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Autore: Unadulterated    20/07/2015    1 recensioni
Harry. 21 anni. Aiutante di Johanna nella sua pasticceria.
Louis. 23 anni. Giornalista in giro per il mondo.
Louis ed Harry si conoscono da quando hanno 8 e 6 anni. All'inizio si odiano, poi tra di loro cresce una fantastica amicizia, fino a trasformarsi in qualcosa di più.
Quando hanno 14 e 16 anni si mettono insieme.
Quando Anne, la madre di Harry decide di trasferirsi ad Holmes Chapel, quest'ultimo non vuole quindi, la madre del suo ragazzo, lo invita a restare a vivere da loro.
Cosa succede se però un giorno, Louis torna a casa con un altro? Cosa succede se questo accade quando Harry ha più bisogno di lui?
Di sicuro, Louis scoprirà di tenere ad Harry ancora, molto più di prima. Perché in fondo si sa, non sappiamo di amare qualcosa fino a che non è più nostro.
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Dove vivevamo io e Louis non c'era tempo o spazio per riposarsi.

La villa Tomlinson era stata costruita in anni, dal padre del padre del padre di Mark, il patrigno di Louis e il padre di Charlotte, Félicité, Daisy e Phoebe. Dopo la nascita di quest'ultime -erano gemelle-, Mark aveva lasciato tutto quanto alla famiglia e alla ormai ex moglie. Aveva deciso di andare a fare il medico in qualche luogo di guerra e, tutta la sua famiglia, aveva preso la notizia nel miglior modo possibile.

Louis, nonostante non fosse suo figlio di sangue, aveva ereditato la sua voglia di viaggiare e aveva cominciato a girare il mondo in veste di giornalista. Molto spesso stava fuori casa anche mesi. E io lo avevo lasciato fare. Lo amavo da morire e avrei preferito vederlo felice lontano, piuttosto che triste vicino.

Quando mia mamma però si ammalò, io avevo bisogno di lui, e tentai in tutti i modi di mettermi in contatto con il mio ragazzo.

"Lou, rispondi. Ho bisogno di te, per favore."

I messaggi che gli lasciavo in segreteria erano tutti uguali.

Sapevo benissimo quanto Louis amasse il suo lavoro e davvero, non avrei mai voluto rompergli le scatole con tutti quei messaggi, ma adesso che mia mamma non c'era più, io avevo bisogno di lui più che mai.

A Lou
Ho bisogno di te, per favore. Lou..

Anche i messaggi erano più o meno tutti uguali.

Però niente. Louis continuava a non rispondere.

 

"Cos'hai, Harry? Ancora non risponde?"
La voce di Jay mi tolse dai miei pensieri.

La guardai un istante negli occhi per poi negare. Tornai a fissare lo sguardo nel parco enorme davanti a noi.

In quel momento ci trovavamo in giardino con i piccoli gemellini di appena un anno: Ernest e Doris.

I due piccolini erano nati dall'ultimo matrimonio di Johanna con Daniel.

Io avevo in braccio Doris, la femmina, mentre Jay aveva Ernest, il maschietto.

"Ho bisogno di Lou, Jay. Ho bisogno di lui e non risponde. Vorrei che fosse qui", dissi appena sussurrando.

"Vedrai, si sistemerà tutto quanto, tesoro", mi rispose lei con sicurezza.

 

"È tornato! È tornato!"

Le urla di una delle gemelle, Phoebe, mi spaventò e, appena corse fuori dalla porta, seguii i suoi movimenti con lo sguardo.

Era tornato.

Mi alzai di scatto, come se l'erba su cui ero seduto avesse cominciato a prendere fuoco all'istante. 
Tenevo ancora Doris in braccio quando corsi verso il mio ragazzo.

Phoebe, che era ancora tra le sue braccia, quando si accorse di me, scese da Louis.

"Hai letto i messaggi, Lou. Sei tornato", dissi con voce tremante mentre mi catapultati tra le sue braccia, prima occupate da Phoebe, ora da me e Doris.

Ricambiò a fatica l'abbraccio e "avevi dubbi?", disse strizzandomi l'occhio.

Spalancai gli occhi e il sorriso mi morì sulle labbra per il suo comportamento.

Erano più di due mesi che non ci vedevamo e tutto quello che era stato capace di dire e fare era quello?

Ok, non chiedevo che mi prendesse lì sull'erba, davanti la sua famiglia, ma mi aveva appena respinto dopo due mesi.

All'improvviso capii.

Qualche metro dietro a lui c'era un ragazzo moro, con la pelle scura e, era davvero molto bello.

Louis seguì il mio sguardo e, con leggero imbarazzo "Ah.. ehm, lui è Zayn. Un collega", disse.

In quel momento avevo già capito tutto. Il mio cuore si ruppe. Definitivamente.

"Porto la piccola dentro. Scusate", dissi.

Sentivo già gli occhi pizzicare. Mi voltai cercando di non far uscire nemmeno una lacrima davanti a loro.

 

Entrai in casa e misi la piccola Doris sul divano dove c'era anche Lottie.

"Puoi tenerla tu, Lots?", le chiesi trattenendo un singhiozzo.

"Tutto bene, Harry?", mi domandò lei preoccupata.

Scossi la testa in segno di negazione e corsi fino in camera nostra.

Già, nostra.

 

Mi buttai sul letto. Mi ero trattenuto dal piangere mentre ero con loro, ma adesso che ero solo non riuscivo a smettere.

Sentii la porta aprirsi e mi calmai. O almeno, cercai di farlo con tutte le mie forze.

"Ehi, sei scappato. Ti sei perso la notizia", disse Louis posando le valigie in terra.

Avrei voluto tenermi tutto dentro, ma stavo tenendo anche troppo in quel periodo, così mi scappò di bocca.

"Che ti scopi Zayn, Lou?"

 

Colpito e affondato. Boom.

 

L'espressione che si dipinse sul suo volto fu un misto di sorpresa, colpa e paura.
Abbassò la testa guardando la punta delle sue scarpe.
Scossi la testa e mi alzai dal letto. Non volevo piangere davanti a lui, ma una lacrima rigò il mio viso quando gli passai di fianco.

Uscii dalla porta senza dire nulla e scesi di nuovo le scale.

 

In soggiorno, seduti sul divano, c'erano Johanna e Zayn che chiaccheravano di qualcosa a me sconosciuto.

"Ehi, tesoro", disse la voce calda di Jay, "vieni a conoscere Zayn."

"So già tutto quello che c'è da sapere", dissi freddo recuperando il mio telefono dal mobile della televisione. "Me ne vado, Jay. Mi dispiace."

La donna mi guardò preoccupata e sapeva. Aveva capito tutto: che Louis mi aveva ferito e che non avrei più rimesso piede in quella casa.

Si alzò, vedendomi in contro e abbracciandomi. "Harry, piccolo.. Mi dispiace così tanto."

"Non è colpa tua, anzi. Grazie di tutto", dissi ricambiando il suo abbraccio.

 

"Harry! Dove pensi di andare?"
Louis si era finalmente svegliato dal suo stato di trans. Era corso giù per le scale urlando.

"Non sono affari tuoi, Louis. Per favore, lasciami in pace. Ho bisogno di andarmene. Ho da prendere un aereo."

Jay mi accarezzava la schiena e lanciava sguardi omicidi diretti a suo figlio.

"Posso spiegarti tutto."
E abbassò lo sguardo, chiaro segno che non aveva idea di come spiegarmi tutto.

"Bene. Puoi spiegarmi perché non rispondevi quando avevo bisogno di te? Puoi spiegarmi perché non leggevi i miei messaggi? Puoi spiegarmi il fatto che mentre mia mamma era in un letto di ospedale a morire, tu eri dentro il culo di qualcun altro?"

Il mio viso era completamente bagnato e quando vidi che spalancò gli occhi, come shockato, continuai.

"Non puoi, Louis. Ho accettato di non vederti per mesi perché sapevo che facevi qualcosa che amavi, mi sei mancato ogni singolo giorno da quando te ne sei andato. Qualche giorno fa pensavo al peggio quando non rispondevi. Mia mamma è morta e tu non c'eri. Avevo bisogno di te e tu eri a letto con quello."

"Harry, non è-" "Non è come penso?!"

Mi spostai da Jay per andare vicino al mio quasi ex ragazzo.

"Non è come penso?!", ripetei a voce più alta. "Oh, andiamo, Louis. Ti conosco abbastanza bene da riuscire a leggerti tutto quello che c'è da sapere. Eri solo, sentivi il bisogno di avere qualcuno nelle mutande perché la tua stupida mano di merda non bastava più. Mi avevi promesso che non sarebbe successo. Me lo avevi giurato. 'Tranquillo, Haz. Non ti tradirei mai, amo solo te.'", dissi ripetendo le sue stesse parole.

Ripresi fiato e continuai. "Me lo avevi giurato, Louis. Avevi detto che mi amavi e che non avresti mai potuto farlo."

Silenzio.

Zayn era sul divano e da quando ero sceso, non aveva aperto bocca. Guardava e ascoltava quello che il suo collega ed io ci stavamo dicendo. Sinceramente, avevo dubbi che fossero anche colleghi. Conoscevo abbastanza bene Louis.

Jay, che mi stava lasciando urlare dentro casa sua, era ancora in piedi davanti la televisione ad osservare la mia sfuriata, anche un po' ad occhi aperti. Era comprensibile dato che non avevo mai fatto scene del genere, nemmeno dopo le tante volte che tra me e Louis c'erano stati dei fraintendimenti.

Louis era davanti a me con gli occhi spalancati. Cercava di dire qualcosa per difendersi, ma non diceva niente. Sperava che anche questa volta gli avrei lasciato fare. Che l'avrebbe passata liscia anche quella volta. Ma mi dispiace, non in quel momento, non per quello. 

Io che avevo smesso di piangere come quando fanno Daisy o Phoebe quando cadono e si fanno male, ero lì davanti all'amore della mia vita. 

Lo guardavo e ogni cosa bella vissuta insieme mi passava davanti a rallentatore: i nostri litigi quando eravamo solo bambini; la prima volta che mi ha difeso dai bulletti della scuola; la prima volta che avevo pensato al mio miglior amico in modo diverso; la prima volta che mi aveva baciato con una stupida scusa; la prima volta che avevamo fatto un viaggio insieme, solo io e lui, in Grecia; la nostra prima volta; la prima volta che mi disse 'ti amo', e la prima volta che glielo dissi io.

 

"Addio, Louis."

Mi voltai ancora una volta e, incrociando lo sguardo della mia seconda mamma, le mimai un 'mi dispiace' con le labbra.

 

Uscii dalla porta.

Uscii dal cancello enorme di quella villa.

Uscii dalle loro vite.

   
 
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