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Autore: Lux in Tenebra    18/07/2015    4 recensioni
La chiamavano "faccia di cera" e lei non lo impediva. Si limitava a fissare vagamente il pendolo dell'orologio che ondeggiava mentre una lama si abbatteva implacabile, diretta alle sue spalle.
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeff the Killer, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Cuore di cera
 



ATTENZIONE: fatti e luoghi nominati in questa fiction sono inventati di sana pianta. (Eh… era per avvisare xD.)
 



1. Nelle tenebre.

Le luci dei lampioni illuminavano le lunghe strade di Rosanna, piccola cittadina abbarbicata sulle montagne, lampeggiando a tratti per i cali di corrente che si verificavano abbastanza di frequente nella zona. Le ultime macchine rincasavano nella notte scura, immettendosi sui pacifici vialetti di lastricato che conducevano a svariate case nella zona medio alta della città, posizionate tra la fitta vegetazione lussureggiante, ove i residenti si avvalevano spesso dei titoli della borghesia più illustre, vantando, con enorme pomposità, ricchezze che tutto sommato non possedevano.
La modestia per i cittadini di Rosanna era una qualità rara.
Vi era solo una famiglia che si sarebbe potuta discostare da quella gente priva di un metro di giudizio sensato e poter dichiarare, veramente, di avere una valanga di soldi: quella era la famiglia Dountousse.
Ricchi sfondati e fregiati in un passato remoto del titolo nobiliare di conti, la famiglia Dountousse era nata e vissuta in Francia fino allo scoppio della rivoluzione. Riuscita a fuggire per una soffiata di un borghese che aveva avuto la “fortuna” di fare affari con loro, emigrò poi in America con la metà dei suoi beni nascosti nella stiva della caravella Anne Marié, usata precedentemente per i loro affari commerciali ed in seguito come mezzo per la fuga, riuscendo a salvarsi per miracolo dopo un lungo viaggio in balia dei corsari dell'Atlantico e delle onde burrascose. Infine, dopo lunghi mesi di stenti in mare, toccarono terra e raggiunsero le Americhe, restandovi fino ad oggi, afosa serata di una notte estiva d’agosto dell'anno 2012.
Erano le ore ventitré e cinquantanove minuti, il ticchettio del bisunto e quasi marcio orologio a pendolo scandiva gli ultimi secondi della vita da quindicenne di Mae Dountousse, primogenita della famiglia, rinominata con affetto "faccia di cera" dalla madre Camille.
La giovane fissava con sguardo assente le lancette di mogano segnare la mezzanotte, pronunciando poi un flebile "auguri Mae" a mezza voce appena un rumore tetro risuonò dall’orologio, diffondendosi ad onde nell’aria e rimbalzando sulle spesse pareti di pietra e calcestruzzo.
 
Doon, doon, doon.
 
Sua madre avrebbe tanto voluto farlo aggiustare, poiché ripeteva sempre, come una cantilena infinita, quanto quel suono la inquietasse, facendole rizzare i corti peli biondi sulla schiena.
“Sembra quasi un ammonimento. Come se di qualcuno di noi dovesse morire ora…” diceva la donna a bassa voce, facendosi il segno della croce per pura scaramanzia e pregando la Madonna di scacciare via il male.
Mae però, a differenza della madre, trovava che quel suono fosse meraviglioso:
Non riusciva mai a fare a meno di bloccarsi appena questo giungesse alle sue orecchie. Era una specie di strana mania. Qualsiasi cosa stesse facendo, si fermava, diventando come una statua di marmo e fissava il luogo da cui proveniva il suono con sguardo assente, non muovendo neanche un muscolo.
Conclusi i consueti festeggiamenti per il suo compleanno, prese in mano il libro che aveva in grembo, si alzò di scatto dalla sedia, facendola rovesciare per terra, e si diresse al piano di sopra con passo sostenuto. Proseguì il suo cammino, ignorando completamente il mobile che implorava di venire rialzato da terra, e si infilò in camera sua.
Posò la mano sull’interruttore, trovandolo nonostante non ci fosse una sola luce accesa in casa: conosceva dannatamente bene quel posto, meglio di ogni altra cosa al mondo, e non era raro vederla aggirarsi per i corridoi nel buio della notte, facendo credere ai curiosi che ci fosse un fantasma che infestasse la villa.
La lampadina non si accese né la ragazza provò ad insistere oltre.
Un raggio di luna dai riflessi argentati, filtrando dalla finestra semiaperta, tradì la presenza di qualcosa di liscio e lucente, simile alla superficie di un lungo specchio pulito con una cura maniacale, tenuto in aria all'altezza delle sue ginocchia.
La fanciulla non emise un fiato e né si mosse, mentre un'ombra celata dalle tenebre di un angolo, con uno scatto fulmineo, calò l'oggetto verso il suo cuore ed esclamò queste esatte parole con una voce tagliente come la lama di un rasoio appena affilato:
" Torna a dormire!"
 


°°°°
 


Angolo dell’autrice:
Ogni volta che inizio una nuova storia non so mai cosa dire in questo angolo nascosto a fine pagina. Si potrebbero dire innumerevoli cose però non vorrei superare le righe del testo lol!
Sono consapevole che iniziare una storia su un Jeff IC è un’impresa, ma ognuno deve affrontare le sue sfide e questa è la mia, per ora XD.
Le mie intenzioni attuali sono: non fare una storia da favola, quindi se siete qui per questo non vi conviene restare.
Questa storia punta ad assomigliare ad un incubo, bizzarro a tratti e inquietante in altri.
E mi raccomando, ci sto mettendo tanta cura in questa storia, quindi cercate di leggerla come se steste leggendo un libro su cui avete speso la paghetta e non come una comune fanfic.
Detto questo, per ora il rating si limiterà sull’arancione, ma potrebbe passare a rosso se la storia lo esige.
9)o*u*o)9 e se la storia vi piace… no, basta con sti annunci da attention whore, ho chiuso con quell’atteggiamento U-U.
Passate un giornata all’ombra, che al sole ci si cuoce come le ove (espressione dialettale che significa “uova”).
Il mio pc implora una ventola nuova.

°Lux In Tenebra°
   
 
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