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Autore: Fantasia_98    19/07/2015    0 recensioni
Essa racconta la storia di Sonni, una ragazzina che si sente un pesce fuor d'acqua nella vita di tutti i giorni. Successivamente scoprirà che in lei c'è molto più di quel che appare e grazie a questo la sua vita prenderà un'altra piega
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Movieverse, Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
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~~Uno strano destino

4.10.98
Ultimo aggiornamento nel diario di bordo: il progetto "S" non sta dando i risultati sperati, io e gli altri scienziati abbiamo fatto molti tentavi sulle cavie senza avere successo: con questo siamo al 13 fallimento.
Finito di scrivere gli appunti sul taccuino, il D. Albert tornò a guardare oltre la teca di vetro che aveva davanti a se, stava fissando nel buio e dopo aver sospirato chiese -nessun miglioramento?- -nessuno purtroppo- fu la risposta.
-forse sarebbe meglio se...- aggiunse una voce nel buio -no posso ancora farcela, deve avere ancora un po' di pazienza e avrà ciò che ha richiesto- -sono stufo di aspettare, sono passati mesi oramai e le ricordo che- ma non finì la frase che Albert aggiunse -avrà l' ibrido come promesso ma ci servono altre cavie- al sentire quella frase l'uomo s'infuriò e alzò la voce -vi ho donato molte cavie e fino ad ora non ho visto risultati, neanche un ibrido o una maledetta regina, niente di niente!- -una regina? non vorrà mica...- -questa?! questa oramai è sul punto di morire, l'avete prosciugata- -la prego ci dia ancora un po' di tempo- -un' ora, non di più. Sono le 8:00 S. Albert, è meglio che si muova-.
Oramai erano le 9:00 e non avevano avuto miglioramenti. Albert era davanti la teca con uno sguardo triste e deluso, stava guardando il riflesso di ciò che succedeva dietro di se: i militari stavano smantellando tutto, gli stavano portando via il sogno di una vita; tutto il suo progetto che anni fa avevano approvato ora stava diventando un vago ricordo. Vide gli attrezzi smantellati, appunti distrutti e l'ultima regina di una razza aliena uccisa, la sala oltre quella teca che aveva sempre fissato ora veniva distrutta e illuminata a causa dell'esplosivo; alla fine del laboratorio non era rimasto nulla se non le macerie, fogli sparsi ovunque e i corpi delle cavie e dell'alieno che oramai si stavano putrefacendo. Ad un certo punto una donna si alzò, era in preda al panico, cercava di reggersi in piedi e batteva i pugni su un frammento di vetro che le bloccava l'uscita, poi si accorse di essere in una stanza e che l'uscita era dall'altra parte cosa che non avrebbe mai potuto vedere se non fosse stato per qualche cavo che emetteva scintille. Si fece forza, si alzò e iniziò ad avviarsi nel buio verso di essa ma si fermò poco dopo poiché sentì un respiro. La donna impaurita chiese - c'è nessuno?- il respiro si avvicinò di colpo e la donna ebbe modo di vederlo: aveva la testa a mezzaluna allungata, dalla bocca gli usciva della bava e aveva denti acuminati. -Aiuto!- gridò la donna invano -ti prego non uccidermi- aggiunse dopo con le lacrime agli occhi sperando la capisse ma la bestia si ritrasse e la fece passare. Lei si accorse che questa bestia oramai era morente: era accasciata per terra ed emetteva strazianti richiami, poi più niente, era morta. Eleonora ancora impaurita si avvicinò e quando fu certa che la creatura fosse morta la oltrepassò e fuggì.

-Spinga signora, spinga!- urlava un'infermiera a Eleonora. Lei ora era in un ospedale, sdraiata su un lettino intenta a seguire le istruzioni: stava partorendo. Il tutto finì alle 9:10. Era una bellissima bambina, ma quando la toccò lei le diede una visione, anzi un ricordo: degli scienziati stavano dicendo delle parole mentre lei era stava quasi perdendo i sensi su un lettino puzzolente e pieno di sangue. Udì soltanto una voce spaventata -non l'abbiamo vista, la bambina doveva essere morta, è stato un incidente- poi più niente. Aveva avuto la notizia che sua figlia era morta prima ancora che partorisse e così si chiese d'impulso -ma se mia figlia è morta, allora questa che sto tenendo in braccio chi è? o meglio cos'è?-. Passò molto tempo con quell'esserino in mano finché non si convinse a tenerla e a crescerla come una figlia, non poteva abbandonarla, dopo tutto era sua ed era così innocente e incosciente di ciò che succedeva. Quando ebbe un momento per se prese la forchetta di plastica e se la conficcò nel braccio per poter cancellare quel numero che le avevano inciso quando era ancora una cavia, lei lo odiava. Quando gli infermieri si accorsero di ciò le tolsero la posata e le diedero dei tranquillanti per poterla far riposare e per impedirle di riprovarci nel caso avesse voluto. Il vetro era oscurato, lei dall’altra parte non vedeva quasi nulla: era stordita. Tutto era come se lo ricordava, tutti che lavoravano e lei dietro il vetro immobile poi le luci si spensero, per pochi istanti vide gli uomini in camice mettersi degli occhiali strani. Quando le luci si riaccesero, vide gli scienziati che esultavano di felicità. sentii urlare -lo abbiamo trovato, è lei!- ma anche degli applausi. Lei non poté fare niente se non guardare e basta, si sentì impotente. Continuava a sentire le voci oltre il vetro urlare di gioia di continuo -l’abbiamo trovato, è lei è la cavia n 113, signore l’abbiamo trovato!- poi sentii delle urla e le orecchie le scoppiarono dal dolore infine buio, gli uomini dietro il vetro nel panico più totale, la porta che si aprii e nel vederla pensò -devo uscire è la mia occasione- ma niente, non riuscii a muoversi, poté solo assistere e vedere come il sangue si spargeva per terra accanto a se e le viscere venivano sparse ovunque. Uno scienziato tentò di fuggire invano, invece venne trascinato nel buio lasciando così la porta aperta. Eleonora era in piedi, si vedeva in mezzo alla stanza, vedeva se, la gente urlare, e vedeva l'ombra di quella cosa, quell'alieno distruggere tutto con rabbia. Le persone stavano urlando in preda al panico, alcune tentavano di scappare, altre restavano paralizzate dalla paura mentre il pavimento si tingeva di rosso assieme alle pareti. Per terra cadevano pezzi di vetro e scintille mentre  tutti morivano. Eleonora era finalmente in piedi e cammina tra i resti guardando impassibile ciò che oramai era successo bloccandosi però alla vista della bestia che continuava a pranzare senza degnarla di uno sguardo. I due raramente si guardavano negli occhi ma quando succedeva sembrava che quell'essere non volesse lasciarla andare.

Eleonora si svegliò di soprassalto nel letto di casa sua, era notte fonda ed erano passati alcuni giorni da quando sua figlia era nata; lei si sentiva bagnata e coperta di sudore freddo ma non le importava molto: era scossa da quel sogno che le era sembrato così reale ma lei sapeva che non era possibile che una cosa del genere fosse vera, sapeva che era solo un sogno eppure questo non bastava a rassicurarla così decise di distrarsi con una bel bagno rilassante. Era immersa nell'acqua calda fino al collo quando ad un certo punto si riaddormentò e si ritrovò nel sogno che aveva fatto poco prima. Quando si risvegliò urlò, sparse dell'acqua fuori dalla vasca e poi si disse -no, non è possibile, sai che non è andata così, tu l'hai visto morire davanti ai tuoi occhi, è solo un sogno smettila di tormentarti!- poi finì di lavarsi e uscì, si asciugò e andò dalla bambina a controllare che stesse ancora dormendo profondamente.

Passarono molti anni e Sonni, una ragazza di 16 anni era davanti al letto della madre mentre le diceva -mamma! mamma! svegliati- Eleonora si svegliò come al solito di soprassalto e poi le chiese -che c'è?- -urlavi ancora nel sogno- e poi aggiunse sottovoce -come fai sempre...- -non è niente tranquilla -la rassicurò lei
Sonni era come sempre a scuola, presente fisicamente ma non mentalmente e ciò lo si poteva notare dal fatto che i loro compagni di classe la stavano prendendo in giro senza che lei li degnasse di uno sguardo; non reagiva di fronte a tutto ciò, neanche stava ascoltando.  Stava sognando ma dovette tornare alla realtà poco dopo quando ricevette uno schiaffo. Lei a scuola continuava a immaginarsi di non appartenere a quel mondo che tanto odiava: la Terra e anche se non sapeva che effetti lo era continuava a immaginarsi una straniera a tutti gli effetti in un mondo che lei conosceva come suo, che lei considerava il suo. Finalmente suonò l'ultima campanella e lei poté andarsene, un altro giorno di scuola era finito e lei era ben felice di piazzarsi al primo posto nell'uscire dai cancelli ma questa volta si fermò, si girò, pensava di aver visto qualcosa, di aver sentito qualcosa ma poi tornò sui suoi passi e se ne andò. Prima di andare alla fermata dell'autobus si fermò in un posto ben nascosto e si sedette a fumare una sigaretta come faceva quando aveva voglia di fumare o si sentiva per qualche motivo triste per cose cui conosceva soltanto lei. Ovviamente come la maggior parte dei ragazzi lo teneva nascosto a sua madre come faceva con molte altre cose. Il giorno seguente fu da capo: lei che arriva a scuola, i compagni che la stuzzicano dicendole cose cattive e lei che non fa altro che immaginare. Davide, un suo compagno che odiava molto, quel giorno volle esagerare dicendole -perché non torni da dove sei venuta brutta cessa? qui nessuno ti vuole- ma lei non rispose così le disse --scommetto che i tuoi neanche ti volevano- per caso Sonni lo sentì ed esplose, questa volta lui aveva veramente esagerato e glielo si leggeva in faccia. Fu un momento, neanche se ne rese conto ma lo capì dalle facce dei compagni poco dopo: per la rabbia aveva scaraventato il compagno dall'altra parte dell'aula con una forza tale da rompergli alcune ossa. Quel giorno lei decise di tornare a casa prima e di chiedere delle spiegazioni alla madre ma quando si trovò davanti la porta di casa trovò due militari vestiti di verde, quel verde mimetico che li avrebbe potuti mimetizzare benissimo in un cespuglio o in mezzo ad un prato. -Sonni?- le chiese uno dei due -si?- rispose lei inconscia di ciò che fosse successo -è meglio che tu non vada dentro- le disse un altro uomo da dietro invano; lei volle entrare a tutti i costi ma si bloccò subito, aveva ancora lo zaino in spalle quando urlò dal dolore nel vedere che il corpo della madre era sparso per tutta la stanza. I due militari dovettero trascinarla con la forza per potarla via mentre altri passavano a prendere appunti e facevano foto. Nell'essere trascinata via la ragazza vide che c'era ancora la mano della madre attaccata alla maniglia della porta e ciò la fece scioccare e disgustare. Quando si calmò i due le diedero un foglio, lei lo lesse e disse -cos'è questo?- -la stampa sarà cui a breve è meglio che lo impari a memoria- -voglio sapere com'è morta davvero- disse imputandosi -quello che pensiamo noi è che qualcosa l'abbia uccisa- disse uno di loro divagando -qualcosa?- -si beh niente di umano può averlo fatto, i suoi pezzi trovati così, come li abbiamo trovati.. beh riportavano acido- -acido? ne siete sicuri?- -ce n'è qualche traccia nella finestra da cui sono entrati, era chiusa ermeticamente, lo era ogni finestra- -mia madre era paranoica- -si, lo sappiamo comunque tua madre a giudicare dagli oggetti distrutti deve aver cercato di fuggire, di lottare, di difendersi- -ed era quasi riuscita a salvarsi, era arrivata alla maniglia della porta ma...gli aiuti sono arrivati troppo tardi- disse un altro aggiungendo poi -mi dispiace per tua madre- e prima di andarsene le porse una chiave mentre gli altri salivano nel furgone, poi l'ultimo disse -questo ce l'aveva al collo, non so a che cosa servisse ma è meglio che la tenga tu- Sonni la prese e se la mise al collo, era una chiave personalizzata, era molto bella con una catenella lunga e sottile che le arrivava fino a metà pancia. -E ora mi lasciate così?!- gli urlò dietro mentre vedeva il loro furgone sparire lasciandola del tutto sola. Passarono giorni, Sonni li trascorse come se non fosse successo nulla, come sempre solo fumando qualche sigaretta in più. A scuola i compagni la vedevano cambiata, aveva smesso di parlare, non mangiava quasi niente a ricreazione, ascoltava la musica e guardava fuori dalla finestra nel corridoio. Per lei non era cambiato nulla, non aveva pianto ma aveva smesso di sorridere del tutto, non se la sentiva più, si sentiva abbattuta ma non per la perdita della madre, nonostante le apparenze la odiava a morte; l'unica cosa che per lei era migliorata era che avevano smesso di prenderla in giro, le stavano tutti più vicino ma lei non voleva nessuno, non accettava nemmeno gli abbracci dalle sue amiche. Non ascoltò la lezione come faceva sempre finché dalla porta non entrarono dei militari che conosceva benissimo. Questa volta possedevano armi e d'improvviso si misero a sparare. Sonni venne tirata per la manica della felpa rossa che indossava e in un attimo  si ritrovò per terra, non si accorse d'aver sbattuto la testa ma sentiva l'odore del sangue che le usciva. I compagni stavano scappando terrorizzati, il muro era tappezzato di buchi, dei pezzi di vetro erano sparsi sul pavimento. Nessuno poteva vedere cosa fosse, era troppo veloce, ma non per lei che lo vedeva chiaramente spostarsi e colpire uno ad uno alcuni dei suoi compagni ma era stordita e non ci vedeva chiaramente così perse subito conoscenza. Nessuno si era accorto che nel punto in cui lei aveva sbattuto la testa si era sciolto, come se fosse stato dell'acido a farlo, come se le fosse uscito quello al posto del sangue, nonostante fosse rosso, nonostante fosse sangue. Le sue ultime parole prima di svenire furono: è solo un brutto sogno, non è vero niente.

Quando si risvegliò sentì freddo, si alzò ma ricadde subito, solo dopo si accorse di aver addosso soltanto l'intimo. Si guardò attorno tentando di capire dove fosse. Qualche minuto dopo capì di trovarsi in un furgone, sentiva che si stava muovendo e che non avrebbe potuto fare molto così com'era cosi guardò attorno per vedere se ci fosse qualcosa con cui potesse coprirsi e trovò dei vestiti li vicino. Li indossò e si mise seduta aspettando il momento migliore per scappare; poco dopo il furgone si fermò e quando sentì un rumore di passi avvicinarsi si nascose. Appena l'uomo aprì la porta lei gli piombò addosso senza purtroppo avere riuscire a scappare. -Allora come si comporta la nostra nuova recluta- chiese una voce da dietro di lei -lei chi è, dove sono, e cosa mi è successo?- chiese all'uomo -io sono il Generale, ti trovi in una base militare speciale. Puoi stare tranquilla, abbiamo chiesto al tuo ragazzo di levarti i vestiti dato che erano tutti sporchi- -ragazzo, quale ragazzo?- le chiese ancora un po' stordita -David -. Successivamente il generale e Sonni entrarono dentro la base, passarono un vialetto e poi entrarono in un edificio. Sonni fu colpita nel vedere che era spazioso, aveva una zona per l'allenarsi, uno per esercitarsi, delle camere e una mensa. Passarono oltre e lei poté notare che in una delle sale, quella da mensa era gigantesca e c'era di tutto da mangiare, qualsiasi cosa chiedessi c'era; oltrepassarono anche le camere e trovò che erano molto spaziose e provviste di qualunque cosa volessi. Il generale la fece successivamente entrare in una stanza, era un cubo vuoto ma molto spazioso -questa è camera tua, chiedi e ti manderemo tutto ciò che ti serve- la ragazza era senza parole ma iniziò subito a dettare ordini, per sicurezza scrisse una lista in cui chiese un letto matrimoniale e che venisse posato nell'angolo a destra mentre a sinistra una doccia con una tenda, un comodino a semiluna con appoggio in vetro e gambe in ferro e un enorme scaffale in cui poter mettere una tv, delle casse, una play station 3 con giochi inclusi,la sua musica e sopratutto i suoi dvd. Chiese poi un armadio per i suoi vestiti, la sua roba di scuola e un amaca. Prima di porre essa a un addetto e di avere ciò che desiderava disse -questa stanza è enorme, equivale a un intera casa...- -questo ha chiesto il generale per lei- -lo so tranquillo non è una predica, prendi uno scalpello- -scalpello?- -già, vedi questo posto?- -si- -voglio che lo tramuti così- e gli porse un disegno che mostrava un bosco e una caverna sull'alto. -La caverna deve essere abbastanza profonda per farci stare tutti i mobili che ho chiesto la foresta deve essere ambientata nel giurassico però le piante devono essere finte e anche l'erba, sono allergica e se puoi vedi di fare un ruscello che viene dal soffitto ok?- -si certo, vedrò cosa posso fare- -grazie e per terra voglio della sabbia-. Sonni stava andando dal generale a farsi dare spiegazioni, sapeva che sarebbe rimasta li per molto ma voleva sapere il motivo per cui l'avevano rapita dopo così tanto tempo. Quando entrò notò la sua immagine riflessa nello specchio, il generale li adorava ed il suo ufficio ne era pieno. Solo allora notò il suo aspetto: vide che indossava una fascia con sottili spalline intrecciate, pantaloni attillati,più corti a metà parte della gamba sinistra di color nero. Lo spacco era continuato poco più sotto da una calza anch'essa nera con un ricamo di rose che salivano a chiocciola; infine essi erano abbelliti da una cintura che le faceva da imbracatura. Ai piedi portava degli scarponi e legata al bacino una felpa. Notò che tutto ciò che indossava era di nero tranne i lacci degli scarponi che avevano qualche traccia di verde. Nel guardarsi allo specchio notò che dietro i pantaloni c'era uno strano buco che le mostrava le mutande, lei non capiva a cosa servisse e lo trovava imbarazzante poi una voce le disse -buffo vero?- lei si girò e notò la presenza del Generale poi tornò a guardarsi e gli chiese -cosa c'è di buffo?- -che tu, nonostante abbia passato tutta la vita a guardarti negli specchi di casa tua, lo faccia qui come fosse per la prima volta- la ragazza si girò per un attimo meravigliata della frase che le aveva detto e gli rispose -grazie- poi lo fissò negli occhi e aggiunse -il fatto è che per tutta la vita ho passato ore a osservarmi allo specchio e vedevo solamente dolore, tristezza e delusione mentre ora noto- -felicità? si anche se non sorridi, lo noto nei tuoi occhi- aggiunse lui poco dopo. -Allora, immagino tu voglia sapere la verità- -si- -Tanti anni fa, prima che tu nascessi, qualcuno ha condotto degli esperimenti e beh tua madre ne faceva parte- -esperimenti e su cosa?- -beh sai quei sogni che faceva?- -si- -non erano proprio dei sogni- -che cosa?!- la ragazza era rimasta scioccata, era incredula -si, è tutto vero, ti aveva nella pancia quando è entrata involontariamente nel progetto. Loro non lo sapevano. Alla fine siamo giunti a una conclusione- -ovvero?- -eri morta altrimenti non lo avrebbero permesso- -aspetta, come ero morta? io sono viva e vegeta come può vedere- -Federico, il nostro scienziato pensa che tu ti sia fusa con qualcosa- -può essere più preciso?- chiese lei più confusa di prima - tu...- tentava di dirglielo nel modo migliore finché lei impaziente gli disse -eviti i giri di parole- poi entrò improvvisamente una persona, probabilmente era lo scienziato e disse -oh scusi, pensavo che aveste finito- -non andartene, stavo per dirle la tua teoria- -forse sarebbe meglio aspettare per quella non crede? Ne ha passate tante non crede che sarebbe meglio se...- -allora?- disse lei oramai stufa di aspettare -non è così semplice Sonni- le disse Federico -che cosa non è così semplice, dirmi la verità?!- -il fatto è... la mia teoria è... tu sei sopravvissuta solo perché ti sei fusa con il sangue del loro esperimento-. Sonni guardò sconvolta il suo riflesso nello specchio chiedendosi che cosa fosse in realtà così chiese -che tipo di esperimenti stavano facendo?- Federico non parlò, nella stanza ora c'era un silenzio di tomba ma poi il Generale disse -con alieni- -alieni?- disse lei ridendo incredula -si, volevano un ibrido. Sono morte tante persone per questo, poi non se n'è saputo più nulla- -fino a quando non hanno trovato tua madre.- aggiunse Federico -come trovata- -avevano chiuso il progetto, pensavano fosse stato un fallimento e si erano sbarazzati di tutti eccetto lei che in qualche modo era sopravvissuta e lontana da tutti ha dato te alla luce-.
La ragazza ora stava camminando pensierosa stava oramai cominciando ad accettare quella parte di se che era aliena. -Sei più umana di quanto pensi sai?- gli disse Federico che l'aveva trovata a camminare fuori davanti al laboratorio. Sonni non gli dedicò neanche uno sguardo, era concentrata a curiosare in giro e ad ascoltare la sua musica. Federico rimase stupito nel non vederla ne sconvolta ne confusa. -è troppo presto, meglio lasciarla ai suoi pensieri- si disse tra se mentre lei avanzava come se quella fosse una giornata come un altra. Lei era così tranquilla, così a suo agio, sembrava felice anche se non sorrideva ma d'altronde lui sapeva dalle informazioni del suo fascicolo che non lo faceva mai. -Mi chiedo quando te lo diranno- disse lo scienziato prima di rientrare. Dopo quel giorno passarono 3 anni e nessuno ebbe più sue notizie.
   
 
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