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Autore: evanjelyon anthesis    26/02/2005    1 recensioni
Questo era un "tema", un esercizio di antologia per descrivere un luogo _tra l'altro dove ho preso D/O_ ed ero curiosa di vedere le varie reazioni anche se so che non è un poema... La stellina di mia nonna che adesso mi guarda insieme a tutte le altre stelle^^
Genere: Malinconico, Poesia, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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stella

 

Mi muovevo lentamente. Infilai la chiave nella toppa. Girai la chiave; la estrassi. Sempre con cautela aprii la porta. Sul tavolo c’era la bottiglia d’acqua della solita marca, la pianta nel vaso e delle riviste ammucchiate nell’angolo; tutto era rimasto intatto.

Aprii il frigorifero. Dentro c’era il burro, il latte, uno yogurt, una bottiglia di spumante aperta la scorsa Epifania (il cucchiaino sull’orlo ricordo perfettamente come ce l’aveva messo), del formaggio. Il resto l’aveva già buttato la mamma. Lo richiusi. Aprii la dispensa. Dentro vi trovai il sacchetto dei crackers, e poco altro. La richiusi piano. Aprii la porta della cucina; me la chiusi alle spalle. In soggiorno passava poca luce, così premetti il tasto per accendere il lampadario. Sul tavolo c’erano tanti fogli, pratiche, assegni, appunti, bollettini. Le tre sedie erano sotto il tavolo. Una era fuori posto. Attraversai l’ingresso. C’era una strana sensazione lì. Aprii la porta del salotto, entrai. Mi sedetti sul divano. Sul tavolino c’erano… erano proprio davanti a me, come se avessi potuto dimenticarmi. C’erano i suoi occhiali. Le lenti erano ellittiche, la montatura era color oro. Li riposi sul tavolino. Mi alzai tenendomi le ginocchia. Sorpassai il tavolino, giunsi al mobile. Presi una fotografia. C’erano lei e Alessandro e Annachiara, i suoi nipoti, un po’ di anni fa. Erano a Gardaland, in gita con la scuola. Mi aveva riportato una maglietta bianca con scritta grande l’insegna.

Erano il suo orgoglio, parlava sempre di lui. Non saremmo mai stati grandi abbastanza.

Non ne sarò mai sicura, dice che io ero la sua stella, le faceva sempre piacere se la chiamavo quando ero in gita. La riappoggiai piano sulla mensola più alta. Feci un po’ avanti e indietro nella stanza. Mi decisi a uscire.

A destra c’erano le scale, portavano al piano superiore.

Salii a due a due gli scalini, finita la seconda rampa entrai nella camera a sinistra, quella dove dormiva.

Mi sedetti sul letto. Erano davvero tante le emozioni legate a quel luogo.

  
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