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Autore: Valerydell95    18/07/2015    2 recensioni
"Oh, Svizzera era strano, strano davvero. Pragmatico, distaccato, scostante. Era come se avesse in odio tutto il genere umano. [...]
Ma Svizzera non era felice. Nadia sapeva riconoscere l’infelicità quando la vedeva e negli occhi di Svizzera era così evidente che sarebbe stato impossibile non notarla."

Ospite a casa di Svizzera per meri motivi formali, Polonia si ritroverà seduta accanto a lui ad ascoltare il suo racconto. Il racconto lungo una notte di una storia mai narrata a nessun altro, una storia da sempre e da tutti più o meno volutamente ignorata. La storia non di Svizzera, ma di Vash Zwingli. La storia delle sue lacrime, delle sue disillusioni, delle amicizie perdute, dei sogni realizzati e delle speranze morte, dei rimpianti e delle conquiste. Una storia lunga una vita.
[SwissPol / SvizzeraXFem!Polonia - Possibili e leggeri accenni ad altre coppie]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Polonia/Feliks Łukasiewicz, Svizzera/Vash Zwingli
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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A Lifetime Of Adventure

  

Prologo

 To relive a memory 

 

Go slowly now, sands of time
Still have some verses to pour
This wonder of life has led me home,
like a poet of Scotland once scribed”
(Tuomas Holopainen – Go Slowly Now, Sands Of Time)

  

Nadia non si aspettava di trovare Svizzera sveglio a quell’ora.
Era andato a letto presto, poco prima delle dieci, salutandola con sguardo freddo e senza augurarle la buona notte, uscendo dalla stanza prima che Nadia avesse avuto il tempo di rispondere. Quell’atteggiamento l’aveva irritata. Era un bene che, prima di partire, il suo superiore le avesse chiesto di controllarsi, perché altrimenti Nadia l’avrebbe volentieri afferrato per un braccio chiedendogli dove accidenti avesse lasciato la buona educazione.
Oh, Svizzera era strano, strano davvero. Pragmatico, distaccato, scostante. Era come se avesse in odio tutto il genere umano. Tranne la piccola Liechtenstein, ovviamente. Con lei era protettivo e premuroso.
Ma Svizzera non era felice. Nadia sapeva riconoscere l’infelicità quando la vedeva e negli occhi di Svizzera era così evidente che sarebbe stato impossibile non notarla. I suoi occhi erano duri, senza luce. Eppure i modi di Svizzera, così sicuri ed energici, facevano pensare che forse quella luce aveva brillato, un tempo. Forse un tempo aveva riso e pianto. Poi le vicende della vita avevano soffocato quella luce lasciandosi dietro occhi spenti e freddi.
Era notte fonda e Svizzera era in salone. Era seduto sul divano fissando le fiamme del camino, l’unica fonte di luce nella stanza. Fuori nevicava piano. Vash indossava un semplice pigiama grigio scuro, un colore che non gli si addiceva.
“Svizzera? Va tutto bene?”. Era complicato fargli una domanda, si rischiava sempre di sembrare invadenti. Svizzera detestava qualsiasi tipo di domanda che lo riguardasse a livello personale. Chiedergli come stava o cosa gli piaceva erano ottimi modi per farlo innervosire. Di solito la risposta era un’occhiata torva accompagnata da un secco ‘E a te che importa?’. Quindi Nadia si preparò a quel genere di reazione elaborando una risposta che…
“Non è niente.”.
Cosa gli prendeva? Non si era nemmeno girato a guardarla. La sua voce era calma e piatta, con una nota di tristezza.
“E allora perché te ne stai lì seduto a guardare il vuoto?”.
Svizzera non rispose. Perlomeno, non con le parole. Sì volto e la guardò per qualche secondo, per poi girarsi nuovamente.
“Vuoi che mi sieda vicino a te?”. Isolata dal contesto suonava come una domanda abbastanza stupida, ma Nadia sentiva di doverglielo chiedere. Svizzera non era Toris, non era Natalia, non era Feliciano. Svizzera era una persona che detestava anche solo che qualcuno gli desse una pacca sulla spalla.
“Mmh.”.
Nadia si sedette accanto a lui sul divano e lo guardò. Svizzera era bello, non lo poteva negare. I capelli biondi, il portamento fiero da soldato, anche l’atteggiamento chiuso e scontroso contribuiva a renderlo attraente. Gli dava quel fascino da bel tenebroso al quale Nadia preferiva da sempre i tipi dolci e un po’ impacciati, ma di cui capiva il successo.
“Quale è il problema?”.
“Nulla.”.
Che risposta poteva aspettarsi da uno come lui? Di certo non che le raccontasse la storia della sua vita. “Sicuro?”.
“Sì. O almeno, nulla di importante.”.
Ah. Ma allora c’era qualcosa. Forse si stava aprendo uno spiraglio.
“Se non è importante, perché ti fa stare sveglio?”.
Svizzera sospirò piano. Aveva una bella bocca. Nadia si domandò se qualcuno l’avesse mai baciata. Era quasi tentata di chiederglielo. Hai mai dato un bacio, Svizzera? Ti ha mai baciato qualcuno?  Ma dentro di sé intuiva quale fosse la verità. E non si era mai considerata sfacciata in quel tipo di faccende, però… Però a lei baciarlo non sarebbe dispiaciuto. Poteva anche immaginare come sarebbe stato. Un bacio intenso e appassionato, ma breve. Lui non era il tipo da baci lunghi. Non si fidava abbastanza del prossimo e non era abbastanza indulgente con se stesso.
No, baciare Svizzera non le sarebbe dispiaciuto affatto.
“Non parli mai con nessuno di quello che provi, tu? Nemmeno con Liechtenstein?”.
“Non voglio che sia triste. Soprattutto per cose successe tanto tempo fa.”.
"Devi parlare con qualcuno. Stare zitto non ti fa bene.”.
“Non ho bisogno di parlare con nessuno.”. La voce di Svizzera si fece dura. “Non ne ho mai avuto bisogno, sono sempre riuscito ad andare avanti da solo. E poi figuriamoci cosa succederebbe se ne parlassi. Inizierebbero tutti a chiacchierare, a farmi domande su domande, ad assillarmi, ‘come posso aiutarti, Vash?’, ‘voglio esserti vicino, Vash?’ e lo farebbero solo per stare con la coscienza a posto perché a loro non importa nulla di me, non gliene è mai importato, nessuno si è mai interessato a cosa provo o a cosa ho provato, mai!”.
Nadia lo guardò. “Svizzera…”.
“E’ questa la verità, pensi che non lo sappia? Io per loro sono solo Svizzera. Svizzera l’asociale, Svizzera il tirchio, Svizzera che ti spara se metti un piede nel suo giardino, Svizzera che sorveglia sua sorella a vista, Svizzera il cinico, Svizzera, Svizzera, Svizzera. E a loro importa solo di lui, di Svizzera.”. Strinse le labbra e chiuse gli occhi. “Svizzera. Tutti pensano a Svizzera. E nessuno pensa mai a Vash.”. Riaprì gli occhi e guardò il fuoco. “E così…”.
“Cosa?”.
“… E così a volte anch’io mi dimentico di Vash. E’ comodo. Triste ma comodo. Spesso mi dimentico di essere entrambe le cose e sempre più spesso sono solo Svizzera. A volte spero che un giorno Vash scompaia.”.
“Per l’amor di Dio, no!”.
“Invece sì. Sarebbe tutto più facile, sai? Niente più domande, niente più dubbi, niente di niente. Soltanto doveri e compiti. Soltanto Svizzera. E’ come la storia delle maschere di Pirandello. Indossare permanentemente una maschera invece che alternarne due. Perché tanto una delle due… non la guarda mai nessuno.”.
Nadia si sentì stringere il cuore. Rinunciare alla propria metà umana era la prospettiva più raggelante che avesse mai pensato. Lei non ce l’avrebbe mai fatta. E invece quel ragazzo considerava seriamente l’ipotesi di farlo. Che razza di coraggio aveva?
“Allora parlamene.”.
Svizzera la guardò inarcando le sopracciglia. “Di cosa?”.
“Di Vash. Svizzera non m’interessa. Voglio sapere di Vash. Voglio sapere la sua storia.”.
“No.”.
“Fino ad adesso ti sei lamentato del fatto che a nessuno interessa di Vash. Be’, adesso c’è qualcuno a cui interessa.”.
“Senti, andiamo a dormire e dimentichiamoci di questa conversazione, va bene?”.
Nadia gli afferrò il braccio. “Eh no, Vash.”.
“Ma che fai? Lasciami!”.
“Non è così che funziona. Smettila di scappare dai tuoi problemi.”.
Svizzera liberò il braccio e scattò in piedi davanti a lei. “Io non sto scappando da niente! Io non scappo dai miei problemi, sono gli altri che scappano! Sono sempre scappati, l’hanno fatto sempre! Ogni volta che stavo male, ogni volta che ero triste non c’era mai nessuno! Venivano da me solo quando gli serviva qualcosa e lo fanno ancora adesso! Loro se ne fregano di me! Ecco perché non mi importa nulla di loro e di quello che provano! A loro non è mai importato nulla di me, perché a me dovrebbe importare di loro?!”. Aveva gli occhi lucidi e il respiro serrato.
“Vash, siediti e calmati.”.
“Oh ma io sono calmo! Sono sempre calmo, no?!”. Fece una risata sarcastica. “Svizzera non perde mai il controllo, Svizzera ha i nervi d’acciaio, Svizzera è di ghiaccio! Be’, Vash no! Vash non ha i nervi d’acciaio! Vash sta male, Vash è capace persino di piangere! Assurdo, eh?! Non lo si direbbe! E invece sì! E ha pianto, Vash, sai?! Ha pianto tantissimo ma nessuno l’ha mai saputo! E sai perché?! Perché nessuno gliel’ha mai chiesto!”.
“Smettila di urlare, sveglierai tua sorella!”.
Calò il silenzio. Svizzera abbassò la testa e sferrò un pugno sulla parete che fece sobbalzare Nadia.
“Non ce la faccio più.”. La sua voce era rotta e le lacrime iniziavano a scorrergli lungo le guance. “Non sopporto più di stare in silenzio mentre tutti parlano.”.
“Vash…”.
“Ma perché? Perché nessuno vuole ascoltare ciò che provo e io invece sono costretto ad ascoltare tutte le stronzate che dicono? Ecco perché li tengo alla larga. Ecco perché non li sopporto più. Sono egoisti. Una massa… di fottuti… egoisti… del cazzo.”.
Nadia si alzò e gli posò le mani sulle spalle. “Siediti.”.
“No. Voglio andare a dormire. Mi fa male la testa.”.
“Calmati e siediti.”.
Svizzera si sedette sul divano e si asciugò le guance con un gesto brusco, quasi rabbioso. “Cosa vuoi?”.
“Te l’ho detto. Voglio che mi racconti di Vash.”.
“Così poi puoi andare a raccontarlo a tutti.”.
“No. Non voglio raccontarlo in giro. Lo voglio perché mi interessa. Non ti aspetterai che io me ne vada a dormire tranquilla dopo averti visto in preda ad un crollo nervoso, vero?”.
Svizzera sospirò. Era bello con gli occhi lucidi, bello e triste.
“Da dove vuoi che inizi?”.
Nadia sorrise e si sedette accanto a lui.

“Dall’inizio. Comincia dall’inizio.”.


E niente.
Con questa long, che sarà composta da sedici capitoli (più questo prologo), voglio rendere giustizia a Svizzera, un personaggio secondo me troppo trascurato e sottovalutato. Spesso la sua unica caratteristica che viene mostrata nelle fanfiction è la sua tirchieria e viene visto così (secondo me) drammaticamente legato a Liechtenstein da venir spesso mostrato solo e unicamente come suo fratello. Un po' come accade con Bielorussia, insomma. Era da un po' che ci pensavo e quindi eccoci qua. Spero solo di riuscire a creare qualcosa di buono.
A presto, con il primo vero capitolo.

  
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