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Autore: sognatrice errante 92    17/07/2015    5 recensioni
“Tu sei l'amore della mia vita, l'ancora della mia intera esistenza su questa terra e sai per certo che non è una metafora” le lacrime iniziarono a scorrere copiosi sul viso di Annabeth e in quel momento l'unico pensiero che mi attraversava il cervello era che non avevo mai visto niente di più bello in vita mia, se Afrodite in persona fosse apparsa in quel momento non l'avrei degnata di uno sguardo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Percy/Annabeth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricordati la tua ancora di salvataggio, scemo!” All’improvviso mi sentii tirare per la schiena. La corrente cercava ancora di trascinarmi, ma aveva smesso di portarmi via. Immaginai che la cordicella in fondo alla schiena mi tenesse ancorato alla riva. “Tieniti forte, Testa d’Alghe.” Era la voce di Annabeth, ora molto più nitida. “Non te ne andrai via da me tanto facilmente.” La corda si rinsaldò. Ora riuscivo a vedere Annabeth in piedi di fronte a me, a piedi nudi, sul molo del laghetto delle canoe. Io ero caduto fuori bordo. Lei mi tendeva la mano per tirarmi su e si stava sforzando di non ridere. Indossava la maglietta arancione del campo e i jeans. Aveva i capelli infilati sotto il berretto degli Yankee, il che era strano, perché così avrebbe dovuto essere invisibile. “Sei proprio un idiota, certe volte.” Sorrise. “Coraggio. Prendimi la mano.” I ricordi cominciarono ad affluire, più nitidi e colorati. Smisi di liquefarmi. Mi chiamavo Percy Jackson. Allungai la mano e afferrai quella di Annabeth. Riemersi dal fiume all’improvviso, tutto d’un colpo.

Mi svegliai in un bagno di sudore, era la quinta volta in una settimana che facevo lo stesso sogno, il mio tuffo nello stige era ancora fresco nella memoria dopo tutti quegli anni, ma ancora più nitida era la voce di Annabeth che mi aveva riportato alla realtà quando sembrava che il fiume avesse avuto la meglio. Annabeth mi aveva salvato senza nemmeno essere con me, era bastato aggrapparmi al suo ricordo per tornare alla vita.

Non ricordavo nemmeno di essermi addormentato, il giorno prima era stato davvero pazzesco, partecipare al consiglio degli dei in occasione del solstizio era sempre un'esperienza da ricordare, ma quello in particolare non l'avrei dimenticato mai nella vita, grazie alla chiacchierata che avevo avuto con mio Padre e la divina Atena, e al regalo che mi aveva mandato Jason quella sera stessa. Sarei rimasto per ore sdraiato a pensare al mio sogno, a quello che era successo sull'Olimpo, ma avevo promesso ad Annabeth di passare l'intera giornata con lei e se avessi tardato mi avrebbe ucciso di sicuro. Mi preparai, presi Vortice e la monete d'oro dal comodino e corsi alla casa di Atena dove lei mi aspettava all'ingresso, non appena la vidi il mio cuore sembrò voler esplodere, dei quanto era bella; era vestita come sempre, maglietta arancione del campo e jeans, i ricci biondi le ricadevano sulle spalle e quei suoi occhi grigi brillavano alla luce del sole. - Sei in ritardo Testa D'alghe - disse quando mi vide mentre il suo sorriso si allargava, - Si scusami - dissi cercando di tornare in me - Ho dormito troppo -, - Succede spesso ultimamente, non ti starai ammalando vero? -, disse con quel tono preoccupato che mi faceva impazzire - No va tutto bene tranquilla - e finalmente le diedi il bacio del buongiorno, vi dò un consiglio cercate di iniziare sempre la giornata dando un bacio a qualcuno, è il modo migliore per restare di buon umore per tutto il giorno.

Passammo una normale giornata al campo, se la giornata di un semidio può definirsi normale; una nuotata al lago dentro una bolla che ci permise di esplorare l'intero fondale, una volata con i pegasi, una partita di pallavolo con i satiri, e una passeggiata tra le colline per guardare il tramonto di Apollo. - Mi dici a cosa pensi? sei un pò distratto oggi - mi chiese Annabeth mentre guardavamo il sole calare stando abbracciati sotto il pino di Talia, eh si dopo tutti quegli anni ancora lo chiamavamo così, - Non è niente, pensavo solo ad un sogno che ho fatto negli ultimi giorni - dissi sperando di non arrossire, in effetti pensavo a molto di più che al mio sogno; - Oh no - disse improvvisamente sconfortata, - Che c'è? - - Quando tu sogni qualcosa c'è sempre una catastrofe nell'aria -. Era verissimo, tutte le avventure che avevano vissuto in quegli anni erano sempre inizate con un pisolino, ma pensare a tutti quei pericoli mi faceva sempre sorridere, insomma avevamo rischito di morire mille volte almeno ma quanti momenti incredibili avevo passato insieme ad Annabeth. - Allora che devo aspettarmi? - disse riportandomi alla realtà - i Titani?, un Dio scomparso?, tuo padre e i suoi fratelli che scatenano una nuova guerra? - non riuscì a trattenere le risate e contagiai anche lei che affondò nel mio petto e iniziò a ridere di gusto. - Niente del genere tranquilla - dissi per tranquillizzarla - Ho solo sognato il mio tuffo nello Stige - incrociai il suo sguardo e mi avvicinai a lei, - Ho sognato il giorno in cui ho capito di amarti -, - Oh Percy - disse cercando di non piangere e poi mi baciò, come non mi aveva mai baciato prima, e in quel momento seppi di avere tutto quello che potessi desiderare; stringere Annabeth, respirare il suo respiro, sentire il suo sapore, non avrei potuto chiedere niente di meglio dalla mia vita e l'unica cosa che desideravo era perdermi in quell'attimo per sempre.

Il suono di un corno ci riportò sulla terra, ci separammo dolcemente ma per qualche attimo ancora la strinsi a me perdendomi nei suoi occhi color tempesta che tanto amavo, - Meglio andare a cena - dissi prima che la voglia di baciarla di nuovo crescesse ancora. Ci avviammo verso il padiglione dove già tutti avevano preso posto, - A dopo - disse baciandomi la guancia, - No aspetta - le presi la mano prima che si allontanasse per raggiungere il suo tavolo, iniziavo a sentirmi nervosissimo, ma sapevo di non poter più aspettare, - Vieni con me - feci strada fino ai piedi dell'altare e mi rivolsi a Chirone mentre la mia ragazza mi guardava come se fossi impazzito, - Chirone scusa potrei fare un piccolo discorso prima della cena?, è importante - Chirone mi guardò in modo interrogativo ma infine fece un gesto di consenso, sorrisi ad Annabeth che cercava di capire cosa diavolo mi passasse per la testa e mi rivolsi all'intero campo; - Ehm scusate se faccio gridare il vostro stomaco ancora un po' ma ho bisogno di fare una domanda importante ad una persona importante - tutti gli occhi dei presenti si puntarono su di me e silenziosamente invocai il nome di mio padre per cercare di non perdere il coraggio. Mi voltai verso Annabeth e presi dalla tasca la moneta che avevo portato con me per tutto il giorno, - Cos'è? - sorrisi e feci un respiro profondo, ora o mai più pensai, - Solo una cosa che mi ha mandato Jason -, lanciai in aria la moneta che roteò libera prima di cadere, l'afferrai al volo e chiusi il pugno, ma quando riaprì la mano la moneta era sparita, al suo posto c'era un piccolo anello d'oro con un diamante incastonato. Annabeth non credeva ai suoi occhi, sembrava quasi che non respirasse più mentre fissava l'anello nella mia mano. - Percy cosa stai....? - mi inginocchiai di fronte a lei che stava cercando in ogni modo di mantenere la calma, mentre dai tavoli le ragazze sospiravano e i ragazzi facevano fischi allusivi, - Annabeth Chase figlia di Atena - voglio essere sincero, se c'era qualcuno che stava provando a non svenire quello ero io, - Tu sei l'amore della mia vita, l'ancora della mia intera esistenza su questa terra e sai per certo che non è una metafora - le lacrime iniziarono a scorrere copiosi sul viso di Annabeth e in quel momento l'unico pensiero che mi attraversava il cervello era che non avevo mai visto niente di più bello in vita mia, se Afrodite in persona fosse apparsa in quel momento non l'avrei degnata di uno sguardo. - Abbiamo vissuto mille avventure insieme, e ogni giorno passato con te è stato magico, ma l'avventura più grande a cui riesco a pensare è passare il resto della mia vita a renderti felice - Annabeth mi sorrise e le presi la mano stringendola nella mia, - Con la benedizione di mio padre Poseidone e di tua madre Atena, che mi è stata concessa ieri durante la nostra visita, e di fronte a questi testimoni io giuro che ti amerò per tutta la vita e ti chiedo, vuoi farmi l'onore di essere la mia sposa? -. L'intero campo si ammutolì, nessuno emetteva un fiato. Annabeth non parlava e questo mi rese più nervoso di quella volta in cui mi trasformarono in un porcellino d'india, - Si! - disse infine e in quel momento dimenticai anche come si faceva a parlare, - Si, Percy Jackson, figlio di Poseidone, lo voglio -. Feci scivolare l'anello al suo dito e mi rialzai per baciarla, l'intero campo scoppiò in un grande applauso mentre la sollevavo da terra per stringerla a me ancora di più. - Ti Amo Sapientona - le disse senza riuscire a smettere di sorridere, - Ti Amo anchi'io Testa D'alghe -, e in quel momento poco importava che 60 semidei ci stavano guardando facendo risatine e fischiatine, poco importava che i nostri genitori dall'Olimpo ci osservassero, l'unica cosa che m'importava era che stavo per vivere l'avventura di una vita, con la persona che oramai era diventata la mia vita.

   
 
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