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Autore: Miriam_M    19/07/2015    1 recensioni
Sulla lettera c’era solo scritto “per Milla”. Milla. Era lei, la bambina orfana, quella che guardava fuori dalla finestra per ore, quella che pensava di non avere più futuro senza mamma né papa, quella bimba che ricca com’era stava sempre in disparte e che veniva considerata presuntuosa per questo. Milla, era così che la mamma chiamava Camilla, la sua prima e unica figlia la cosa più bella e importante per lei. Camilla era tanto che non si faceva chiamare così, quasi un anno, quel soprannome le ricordava troppo la sua mamma. Camilla rimase spaventata da quel appellativo, ormai quel nome non faceva altro che ricordarle la sua solitudine, dopo un attimo di spavento nel cuore di Camilla si accumulo solo rabbia e rancore verso chiunque avesse scritto quel nome su quella lettere.
Spero che questa One-shot introspettiva vi piaccia,è sul mio computer da un bel po' è volevo condividerla, potrà sembrare noiosa, ma potrebbe piacere a qualcun'altro oltre la mia modesta classe liceale.
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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MILLA
 
One-Shot








 
Lei guardava, guardava tutto. Sempre sola, sempre triste. I bambini vivevano, ridevano, scherzavano, lei non poteva, non riusciva e si arrendeva. Quanti giorni passati dietro la finestra, nella sua casa. Non pensava che ai suoi genitori, all’amaro destino al quale l’avevano lasciata, alla solitudine che una persona non dovrebbe provare, ma lei la provava, come se non fosse come gli altri, come se fosse troppo diversa. Quando la nonna entro nella sua stanza, lei come al solito guardava fuori, nella speranza che la felicità degli altri bastasse anche a lei, la nonna era rassegnata, una ragazza così vitale e gioiosa, che dopo un lutto, diventava una persona talmente chiusa, da farla quasi sembrare una vecchia. La nonna le porse qualcosa che la piccola non più tanto piccola non riuscì a guardare per più di un secondo, presa da un bambino che faceva volare il suo aquilone, una cosa che lei pensava non avrebbe più fatto. La nonna lascio la lettera accanto alla nipotina, e senza dire neanche una parola se ne andò. Sulla lettera c’era solo scritto “per Milla”. Milla. Era lei, la bambina orfana, quella che guardava fuori dalla finestra per ore, quella che pensava di non avere più futuro senza mamma né papa, quella bimba che ricca com’era stava sempre in disparte e che veniva considerata presuntuosa per questo. Milla, era così che la mamma chiamava Camilla, la sua prima e unica figlia la cosa più bella e importante per lei. Camilla era tanto che non si faceva chiamare così, quasi un anno, quel soprannome le ricordava troppo la sua mamma. Camilla rimase spaventata da quell’appellativo, ormai quel nome non faceva altro che ricordarle la sua solitudine, dopo un attimo di spavento nel cuore di Camilla si accumulo solo rabbia e rancore verso chiunque avesse scritto quel nome su quella lettere. Chi poteva essere così crudele? Chi poteva averle voluto fare un così brutto scherzo? La bambina prese la lettera e la scaglio dall’altra parte della stanza e pianse per un quarto d’ora. Pianse per qualunque cosa potesse contenere quella lettera, che ora, come una belva che sta per attaccare, stava li pronta a rivelare il suo contenuto ignoto. Camilla si avvicino gattonando alla lettera, come fa un bambino quando si avvicina a un gioco, prende, con troppa aggressività per appartenere alla specie umana, e con foga la apre, poi silenzio. Legge. Ripiega la lettera e si stende sul letto. È bianca in volto. La sua paura era fondata, il contenuto di quella lettera era sconvolgente. C’era scritto solo “Tu non  sei più Milla”. L’agghiacciante scritta troneggiava al centro del foglio. Cosa poteva significare? Milla ne rimase turbata, nonostante fosse solo una frase, una volta riavuta, uscì dalla stanza per la prima volta in due giorni, si fiondò giù per le scale e corse dalla nonna, quasi urlando chiese chi avesse portato quella lettera, per poi accorgersi che la nonna stava dormendo, e di averla appena svegliata, con un ansia quasi da collasso le ridomando chi avesse portato quella lettera, la povera vecchia rispose di averla trovata nella cassetta delle lettere e di avergliela portata, null’altro. La bimba, che più tanto bimba non era, si calmo, bevve una tazza di camomilla e mostrò la lettera alla nonna. La lettera era scritta a macchina, non si poteva capire di chi fosse, l’unica cosa scritta a mano era il destinatario dal quale non si poteva riconoscere una scrittura. La nonna disse a Camilla di non pensarci e che era solo il brutto scherzo di qualche bambino invidioso della sua fortuna. La piccola, che più tanto piccola non era, torno nella sua stanza alla sua finestra e le sussurrò, come un amica fidata, che quel giorno era il suo compleanno. Dormi, per dimenticare, ma non si può dimenticare, si può solo accettare, e lei accettò. Quel giorno la nonna la costrinse a uscire fuori, d’estate i bambini non stanno in casa era il suo pretesto. Camilla appena uscita, si senti osservata. Camilla non era molto alta, ma non c’entrava la sua età, in compenso era molto bella e attirava molto l’attenzione su di se, aveva i capelli neri e gli occhi viola, i capelli erano legati in due codini, troppo infantili a dire della nonna. S’incamminarono per la via del centro della città, verso la clinica. All’entrata della clinica la nonna si rivolse all’infermiera e tentando di non farsi sentire da Camilla, chiese dello psichiatra Tommaso Cannelli. Il dottore prese in disparte la nonna che gli rivelo la reazione di Camilla alla lettera. Il dottore disse:” non possiamo fare nulla oltre quello che abbiamo fatto, se la lettera non ha sortito effetti, allora neanche anni di terapia possono” la povera nonna al dottore rispose, con fare di una disperata” ma io come posso accudire una venticinquenne come se avesse dieci anni?” il dottore sottovoce rispose “ Camilla è una schizofrenica, chiunque debba accudire una persona così ha delle difficoltà” la nonna allarmata chiese “e se uccidesse anche me?” il dottore diede, senza rispondere, le ricette per i farmaci di Camilla, che da bambina era Milla e che ora non lo era più. Camilla aveva ucciso i suoi genitori, Camilla aveva rimosso tutto, Camilla era tornata al tempo in cui non era pazza, Camilla sperava, così facendo di tornare Milla.
   
 
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