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Autore: Libro_Dipendente    17/07/2015    3 recensioni
Percy Jackson aveva avuto veramente tante sfortune nella sua - tutto sommato breve - vita da semidio, ma quando si ritrovò in classe un ragazzo di nome Carter, per Percy fu la fine.
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ATTENZIONE: QUESTA STORIA PUO' ESSERE LETTA SOLTANTO SE SI HA LETTO IL RACCONTO CROSSOVER TRA PERCY JACKSON E THE KANE CHRONICLES, "IL FIGLIO DI SOBEK"
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Percy Jackson
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Carter, il nome impronunciabile


ATTENZIONE: QUESTA STORIA PUÓ ESSERE LETTA SOLO E SOLTANTO SE SI HA LETTO IL RACCONTO CROSSOVER TRA PERCY JACKSON E THE KANE CHRONICLES, "IL FIGLIO DI SOBEK"

Percy Jackson aveva avuto veramente tante sfortune nella sua - tutto sommato breve - vita da semidio. Aveva vissuto un'infanzia senza padre, e poco prima di scoprire che quest'ultimo non era morto, anzi, era immortale, seduto comodamente sulla sua sedia con canna da pesca, dovette combattere contro un Minotauro, una creatura mitologica metà uomo metà toro, vide scomparire la madre, e fu indotto a pensare che fosse morta, venne accusato di aver rubato la folgore del suo divino zio, dovette partecipare ad una missione suicida per recuperarla e portargliela in pochissimo tempo, e questo solo in una delle tante estati che aveva passato al Campo Mezzosangue. Era stato trasformato pure in porcellino d'India, una volta. Ma quando si ritrovò in classe un ragazzo di nome Carter, per Percy fu la fine.

La settimana prima aveva incontrato un mago egizio con la spada rotta e un bastone in mano, Carter Kane, che, dopo aver sconfitto insieme a lui un coccodrillo gigante - che poi si era rimpicciolito fino a diventare di sessanta centimetri circa - gli aveva disegnato uno strani occhio sulla mano, che subito dopo era scomparso, e lo aveva avvertito che avrebbe dovuto chiamare il suo nome solo in caso di emergenza, dove magia greca ed egizia si sarebbero incontrate di nuovo. Carter Kane, però, non aveva calcolato un minuscolo dettaglio, quello che Percy potesse conoscere un altro Carter, e che, grazie a lui, non potesse più chiamarlo per nome.
Quest'altro Carter, che di cognome faceva Smeel, era alto, biondo, aveva gli occhi neri come la pece e aveva iniziato ad odiare Percy perché lo chiamava biondo.

"Uhm, biondo, scusa, non è che mi presteresti una penna?" Gli domandò Percy, durante la lezione di matematica. Carter gli rivolse uno sguardo irritato. Okay, era arrivato in quella scuola da poco meno di un mese, e Percy gli era sembrato molto simpatico - e anche strano -, ma improvvisamente la settimana prima aveva iniziato a chiamarlo in quel modo, che Carter detestava con tutto il cuore.
"Non puoi usare la tua? Quella che hai in mano, intendo" Domandò, assottigliando lo sguardo. Stava iniziando a pensare che Percy lo facesse apposta per dargli fastidio. Ma era solo un mortale, Percy non poteva mica spiegargli perché non potesse chiamalo con il suo nome, tantomeno perché non potesse usare la sua penna per scrivere.

"È, uhm, scarica" fu la flebile risposta di Percy. Annabeth avrebbe inventato di meglio, pensò, prima di lanciare uno sguardo furtivo alla sua ragazza, che cercava di prendere appunti su tutto ciò che usciva dalla bocca del professore.
Carter alzò il sopracciglio, in segno di scetticismo, ma gli diede la penna.
"Grazie, Ca-uhm, biondo" disse, prima di grattarsi la testa imbarazzato e tornare seduto composto.

"Percy, potresti non chiamarmi biondo, per favore?" domandò Carter, storcendo la bocca.

"Uh, no, mi dispiace"

Mi tingerò i capelli di nero, pensò.

Un'altra volta, durante una partita di pallavolo nell'ora di ginnastica, il povero Carter stava per essere gravemente ferito da una schiacciata da parte di Micheal, un figlio di Ares che a Percy non stava propriamente simpatico. Ciò era successo perché Carter e il semidio avevano iniziato a discutere.

"Devi smetterla di chiamarmi biondo!" aveva esclamato Carter, mentre rimandava la palla dall'altra parte della rete.
"Non posso!" aveva protestato il ragazzo dagli occhi color del mare. "Non trovo un altro soprannome. "C" è orribile, "Car" mi ricorda l'automobile con cui giocava mio cugino da bambino, e non ho una grande mente geniale come Annabeth per trovarne altri!"
"Beh, dovresti chiamarmi semplicemente-"
"BIONDO!" esclamò Percy, prima di scostarlo bruscamente e schiacciare la palla che stava per finire addosso a Carter dall'altra parte, facendo pure punto.

Carter era con il sedere a terra, frastornato ma vivo e vegeto. Ringraziò Percy, chiedendosi mentalmente come un ragazzo dislessico e con il decifit  dell'attenzione avesse potuto intraprendere un discorso e seguire la palla nello stesso momento.

"Ora che ti ho salvato la faccia, mi dai il permesso di chiamarti 'biondo'?" domandò Percy, aiutandolo ad alzarsi.

"Sai una cosa, Pess?" domandò Carter, chiamandolo con un soprannome inventato sul momento - che avrebbe usato fino alla fine dell'anno scolastico. "Penso che mi tingerò i capelli di nero" sorrise sornione.

Maledetto Kane, pensò Percy, quando il giorno dopo Carter si presentò a scuola con i capelli veramente tinti di nero.



Angolo_Autrice
Questa fanfic abbastamza nosense è nata quando ho letto "Il FIglio di Sobek" nel libro uscito da poco, in cui i Kane incontrano i mie Percabeth, che - personalmente - ho amato. Un incentivo al pubblicarla è stato l'annuncioo del calendario del mio cellulare che diceva "UN ANNO SU EFP!", dato che esattamente un anno fa mi sono iscirtta :')
Se vi va lasciate un recensione, per farmi sapere il vostro parere
Libro_Dipendente

 
 
 
 
 
    
   
 
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