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Autore: CactuSora23    19/07/2015    2 recensioni
"La sua postura era distratta, voluttuosa e innocente al medesimo tempo, le labbra rosse e piene semidischiuse trattenevano a malapena un lieve sospiro."
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dorian Gray
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dorian era solo, disteso sul canapé di velluto rosso che costituiva il più lussuoso complemento d’arredo del suo piccolo studio.
Le pareti rivestite di legno scuro erano appena rischiarate dalla luce di una candela, la quale già affogava il proprio lume nell’ammasso informe di cera bianca che un tempo costituiva il suo solido stelo. Dorian osservò la candela, la testa leggermente reclinata e poggiata negligentemente sul palmo della mano d’avorio, le cui dita erano morbidamente affondate nella folta capigliatura.
La sua postura era distratta, voluttuosa e innocente al medesimo tempo, le labbra rosse e piene semidischiuse trattenevano a malapena un lieve sospiro.
Dorian osservava la candela con intensità, e un velenoso senso di malinconia cominciava a farsi strada entro le sue membra, come una nera serpe invidiosa della sua bellezza che cercasse di staccarne le membra a morsi, di divorare dall’interno quel corpo efebico. Il giovane percepiva nella lenta, inesorabile consunzione del cero una maledizione sibillina, appena sussurrata dal lieve alito di vento che muoveva la tremula fiammella come una lingua infuocata: guardati, Dorian, guarda il tuo destino.
La fiamma pareva burlarsi di lui nel buio della sua stanza più intima, quella ove Dorian si ritirava sempre più frequentemente per riflettere sulla propria libidinosa esistenza, tormentato dall’immagine del proprio ritratto cangiante, i cui tratti deformi riflettevano il progressivo imputridire della sua anima.
La pallida massa di cera ai piedi della candela pareva la profezia del suo decadimento, della sua così irrimediabile trasmutazione: era stato l’emblema della Perfezione, aveva irradiato la luce della Bellezza rischiarando la banalità delle vite che lo circondavano, ma il Piacere l’aveva corrotto fin nel midollo.
Se non fosse per il ritratto, ora il mio corpo parrebbe quello di un vecchio lussurioso, molle e indelebilmente marchiato dalle piaghe delle vergogna, pensò il giovane, e le sue labbra finemente cesellate si dischiusero in un sorriso obliquo, sardonico.
Lentamente si slacciò la vestaglia di seta color smeraldo, e consentì che lentamente si aprisse rivelando le membra bianchissime.
Lasciò che gli occhi vagassero per il suo corpo statuario in cerca di una qualche imperfezione che potesse rivelare ciò che il torso, le natiche e il bacino avevano toccato, la lordura che avevano di buon grado accolto, ma lo sguardo scivolò indisturbato sula nivea distesa di pelle.
Il sorriso di Dorian si aperse maggiormente a quella vista, e il petto si alzò e abbassò al ritmo di un sospiro di sollievo. Ho il dono dell’eterna innocenza, pensò divertito, mentre rievocava languidamente i ricordi della sera precedente, abbandonandovisi.  Rammentava un ampio salone cinto da due scalinate di marmo, nel quale le tinte vivaci di un ballo mascherato si mescolavano al grigio delle volute d’oppio e alle sfumature rosate dei corpi delle donne seminude che allietavano i partecipanti.
I suoi occhi di zaffiro blu tornarono a posarsi sulla candela, che ora emetteva intermittenti sbuffi di fumo grigiastro: la fiamma stava per soffocare nell’informità liquida, e gli ultimi tremuli bagliori somigliavano al rantolante spirare di un tisico.
Questo non è il mio destino, si disse Dorian, trionfante, alzandosi dal canapé e dirigendosi verso il basso tavolino rococò sul quale si stava consumando la silenziosa tragedia di fuoco.
La luce sempre più fioca consentiva a lunghe dita d’ombra di allungarsi voraci sulle membra flessuose del ragazzo, un Adone di marmo sempre più opaco.
Dorian allungò rapido una mano e con un gesto risoluto chiuse la fiammella nella morsa delle sue dita, estinguendola.
Subito avvertì una fitta di dolore al palmo, e ritraendolo scoprì una piccola bruciatura rotonda. Fece una smorfia di disappunto e guardò con astio lo stoppino annerito e contorto della candela, ma dopo pochi istanti il suo sguardo si illuminò e una risata argentina proruppe spontanea, mentre canzonava mentalmente quella squallida allegoria di morte.
Hai ragione, lumino, siamo uguali: il tuo è l’unico Fuoco che potrà mai consumarmi.
   
 
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