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Autore: psychart    18/07/2015    7 recensioni
"[..] Perciò, posò una mano sulla guancia del riccio e la accarezzò dolcemente. Ma Harry, con gli occhi bassi, non alzò mai la testa per guardarlo. Stava lì, immobile, con la mente altrove.
Louis si allontanò, prese la giacca e andò via.
Da Zayn."
Se si unisce il blu e il giallo, si ottiene il verde. Se invece si vuole l'arancione, basta mischiare il giallo e il rosso. Il mondo dell'arte sarebbe semplice se si fermasse a questo. Ma si sa che l'arte non è solo una scelta di colori. I colori, nell'arte della vita, non si fanno scegliere. Decidono loro come unirsi. E, in alcuni casi, creano combinazioni perfettamente armoniche. Per citarne uno, si può pensare a New York, ad un negozio di materiale artistico ed ad un particolare verde smeraldo che decide di unirsi ad un azzurro fiordaliso. Poniamo che, al tutto, si aggiunga un caldo marrone, precisamente un rame perlato, e diamo inizio alle danze.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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Prologo

La foschia aveva abbandonato il cielo durante la notte, senza che nessuno se ne accorgesse, come un mantello scuro, e stava lasciando spazio ai toni più leggeri e delicati dell'alba.
E nonostante l'ora, anche il freddo si stava allontanando.
Washington Square Park era quasi vuoto e calmo, e Harry pensava che non ci fosse niente di meglio di una New York deserta, al fiorire di una nuova giornata.
Il ragazzo dagli occhi di smeraldo si lasciò cadere ai piedi di una quercia, incurante della rugiada depositata sull'erba perfettamente tagliata.
Washigton Square Park, nonostante fosse molto famoso, non era tra i più grandi parchi di New York.
Niente a che vedere con Central Park, le cui vie tra gli alberi erano popolate anche nelle ore più scure della notte. Ma a Harry piaceva. Era un bel posto in cui andare a rifugiarsi. Stava ore a guardare come l'intera città cambiava dalla notte al giorno. Harry guardava tutto e tutti, facendo tesoro di ogni attimo e di ogni sfaccettatura della realtà per rendere la sua vita un'eterna opera d'arte. Era una sfida persa in partenza, perché per rappresentare pienamente ciò che lui osservava, doveva prima comprenderlo.
Difatti, non comprendeva quella donna che camminava velocemente con il caffè in una mano, una valigetta nell'altra e un telefono in bilico tra la spalla e il suo orecchio. Perché non si fermava semplicemente a contemplare i colori dell'alba?
Non comprendeva quell'uomo che veniva ogni mattina a far colpo su una donna che passava di lì per i soliti esercizi mattutini. Perché non assaporava la visione di ciò che era il riflesso del suo sentimento verso di lei, scegliendo invece di accontentarsi solo di essere l'ennesima prova di una realtà banale e superficiale?
Non comprendeva neanche quel signore cieco, che portava a spasso il suo cane e, guardandolo, si chiedeva se avesse mai visto il leggero rosa che si faceva spazio tra gli alti edifici, o l'azzurro intenso dell'acqua della fontana. Lo invidiava. Invidiava il fatto che quel cieco potesse avere l'illusione di vivere in un mondo che andava al di là della semplice realtà visiva.
Guardava, e si domandava cos'altro fossero quelle persone oltre a una donna in affari, un uomo innamorato, o un cieco solo.
Si domandava se tutte quelle persone sapessero che sotto di loro ci fosse un cimitero di oltre duecentomila persone.
E soprattutto si chiedeva se pensassero mai che nello stesso posto, e alle stesse ore del mattino potessero essere esistite altre persone che correvano, che amavano e che si sentivano soli.
A Harry piaceva pensare di sì. E gli piaceva pensare anche che chissà quanto tempo prima, un ragazzo, chissà chi, e chissà per quale motivo, stesse seduto sotto l'ombra di una quercia alle cinque del mattino, a bagnarsi i pantaloni di rugiada e a guardare un nuovo giorno nascere.
Harry diede un'occhiata automatica all'orologio al polso.
-Oh no!- si alzò improvvisamente, cercando di non inciampare nei suoi stessi piedi.
Raccolse tutte le sue cose e si mise a correre, senza pensare ai pantaloni sporchi.

                                                                                            
***


Un nuovo giorno. Sì, un nuovo giorno uguale a quello precedente e a quello prima ancora. 
Assaporando l'ultimo residuo di nicotina, Zayn lasciò cadere la sigaretta a terra, non curandosi di raccoglierla e buttarla nel cestino più vicino. Nessuno se ne sarebbe accorto, sarebbe stata un'altra delle tante sigarette abbandonate al suolo. Non aveva tempo di pensare a queste cose, o meglio, non gli interessava farlo. Camminava in fretta, nonostante fretta non ne avesse affatto.

Pensava a quel pennello che cercava tanto e che non riusciva a trovare, quando si scontrò con una persona e del caffè si rovesciò sulla sua maglietta. Furioso guardò in faccia la povera malcapitata, e con uno sguardo di ghiaccio la rimproverò con parole poco gentili. La donna fece delle scuse affrettate e, buttando il bicchiere ormai vuoto in un cestino, si allontanò con il telefono ancora all'orecchio e una valigetta in mano.
Avvicinandosi al parco, scorse l'uomo che, come ogni mattina, cercava di attaccare bottone con la solita ragazza di turno, la quale correva all'alba più per mettersi in mostra che per fare esercizio fisico.
-Non capisco chi sia più stupido fra i due..- borbottò Zayn fra sé e sé.
Cercò di attraversare la strada il più velocemente possibile, ma fu rallentato da un vecchio con un cane che probabilmente si era deciso a fargli perdere tempo.
Lo sorpassò, accendendosi un'altra delle sue amate sigarette.
-Gentile come al solito, Zayn.-
Con un lieve sorriso e ancora la sigaretta tra le labbra, si voltò e vide il suo migliore amico che, con gentilezza, aiutava il vecchio di prima ad attraversare.
-Rompicazzi come al solito, Louis.-
Lo aspettò e, una volta che venne raggiunto, si incamminarono insieme verso la solita caffetteria su Mercer Street, il Think Coffee. Si sedettero al tavolo all’entrata, quello vicino alla finestra, e ordinarono due caffè.
-Era cieco, Zayn. Immagino che non te ne fossi neanche accorto.-
-Come se mi interessasse. Ma perché ripensarci? Fortunatamente c'eri tu, il buon samaritano, a salvarlo dalla strada.- rispose il moro con sarcasmo.
-Non bisogna essere un personaggio degno della Bibbia per aiutare un pover'uomo.-
-Oh, probabilmente lo hai fatto talmente tante volte da conoscere anche il suo nome.. signor, mh, Robinson? Sì, quella era decisamente una faccia da Robinson, con tanto di cane.-
Louis sbuffò, mescolando il caffè per far sciogliere lo zucchero di canna. Abbassò lo sguardo e si girò verso la finestra.
-..Signor White. E poi i Robinson non avevano un cane.-
Zayn gli rivolse un'occhiataccia.
-Sei assurdo.-
Louis non diede peso alle parole del suo amico e continuò ad osservare la strada, notando una figura riccia dal passo affrettato svoltare l'angolo, facendo cadere un pezzo di carta a terra. Senza pensarci, si alzò, uscì dalla caffetteria e raccolse il foglio, per poi cercare invano di raggiungere il proprietario. 
Zayn, nel frattempo, lasciò i soldi sul tavolo e si affiancò all'amico.
-Cosa stai facendo? Hai visto un altro vecchietto in difficoltà? Cos'è quello, il foglio delle sue ultime analisi del sangue?-
Louis decise di non rispondere e si mise ad osservare il contenuto del foglio. 
Un ritratto.
Uno splendido ritratto a matita.

Senza rendersene conto, rimasero entrambi ammaliati dall'accuratezza dei dettagli di quel disegno, soffermandosi sullo sguardo di smeraldo di quegli occhi di grafite.



Attenzione: Con questo scritto (non a scopo di lucro) non intendiamo fare rappresentazione veritiera dei personaggi, nè offenderli in alcun modo.  
(Emerald Crystals si trova anche su Wattpadd)



   
   
 
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