Mancava davvero poco. Vero, Easley? Soltanto un’ultima freccia, scagliata debolmente in direzione di quelle creature che laceravano avidamente la tua carne. Come potevano degli esseri talmente insignificanti ridurti in quello stato, piegarti al loro cospetto, inerme e disperato?
Assaporavi l’amaro sapore delle tue stesse menzogne, Easley. La verità ti scivolava addosso e bruciava, ti lacerava più di quelle insaziabili bestie, e, mentre la tua anima urlava, soffriva, piangeva e compiangeva la sua miseria, il tuo volto restava impassibile di fronte al tuo stesso dolore e al meraviglioso viso della morte. Da quanto tempo andava avanti tutto questo, Easley?
Falso, bugiardo, ipocrita. Questa recita sembrava continuare da secoli ed essere destinata a prolungarsi all’infinito. Andava davvero bene così? Il ricordo di quella orrenda battaglia attraversava la tua ormai vacillante mente, vedevi la tua figura mentre si inchinava, si prostrava al cospetto quell’essere mostruoso, della cui fredda spada sentivi ancora il sapore, della cui lama ancora gemevi in preda al dolore. Ascoltavi le tue parole mentre, devastato e colmo di rimorso, le giuravi fedeltà. Sulla tua lingua, ancora il gusto di quelle segrete lacrime che avevi versato a causa della frustrazione, della delusione e del palesamento della tua pungente inferiorità.
Eri cambiato, Easley. Avevi allontanato la tua migliore alleata, la tua arma più efficace, insieme all’umano di cui ti eri preso cura, che avevi tenuto al sicuro sotto la tua fredda e menzognera ala, tutto ciò al mero e vano scopo di salvare loro la vita. Da quando i sentimenti avevano preso il controllo del tuo gelido cuore?
Sentivi la vita scivolare tra le tue tremanti dita, sempre in cerca del calore di una famiglia. Avresti voluto che quella recita durasse un po’ di più, anche un solo misero secondo. Anelavi alla felicità, a quella splendida e momentanea illusione che ad un guerriero non era mai concessa.
Quanto faceva paura la morte, Easley? Sembrava chiamarti, sedurti, col suo dolce quanto falso sorriso. Ti assomigliava. Era quella la sensazione che provavano le disperate guerriere a cui avevi rivolto la tua spada? Quanta sofferenza avevi causato? Quante vite avevi spezzato, quanti sogni distrutto?
Quel desiderio di vita è ormai lontano, Re dell’Argento. Solchi lentamente un percorso che sembra non avere fine, mentre luci dorate ti circondano, danzano. Dei fiori argentei cantano la loro triste melodia, mentre un malinconico sorriso si dipinge lentamente sul tuo volto rassegnato. Ti incammini per quel falso paradiso che, dietro la sua bellezza, cela solitudine e rimpianto, alla ricerca di un Dio di cui non conosci il volto.
“Avrei voluto che quell’effimera famiglia rimanesse tale ancora per un po’.”

Angolo autrice !
Grazie infinite per aver letto questa piccola schifezza che la mia mente ha partorito in preda alla sofferenza per la morte del mio personaggio preferito che avrei dovuto superare molto tempo fa. Spero che vi sia piaciuta almeno un po' e vi invito a lasciare una recensione - positiva o negativa che sia - così che io possa anche imparare qualcosa di nuovo!
Grazie ancora e alla prossima!