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Autore: Jessy Pax    20/07/2015    6 recensioni
Cosa accadrebbe se Sam e Dean incontrassero Deanna e Samantha?
One Shot nata dal desiderio di scrivere un probabile incontro tra i fratelli Winchester e le loro versioni al femminile.
Torniamo al 2005 quando c'erano i mostri della settimana, un diario da seguire, un caso da risolvere, litigi tra fratelli e due sorelle cacciatrici incontrate per caso.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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Brothers and Sisters









Plymouth, Wisconsin

 

 

«Forza, è ora della nanna.» la giovane Catherine stava trascinando la piccola Marthie nella sua cameretta. Una dolce bambina di appena cinque anni, un viso angelico incorniciato da due treccine castane lunghe fin sopra le spalle. Ogni sera era sempre la stessa storia, faceva disperare la mamma con i suoi capricci.
La bimba sbuffò strisciando controvoglia sotto le pesanti coperte color pesca «Ma io non ho sonno!» protestò mettendo il solito broncio, rendendola ancora più tenera.
Catherine rise accomodando le lenzuola, rimboccò il piumone sotto il materasso senza dare vinta alla figlia.
Uno sbadiglio grande e profondo, colpì di sorpresa Marthie «E questo cos'era? Uno sbadiglio per caso?» la mamma la prese in giro facendole il solletico sotto il collo.
La piccola rise divertita ma allo stesso tempo stanca «Non è vero!»
La donna dai capelli scuri spense la lucina della notte sopra il comodino lì affianco, prese le manine della bambina e iniziò a cantare «Ninna nanna, ninna oh...»
«No, mamma! Non cantare quella canzone!» Marthie aveva gli occhi sgranati ed era tanto terrorizzata.
Catherine corrugò la fronte e scosse la testa sorpresa e confusa «Perché non posso?»
«Matthew dice che è la canzone dell'uomo nero. Se la canti mi verrà a prendere.»
La mamma sospirò rassegnata e diede dei piccoli baci sul dorso delle manine della figlia «Non dare ascolto a Matthew. Domani parlerò con sua madre così la smetterà di terrorizzarti.»
La bimba sembrò rilassarsi «Me lo prometti?»
«Croce sul cuore! Buona notte, bambolina.» Catherine diede un ultimo bacio sulla fronte a Marthie, si alzò dal letto sorridendole. Chiuse la porta alle proprie spalle vedendo che la piccola aveva già chiuso gli occhi e stringeva forte il suo orsacchiotto preferito.


 

Più tardi...

 

 

Le assi del pavimento in legno della cameretta di Marthie scricchiolarono all'improvviso senza alcun motivo. La bambina aprì gli occhi scuri di scatto quando sentì un respiro profondo e accelerato soffiarle sopra la testa. Con coraggio afferrò le coperte e si coprì il capo per ripararsi da quella cosache la stava terrorizzando.
Il cuore della ragazzina batteva all'impazzata e quando due dita lunghe e affusolate presero il lenzuolo e la scoprirono da quella sorta di riparo, Marthie saltò seduta in preda alla paura.
«Mamma?» la sua voce tremava e sentiva freddo. Nella camera non c'era nessuno. Forse stava sognando. Si guardò intorno cercando di capire cosa c'era che non andava. Strinse ancora di più a se il suo orsacchiotto preferito, ma c'era troppo buio nella stanza e le sagome dei suoi giocattoli erano a malapena visibili. La luce fioca della luna non bastava ad illuminare tutto.
Ad un tratto, ad un angolo della cameretta, un'ombra oscura e indistinta prese a camminare piano verso il letto della piccola.
Marthie trattenne il respiro e sgranò gli occhi «Sei l'uomo nero, non è vero?»
Catherine si svegliò di soprassalto quando sentì l'urlo straziante della figlia. Scese velocemente dal letto e aprì prepotentemente la porta di fronte. Il letto piccolo era vuoto e la finestra era completamente spalancata. Un urlo di terrore e dolore uscì dal petto della mamma «Marthie!»

 

 

 

 

On the road...

 

 

 

 

Nell'abitacolo dell'Impala echeggiavano le note alte di Back In Black e Dean muoveva la testa a tempo di musica, canticchiando ogni tanto distrattamente qualche parola.
Sam guardò il fratello con la fronte aggrottata abbassando il volume della radio.
Dean, con una espressione offesa, lanciò un'occhiataccia alla sua destra «Perché hai abbassato?»
«Ho mal di testa.» rispose evasivo Sam.
«È colpa delle tue strane visioni?» Dean tornò a guardare la strada e spense del tutto la musica. Era preoccupato per il fratello, cercava di non darlo a vedere, il più delle volte ne era indifferente perché non sapeva che cosa fossero quelle visioni ma sentiva nel profondo del cuore che erano nulla di buono.
Sam scosse la testa e la poggiò al sedile, con voce roca rispose: «No.»
Dean arricciò le labbra annuendo sovrappensiero «Che cosa dice il diario di papà?» in questo modo avrebbero discusso di qualcosa e si sarebbero tenuti occupati in quel viaggio che, improvvisamente, sembrava essere divenuto insostenibile e troppo lungo.
Sammy afferrò il diario logoro e vecchio del padre dal sedile posteriore e lo sfogliò con cura. Si fermò su una pagina scarabocchiata «Plymouth, Winsconsin. Qui dice che nel 1995 sono iniziate delle strane sparizioni di bambini. Si sono ripetute nel 2000.»
«Non dice nient'altro? Nessun ritaglio di giornale?»
Sam sollevò le spalle «No, c'è scritto il nome del motel dove ha alloggiato cinque anni fa e... aspetta»
«Dean spostò velocemente lo sguardo dalla strada al fratello «Cosa?»
Sam sollevò un angolo di quella pagina piegata facendo una smorfia confusa «Qui c'è scritto Boogeyman»
Il ragazzo alla guida sollevò un sopracciglio «Boogeyman? L'uomo nero?»
Il fratello minore fece spallucce girando altre due pagine per vedere se c'erano altre indicazioni «A quanto pare...»
«Come si chiama il motel?» chiese curiosamente Dean.
«Molly's Motel.» Sam chiuse il diario e lo gettò nuovamente sul sedile.
Dean sorrise «Originale!» tornò serio pensando alla faccenda «Perché papà non ha scritto nient'altro su questo caso?»
Sam chiuse gli occhi e massaggiò le palpebre doloranti, il suo mal di testa era insistente e pensò che da un momento all'altro potesse scoppiargli la testa «Forse non ha trovato altri indizi»
«Scherzi?! John Winchester colleziona indizi!» Dean stava cercando di capire e trovare qualche risposta. C'era qualcosa di strano in questo caso e non riusciva a comprendere per quale motivo suo padre non era stato più esaustivo nel diario. «Secondo me c'è dell'altro.»
«Secondo me dovremmo lasciar perdere, non è la prima volta che papà ci lascia a secco di informazioni.» Sammy era nervoso e stanco. Desiderava tanto poter dormire in pace e scendere dalla macchina subito.
Dean si accorse del tono stizzito del fratello e rallentò per guardarlo meglio in viso. Aveva delle profonde occhiaie sotto gli occhi e sembrava agitato «Beh... in ogni caso dobbiamo seguire il diario. Perciò daremo un'occhiata lo stesso!»
Sam perse la pazienza, sbuffò contrariato e gesticolò con le mani basse «Ti fidi sempre così ciecamente di papà?»
L'altro ragazzo roteo gli occhi esasperato, stufo di sentire di nuovo questa domanda «Ti prego! Di nuovo questo discorso?!»
«Perché? Perché fai così?» Sammy strinse le labbra, non tollerava il comportamento del fratello, era troppo diverso da lui, troppo distante. Ai suoi occhi, Dean appariva come un soldatino che abbassava la testa. Non lo sopportava.
«Così come?» Dean strinse maggiormente il volante della sua macchina. Le nocche erano bianche per la presa ferrea. Sentiva che la rabbia stava montando impetuosa e sapeva anche che avrebbe perso la pazienza da un momento all'altro.
«Non vuoi sentire che parlo di papà. Non sappiamo nulla di lui e tu continui a seguire questo maledetto diario come se fosse la Bibbia!»
«Ecco, ti senti? Per questo non voglio discutere con te di papà. Perché tu non credi in lui!» Dean alzò la voce mentre premeva nervosamente il dito sul volante. Per tutta la vita non aveva fatto altro che ripetere sempre le stesse cose con Sam. Era una lotta continua, a volte credeva che discendessero da Caino e Abele per quanto erano litigiosi e poco accordanti. Ma John Winchester era un argomento delicato per i fratelli, Dean sapeva in fondo che Sam aveva ragione ma non poteva di certo farglielo sapere.
Sam scosse la testa indignato, guardò fuori dal finestrino battendo nervosamente il palmo della mano sullo sportello dell'Impala «Oh no, non è questo il problema. Il punto è che tu ci credi troppo. Ci ha cresciuti come soldati e tu non hai mai fatto niente per opporti al suo volere. Tutto ciò che ti diceva, tu lo facevi. Anche quando la situazione si faceva pericolosa!»
Dean era perfettamente a conoscenza della loro storia, di ciò che avevano passato e vissuto e non poteva assolutamente dire che la loro infanzia era stata una delle migliori. Ma era troppo affezionato al padre. Sentiva che era legato a quell'uomo come un'àncora ad una nave. Frenò bruscamente fermandosi sul ciglio della strada «Era mio dovere ascoltarlo.» guardava il fratello con sguardo truce e irremovibile.
Sam si fece testardo, fregandosene se Dean si era fatto minaccioso «No, era tuo dovere ribellarti e vivere la tua vita come avresti voluto!»
Dean quasi ringhiò. Poggiò il gomito sul volante e ruotò il busto verso Sammy puntandogli un dito contro «E allora dimmi, se io mi fossi ribellato, chi avrebbe pensato alla famiglia? Chi si sarebbe preso cura di te, mh?»
Il fratello minore si agitò sul sedile, rizzando la schiena. Assottigliò gli occhi fino a ridurle a due fessure «Quindi stai cercando di dire che lo hai fatto per me?»
Dean piegò la testa di lato facendo un'espressione contrita «No, sto cercando di dire che tu sei un fottuto egoista!»
Sam lo guardò esterrefatto per un minuto, poi volse il viso per puntare lo sguardo sulla strada ferma, annuì seccamente stringendo le labbra «D'accordo! Sei uno stronzo!»
«E tu un coglione!» Dean sputò quelle parole come se si fosse liberato di un peso dallo stomaco. Non sapeva se si sentiva meglio, ma comprendeva il fatto che quella discussione era finita male e non avevano concluso nulla. Volavo insulti come sempre da una parte all'altra ma in definitiva, non riuscivano mai a trovare un punto d'incontro.
Nell'Impala era calato un silenzio imbarazzante e colmo di risentimento. Dean aveva ancora il respiro veloce e borbottava parole tra i denti. Sam distoglieva lo sguardo a destra e a sinistra, guardava le proprie mani e annuiva a se stesso senza un motivo.
Uno dei due doveva fare un passo verso l'altro per continuare il viaggio, ma quello non sarebbe stato Dean.
«Ascolta...» Sam prese un respiro profondo «Non voglio litigare con te. Voglio solo...» strinse le labbra alzando un braccio e poggiarlo subito dopo sulla gamba «voglio andare d'accordo con te. Sul serio.»
Dean strinse gli occhi accendendo nuovamente la macchina «Allora non parliamone più. Lascia stare papà. Risolviamo questo caso e basta.»
Sam annuì ritrovandosi nel pensiero del fratello «Okay, va bene.»
«Ripeti, come si chiama questa città mangia bambini?»
«Plymouth. È a tre ore da qui.»
Le ruote della Chevrolet sgommarono sulla terra umida per rimettersi in carreggiata. Il piede affondò nell'acceleratore e sfrecciarono sulla strada verso il Wisconsin.
Dean premette il pulsante della radio e riprese ad ascoltare gli AC DC come era intenzionato a fare fin dall'inizio.

 

 

 

 

 

 

Elk River, Minnesota

 

 

 

 

Autofficina Finnigan
 

«Ragazzina, dove credi di andare?» la signora Jane camminò tra due auto, stuccate e coperte da giornali, inseguendo la figlia minore. Era su tutte le furie e al suo seguito, con passo accelerato, la figlia maggiore vegliava sulle due donne che più la facevano disperare.
Lo zio paterno, Bill, guardava sua cognata e le due nipoti con la fronte aggrottata e un'espressione avvilita. Si tolse il capello con la scritta della sua autofficina e se lo sistemò meglio sulla testa «Sciocche!»
«Ho 21 anni, mamma. Sono grande abbastanza per decidere della mia vita!» la ragazza dai capelli scuri si avvicinò all'uscita dell'officina determinata ad andarsene.
La sorella dai capelli biondi e la camicia a quadri spalancò le braccia «Samantha, per favore! Non fate così!»
Jane si fermò al centro della carrozzeria con le mani sui fianchi. Nessuno l'aveva mai vista così infuriata «Se metterai piede fuori da questa officina, giuro che sarà l'ultima volta! Mi hai sentita? Non tornare mai più se te ne vai!»
Samantha strinse i denti e volse uno sguardo irato verso sua madre «Bene! Vado a fare i bagagli!» corse fuori dallo stabilimento dello zio pronta a lasciarsi tutto alle spalle.
«Mamma, eddai!» la ragazza maggiore teneva ad entrambe, ma a volte non sapeva proprio come fare per mettere pace tra le due. Erano due vulcani, non c'era modo di farle andare d'accordo.
Jane indicò la giovane con il fiatone «È colpa di tua sorella!» girò i tacchi scuotendo la testa per rifugiarsi nel bagno.
«Potresti calmarti?» tentò di fermare la mamma, ma già si era chiusa oltre la porta e non c'era verso che ascoltasse una singola parola che voleva dirle. Strofinò il tacco dello stivalo sul pavimento liscio e grigio. Arricciò le labbra gettando uno sguardo allo zio «Vado a parlare con Samantha.» l'uomo panciuto annuì pulendo distrattamente un bullone tra le mani. La bionda uscì dall'autofficina imprecando «Dannazione!»



Samantha aveva tirato giù dall'armadio una sacca marrone, impilava abiti e scarpe alla rinfusa senza nessun criterio logico. Le tremavano le mani e sentiva una tale rabbia dentro di se tanto da desiderare di poter spaccare qualcosa, qualsiasi cosa le capitasse sotto le mani.
Le tre donne abitavano vicino l'autofficina e non ci mise molto Deanna a raggiungere la sorella. Aprì la porta e la richiuse con un colpo secco. Guardo la minore seriamente e poi si mise seduta sul letto incrociando le braccia al petto.
«Se sei qui per farmi cambiare idea, ti risparmio il fiato. Ho già preso la mia decisione.» Samantha non guardava nemmeno in viso la sorella, era terribilmente concentrata a recuperare abiti che non metteva più da almeno sei anni dal cassetto più grande.
Deanna Annuì facendo una smorfia «Samy, hai fatto incazzare la mamma, come aspettavi che reagisse?»
La ragazza dai capelli scuri scosse la testa fortemente tornando al borsone «Non mi interessa, ho solo detto la verità. Sono stanca di rincorrere demoni. Voglio vivere la ma vita e se resto ancora qui, nostra madre non me lo permetterà.»
La giovane sul letto colpì due volte con il dorso della mano il muro dietro la sua testa con nervoso. Affilò lo sguardo. Odiava sentire certi discorsi. Odiava il comportamento di Samantha perché non rendeva la situazione più facile «Lo sai perché cacciamo! Non metterlo sempre in discussione.»
Samantha con un ringhio gettò la sacca a terra, i capelli le finirono sul viso e li spostò con impazienza. Camminò avanti e indietro nella stanza «Ricordami perché cacciamo, allora!»
«Perché papà avrebbe voluto questo. Avrebbe voluto che continuassimo la tradizione di famiglia.» Deanna seguiva con gli occhi gli spostamenti della sorella. Sospirò stanca «Ascolta, facciamo questo da sempre. Papà non c'è più ma questo non significa che dobbiamo smettere.»
Samy si fermò al centro della camera e strinse i pugni. Rise sarcastica «No, è proprio questo il punto. Papà è morto quattro anni fa. Dovremmo andare tutti avanti con le nostre vite e invece siamo ancora qui che acciuffiamo fantasmi e altri mostri solo perché è una tradizione!» l'ultima parola la pronunciò con disprezzo. Deanna e Samantha sono state cresciute da due genitori cacciatori e fin da piccole sapevano già come eliminare un fantasma e come richiamare un demone. La loro infanzia e soprattutto adolescenza è stata fuori dal comune e non è stato facile per nessuna delle due accettare una esistenza fatta di pistole, sale e paletti di legno benedetti. Deanna, poi, nel corso degli anni ha accettato di vivere una vita sopranaturale, diventando il perno della famiglia. Donando forza e incoraggiamenti qualora servissero. Samantha, invece, aveva altri progetti per il futuro.
Era destinata a qualcosa di più grande e concreto ma con la morte del padre i suoi piani sono andati in fumo.
Deanna saltò giù dal letto avvicinandosi alla sorella «Papà è stato ucciso da un demone per salvare te. Perché ora sei così tanto egoista da pensare di volere una vita migliore di quella che hai già?» Sollevò le spalle e spalancò le braccia e si indicò il petto «Pensi che a me o alla mamma faccia piacere condurre questo schifo di vita? Sì, è una tradizione ma siamo nate cacciatrici e possiamo fare qualcosa per salvare delle vite innocenti. Possiamo acciuffare quel fottuto demone che ha ucciso papà! Non rendiamo la sua morte vana!»
Samantha aveva le lacrime agli occhi, scosse la testa stringendosi nelle spalle «Quel demone voleva uccidere me. Dovrei essere io a portare avanti la vendetta ma a me non interessa, perché a voi sì?»
Deanna inumidì il labbro superiore con la punta della lingua e guardò in un punto della stanza «Perché quel figlio di puttana voleva prendere te. Voglio ucciderlo con le mie mani. E porterò avanti questa vendetta finché non mi sarà servita su un piatto d'argento.» la voce della ragazza si era fatta roca e bassa. Era ostinata a concludere quella missione, doveva farlo a tutti i costi per sua sorella. Perché qualcuno voleva portarla via da lei un tempo.
Samy si asciugò il naso con il dorso della mano e guardò il borsone disordinato «Quindi anche se me ne vado da questa casa, tu e la mamma non tornerete indietro. Continuerete a cacciare a costo della vita per me.»
Deanna annuì una volta sola «Più o meno sì.»
Samantha si morse il labbro convulsamente «Allora continuerò a cacciare con voi. Se vi succedesse qualcosa non mi perdonerei mai per essermene andata senza darvi il mio aiuto.»
La sorella maggiore guardò l'altra con un sorriso appena accennato «Bene. Grazie.» una breve pausa per avvicinarsi alla porta «C'è un caso da risolvere nel Wisconsin. Sembra che l'uomo nero stia rapendo dei bambini.» piegò la maniglia con un rumore ottuso «Sei dei nostri, Sam?»
La ragazza bruna raddrizzò la schiena, si pulì la guancia delle lacrime e scurì lo sguardo «Puoi giurarci.» non era giusto tutto questo. Non era giusto che sacrificasse la sua vita per una vendetta. Ma amava la sua famiglia e avrebbe fatto qualsiasi cosa per loro, anche rinunciare al desiderio di vivere la propria vita.


 

 

 

 

 

 

 

Plymouth, Wisconsin

 

 

 

 

 

Sam e Dean erano arrivati da poco nella cittadina di Plymouth, avevano già preso una stanza del motel dove anni prima ci aveva alloggiato John.
Dean era già pronto con il distintivo falso da agente dell'FBI in tasca. Aprì la porta e aspettò l'altro sull'atrio.
«Sei pronto, Sam?»
«Sì, solo un attimo.» Sam, stava finendo di leggere le ultime notizie che parlavano del caso che stavano cercando di risolvere. Doveva andare da Catherine Turner, a quanto pareva, lei era la mamma della bimba scomparsa.
Due ragazze, una bionda e l'altra bruna, parcheggiarono affianco all'Impala di fronte al motel.
Scese dal pick-up nero lucido prima quella dai capelli biondi. Afferrò una sacca verde militare dal portabagagli e fece girare la chiave intorno all'indice destro. Salì i gradini a testa alta.
Dean la seguì per tutto il tempo con lo sguardo, incuriosito e ovviamente attratto da lei. Sorrise affabile quando lei stessa gli rivolse il medesimo sguardo.
Era strano, la bionda aveva dei tratti in comune con il ragazzo. Lineamenti fini e delicati. Sguardo magnetico e una certa sicurezza e sfrontatezza che, solitamente, solo Dean amava sfoggiare con le ragazze.
«Salve...» Deanna, dopo quello scambio di sguardi, si decise a salutarlo per prima mentre infilava la chiave nella serratura della sua stanza.
Dean sorrise gonfiandosi come un pavone «Ciao...» rispose lascivo.
«FBI?» chiese la ragazza.
Dean annuì inumidendosi le labbra mostrando un sorriso solare «Già, il lavoro chiama...» Deanna distolse lo sguardo sollevando un sopracciglio divertita. «E lei? Attrice?»
La bionda attraente alzò gli occhi per guardare il viso di Dean, si volse quando Samantha la raggiunse e nello stesso attimo Sam uscì dalla camera facendo anche lui la conoscenza di quelle due ragazze misteriose «Più o meno.» rispose Deanna.
«Ah...» Dean si era già fatto una sua idea ben precisa di quali attrici potessero trattarsi, per questo il suo tono era sbrigativo e in qualche modo allusivo.
Samantha entrò per prima, mentre la sorella maggiore si prese qualche secondo per salutare l'agente conosciuto da poco «Ci vediamo.»
Dean sollevò la mano impacciato e giurò che la ragazza gli aveva appena fatto l'occhiolino!
I due fratelli si diressero verso la macchina, una volta saliti a bordo dell'Impala, Sam volle sapere chi fossero quelle due sconosciute.
«Attrici.» rispose vago il maggiore.
«Sul serio?» Sam parve non essere tanto convinto da ciò. Guardava il fratello con scetticismo.
Dean era ancora troppo preso dall'incontro per essere serio «Sì... magari sono quel tipo di attrici. Hai capito?!»
Sammy scosse la testa divertito «Finiscila!» diede una spinta con la mano sul braccio del fratello.
Dean mise in moto e si allontanarono dal motel «Che c'è?»

 

Quando Sam suonò al campanello della famiglia Turner, aprì la porta Catherine, la mamma di Marthie.
La donna aveva da poco pianto e il naso era arrossato «Chi siete?»
Sam e Dean mostrarono all'unisono i loro distintivi e li riposero nel taschino interno della giacca altrettanto velocemente «Siamo agenti dell'FBI, signora Catherine. Stiamo indagando sulla sparizione di sua figlia.»
«Vogliamo solo farle qualche domanda.» rassicurò Sam.
Catherine annuì comprensiva e spalancò la porta per far entrare i due agenti. Li fece accomodare in salone.
«Cosa è successo esattamente a Marthie?»
Cate spostò una sedia dal tavolo di vetro e si sedette come se le mancassero le forze «Avevo messo da poco a letto mia figlia. Le avevo augurato buona notte.» il suo sguardo vagava nel vuoto.
Sam si sentì in dovere di incoraggiarla «Signora, se non se la sente, passiamo più tardi.»
«No!» esclamò con troppo ardore la mamma, i fratelli si guardarono come per scambiarsi pensieri muti «Dovete trovare mia figlia! Vi prego. È tutto ciò che mi resta!»
«Suo marito dov'è?» domandò Dean guardandosi intorno.
Cate sollevò lo sguardo sull'agente più basso «Mio marito si trova in Russia per lavoro. Sta facendo tutto il possibile per raggiungermi.»
«Signora, ha detto che le stava dando la buonanotte prima che sua figlia sparisse. Ha sentito per caso rumori o odori strani quella sera?» tentarono di avere altre informazioni.
«Odori? No... era solo terrorizzata dalla canzone della notte. Non voleva che la cantassi.»
«Come mai?» Dean affilò lo sguardo.
«Un suo amichetto di giochi, le dice sempre che se si canta quella ninna nanna, l'uomo nero arriva e rapisce tutti i bambini.» Cate scoppiò in lacrime «È tutto così assurdo... non può essere vero.»
Sam guardò apprensivo il fratello «Catherine, posso farle un'ultima domanda?»
La donna annuì accondiscendente.
«Conosceva le vittime rapite tra il 1995 e 2005?»
Catherine scosse la testa esaurita «No, no non le conoscevo. Non sapevo nemmeno che fossero state rapite nello stesso modo della mia Marthie.»
Sam annuì e i due fratelli si alzarono dal divano per essere accompagnati all'ingresso.
«Vi prego, ritrovate mia figlia.»
«Faremo tutto il possibile, signora.» concluse Dean.
La porta si aprì e appena alzarono gli occhi si trovarono di fronte le due ragazze che avevano incontrato al motel.
Dean corrugò la fronte e Sam sgranò gli occhi.
«Siete anche voi dell'FBI?» domandò giustamente la signora Turner.
Deanna sospirò mascherando la sua agitazione «Sì, le dispiace se le facciamo qualche domanda?»
La donna era stremata ma fu ugualmente cordiale «Sono stanca, ma vi concedo una domanda. Prego entrate.» a Catherine non le venne in mente che quattro agenti dell'FBI erano troppi per un caso come il suo, voleva solo essere aiutata da chiunque purché ritrovassero la sua bambina.
Dean e Sam si fecero da parte per far passare le ragazze.
Dean guardò truce quella bionda, perché gli aveva mentito? Che motivo aveva di nascondere la sua vera identità?
I fratelli Winchester rimasero a fissarsi per alcuni secondi dopo che la porta gli fu chiusa in faccia e quelle due erano ormai dentro.
Camminarono velocemente per raggiungere l'Impala.
«Quelle non sono attrici!»
«Ma dai? Da cosa l'hai capito?» Sam prese in giro Dean e mentre sgommavano via dal vialetto, cercarono di capire come doveva agire.
«Chi diavolo sono quelle due?»
«Cacciatrici? È probabile?»
«Ma ti pare! Dai, sembrano la versione femminile di noi due! Roba da matti.» Dean scosse la testa stizzito. Non riusciva a capire, era più forte di lui.
«Ascolta, dobbiamo risolvere questo caso. C'è una bambina in pericolo.» Sam lo rimproverò mentre si slacciava la cravatta.
«Lo so, lo so. Quindi... Catherine non è in qualche modo collegata alle vittime del 1995 o 2000. Ma tu hai letto su quel sito che nel 1995 c'è stato uno strano incidente.» Dean si allentò il nodo della cravatta facendo una smorfia con la bocca. Odiava indossare quei cappi di stoffa.
«Esattamente. La bambina è stata presa dall'uomo nero. Dobbiamo solo capire che cosa è successo nel '95 e perché si fa vivo ogni cinque anni.» concluse Sam concentrato sul caso.
Dean parcheggiò di fronte al motel spegnendo il motore «Dobbiamo fare altre ricerche. Scavare in qualche archivio della polizia nascosto chissà dove... e già che ci siamo capire chi cavolo erano quelle due!»
Sam rise scoccando la lingua sul palato «Perché sei così ossessionato da quelle ragazze?»
Dean sfuggì dallo sguardo indagatore del fratello scendendo dall'auto, Sammy lo seguì divertito «Perché... non me la raccontano giusta. Potrebbero essere anche delle piantagrane.»
«D'accordo. E allora cosa pensi di fare?»
«Tu fai altre ricerche sul caso.» aprì la porta della loro stanza ed entrano «Io aspetto che tornano e poi ci andrò a parlare.»



 

Era già passata un'ora, il tramonto colorava il cielo di un tenue arancione; Dean controllava ossessivamente attraverso la finestra quando le ragazze avrebbero fatto ritorno.
Sam era intento a pigiare tasti al pc, a volte pensava di aver scoperto qualcosa di nuovo ma poi le sue certezze venivano frantumate. Apriva schede, pagine, ma nessun risultato. Fino a quando... «Ehi! Ho trovato qualcosa!»
Dean lasciò perdere la tendina azzurra per correre dal fratello «Cosa dice? Forza!»
Sam gesticolò con le mani «Si tratta della leggenda dell'uomo nero. Ogni cinque anni si fa vivo per rapire un bambino.»
«Okay, ma in questa città le sparizione sono iniziate nel 1995.»
«Alcuni cacciatori si sono occupati anni prima dell'uomo nero, ma nel 1995 Andrew Black perse sua figlia a causa di uno scherzo tra bambini finito male. Dopo sei mesi il padre morì di cancro. Lo spirito di Andrew si sta vendicando come l'uomo nero.» spiegò chiaramente Sammy.
Dean picchiettò un dito sul tavolo freneticamente «Pensi che in qualche parte di questa città i bambini rapiti in questi quindici anni siano ancora vivi?»
Sam scosse la testa senza molta speranza «Non ne ho idea. Ma potremmo essere ancora in tempo per Marthie.»
Dean annuì con la fronte aggrottata. Il rombo di un pick-up arrivò alle orecchie dei fratelli. Il più basso spostò la tendina della finestra per vedere le due donne scendere dalla loro auto, aprire il portabagagli e recuperare un borsone nero che sembrava pesare parecchio.
Dean fece segno di avvicinarsi al fratello minore. Sam si affacciò oltre la spalla dell'altro e affilò lo sguardo «Quelli sembrano fucili!» dalla sacca delle ragazze si intravedevano delle armi e il loro comportamento furtivo e agitato non prometteva niente di buono.
«Andiamo a scambiare due parole.»
I due si presentarono alla porta di Deanna e Samantha bussando tranquillamente. Sorrisero innocentemente quando la bruna aprì di poco.
«Ehi!» Iniziò Dean. Ma Samantha restava ancora dietro il portone per niente intenzionata a palesarsi.
«Possiamo...» tentò di continuare Sam.
«Samy, lascia perdere. Scappa!» Deanna strattonò la sorella dall'entrata e attraversarono la piccola stanza del motel per scavalcare la finestra aperta e fuggire sul retro.
Sam e Dean imprecarono sotto voce, il più alto continuò a seguirle dalla finestra mentre Dean fece il giro dello stabilimento per cercare di fregarle.
Vide Sammy rincorrere la ragazza dai capelli scuri così lui si concentro sulla bionda.
Era veloce e Dean accelerò il passo per acciuffarla; ci era quasi, allungò il braccio e le dita della mano sfiorarono la spalla della ragazza. Quando la presa la sentì ferrea, infilò un piede tra gli stivali di lei e caddero ruzzolando a terra.
Dean bloccò Deanna al suolo tenendola ferma per le spalle con l'avambraccio, spinse il gomito per alzarle il mento «Presa.»
La cacciatrice sorrise divincolandosi da quella morsa fastidiosa «Che diavolo vuoi?»
«No, chi diavolo sei tu! E perché state scappando?» gli occhi chiari di entrambi sembravano voler comunicare la stessa diffidenza e rabbia.
«Siamo agenti speciali. Non capiresti.» Deanna strinse le labbra infilzando le unghie nel polso del ragazzo.
Dean resistette al dolore e spinse di poco il braccio per tenerla ben salda sull'asfalto «Mettimi alla prova!» arricciò il naso quando le unghie affilate presero a graffiargli la pelle.
Con uno scatto felino, Deanna ribaltò la posizione. Puntò il ginocchio alla gola di Dean e tentò di soffocarlo. Il volto del giovane stava divenendo prima viole e poi bluastro. Boccheggiava con gli occhi fuori dalle orbita in cerca d'aria.
I capelli di Deanna sfioravano la fronte di Dean, lo sguardo di lei era irremovibile.
Dean provò a togliersela di dosso, ma era forte, troppo forte anche per lui.
«Deanna! Smettila, no! Levati da lì!»
Samantha e Sam corsero nella loro direzione e cercò di far spostare la sorella dal povero Dean.
«Ci stanno addosso, Samantha. Devono sparire!»
«Sono cacciatori! Sono come noi!» Samantha la tirò da sotto le braccia e con prepotenza la fece spostare. Deanna aveva il fiatone e gli occhi sgranati per quella notizia.
Sam aiutò immediatamente il fratello a rimettersi in piedi. Dean tossì dolorante, si toccò la gola prese più ossigeno possibile.
«Hai già fatto amicizia con uno di loro?» chiese con tono sarcastico e pungente Deanna alla sorella.
«Beh almeno non ho cercato di ucciderlo come volevi fare tu!»
«Sta zitta!» l'ammonì sentendosi in colpa la bionda.
«Stai bene?» Sam era preoccupato per il colorito di Dean ma sembrava essersi ripreso.
«Figlia di puttana!» lanciò uno sguardo di disprezzo verso Deanna che gli rispose con il dito medio alzato «Coglione.»



 

«Da quanto tempo cacciate?» i fratelli Winchester e le sorelle Finnigan si erano riuniti nella stanza dei ragazzi. Sam sentiva di poter avere un colloquio più facile con Samantha.
«Da tutta la vita.» rispose la sorella minore.
Deanna portò un bicchiere e una bottiglia d'acqua fresca a Dean che non risparmiò l'ennesima occhiataccia di rimprovero «Potresti smetterla di guardarmi così?»
Dean sentiva la gola bruciargli, accettò il bicchiere e lo riempì d'acqua per berlo in un sorso «Se ti dà così fastidio, no. Non lo farò. È quello che ti meriti per avermi quasi ucciso.»
La bionda scosse la testa e si sedette sulla poltrona lì accanto con un sorriso irriverente «Quindi anche voi state cercando di risolvere questo caso?»
Sam annuì a quella ragazza che gli ricordava troppo suo fratello. Se non fosse stato così sicuro di non avere gemelli sparsi per il mondo, avrebbe potuto dire benissimo che Samantha e Deanna erano loro sorelle.
«Papà non ci ha mai parlato di vostro padre.» osservò Dean.
«Nostro padre è morto quattro anni fa. E non andava particolarmente d'accordo con John Winchester. Lo definiva come un incurabile testa di...»
«Deanna!» la fermò in tempo Samantha.
La sorella la guardò divertita sollevando le mani in aria «Che c'è?»
Dean e Sam si scambiarono un'occhiata complice. Sapevano bene che John non era un tipo di uomo semplice con cui andare d'accordo e spesse volte, lungo il loro cammino, incontravano persone che avevano pareri discordanti su loro padre.
«Come è morto?» domandò Dean rivolgendosi alla ragazza seduta sulla poltrona.
«È stato ucciso da un demone.»
«In realtà è morto per salvare me. Il bersaglio del demone ero io.» Samantha affievolì la voce colpevole e guardò in basso. Sam inarcò le sopracciglia e si agitò sul posto «Cosa è successo?»
«Eravamo a caccia...» Samantha non continuò il discorso. Lo lasciò cadere così, senza altre spiegazioni. Sam annuì comprensivo rendendosi conto che lui e Dean avevano molte più cose in comune di quanto immaginasse con queste sorelle.
«Allora» Deanna batté le mani «vogliamo catturare questo dannato uomo nero? Oppure preferiamo piangere?»
Dean la guardò con un gran sorriso e la indicò «Se non avessi tentato di farmi fuori, saresti anche il mio tipo!»
Deanna piegò la testa di lato alzando un sopracciglio senza far capire esattamente a cosa pensava.
Sam scosse la testa e decisero di farsi seri.
Spiegarono che cosa sapevano dell'uomo nero. Tutti e quattro ragionarono sugli indizi che avevano trovato e raccolto fino a quel momento. Ognuno di loro sapeva qualcosa che l'altro non ne era a conoscenza.
«Quindi dobbiamo bruciare i resti di Black, non è così?» Samantha spostò una ciocca di capelli dalla fronte e richiuse la cartina spiegata sul tavolo.
«Esattamente.» Dean iniziò a preparare i fiammiferi per infilarli nella borsa. Deanna andò a recuperare la benzina dal suo pick-up e due pale nuove di zecca. Tornò in camera e passò tutto l'occorrente al cacciatore più basso.
«Marthie si trova nella vecchia casetta di Black nel bosco. Ci andava in primavera con la sua famiglia nel 1995.» spiegò Samantha.
«Come fai ad esserne sicura?» Sam fece un passo avanti curioso.
Samy sorrise incoraggiante «Ho fatto anche io alcune ricerche.» Caricò una pistola e la infilò nella cintola dei jeans. Sam corrispose al sorriso «Io vado con Samantha. Voi due potete andare al cimitero.»
Sam ammonì con lo sguardo Dean, come per assicurarsi che si comportasse bene in sua assenza «Certo. Ho capito! Andate, che cosa state aspettando? Muovetevi!»
Deanna guardò la sorella allontanarsi sul pick-up con Sam. Prese una pala e batté il tacco dello stivale sul linoleum «A volte ci trattano come se fossimo bambini.»
Dean scosse la testa afferrando la borsa e spense la luce trascinandosi dietro la ragazza «Non dirlo a me!»

 

 

 

 

 

Cimitero di Plymouth

 

 

 

Dean e Deanna avevano trovato facilmente la tomba di Andrew Black. La sua croce era quella più semplice nel cimitero. Grigia con il nome le date di nascita e morte incise al centro. Nessun fiore, nessun lumino ad abbellirla e farle compagnia. Black sembrava essere dimenticato da tutti.
Deanna infilzò con violenza la pala nella terra umida ma Dean la fermò strappandole la vanga dalle mani «Lascia, faccio io.»
La ragazza si spostò di lato preparando la benzina e i fiammiferi «Allora sei anche un gentiluomo...»
«Avevi dubbi?» Dean la guardò di sbieco continuando a togliere terriccio e pietre.
Deanna piegò il collo e fece una smorfia poco convinta «Da come mi hai sbattuta a terra pensavo che fossi solo un rozzo dalle cattive maniere.»
Dean rise in silenzio senza farsi vedere «Mi stai provocando, non è vero?»
Deanna si appoggiò col gomito all'altra pala e guardò Dean fare tutto il lavoro «Forse. Siamo in un cimitero, Dean Winchester. Fai il bravo, continua a scavare.»

 

Dean era a buon punto, con la punta del badile sentì le assi di legno scricchiolare in modo inquietante «Ci siamo» prese la rincorsa e sfondò la cassa fino a quando le ossa del morto non vennero fuori. La luce della luna illuminava il buio tenebroso del cimitero. Dean si coprì il naso con la manica della camicia per l'odore stantio che emanò la bara vecchia e distrutta.
«Dai, spostati.» Deanna aiutò Dean a salire in superficie. Accese l'accendino mentre la ragazza gettava alla rinfusa la benzina sul corpo scheletrico. Posò la tanica a terra e Dean gettò il cerino nella fossa da lui scavata. Fiamme alte illuminarono parte di quel posto. Le ossa bruciavano e i due ragazzi rimasero fermi a guardare quello spettacolo macabro «Pensi che non farà più del male?»
Dean guardò alla sua destra per osservare il viso della giovane illuminato dalla luce del fuoco «Tra cinque anni lo sapremo.»
Il cellulare di Dean squillò e rispose immediatamente «Sam? Che succede?» annuì rapidamente «Ah... Ottimo lavoro. Sì... d'accordo.... Ci vediamo dopo.» agganciò la telefonata riponendo il cellulare nella tasca dei pantaloni «Marthie sta bene. Hanno chiamato la madre e la polizia.»
«E gli altri bambini rapiti in passato?» Deanna recuperò gli attrezzi che aveva utilizzato e seguì Dean che si stava allontanando dalla fossa bruciante.
Il ragazzo scosse la testa facendo capire che non c'era più niente da fare per gli altri. Deanna sospirò delusa «Mio padre mi diceva sempre che eravamo degli eroi. Lui e la mamma hanno cresciuto me e Samy con l'ideale che cacciare significa salvare vite umane.»
I due raggiunsero l'Impala e si fermarono appoggiandosi sul cofano dell'auto. Dean sorrise sbuffando dal naso. Quelle parole gli erano così familiari che si stupì da tutta quella situazione che stava vivendo «Salvare persone, cacciare cose...»
«È una questione di famiglia.» entrambi pronunciarono la frase all'unisono. Si guardarono negli occhi per un periodo che sembrò interminabile.
Deanna incrociò le braccia sotto al petto e Dean la squadrò da capo a piedi «Il nostro lavoro fa schifo.»
«Lo so.» Strinse gli occhi e sorrise con ovvietà poi si scosse sollevando le spalle «Ma non dirlo a Sam.»
Deanna rise e Dean pensò che aveva una bella risata. Anzi, pensò che Deanna era molto più che bella e aprì la bocca per dirle qualcosa ma la bionda cacciatrice lo fermò «Sì.»
Dean corrugò la fronte e scoppiò a ridere «Non sai nemmeno quello che volevo chiederti!»
Deanna gli diede una spallata e si spostò per entrare in macchina «Ma smettila! Come se non lo avessi capito. Forza, andiamo.»
Dean si passò una mano dietro il capo confuso «Ma dove è stata per tutto questo tempo?»



Dean aprì la porta dopo qualche tentativo di azzeccare la chiave nella serratura. Deanna lo spinse dentro chiudendo il portone con un calcio; prese a slacciargli la camicia e Dean intrecio le mani tra i capelli biondi di lei e la gettò sul letto.
Quei due sapevano che sarebbe andata a finire così fin dal primo momento che si sono incontrati. Condividevano una speciale connessione che nessuno dei due riusciva a spiegarsi. Una connessione che li spaventava in un certo senso. Erano uno lo specchio dell'altra e dovevano capire fino a che punto erano uguali.




 

Sam e Samantha, dopo essersi assicurati che Marthie stesse bene, decisero di fare una passeggiata nella città di Plymouth. Ed era così strano, dopotutto. Avevano appena risolto un caso soprannaturale e adesso dovevano tornare ad una vita normale come se non fosse accaduto nulla. E cosa più strana era che se Sam guardava negli occhi di Samy, rivedeva se stesso «Perché fai questa vita?»
Samantha infilò le mani nella tasca del giacchetto di jeans e fece spallucce «Per la mia famiglia. Li amo e a volte si deve fare ciò che è meglio per loro.»
Sam annuì mordendosi il labbro «Ti capisco. Mio padre non avrebbe voluto che facessi l'università, si è arrabbiato parecchio per la mia scelta.» il ragazzo era sensibile a questo argomento, non aveva mai avuto un buon rapporto con il padre, soprattutto perché si somigliavano più di quanto volessero ammettere.
«Vai al college?» gli occhi di Samy si illuminarono.
Sam sorrise nostalgico «Ci andavo. Ma ho dovuto smettere per riprendere la caccia.»
La ragazza fece una smorfia dispiaciuta «Non è giusto.»
Il giovane cacciatore passò una mano tra i capelli «Già.» fece una pausa e poi riprese «Tu e Deanna sembrate molto unite.»
Samy sghignazzò scuotendo la testa «Sono la sua spina nel fianco. Beh... è lei che mi definisce così qualche volta. Ma le voglio bene.» annuì determinata «Anche tu e tuo fratello sembrate complici.»
«Hai detto bene, “sembriamo”.» rise mostrando i denti ma poi sentì il dovere di correggersi «No... abbiamo i nostri alti e bassi ma gli voglio bene. È la mia famiglia.»
Samantha guardò il nuovo amico con un interesse e una strana luce negli occhi, quella dell'ammirazione. Le piaceva Sam Winchester, era un bravo ragazzo come pochi e se solo si fossero incontrati prima...
«Sam, posso farti una richiesta strana?»
Lui scosse la testa arricciando le labbra colpito di sorpresa «O-okay...»
Samantha si fermò sul marciapiede e si mise di fronte a lui «Promettimi che vivrai la tua vita. Studia, innamorati e vivi! Non restare intrappolato nella caccia per il resto dei tuoi giorni.»
Sam rimane colpito da ciò che gli chiese Samy, spostò il peso del corpo da un piede all'altro in agitazione; nessuno mai gli aveva detto questo. Per lo meno, nessuna sconosciuta aveva condiviso con lui una tale richiesta. Un bene di una persona che augurava ad un'altra senza secondi fini. Un bene disinteressato. Sam non riuscì a rispondere ma saldò quella promessa con un bacio. Le tenne il viso tra le mani sentendo una pace interiore che non provava da troppo tempo. Per un attimo si sentì felice. Felice come se fosse a casa.

 

 

 

 

La mattina seguente

 

 

 

Sam abbracciò Samantha fuori dal motel e la salutò calorosamente. Entrambi caricarono le sacche nelle proprie auto, aspettando che il proprio fratello e sorella si facessero vivi e si decidessero ad uscire da quella stanza.
Dean issò in spalla la sua sacca e Deanna tirò su la cerniera del suo stivale. Passò davanti al ragazzo con un sorriso compiaciuto e aprì la porta abbandonando la camera una volta per sempre.
«Pensi che ci rivedremo?» chiese Dean seguendola a ruota.
Deanna scese le scale spostando un ciuffo di capelli biondi sulla destra «Ci conto. E tu?» si volse camminando all'indietro per guardare in viso il suo amico.
«Sento già la tua mancanza, senti un po'!» scherzò affabile il cacciatore.
La ragazza bionda gettò la borsa nel portabagagli e saluto Sam con la mano, la sorella era già salita sul pick-up «Allora alla prossima!» chiuse lo sportello con un colpo secco ma Dean non si lasciò sfuggire quell'ultimo saluto. Posò la sacca a terra e a grandi passi afferrò il collo di Deanna per avvicinarla e baciarla come desiderava.
Sam distolse lo sguardo tamburellando le dita sulla gamba, era imbarazzante per lui vedere il fratello in atteggiamenti così intimi con le ragazze e si accorse che anche per Samantha era lo stesso.
I due ragazzi impegnati a dirsi addio si guardarono negli occhi scambiando parole mute, si staccarono e salirono ai rispettivi posti guida.
Misero in moto e sgommarono via lasciandosi alle spalle una storia da raccontare.
«Quindi tu e Deanna...» Sam gesticolò con la mano per far intendere al fratello cosa volesse dire.
«Sei curioso, Sammy?» Dean non svelò nulla ma avevano capito tutti che era ancora su di giri. Guardò il fratellino studiandolo più attentamente «È successo qualcosa tra te e Samantha?»
Sam sbuffò e lo guardò stralunato «Cosa te lo fa pensare?»
Dean alzò le spalle non curante «Non so... sembri raggiante.»
Sam scoppiò in una grossa risata e di sua iniziativa accese la radio alzando il volume «Senti chi parla.»
L'Impala sfrecciò lungo quelle strade isolate verso una nuova avventura, verso una nuova storia da conservare e raccontare nel tempo. Un vortice di parole, paure e momenti incredibili che i fratelli Winchester avrebbero conservato custodito gelosamente come monito che oltre la caccia, c'è anche una vita da vivere.





angolo dell'autrice: eccoci qui! Da un po' di tempo, girando sul wes, vedevo molte fan-art dedicate alle versioni femminili di Sam e Dean. E allora mi sono detta che volevo scriverci una OS! Come presta volti per Deanna ho scelto Amber Heard come suggerito dai fan, è un'attrice bellissima e penso seriamente che sarebbe la perfetta Dean!female; mentre per Samantha c'è Missy Peregrym. Cavolo, questa ragazza è praticamente la copia di Jared!
Okay, bando alle ciance! Spero che la mia OS vi piaccia e che vi strappi anche un sorriso. Fatemi sapere cosa ne pensate ed ogni vostra recensione è sempre tanto gradita.
Grazie fin da ora a chiunque la leggerà o condividerà ♥
Jessy.

 

   
 
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