ne sarai andato.-
- Benissimo. Ti consiglio di metterti comodo allora perché ne avrò ancora per molto.-
- E chi si muove...! Tu piuttosto stai attento a non farti male.-
La rabbia mi assale mentre stringo i pugni fino a sentirmi le unghie conficcate nella carne, mi mordo convulsamente il labbro inferiore arrivando al punto di farlo sanguinare.
- Se proprio vuoi rimanere sta’ zitto e pensa agli affari tuoi! Chi credi di essere per venire qui a farmi la predica?! Mio padre?! Con la partita di oggi ho perso tutto quello che avevo, e tu nemmeno sai cosa significhi tornare a casa in veste di perdente...! Non ne hai la minima idea!-
Dribblo velocemente i coni, la palla attaccata al piede.
Arrivo alla fine del percorso ma decido che non è ancora abbastanza per cui ricomincio continuando a fare il mio esercizio come minimo una decina di volte. Piccole goccioline di sudore mi rigano il volto niveo mentre la mia corsa sembra farsi infinita; stringo i denti cercando di resistere al dolore.
Cado, mi rialzo, cado un’altra volta, mi rialzo di nuovo: il mio volto è di un pallore mortale e l’aria attorno a me sembra essersi fatta sempre più pesante e rarefatta. Non ho idea di quanto tempo abbia trascorso a dribblare questi dannatissimi coni ma come minimo un paio d’ore visto che ormai il sole sta tramontando.
Le immagini attorno a me si fanno sempre più sfocate, improvvisamente le mie gambe si bloccano e, per quanto io mi sforzi di muoverle, tutto quello che ottengo è di lasciarmi cadere delicatamente sui talloni.
Mi volto verso Shuuya che, dal canto suo, è rimasto per tutto questo tempo a sedere su una vecchia panchina a osservarmi inespressivo con le braccia incrociate al petto. Gli rivolgo un sorriso stremato, stanco, mentre apro e chiudo più volte la bocca accorgendomi terrorizzato che le parole non escono dalle mie labbra. Intorno a me il paesaggio si fa sempre più cupo, mi scorrono davanti i ricordi di tutta una vita, mentre l’immagine di Gouenji che si alza di scatto dalla panchina si fa sempre più vicina; deglutisco a vuoto un’ultima volta prima di perdere i sensi...
- G-gouenji.... A-aiutami...!-
 
- Ero sicuro di ritrovarti qui anche oggi.-
I nostri sguardi si incrociano.
- Avevo forse un’altra scelta?-
Chiudo gli occhi pensando bene a cosa dire.
- C’è sempre un’altra scelta. Posso chiederti una cosa, Shuuya?-
Annuisce continuando a sorridere e a tenere i suoi occhi fissi nei miei.
- Perché perdi tempo con me? Perché vieni ogni volta ad aiutarmi in questo maledetto esercizio? Sarebbe meglio andare a giocare con gli altri bambini. I-io...-
“Io sono un diavolo.”
- Perché sei il mio migliore amico.-
- Io il tuo... M-migliore a-amico?-
Il mio cuore inizia a raddoppiare i battiti.
Un sorriso nuovo mi sboccia sul volto mentre continuo a guardare davanti a me non riuscendo a credere a quello che ho appena sentito. Gouenji inizia a farmi il solletico cercando di risvegliarmi dal mio stato catatonico.
- Eh dai, Yuuto! Svegliati! Sveglia!!-
Continuo a dimenarmi arrivando a ridere fino alle lacrime.
- No, dai! Il solletico no! Ahaha...! Il solletico...-
- Ma insomma, o grande calciatore, ti vuoi svegliare?!-
 
- Kidou...-
Sbatto lentamente le palpebre, cercando di mettere a fuoco l’ambiente circostante.
- Ah... L-la mia testa... C-che male...!-
Noto solo adesso che non indosso più i miei occhialini, ma ora come ora non me ne curo più di tanto.
Gli intensi occhi color cioccolata di Gouenji rispondono al mio sguardo. Mi accorgo solo adesso infatti di essere disteso a terra e di aver la testa delicatamente poggiata sulle ginocchia dell’attaccante.
- Come ti senti?-
Appena sento la sua voce inizio a tremare convulsamente mentre brividi freddi mi percorrono tutto il corpo, alcune lacrime si permettono di rigarmi il volto mentre sento risuonare nel silenzio circostante l’affannoso eco del mio respiro. Mi fa male la testa, un dolore acuto e martellante che non mi concede un attimo di tregua.  
In questo stato di penoso tormento cerco invano di rialzarmi ma, colto da un improvviso capogiro, cado all’indietro finendo direttamente tra le braccia di Shuuya.
- Cosa... Cosa mi è successo?-
La mia voce esce debole dalle mie labbra e sono costretto a socchiudere gli occhi, incapace di sopportare anche la flebile luce dei lampioni ormai accesi. Lui si scosta delicatamente una ciocca di capelli biondi dal volto prima di iniziare a parlare o, per meglio dire, a urlarmi contro.
- E’ successo che sei il solito cretino, ecco cosa è successo! Non solo oggi nella finale ti sei infortunato ma hai voluto anche caricare il tuo fisico con questo allenamento inutile! Che bisogno avevi di continuare a correre come un pazzo intorno a quei coni nelle tue condizioni? Ti rendi conto che hai rischiato di non poter più giocare a calcio?! Già, Dio solo sa cosa volevi dimostrare e soprattutto a chi! Se finivi col romperti un legamento... Ah, mi fai proprio incavolare!! -
Con un suo braccio a circondarmi le spalle riesco a mettermi a sedere su una panchina poco distante, stringo i denti cercando di resistere al dolore che le numerose fitte alla caviglia mi procurano.
Cerco di ragionare con lucidità nella vana speranza di trovare le parole giuste per ribattere.
- Innanzitutto chiariamo subito che questo infortunio è stato merito tuo e poi...-
Con uno sguardo inespressivo Gouenji mi porge una bottiglietta d’acqua: inizio a bere avidamente lasciando che l’acqua fresca inondi la mia gola riarsa e distrutta dalla fatica.
- Guarda, Yuuto, che a me non devi spiegare proprio un bel niente. Io ero venuto qui solo perché volevo scusarmi del mio intervento di oggi che forse è stato un pochino brusco però... Insomma in una finale tutto è lecito, tu lo sai meglio di me, e io ho semplicemente sfruttato l’occasione che non ho avuto l’anno scorso a causa di Kageyama...-
Shuuya fa una pausa e, quando riprende a parlare, la sua voce risulta ferma.
- Non sei l’unico ad aver perso tutto a causa di una partita, Yuuto. Io e te ci somigliamo molto da questo punto di vista: anche io, come ben sai, ho perso mia sorella per colpa della finale dell'anno scorso contro la Kirkwood; ora è sdraiata in quel dannato letto di ospedale! Ferma, immobile...E... E non sai quanto desideri rivedere il suo sorriso...-
- Gouenji...-
- Si?-
Mi prendo il volto fra le mani che non hanno mai smesso un secondo di tremare; mi sento un verme constatando che tutto il mio orgoglio e la mia freddezza sono andati allegramente a farsi fottere.
- Sono stato a torturarmi per tutta una serata al fine di dimostrare a me stesso quanto realmente valevo e cosa ho ottenuto? Niente! Abbiamo continuato a incontrarci in questo giardino che ci ha visto crescere, anche quando io sono entrato nella Teikoku, la scuola famosa in tutto il Giappone per la sua arroganza, tu mi sei sempre rimasto vicino.... Hai continuato a incoraggiarmi e ad aiutarmi negli esercizi che mi trattenevano fino a tarda serata, ma perché? Per pietà forse?!-
Il mio petto, scosso da continui singhiozzi, non mi permette di respirare regolarmente fino a quando improvvisamente il tempo sembra fermarsi: mi stringe delicatamente tra le sue braccia e mi sussurra a un orecchio:
- Perché sei il mio migliore amico, scemo.- 





*Angolo dell'autrice*
Salve, minna! *u*
Ebbene sì, sono tornata con una One-Shot su Yuuto e Shuuya.
Non avevo mai scritto niente su di loro, spero che sia venuto un qualcosa di decente ma soprattutto presentabile ^^''
Vogliate scusarmi se soprattutto il finale è stato un po' approssimativo ma, come ripetuto prima, non sono una grande esperta di Shuuto quindi mi sono arrangiata come ho potuto. La prossima volta andrà meglio, vedrete! *fiduciosa*
Ultimamente questi due insieme mi fanno molto riflettere e in questa storia ho voluto provare a evidenziare le esperienze passate che gli uniscono. Non me la sono sentita di mettere Yaoi/Shonen-ai tra le avvertenze perchè in fondo l'argomento trattato si basa molto più su un legame di amicizia che su un qualcosa di romantico. *w*
Me la lasciate una mini recensione per comunicarmi il vostro parere? *occhi sbrullucicosi*
Ci vediamo alla prossima storia, spero che questa sia stata di vostro gradimento. 
Kisses
Juddy <3  

 
  
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