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Autore: RebsGnaf    19/07/2015    0 recensioni
" Sono in mezzo a persone di cui posso dedurre tutto"
"Uscite e ti prego non portartelo a dietro la prosima volta o in questa casa si vedrà calare il quoziente intellettivo in modo così affrettato che nessuno lo potrà capire, anzi tu puoi rimanere. Ma Anderson se ne può andare."
"Mi faccio il nodo sul braccio con il laccio e aspetto di riuscir a vedere la mia vena e finalemente mi buco con l' ago, spingo lo stantuffo, mi è concessa un po' pace e confusione voluta nella mia mente."
Johnlock naturalmente.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Quasi tutti, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo nove

Sono ad un funerale.

Quale però ora non mi viene in mente.

Fa freddo, sento l’ aria che cerca di passarmi attraverso il cappotto e io non faccio altro che stringermi in esso.

C’è una chiesa alle mie spalle e sono presenti solo poche persone.

Sento le lacrime sgorgarmi dagli occhi e non posso farci nulla.

Fisso l’ erba ai miei piedi, piegata dal vento e da quella pioggerella che c’è.

Alzo un po’ lo sguardo, ma le lacrime offuscano la vista, sento una mano sulla spalla, non mi volto, non do il permesso a nessuno di vedermi così e non faccio altro che cercare di alzare ancora di più lo sguardo.

Qualcosa mi blocca: sarà paura o incredulità?

Alla fine decido di alzare la testa. Fisso una lapide nera, non riesco a leggere il nome ma mi è molto famigliare e mi avvicino.

“Fai un ultimo miracolo, Sherlock, per me.”

Il mio cuore perde un battito, si spezza, sento chiaramente qualcosa di rotto in me e la mia voce esce a spasmi.

“ Non. Essere. Morto.”

Le mie ginocchia cedono, sento un tonfo provenire da lontano, so di essere io, crollato a terra, di fronte a quella tomba, ora riesco a leggerne il nome.

“Sherlock Holmes”

Sento due braccia passarmi sotto le ascelle.
Mi alzano.

Ma mi pare di essere ancora in ginocchio, lì davanti a quel nero lucente e ora mi sento morto anch’io.

Mi giro con occhi pieni di rabbia, dopo la sua morte c’è stato un titolo in prima pagina sul giornale:
“Suicidio di un finto genio.”

È stata una tortura, due giorni dopo hanno scoperto il trucco, ora tutti sanno che Sherlock era un genio e ora lui non c’è più.

Una morsa stringe il mio cuore.

La rabbia si fa largo dentro di me.

So che ci sono quelli che gli hanno puntato il dito contro e ora sono al funerale come per scusarsi.

Io non riesco a far altro che andare verso chi era invidioso delle meraviglie che il MIO uomo sapeva fare.

“ANDERSON!”

Mi sento urlare.

Lui alza il viso mi guarda, poi apre gli occhi sorpreso e un pugno gli arriva in faccia.

Cade a terra e io da bravo soldato lo blocco sotto di me.

Continuo a prenderlo a pugni mentre, nessuno cerca di fermarmi.

Sanno che potrei rivolgere a loro quella rabbia, sanno che devo sfogarmi su qualcuno che ha provocato la sua morte anche se non per primo.

Tutti mi stanno lontani, spaventati.

Quando non riesco più a tirare pugni, perché le mie nocche sanguinano, mi blocco e inizio a piangere di nuovo.

Urlo e in quel momento mi spostano.

Non dicono nulla, non fanno nulla se non guardare le condizioni di quell’ uomo che ha aiutato Sherlock a buttarsi.

Ha il viso gonfio, il naso rotto e l’ occhio violaceo.

Urlo di nuovo, urlo finché non ho più voce, poi sento una mano leggera che fa pressione sulla mia spalla sinistra, è Miss Hudson.

Mi sorride triste, mi guarda e mi offre un aiuto.

“John caro accompagnami a casa.”

-

John si muove nel letto, apro gli occhi e vedo molta luce passare attraverso la finestra.

Mi giro sull’ altro fianco, vedo John tremare e sudare.

“John svegliati”

Inizio a scuoterlo, poi dopo la seconda spinta apre gli occhi, anzi li spalanca e si mette a respirare lentamente.

“John stai tranquillo era solo un sogno”

Senza nemmeno accorgermene passo una mano sulla sua guancia sudata, voglio solo calmarlo ma fa l’ effetto contrario.

“Sogno un cazzo! Sherlock arrivaci!”

Detto questo mi scarica, senza nemmeno notare che abbiamo passato la notte sul mio letto, certo non abbiamo fatto nulla ma è comunque il mio letto.

Sento i suoi passi che vanno verso la cucina, poi inizia ad aprire tutte le ante, a quel punto mi alzo e lo raggiungo.

“John vai a farti una doccia il tè lo faccio io”

Si ferma e ci pensa su.

Annuisce e va in bagno.

“Lascia la porta aperta!”

Gli urlo dietro.

“Non ti fidi ancora di me?”

“Fammici pensare mmh... No!
Sono passati pochi giorni da quando ti ho trovato steso per terra e quindi ora mi fai la cortesia di lasciare aperta la porta”

“Aargh”

Tira un pugno alla cornice della porta, silenzio, l’ acqua inizia a scendere e aspetto qualche minuto prima di andare da lui.

“Bene, non ti vedo steso per terra, quindi posso chiederti di farti vedere?”

“Sherlock.”

“Su fammi vedere la tua faccia da idiota Watson.”

John sposta la tendina e mi mostra la sua faccia e le braccia.

“Ottimo, ora posso tornare in cucina e comunque mi dispiace che al mio funerale tu abbia sofferto così tanto.

Però non mi ha dato fastidio il fatto che tu abbia picchiato Anderson”

“Levati dalle palle Sherlock, voglio farmi la doccia”

Me ne vado via con un sorrisino compiaciuto.

-

Aspetto che sia in cucina per appiattirmi contro il muro e scivolare giù.

“Cazzo”

Inizio a piangere in silenzio.

È il ricordo più brutto che io abbia perché non voglio mai più rivedere la tomba.

Non voglio sopravvivere a lui e so già come posso andare avanti a sopravvivere.

La sua tomba.

Mai più.

Angolo dell' autrice

Rieccomi dopo taaaaaaanto tempo.
Non ho molto da dire, solo che mi dispiace aver aggiornato solo ora, ho avuto vari problemi e quindi scusatemi.
RebsGnaf

 

  
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