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Autore: Ery_chan    21/01/2009    4 recensioni
Chi ha detto che i sogni non si avverano?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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が ん

W i s h e s

Prologo

 

  Chi ha detto che i sogni non si avverano?

 

...

 

 

Esami in vista. Da quando quelle tre parole gli si erano insinuate in testa, il mondo gli era crollato addosso in modo istantaneo. Aveva sempre considerato la parola studio come un universo parallelo,

dal quale era sempre rimasto distante. Chiamarla ‘allergia’ o ‘disinteresse’ era la stessa cosa.

Ecco, da quel preciso istante erano cominciati gli incubi notturni su un enorme libro che gli divorava la testa, o sulla professoressa Hinako che gli risucchiava seduta stante tutto l’ eiki* posseduto in corpo per aver sbagliato un test.

C’era chi, invece, se ne stava beata e tranquilla sui suoi allori per il semplice fatto d’aver sempre studiato con costanza.

“Quante volte ti ho detto di applicarti anche nello studio? Se almeno un quarto del tua costanza negli allenamenti fosse nello studio, in questo momento non brancoleresti nel buio totale” lo canzonava lei, con le braccia incrociate sopra il banco ed un sorrisetto decisamente soddisfatto sulle labbra. Per una volta, poteva dirsi superiore a lui in qualcosa e ciò, la lasciava decisamente compiaciuta.

“Maestrina, gne” gli aveva mostrato la lingua, incrociando le braccia al petto e tentando di simulare la faccia più offesa che potesse tirar fuori dal suo repertorio. Permaloso.  “Gli esami sono una stupidaggine, cosa me ne faccio per diventare Maestro di kenpo? A me serve allenamento, non scrivere su un pezzo di carta” aveva scandito l’ultima frase con lentezza, tanto per mostrare alla sua pseudo fidanzata che l’annuncio non l’aveva minimamente toccato.

Come al solito, aveva sollevato lo sguardo ed il naso per aria : il tutto, contornato da un mezzo suono gutturale. “Me lo ridirai a tempo debito” lei era tranquilla, sollevando il volto tra le mani aveva sorriso a quella risposta, lo sapeva, ah se lo sapeva : si sarebbe ricreduto presto.

Ranma slacciò le gambe dalla solita posa incrociata, lasciandole dondolare giù per il banco. “Ti saluto” tutto qua, s’era dato una spinta in avanti col bacino ricadendo sul pavimento in perfetto equilibrio.

Ecco cosa odiava di quello stupido, il suo modo di lasciare sospeso un discorso e svignarsela quando non aveva più nulla da dire. “Non avevo finito” irruppe lei, sottilmente acida, sollevandosi dal banco.

Ranma le rimase di spalle, semplicemente socchiudendo le palpebre ed agitando la mano dinanzi al volto “Non ha importanza, non è un argomento interessante ed inoltre ho fame” reclinando il capo fece una breve pausa, roteando l’iridi cobalte di sbieco prima di farfugliare qualcosa a mezza bocca e volgersi nuovamente verso di lei con le mani congiunte a mo di preghiera.

“A proposito, non è che mi presteresti dei soldi vero?” socchiuse un occhio, sfoderando uno di quei suoi adorabili sorrisetti di convenienza. Se la bocca di Akane avesse potuto sfiorare il terreno, in quel preciso istante, l’avrebbe sicuramente sfondato. Invece sorrise, allargando le labbra così tanto da sformare il viso in qualcosa di innaturale. “Ranma…” cominciò piegandosi in avanti col busto sino a raggiungerlo a poca distanza dal volto.

“Allora me li presti?” rispose invece il codinato coi lucciconi agli occhi. Il sorriso di Akane s’allargò maggiormente, rendendola ancora più terrificante. Il suo sguardo si accese d’un brillio fugace che non prometteva nulla di buono. “Nemmeno se tu stessi morendo di fame” rispose tra i denti, facendo in modo di allontanarlo da sé di due o tre centimetri. In tutta risposta lui si volse dalla parte opposta trattenendo a stento un ringhio di disapprovazione “Kawaiikunee…” sibilò a mezza bocca prima d’avviarsi comunque verso l’uscita dell’aula.  Lo era davvero, scorbutica e per nulla carina.

L’udito dell’altra, ovviamente carpì l’appellativo preferito di Lui, proveniente niente popò di meno che dal vocabolario : Come insultare Akane in cento o più parole.  Ranma si sarebbe presto augurato di non essere in quella stanza, perché, tutto ciò che si limitò a fare fu prenderlo - come di consueto - tra capo e cavallo e catapultarlo fuori dalla finestra in uno dei classici ed usuali giretti attorno al globo.

Il gridare del codinato scomparve dopo poco, coperto da un sonoro schianto all’interno della piscina sottostante. Lei sollevò il naso per aria, battendo le mani come dopo aver eseguito un ottimo lavoro. Annuì con sé stessa e sorrise. Te le cerchi, baka, baka, baka. Ranma no baka.

 

Giornata Usuale.

Tutto ordinario.

Semplicemente una loro, leggendaria costante.

 

Le poche bolle che risalirono in superficie, furono quelle dei continui insulti di Ranma-chan con la testa incastrata nel cemento del fondo piscina.

'Boccaccia mia! Boccaccia mia non parlare. Se uscirò vivo da questa situazione potrò ringraziare i Kami per non avermi lasciato affogare. Un giorno o l'altro rischierò di finire seriamente al cimitero con quella pazza scatenata.'

Miracolosamente riuscì nell'intento di stappare la voragine creata con la testa e di risalire in superficie all'ultimo minuto, prima di cambiare la colorazione del volto da rossa in blu.  Si stese a bordo piscina, allargando braccia e gambe prima di riprendere a respirare in modo regolare. "In realtà Akane è stata mandata da mia madre per sopprimermi, non c'è altra spiegazione. Attenta ogni giorno alla mia vita : prima cucina una colazione da lavanda gastrica, poi mi fa la paternale sulla scuola e bla bla bla ... ed infine mi butta dal terzo piano di un edificio, ditemi se questa cosa è normale".

Rimase così, ad occhi spalancati presso la volta ad osservare, forse inconsciamente, gli sprazzi di nuvole che passeggiavano qua e la per il cielo. Se fosse un pò più carina nei miei confronti ...

Sospirò, era inutile anche solo pensarlo. Così era fatta e così sarebbe rimasta. Si chiedeva solamente dove, quel poveraccio di suo padre, avesse trovato la forza d'allevarla. Era cresciuta nei campi o cosa?

Un maschiaccio. Decisamente senza forme, acida, permalosa, violenta e ... decisamente, assolutamente, inconfutabilmente priva di fascino. Per un attimo, nella sua testolina, provò a pensare a come sarebbe stata un'Akane con più seno. Sollevò le sopracciglia, rimanendo per pochi secondi in fase rem, prima di riempirsi come un bollitore, d'una tonalità tendente allo scarlatto.

Questo ricordo si autodistruggerà in venti secondi.

Si sollevò prontamente seduto, cercando di sopprimere quella fastidiosa 'fantasia' con la mano, schiaffeggiando l'aria circostante con insistenza.

Poche stille d'acqua, ancora scivolavano via dai capelli cremisi mentre si sollevava da terra strizzando la casacca impregnata.

"Osage no onna!" si pietrificò all'istante, volgendosi a moviola per scorgere in lontananza un esaltatissimo Tatewaki Aristocrat con le braccia aperte che gli si dirigeva incontro a gran passo, col sorriso sornione di chi sta per stringere a sè una bomba sexy della sua portata. Le palpebre di lui scivolarono a mezz'asta, mentre il naso gli si arricciava in una smorfia di puro disgusto.

"Ti amoooo" gridava l'altro a squarciagola correndole incontro.

Secondo la prospettiva di Kuno, la scena si sarebbe svolta in questo modo :

Sole all'orizzonte, caldo che, avrebbe squagliato anche i ghiacci del polo. Nello sfondo, le onde del mare che carezzavano la spiaggia docili col quieto rumoreggiare delle spume che si fondevano alla battigia. Due ombre, l'una dinanzi all'altra :

Lei, vestita d'un succinto abito bianco che vedendolo, cominciava a versare dolci lacrime d'amore alla vista del suo cavaliere dall'armatura splendente.

Lui, col kimono d'altri tempi e la spada di legno dormiente nel fodero (che ci sia un doppio senso dietro tutto ciò?) a braccia aperte, chioma splendente e denti bianchissimi da far invidia all'omino d'un omonima marca di cui non citeremo il nome per non incorrere in pubblicità occulte o roba simile.

In una corsa esasperata, coi suoni dei violoncelli e la colonna sonora di qualche telenovela da sfondo, il tutto, rifinito ed impreziosito di ghirlande floreali di dubbia provenienza e di una lentezza allucinante.

Questo, in collegamento satellitare con l'immaginario di Aristocrat.

Secondo la prospettiva di Ranma, invece, non che quella reale : fotografando la scena da più angolazioni, si sarebbe potuto assistere ad un calcio in pieno stile Saotome, diretto sui poveri gioielli di famiglia tanto cari a Taichi che, in tutta risposta si piegò in due sfiorando gentilmente le parti intime e ricadendo sulla schiena con un urlo disumano che,  secondo la legge della giungla, Tarzan avrebbe dovuto cedere il drappo in pelle al suo degno concorrente.

"Che schifo!" aveva dolcemente commentato la ragazza col codino, tentando di ripulire il ginocchio da quel contatto eretico e poco ortodosso. Avrei potuto anche colpirlo da qualche altra parte, proprio la dovevo andare a parare?

"T...ti...a...a...amo" continuava a ripetere l'altro, ancora fossilizzato tra spasmi di dolore e roba simile, mentre la sua adorata si allontanava contraendo il bel visino in tutte le possibili smorfie consentite dagli dei.

Ci mancava anche lui oggi, blah, dovrò farmi il bagno nel disinfettante quando torno a casa. Tutto questo per colpa di Akane!

 

...

 

Cara Akane, eccomi, sono finalmente riuscito a tornare in Giappone. In questo periodo ti ho pensato così tanto. La verità è che il tuo volto mi accompagna sempre, in ogni viaggio. Chissà se questa volta, il mio regalo sarà di tuo gradimento.

"Sempre se riuscirò a trovare casa sua" un rivolo di sudore scivolò dalla fronte di Ryoga, mentre alternava lo sguardo a destra e a sinistra per decidere in quale strada, fosse opportuno avventurarsi per raggiungere casa Tendo.

"Se andassi a sinistra?" sollevò la mano chiusa verso il mento, chiudendo gli occhi per un istante, annuendo chissà a quale pensiero. Riaprendo gli occhi, s'accorse d'aver camminato di qualche metro più in la ed aver preso, inconsapevolmente, una terza strada.

"Dov'è finito il bivio di prima?" tormentato dai suoi interrogativi, nemmeno s'accorse d'aver abbandonato zaino e mercanzia dal lato opposto della strada. Abbassò la testa per guardarsi le scarpe, forse in cerca d'ispirazione dai suoi stessi piedi?

Casualmente, sollevando lo sguardo incontrò niente popò di meno che ...

il seno prosperosissimo di Ranma dinanzi agli occhi che fu la conseguenza dell'allegra fontanella di sangue che gli colò in seguito dal naso.

"Toh! Salamino, sei riuscito a trovare la strada di casa?" lo canzonò la rossa, stampandosi un bel sorrisone a trentadue denti sul volto. Come risposta, gli parve solamente di scorgere la parte opposta della strada, a causa del pugno che il porcellino nero gli spalmò diretto al centro esatto del volto, con relativo mezzo volo all'indietro e doppio salto carpiato contro un lampione vicino.

Riaprì un occhio frastornato, mugugnando qualcosa e massaggiando l'enorme bernoccolo formatosi alla base della testa. "Ti sembra il modo di trattare le persone?" lo rimbeccò stringendo le mascelle per tentare d'anestetizzare in un qualche modo il dolore.

"Chiamami ancora P-chan e ti mando in sala rianimazione in volo" Ranma-chan sollevò lo sguardo con strafottenza, quasi le parole dell'altro non l'avessero minimamente sfiorato. Era leggendaria la sua capacità di ripresa e, non ci mise molto a rialzarsi in piedi. Ovviamente, non proverbiale quando il suo dannatissimo Ego. Quando si parlava di forza, lui era decisamente il migliore sulla piazza.

"Vuoi provare?" le labbra s'allargarono in un sottile sorrisetto di sfida, mentre la mano destra aveva sollevato l'indice come a richiamare lo scontro da parte dell'altro.

"Mi stai provocando?" rispose Ryoga, con altrettanta arroganza nel tono. Divaricò le gambe, allineandole perfettamente l'una a pochi centimetri dall'altra. Sollevò l'avambraccio sinistro poco sopra la spalla, di fronte al busto a mo di difesa mentre al di sotto, l'altro braccio era teso col palmo aperto in avanti.

"Ti sto invitando" profuse con uno strano gioco di tonalità nel timbro la rossa, sollevando il 'ginocchio colpevole ' verso l'alto e ponendo entrambe le braccia dinanzi al volto, in posizione d'attacco.

"Come sei gentile" continuarono a rimbeccarsi per altri cinque o sei minuti di fila, finché Ranma non dovette cambiare gamba sulla quale poggiarsi.

Ne seguì un momento di silenzio, prima che entrambi gli avversari compissero uno stacco dal suolo, entrambi nel medesimo istante, sollevandosi di qualche centimetro nell'etere con due ampi balzi.

A mezz'aria, volarono calci, pugni, sberle e chi più ne ha più ne metta. Come al solito infondo e, inutile dire chi ne uscì vincitore, per il semplice quanto - a detta di Ranma, trascurabile - dettaglio della vecchietta-annaffiatoio che, come ogni santo giorno a far invidia alla centesima replica di Beautiful, aveva gettato una goccia inesistente d'acqua proprio sullo sfortunato porcellino che s'era a sua volta trasformato. Proclamando quindi vincitore indiscusso il suo avversario.

L'aveva raccolto da terra mostrandogli infantilmente la lingua, come un bambino dispettoso e, mentre il maialino grugniva, l'altro sorrideva, nemmeno fosse in posa per un servizio fotografico.

"Inutile dire che ti avrei battuto comunque, in entrambe le mie forme sono e resterò sempre più forte di te" sogghignò la codinata, beffandosi del povero suino.

Pallone gonfiato! Checca! Dannato figlio di quel panda di tuo padre!

Avrebbe ribattuto così nella sua mente il povero P-chan, se avesse avuto il dono della parola anche in quella forma.

"Cuìììì!" l'unico suono che uscì, fu appunto un altro grugnito. Ranma, dal canto suo lo sollevò vicino al volto, guardandolo storto.

"Non ti sarà per caso passata per l'anticamera del cervello di scappare tutto allegro e paffuto da Akane, vero?" Ryoga-porcellino rispose con l'ennesima dose di zampate in faccia, ricoprendolo di graffi dalla fronte al mento.

"MALEDETTO PROSCIUTTO!" ringhiò la signorina, in preda ai fumi dell'ira per essere stata talmente cretina d'averlo avvicinato tanto ad una parte così delicata. Grazie a quel gesto, l'errante maialino si trovò libero dalla presa del suo galeotto e gli fu concesso di darsela a zampe levate.

 "Ti rompo!"  l'altro cominciò ad inseguirlo, nemmeno fosse stato il peggiore dei ricercati. Agitando come un forsennato le braccia sopra la testa "Se ti prendo ti trasformo in macinato!"

E la corsa non terminò sino a casa Tendo, inconsciamente, P-chan quel giorno fu grato a Ranma per averlo condotto dalla sua amata ...

solamente in seguito un pensiero lo trafisse come mille dardi puntati su d'un unico bersaglio. Il regalo per Akane! L'immagine sfocata del pacchetto gli sfiorò la mente dopo poco ma, ormai, era troppo tardi per tornare indietro.

Come se non bastasse ho perso anche lo zaino.

Chinò il capo sconfitto, il solito scemo alla fine dei conti, rimaneva sempre e solo lui.

 

Poteva forse accadere qualcosa di peggio dopo una giornata del genere? Certo. Luci spente. Nessun rumore e niente chiave di casa.

Lui e un porcellino nero seduti sul ciglio della strada come barboni. Gli dei però, vollero completare l'opera mandando un'allegra pioggerella ad intrattenere i loro ospiti terreni.

Ranma, poggiata col mento sul palmo, socchiuse le palpebre in un sospiro. Lo stesso fece P-chan dal basso della sua posizione.

Se questa non è sfortuna.

Lo pensarono all'unisono, neanche a farlo apposta.  Il continuo sciabordare dell'acqua nelle feritoie vicine contribuì anche a far stringere le gambe alla roscia che cominciò a fregarle tra di loro, quasi dovesse esplodere da un momento all'altro.

"SI PUO' SAPERE CHI E' CHE MI HA LANCIATO UNA MALEDIZIONE OGGI? ...Devo andare in bagno..." l'ultima frase scivolò via dalle labbra in un sussurro quasi inudibile. Lo sentiva, se fosse accaduto qualcos'altro si sarebbe messo a frignare come un moccioso in mezzo alla strada.

Forse, per compassione, i kami vollero ascoltare le 'dolci parole della ragazza' mandando in soccorso la compagna dei sogni che ogni uomo - a parte Ranma - avrebbe voluto rirovarsi dinanzi in quel momento.

"P-chan!" sotto l'ombrello, Akane non fece altro che chinarsi sulle ginocchia accogliendo il gioioso maialino tra le ... braccia?

Inutile dire che contento come una pasqua, il visetto paffuto dell'animale si strusciò con quanta forza potesse avere contro il seno della padrona, scatenando disappunto dal braccio di Ranma-chan che, chissà per quale strano incantesimo si mosse diretto verso la testolina nera del maialino.

"RANMA! Lascia stare P-chan. Non preoccuparti piccolino, ci penso io a dargli una lezione" si preparò a sollevare il braccio, quando Ranma fece segno di time-out con entrambe le mani.

"Ti prego, prima di picchiarmi per l'ennesima volta ... potresti concedermi il diritto d'andare in bagno?" l'aveva detto uggiolando quasi, non resisteva più, se avesse aspettato qualche altro istante, con tutta quella pioggia avrebbe ceduto in mezzo al viale.

" ... Tieni" lei gli ficcò le chiavi tra le costole, arrossendo vistosamente. "Arigatou!Arigatou!" in quel momento, avrebbe persino accettato il matrimonio con Akane  piuttosto che resistere altri cinque secondi. Della serie , sono proprio la stessa identica cosa.

 

...

 

 

"Possibile che attiri sempre le disgrazie su di te?" Akane si lasciò scappare uno sbuffo dalle labbra, mentre sistemava dolcemente l'ennesimo cerotto sul volto del fidanzato che pareva l'ultimo sopravvissuto d'una guerra di trincea.

"Ahio! La parola delicatezza non fa parte del tuo vocabolario vero?" ribatté sarcastico lui, incrociando le braccia al petto.

"Se tu fossi meno brutale nei miei confronti forse potrei anche essere garbata" lo trucidò con lo sguardo, quando ci si metteva era veramente insopportabile. Pieno di sé, arrogante e sgarbato.

Proprio un bel fidanzato dovevano appiopparle. Fortuitamente, almeno secondo la loro concezione, non erano legati da alcun che; fintanto che erano i rispettivi padri a ciancicare tutte quelle stupidaggini, loro non correvano alcun pericolo.

"Vieni P-chan, medico anche te, questo stupido ti ha fatto male vero?" lo prese in braccio con cura, coccolandolo come un bambolotto. Ed il che, di certo non poteva che portare il maialino, alias Ryoga, in paradiso.

Anche se solamente da maialino, infondo, poteva godere delle attenzioni di Akane. Almeno finché non si sarebbe sentito pronto a confessarle i suoi sentimenti.

Ranma piegò il capo appena, inarcando le sopracciglia. "Se continui così lo strozzerai povera bestia".

Che lo facesse, nessuno piangerebbe la sua scomparsa.

"Non dirmi che sei geloso delle attenzioni che do a P-chan" ridacchiò lei, con uno dei suoi classici sorrisetti innocenti che lasciavano intendere a qualsiasi persona presente nella stanza che i commenti del fidanzato in merito, non facevano altro che compiacerla.

Tutti, ovviamente, tranne quell'ottuso del codinato.

"Cosa vuoi che me ne importi? Perchè dovrei essere geloso di un maiale"

Seh, sia di nome che di fatto in ogni senso.

"Sei insopportabile!" si mosse di qualche centimetro in avanti, ringhiandogli in faccia tutta la sua rabbia. Perchè quello stupido, non poteva mostrare un minimo interesse? Non che le importasse ovviamente, eppure, se avesse mostrato anche un minimo segno ... invece niente.

"...Cosa c'è, vuoi forse dirmi che vorresti che io provassi gelosia nei tuoi confronti?" rispose lui sornione, slacciando tra i denti uno di quei suoi fastidiosi sorrisini da scemo patentato.

Il commento dell'altro, non solo fece arrossire vistosamente lei ma ne provocò anche la consueta reazione, ovvero, una bella tavolata sulla testa tanto per cominciare, seguita dal seppellirsi impellente del corpo sotto altri cento oggetti di uso comune.

"S... si può sapere perchè devi sempre lapidarmi?" mugolò lui tentando di risollevarsi dal cimitero di utensili ed altri oggetti non meglio identificati. Lei lo incenerì con lo sguardo, come a volerlo ammonire silenziosamente.

Hai anche il coraggio di chiederlo? Vorrei che tu fossi geloso di me a tal punto da impazzire, così capiresti cosa provo io ogni volta che ti vedo con quelle altre oche.

Lui scosse il capo, portando le mani a sistemare casacca e connessi, nemmeno fossero coperti di ragnatele. Sollevò lo sguardo, osservandole le spalle. Rimase qualche istante in silenzio a fissarla, senza accorgersene, prima di tornare consapevole del suo Ego e volgersi con altrettanta rapidità dalla parte opposta.

Vorrei che ti comportassi in modo decente almeno per una volta, in tutti i sensi. Potresti essere più carina...

 

 

 

 

Fine Prologo.

 

Inaspettata eh? Ebbene, dato che ho decisamente diradato gli esami posso anche tornare a dedicare parte del tempo alle fanfiction e quale modo migliore per farlo se non quello di augurarne una nuova?

Non preoccupatevi, questo non significa che abbandonerò What i really want anzi ...

(Quella fic rimarrà sempre la prima in classifica nel mio cuore). Volevo prendere al volo l'occasione di sviluppare quest'altra idea che, spero prometta abbastanza bene.

Al prossimo capitolo.

Ery

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*eiki = energia spirituale

  
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