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Autore: Gemad    18/07/2015    1 recensioni
"La luce dei raggi solari attraversa pigramente la finestra della camera di un giovane addormentato. Quando si fosse svegliato, da lì a poco, avrebbe realizzato che quel giorno era una data speciale, quella della partenza per Hogwarts."
Provate a pensare ai figli di Harry Potter e dei suoi amici, anzi, ai figli dei loro figli. Ci siete? Bene, ora aggiungete un pericolo incombente, un pericolo che per Harry e i suoi amici è impossibile affrontare. L'unica soluzione possibile per loro è comunicare con i pronipoti, sempre che riescano a trovare un modo per mettersi in contatto con loro.
Genere: Avventura, Azione, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 17


Le settimane sono passate e tutto procedette nel migliore dei modi per tutti. Le lotte tra i Serpeverde ed i Grifondoro si sono attenuate dopo l’esagerazione avvenuta in Sala Grande. Tutti si erano resi conto del fatto che avessero sbagliato e che era ora di stipulare una tregue temporanea. Fu così che, dopo aver sospeso per punizione alcune attività extra-scolastiche per dieci giorni, i Serpeverde ed i Grifondoro si incontrarono segretamente nei pressi del Campo da Quidditch per decidere la durata della tregua.
–Non vogliamo scontri o provocazioni fino alla fine delle vacanze Natalizie- aveva chiesto James mentre parlava con il capitano della squadra di Quidditch di Serpeverde Daniel Payne. Ovviamente, il ragazzo accettò nonostante ci fossero parecchi mugugni e proteste sia da una parte che dall’altra ma alla fine, il patto fu sigillato con una stretta di mano tra uomini o, almeno, tutti pensavano fosse così.
Era arrivato Tom Sawyer, un ragazzo appartenente alla Casata di Corvonero ed era un ragazzo molto misterioso che non faceva trapelare alcuna notizia sulla sua vita privata, in nessun modo possibile. Se ne stava avvolto nel suo misterioso alone ma aveva un ruolo all’interno del Castello; se tu volevi qualcosa, lui te la procurava. Nessuno sapeva come, ma lui faceva sempre arrivare il pacco al destinatario in perfetto orario senza mai un ritardo.
Oltre al fatto che veniva soprannominato con il nome di “Fattorino”, che poteva sembrare un qualcosa di positivo ed innocuo, il suo secondo soprannome faceva cambiare idea anche ai più scettici; “La Serpe”, il che era strano siccome lui non fosse un Serpeverde. Era un ragazzo che si immergeva nelle Arti Oscure ed era un grande esperto ed appassionato dell’occulto e del soprannaturale. Era capitato lì per caso e aveva sentito tutto.
–Non sono affari tuoi Sawyer, perciò vedi di sparire- gli avevano detto parecchi ragazzi.
–Voi vi fidate dei vostri nemici?- disse lui col suo tono misterioso; non si capiva se si stesse riferendo ai Serpeverde o ai Grifondoro, ma riuscì a far cambiare idea a tutti del fatto che questo patto potesse funzionare davvero con una semplice stretta di mano.
–Lo sapevo- disse sorridendo Tom.
Il suo sorriso non era mai stato delizioso e carino ma incuteva timore e faceva arretrare la gente, figuriamoci se il suo volto appariva arrabbiato o furioso, anche se nessuno l’aveva mai visto in quello stato.
–Una stretta di mano non basta, non lo capite?- chiese Tom.
–E cosa suggeriresti?- chiese Eddie.
–Bè, ci sarebbe un modo per essere certi della fedeltà di qualcuno-.
–Sarebbe?- chiese stavolta Jonathan.
–Avete mai sentito parlare del Voto Infrangibile?-.
Immediatamente le facce di tutti i presenti sbiancarono di colpo; nessun Grifondoro aveva mai visto un Serpeverde così spaventato così come nessun Serpeverde non aveva mai visto un Grifondoro così spaventato. Era come se cento fantasmi fossero passati contemporaneamente attraverso i corpi di ogni singolo studente presente a quell’incontro.
–I-io non credo che…- disse improvvisamente James.
–Oh povero Grifondoro che se la fa sotto per uno stupido Voto Infrangibile!- esclamò Payne che non sembrava spaventato della cosa.
Non dovevano sfidare James e nemmeno provare a rivolgersi a lui con quello sguardo.
–Non fare stupidaggini amico, non ne vale la pena- gli disse Gary particolarmente agitato.
–Gary ha ragione- si aggiunse Eddie così come la maggior parte dei Grifondoro.
–Lo sapevo, non avete il coraggio: più che leoni sembrate dei conigli- continuò Payne.
–Nessuno sa come si pronuncia un Voto Infrangibile idiota di una Serpe!- esclamò stizzito James.
–Io lo so fare mio caro compare- s’intromise Tom. James rimase spiazzato della cosa, ma sapeva che quel Corvonero aveva le capacità di farlo.
–D’accordo, facciamolo- rispose il Grifondoro allungando il suo braccio sinistro con la mano tesa in avanti. Payne adesso non faceva più il gradasso, anzi. Non sembrava capace di capire che il suo rivale era pronto a sottostare ad un Voto Infrangibile. Anche se un po’ esitante, allungò il braccio destro e strinse la mano del Grifondoro.
Tom aveva già estratto la bacchetta e la fecero passare attorno alle due mani congiunte che, in quel momento, rappresentavano i Grifondoro ed i Serpeverde. Delle corde sottili, trasparenti e violacee apparirono dal nulla.
–Vuoi tu, Daniel Payne, giurare di non toccare con le cattive intenzioni un Grifondoro fino alla fine delle vacanze Natalizie?-.
–Lo giuro- rispose il Serpeverde che non distoglieva lo sguardo dagli occhi dell’altro ragazzo.
–Vuoi tu, James Felton, giurare di non toccare con le cattive intenzioni un Serpeverde fino al termine delle vacanze Natalizie?-.
–Lo giuro- rispose sicuro e fiero James.
–E, se nel caso qualche Serpeverde e Grifondoro dovessero avere uno scontro corporeo, vi prenderete le responsabilità dell’accaduto?-.
I due distolsero lo sguardo ed incominciarono a concentrarsi su Tom che aveva un ghigno in faccia. Era ovvio che per “responsabilità” intendeva una sola cosa: la morte. –Lo giuriamo!- esclamarono i due.
Dopodiché, il Corvonero alzò la bacchetta e i le corde formatesi nelle mani dei ragazzi sparirono anche se il segno lo si poteva ancora vedere; era chiarissimo sulla pelle quanto la luce del sole nell’ora di punta. Tutti i ragazzi, quel giorno, presentavano dei volti cadaverici e temevano che qualcuno potesse fare quello che d’ora in avanti, ovvero fino alla fine delle ferie Natalizie, era proibito.
Fortunatamente, nessuno fece quella stupidaggine, nessuno si prese a colpi in faccia e né James né Payne creparono. Jackson, nelle ultime settimane, invece, non era più riuscito ad incontrarsi con il Preside Sinister, sempre a causa del fatto che il professore viaggiasse per motivi di lavoro, rinviando il giorno che Jackson attendeva con ansia ma, ovviamente, il giovane Potter si chiedeva quando sarebbe arrivato quel giorno siccome il giorno successivo sarebbe dovuto partire con l’Espresso per Hogwarts verso casa sua.
Ma, nell’attesa di quell’incontro segreto, Jackson incontrava segretamente un’altra persona: Kaendra Chambers. Da dopo quel bacio avvenuto nella Torre di Astronomia, i due avevano continuato a vedersi all’insaputa di tutti e senza destare alcun sospetto. Persino Andrew non notava nulla. Era tutto così perfetto; si vedevano durante il coprifuoco nei giardini oppure in aule vuote del Castello e nessuno poteva disturbargli.
Era molto facile per Kaendra uscire dal suo Dormitorio e rimanere in giro per il Castello di notte siccome lei era un prefetto che disubbidiva agli ordini ed i compiti affidati. Mentre Jackson doveva dribblare e schivare le traiettorie che i prefetti tracciavano con gli occhi e pregare che non l’abbiano avvistato mentre spariva da un corridoio all’altro: se solo avesse avuto una mappa che gli avrebbe consentito di vedere i movimenti delle persone in tutto il Castello! Peccato che, secondo il ragazzo, strumenti del genere non esistevano.
La Serpeverde ed il Grifondoro si vedevano anche durante le ore di lezione. Quando condividevano le lezioni insieme, cercavano in tutti i modi di stare vicini senza farlo notare e, ogni tanto, si lanciavano qualche occhiatina o sorriso. Una volta, per sbaglio, Jackson aveva sorriso alla compagna di banco di Kaendra che, di conseguenza, gli fece vedere il suo grande e lungo dito medio davanti alla faccia.
Il giovane Potter non riusciva a rialzare la testa per la vergogna e Kaendra non la smetteva di ridere. Però, quello era l’ultimo giorno dove potevano restare insieme prima di prendere l’Espresso per Hogwarts. Lei aveva trascinato il ragazzo per i giardini di Hogwarts fino ad inoltrarsi di qualche centimetro nella Foresta Proibita.
–Guarda!- disse lei indicando quella che sembrava una vecchia e piccola capanna –L’ho trovata quando stavo cercando alcuni ingredienti per la lezione di Pozioni. Essa era una piccola casa con un delizioso tetto appuntito che, però, è stato rovinato dal tempo che era passato inesorabilmente.
–Ma quanti anni ha?- chiese Jackson sorpreso.
–Deve avere più di cento anni probabilmente- gli rispose la sua ragazza.
–Ma a chi è appartenuta?-.
–Non ne ho idea, però possiamo provare ad entrarci dentro- propose Kaendra.
Un piccolo brivido di eccitazione e di sete di avventura circondarono il ragazzo che moriva di curiosità.
–D’accordo, andiamo-. Provarono ad aprire la porta, ma la ruggine presente nei cardini della porta fatta in legno ormai marcito, non gli favoriva.
–Aspetta- disse Jackson che non permise alla Serpeverde di sfondare con un calcio la porta.
Guardava la casa e gli sembrava familiare, gli sembrava di aver già visto questa abitazione. Non capiva perché, non capiva come, ma si abbassò e da dentro ad una pietra scovò una chiave che entrava perfettamente nella fessura della serratura.
–Come hai fatto?- chiese stupita Kaendra dopo essere entrata. –Intuizione- mentì Jackson che, però, aveva capito perché quell’ambiente gli sembrò familiare. Suo nonno deve essere stato qui in passato. Incominciarono ad esplorare la casa ed immediatamente i ricordi affioravano da soli nella mente di Jackson ogni volta che entrava a contatto con un oggetto polveroso.
Toccava il tavolo e sentiva l’odore dei biscotti caldi ma sentiva anche dolore ai denti, come se avesse morso una roccia durissima. Poteva sentire il fuoco acceso nel cammino, poteva sentire un calderone che bolliva sopra il fuoco scoppiettante. Poteva persino vedersi seduto in una poltrona troppo grande e troppo comoda per un normale essere umano. Davanti a sé, riusciva ad intravedere, anche se a tratti, una figura alta e grossa, come se fosse un mezzo-gigante.
–A cosa devo questa piacevole visita?- gli chiese quell’uomo che presentava diversi peli e capelli bianchi in testa e nella folta barba.
–Sono venuto a chiederti un favore in realtà Hagrid- rispose Jackson.
–Davvero? E che genere di favore?- chiese sorpreso l’uomo.
Jackson non aveva idea di come facesse a sapere il nome di quell’essere gigantesco rispetto a lui.
–Mi stavo chiedendo fino a quanti anni potesse restare in vita un gigante- gli chiese.
–Un gigante?- chiese sorpreso Hagrid –Bè non saprei, penso che possono arrivare oltre i trecento anni se ne sono capaci-.
–Davvero? Ma allora tu…-.
–Non credere a quello che ti ho appena detto Harry! Io sono un mezzo-gigante, ricordatelo-.
–Sì ma siccome tu hai geni da Gigante da parte di tua madre e se quei geni prevalgono su quelli umani che ti ha donato tuo padre, allora la tua età si allungherebbe di anni se non decenni!-. Hagrid ebbe uno sguardo pensate e disse che poteva esserci la possibilità, benché rara, ma poteva succedere.
–Senti Hagrid, io ho un altro favore da chiederti allora-. Improvvisamente, Jackson non riuscì a vedere o a sentire con chiarezza quello che stava dicendo al mezzo-gigante. Poteva solamente comprendere qualche spezzone.
Le ultime cose che sentì furono “Colui”, “Aiuto”, “Più di cento anni”. –Jackson?- gli chiese la candida voce di Kaendra che lo fece tornare nella realtà.
–Cosa è successo?- chiese lui.
–Come?- chiese confusa lei.
–Cosa è successo?- ripeté il ragazzo.
–Siamo appena entrati- gli disse la Serpeverde.
Jackson rimase colpito perché pensava che fosse svenuto o entrato in trance per qualche minuto consecutivo. E invece no; non erano passati nemmeno dieci secondi. Alla fine, il Grifondoro se la cavò dicendo che stava scherzando.
–Idiota!- esclamò la Serpeverde divertita che gli prese la testa avvicinandola alla sua. Incominciarono a baciarsi, incominciarono ad esplorarsi e fare quello che non potranno fare per qualche giorno. Ormai si conoscevano a memoria, ormai sapevano come muoversi e sapevano come far star bene il proprio partner. Era tutto così maledettamente perfetto e piacevole, pensò Jackson che si era concentrato sui fianchi ed i capelli della ragazza che si era concentrata sui pettorali e le spalle.
–Promettimi che mi scriverai- disse lei tra le rapide pause che si manifestavano mentre continuavano a dar sfogo al loro amore.
–Lo prometto- gli rispose il ragazzo con tutta la sincerità del mondo; perché lui la voleva, lei lo voleva.
Lui teneva a lei e lei teneva a lui. Lui non avrebbe desiderato altre ragazze e lei non avrebbe desiderato altri ragazzi.
–Mi mancherai- gli disse lei.
–Anche tu- rispose Jackson. Dopo qualche altro minuto passato a contemplarsi l’uno con l’altra, si lasciarono, si divisero e diedero inizio a quel momento in cui due cuori dovevano restare divisi.
–Senti- gli disse Jackson prima di prendere un’altra strada per rientrare al Castello –Se io ti manco e magari sei triste, guarda in alto e vedrai che io sono sotto il tuo stesso cielo-.
Kaendra lo guardò e sorrise prima di mollargli un bacio sulle labbra –Buone vacanze Jackson-.




Angolo dell'autore: Allora cari lettori, sono veramente felice di essere riuscito a mettere una provvisoria pace tra i Serpeverde ed i Grifondoro anche se qua è stato tutto piuttosto forzato, mentre, invece, la relazione tra Kaendra e Jackson, a quanto pare, prosegue nel migliore dei modi e credo che voi tutti abbiate compreso cosa sia successo al giovane Potter nel momento in cui è entrato in contatto con quella "vecchia capanna".
Ora, tenterò di parlare un pò di come il Grifondoro vive all'interno della sua famiglia, cercando di approfondire la vita dei familiari; ci sarà qualche sorpresa piuttosto "sorprendente" oserei dire :)
Al prossimo capitolo!
   
 
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