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Autore: MauraLCohen    18/07/2015    4 recensioni
Il gradino più basso è quello in cui si precipita... Prima di cadere ancora e scoprire che c'è sempre di peggio.
[DAL TESTO: Era questo il problema – la paura – che legava Ian a tutti gli altri: egli era abbastanza forte da sopportare il silenzio del suo cuore ma gli altri? Loro no... E si dovevano aggrappare a lui come se fosse un'ancora di salvezza...]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Solo così (non) si affonda

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Ed era l'ennesima volta che Ian raccoglieva i cocci di ciò che restava di se stesso.
Poteva vagare per giorni e giorni senza una meta, tanto sapeva che ciò che cercava non era né un luogo né una persona... Era cosciente che non avrebbe mai trovato ciò che voleva se avesse continuato a cercarlo negli altri.
Ciò che aveva perso era solo suo e nessuno avrebbe potuto restituirglielo; doveva avere lui la forza di riprenderselo. Anche se ormai era (quasi) impossibile.
Troppo tempo era passato e in lui la voragine si era risanata del tutto, non lasciando più spazio per niente e nessuno.

Ian era diventato una roccia dura e inscalfibile... Talmente resistente da permettere agli altri di nascondervisi dietro e trovare riparo; un uomo abbastanza forte per sorreggere tutti, grazie a quel muro che negli anni si era costruito, imparando a farsi scivolare le cose addosso. E ormai nulla poteva distruggerlo: in tanti ci avevano provato, in pochi ci erano riusciti. Era impossibile. Questo era chiaro a tutti, anche a chi riusciva a stargli vicino e provava a capirlo.

Ed Ian sapeva che, in fondo, sarebbe stata un'altra, grande bugia che si sarebbero concessi, fingendo che sarebbe potuta durare... Perché, semplicemente, era giusto così; era più semplice decidere di fingersi felici, di vedere solo ciò che volevano vedere e di lasciar correre quello che era l'ennesimo inganno, per poter mischiare le carte e non rimanere soli.

Era questo il problema – la paura – che legava Ian a tutti gli altri: egli era abbastanza forte da sopportare il silenzio del suo cuore ma gli altri? Loro no... E si dovevano aggrappare a lui come se fosse un'ancora di salvezza; ma non avevano messo in conto che, come ogni armatura, anch'essa nascondeva qualcosa al suo interno: un nucleo più fragile e ben nascosto, del quale rimaneva poco e niente.

Chi lo guardava non lo avrebbe mai neanche pensato, ma chi incontrava gli occhi di Ian e ne comprendeva lo sguardo, su quel dolore, ci avrebbe scommesso entrambe le mani. Cosa che a lui non importava, non voleva nessuno con sé, sapeva di doversela cavare da solo... Era quello l'unico modo. Inutile negarlo. Così si limitava a guardare, in silenzio, il suo riflesso: non gli rimanevano neanche più lacrime da piangere, le aveva versate tutte tempo prima, lasciando così lo spazio solo alla rabbia che poco a poco se lo stava mangiando come un male incurabile che non vuole fermare la sua corsa perché prima deve uccidere lentamente.

Molti la chiamavano apatia, ma non lo era... Certo che no. Quella era semplice rassegnazione che col tempo era diventata una certezza ed un punto di partenza, sul quale ricostruirsi da capo... Di nuovo, per l'ennesima volta. Era semplicemente un ciclo che si ripeteva, di volta in volta, con risultati sempre più distruttivi; era impossibile fermarlo e Ian non ci provava neanche più: si era arreso a se stesso e ai suoi demoni, aveva deciso di non combatterli più, li avrebbe lasciati fare... Sperando che, magari, riuscissero a portarselo via il prima possibile. Non valeva più la pena di combattere, non aveva più nulla da perdere né, tanto meno, da guadagnare... Era arrivato il momento di raccogliere ciò che aveva seminato. Senza rimpianti. Doveva fingersi soddisfatto, non poteva dare agli altri la soddisfazione di averlo fatto crollare. No, non lo avrebbero mai visto a terra. Sarebbe morto altre mille volte dentro di sé, si sarebbe distrutto e disprezzato fino alla fine ma mai lo avrebbe fatto vedere. Era giusto così! Bisognava vivere in quell'illusione che si era creato, finché non sarebbe crollata, lasciandolo disteso al suolo con altri frammenti da ricomporre, in silenzio, senza che nessuno lo vedesse; perché così doveva fare. Perché così aveva sempre fatto. E fino ad allora aveva funzionato: nascondere la tempesta e mostrarsi sempre calmi, quello era il modo per non affondare, Ian lo sapeva. Solo così - solo fidandosi di se stesso e affidandosi a ciò che aveva imparato – ce l'avrebbe fatta.

Forse. 

   
 
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