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Autore: 1rebeccam    20/07/2015    19 recensioni
"Non sono capace di farti sentire al sicuro.
Sento la tua assenza. Soffro della tua assenza..."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Il Mio Immenso


Sette anni fa credevo che non avrei più scritto, poi sei entrata nella mia vita e tutto il mio mondo è cambiato.
Avevi ragione, io non avevo idea… ma ora ce l’ho…

Il suono dolce della tua voce ha sfiorato per l’ennesima volta il mio cuore.
Con poche parole hai racchiuso in un abbraccio tutte le persone che ami. Ogni parola rivolta alla tua famiglia e a quello che rappresentiamo nella tua vita, mi ha resa ancora più orgogliosa di essere la donna che ti starà al fianco per il resto della vita. Ho sentito il cuore esplodere, tanto da doverlo trattenere con entrambe le mani.
Emozioni, amore mio.
Emozioni allo stato puro.
Emozioni che non posso e non voglio spezzare al pensiero terribile di una vita senza di te.
Una vita con la tua assenza…
E’ l’unico pensiero che mi tortura ogni volta che la parte di letto accanto a me rimane vuota.
Come adesso…
Mi sono svegliata avvolta dalla dolcezza delle tue parole, ma senza te vicino.
E’ quasi l’alba e non riesci a dormire.
Vorrei riuscire ad illudermi che la tua insonnia è momentanea, causata dalla giornata interminabile, dal pensiero che stavi per soccombere tra le grinfie del dottor Holtzman; so personalmente quanto può essere duro riuscire a superare il trauma di sentirsi una vittima, ma non posso più illudermi.
So benissimo che la tua non è paura degli altri.
Hai paura di te…
Sono mesi che ti chiedi che persona sei realmente, come sia cambiata la tua personalità da quando il nostro incubo è finito e quello che è successo ieri, l’ossessione di risolvere il caso che da ragazzino ti ha spaventato tanto da voler credere che fosse solo frutto della tua immaginazione, il fatto che sei stato costretto ad uccidere un uomo, anche se per difendere la tua vita, ha amplificato questa tua paura.
Stasera, sul podio della vittoria sei apparso disinvolto come sempre, brillante e sorridente, ma io so che dentro il cuore continui a dubitare.
A dubitare di te…
Continui ancora a chiederti chi sei.
…e anche stanotte aspetti l’alba lontano da me…
Anche passare dalla festa ad una scena del crimine in piena notte, non ti è stato di aiuto.
Siamo rientrati stanchi. Stanchi, ma euforici.
Euforici per il riconoscimento alla tua carriera e per le novità che potrebbero piombarci addosso prestissimo.
Eccitati della nostra vita insieme.
Tanto eccitati da non badare alla stanchezza e abbandonarci al piacere dei nostri corpi uniti e delle nostre mani strette.
Ci siamo amati lasciando che le ultime ore della notte cullassero i nostri desideri più nascosti e il tuo sorriso dolcissimo, mentre guardavi il mio corpo e accarezzavi la mia pelle, è l’ultima immagine rimasta impressa nella mia mente, mentre mi abbandonavo al sonno tra le tue braccia, con la speranza che anche tu potessi abbandonarti tra le mie, sentendoti al sicuro.
Una speranza infondata...
Una speranza che si spegne ogni volta che il tuo sguardo è perso nel vuoto come adesso, ogni volta che la lucentezza del tuo azzurro perde d’intensità anche mentre sei perso dentro di me ed in un attimo, una sola frazione di secondo, mi guardi con un senso di inadeguatezza nei miei confronti e ti sento lontano, come se fossi a disagio di essere stretto a me.
Anche stanotte è successo, prima del tuo sorriso dolcissimo, prima delle ultime carezze sulla mia pelle nuda.
Solo un attimo ed eri al di là dell’oceano.
Anche stanotte ho finto di non farci caso, di essere tanto appagata da te da non notare le sfumature.
Invece le noto. Piccole. Impercettibili. Ma pesanti…
Pesanti, perché non sono capace di farti sentire al sicuro, perché quella strana sofferenza alla bocca dello stomaco, che speravo di non sentire più, fa di nuovo capolino in maniera prepotente mentre resto immobile ad aspettarti, guardando il cuscino stropicciato e il posto vuoto accanto al mio.
Nonostante me… non riesci a dormire.
E non riesco a dormire nemmeno io. Sento la tua assenza. Soffro della tua assenza.
E resto immobile a spiarti…
Ti osservo da vari minuti, seduto alla tua scrivania mentre stringi il premio Poe’s Pen tra le mani.
Se non ti conoscessi direi che sei ancora su di giri per questo riconoscimento importante, che gongoli nella vittoria e l’egocentrismo, che prende il sopravvento, ti impedisce di dormire.
Ma io ti conosco.
Il mio cuore ti conosce…
Stringi il premio tra le mani eppure i tuoi occhi sono altrove, posati su un altro premio. Quel trofeo che non hai più riposto nella scatola dei ricordi.
Lo hai lasciato lì, su una delle mensole della libreria come un monito, come un campanello che ti tiene in allarme per qualcosa che ti svuota dentro e quando non riesci a dormire, cosa che succede ormai troppo spesso, non fai altro che guardarlo, come se sperassi di vedergli prendere vita da un momento all’altro, perché lui conosce la verità che può riempire quel vuoto.
So a cosa pensi…
Sento il tuo cervello rumoreggiare per cercare di convincerti che nella tua vita sia tornato tutto a posto.
Sento la sua parte razionale che ti parla, subdola, con la voce suadente come quella di una bella donna che vuole ammaliarti. Ti dice che ormai sei a casa e che la tua vita è perfetta.
Ma sento anche la sua parte irrazionale, quella vocina quasi inesistente che come un tarlo sussurra sottovoce, imperterrita e all’infinito, che non è vero.
Per questo non riesci a dormire.
L’ho sempre saputo, fin dal primo momento. Ho sempre avuto dubbi ed evitato di esprimerli sperando che non li avessi tu. Ho messo il silenziatore al mio istinto, sperando che la soluzione su carta alle tue infinite incognite potesse bastare.
Ho evitato di chiederti, di sapere, di farti sfogare con la convinzione che pian piano ti saresti arreso.
Ma non riesci a dormire…
La cosa che mi spaventa di più è, che quando trovo il letto vuoto di te, sento anche io quella vocina insignificante che entra negli ingranaggi del mio cervello facendoli lavorare, spingendoli ad un confronto.
Un confronto che temo.
Ho paura!
Ho paura di chiederti cosa c’è che non va, cosa ti fa stare sveglio notti intere, cosa non ti convince.
Ho paura perché so già la risposta… e non mi piace.
Non mi piace perché è una risposta che rimette in gioco tutto, un gioco che questa volta non voglio giocare.
Un gioco che non voglio che giochi tu!
Mi sento in colpa per questo, ma non posso farci niente. E’ più forte di me.
Non avrei mai pensato di essere capace di fare un passo indietro davanti alla verità, eppure adesso sono disposta a farne anche due. A restare qui dove sono. Senza altre domande.
Senza nuove risposte...
Ho paura… e questa paura mi rende egoista, fingere ancora da parte mia ti fa solo altro male, perché di giorno è tutto possibile, ma il buio della notte rende i tuoi pensieri insopportabili.
Pensieri che non vuoi condividere con me…
Per la prima volta da quando ti conosco, eviti di fare congetture con me e so che lo fai perché non vuoi farmi pesare questo tuo stato d’animo.
Colpa…
Una colpa insensata nei miei confronti per quel vuoto che senti, ma che abbiamo subito insieme.
Dovrei tornare a letto, fingere per l’ennesima notte di non essermi svegliata, fingere di non sapere… ma se chiudo gli occhi vedo la tua espressione, il tuo sguardo spento su quell’oggetto che dovrebbe darti gioia e che invece non vedi nemmeno, perché il tuo sguardo si volge al passato e mi ritrovo a scuotere la testa, dandomi della codarda.
Il mio respiro si fa pesante mentre il cuore prende un ritmo anormale. Non posso più lasciarti da solo in questo limbo.
Ora o mai più…
Prendo coraggio e ti vengo alle spalle, sei così assorto che sussulti quando ti abbraccio da dietro e ti bacio il collo, mi sorridi, ma il millesimo di secondo prima mi hai guardato confuso.
Eri di nuovo troppo lontano…
Sorrido anche io, fingendo ancora. Mi prendo del tempo accarezzandoti la guancia con la mia, ti bacio ancora il collo e sento le tue spalle rilassarsi contro di me.
-Non sei stanco? Sono stati due giorni interminabili!-
Ti sussurro all’orecchio, mentre ti abbandoni completamente contro di me. Guancia contro guancia sorridi ancora, la tua espressione si è addolcita, sei di nuovo con me, tra le mie braccia.
-Ero troppo eccitato per il premio…-
Lasci la frase in tronco. Vorresti dire altro, magari la verità sulla tua insonnia, ma ti fermi rannicchiando di poco le spalle ed io mi stringo più forte a te, sfiorandoti il lobo dell’orecchio con le labbra.
-Che eri eccitato me ne sono accorta…-
Anche io lascio in tronco la frase, sperando di strapparti quell’espressione birichina nello sguardo che mi fa impazzire. Volti il viso verso di me, sollevi un sopracciglio malizioso e quando schiudi le labbra per dire qualcosa scoppiamo a ridere insieme della mia battuta.
Adori questa mia leggerezza, questo mio modo di essere diversa nel nostro regno, lontano da tutti. Solo per te.
Ruoti la poltrona e mi fai posto sulle tue gambe, lasciandomi un tenero bacio sulle labbra.
-Non posso negare che è stato un fantastico e fantasioso round elettrico, ma tu, mia cara detective, non tieni il ritmo!-
-Ok… chiedo venia, mi sono addormentata durante il breck, ma avresti potuto svegliarmi…-
Sollevo il sopracciglio anche io, voglio vedere i tuoi occhi brillare, voglio che il mio cuore continui a battere in maniera anormale, non per la paura, ma solo perché sei di nuovo qui con me.
-…sono sempre pronta ad immolarmi per la causa… quando ne vale la pena!-
Facciamo a gara a chi riesce a restare serio, occhi negli occhi, illuminati solo dal chiarore dell’alba che si confonde ancora con la luce artificiale della città, ma scoppiamo a ridere, ed in quella risata sento il cuore aprirsi, perché il tuo vuoto sembra riempirsi di colpo.
Di me…
Appoggio il naso contro il tuo, ma mi sfuggi. Chini di poco la testa per raggiungere le mie labbra e baciarmi, mi stringi forte, cosa che faccio anche io, ma è un abbraccio diverso. Non passionale. Non da secondo round.
Sembra più una richiesta di aiuto.
Ed ecco che il vuoto riprende il sopravvento…
…o sono io che in quest’alba che porta luce ad un nuovo giorno, continuo a vedere solo le ombre della notte, sentendomi in colpa per il mio silenzio.
Qualcosa di appuntito disturba i miei pensieri ed il nostro abbraccio, sorridi sulle mie labbra. Sollevi la penna ed il calamaio di cristallo che ancora tenevi in una mano e lo poggi sulla scrivania. Il tuo sorriso si spegne lentamente ed i tuoi occhi restano fissi sul colore rosso che riempie l’ampolla trasparente di un inchiostro di sangue.
Stringo le labbra sulla tua espressione che cerca certezze. Poso una mano sulla tua che stringe ancora il premio e con l’altra ti accarezzo i capelli.
-Sono orgogliosa di te!-
-Per questo?-
Sussurri senza enfasi, riferendoti al premio.
-Anche per questo, è un premio meritato, ma più di tutto sono orgogliosa di te uomo.-
Mi guardi corrugando di poco la fronte, come se le mie parole fossero senza senso.
-Sembri sorpreso. E’ così strano che io provi orgoglio? Sono fiera di mio marito, l’ho detto anche alla Commissione sai? Che nessuno si azzardi a toccare il mio scrittore!-
Sorridi, spostando ancora lo sguardo su quel pezzo di cristallo; solo qualche mese fa il mio scrittore avrebbe fatto la ruota come il pavone, con una risata larga da un orecchio all’altro, gonfiando il suo ego fino ad esplodere.
Dove sei Castle?
-Ieri ho ammazzato un uomo…-
Il tuo è solo un sussurro, improvviso come il lampo che, squarciando il cielo, annuncia la potenza del tuono che sta per abbattersi dentro di me.
-… e dopo qualche ora mi sono messo in smoking, ho ritirato il mio meritato premio ed ho fatto il mio bel discorso, come se niente fosse. Lo trovi logico?-
Sollevi lo sguardo su di me e mi guardi spaesato, perché è questa la cosa che ti spaventa realmente. Tento di sorridere, cercando di mostrare quella parvenza di certezza che invece tu hai perso.
-Trovo logico che ti sia difeso. Holtzman voleva sgozzarti, la tua reazione è stata assolutamente normale, si chiama istinto di sopravvivenza!-
-Avrei potuto sparargli solo un colpo per sbilanciarlo e togliermelo di dosso. Gli ho sparato sei colpi! Ho premuto il grilletto a raffica per sei volte. Questo non è difendersi.-
Parli tra i denti per evitare di urlare, ma è l’unica cosa che vorresti fare al momento: urlare e liberarti. Chini lo sguardo per non mostrarmi la tua fragilità, senza riuscire a nascondere la sofferenza.
-Se fossi come Holtzman?-
La tua sembra una domanda disperata che sinceramente non riesco a cogliere, il mio silenzio ti fa scuotere la testa e torni a guardarmi.
-Se portassi la maschera di uno che non esiste? Se il vero Rick fosse proprio quello che ha sparato a raffica ieri pomeriggio?-
Passi il dito sulla mia fronte dolcemente, deve essere apparsa quella rughetta che dici che rappresenta le mie preoccupazioni e sorridi mesto, pensando che non segua più il tuo discorso, invece so dove vuoi arrivare, anche se non vai oltre.
Ti chiedi se sei un mostro.
Ma come puoi anche solo pensarlo?
-Cosa ti turba davvero, Castle?-
Lo chiedo senza pensarci, perché ormai non posso più tornare indietro, non posso più fingere.
-Niente. Forse sto ancora metabolizzando lo schock, non ci ho pensato per via della festa, è successo tutto insieme ed in fretta e adesso, rilasciando l’adrenalina, faccio strani pensieri.-
Potrei lasciar perdere, ho l’occasione di chiuderla qui e riportarti a letto, cercare di farti riposare, incolpare Holtzman per il tuo disagio.
Ma non lo faccio…
-C’è dell’altro Castle. Non si tratta di stanotte, sono settimane che non riesci a dormire.-
Mi guardi confuso ed io mi ritrovo a sorridere per quanto sei candido a volte.
-Credi davvero che non mi sia accorta che passi le notti ad occhi spalancati, aspettando che arrivi l’alba? Che ti metti a letto qualche minuto prima che suoni la sveglia, fingendo di avermi dormito accanto tutta la notte?-
Continui a guardarmi con la stessa espressione e non posso fare a meno di baciarti.
-Perché non riesci a dormire?-
-Io non… non so… chiudo gli occhi ma mi prende il panico e devo alzarmi…-
Tentenni ancora, non sei sicuro di voler dire a voce alta quello che senti nel cervello, ma quando ti guardo fisso incitandoti a continuare, sospiri cercando le parole giuste.
-Io… è tutto così confuso! Quando mi guardo allo specchio vedo esattamente l’uomo di cui dici di essere orgogliosa: Richard Castle, lo scrittore affermato, l’uomo che ha tutto, specie adesso che tu fai parte della sua vita.-
Sorridi e mi accarezzi i capelli, sistemando la mia ciocca ribelle dietro l’orecchio in quel gesto tenero e familiare che faccio anche io con te. Lo amo perché fa parte di noi come una carezza.
-Ma!? C’è un ma, giusto?-
Annuisci, deglutendo visibilmente.
-Ma all’improvviso lui si dissolve e appare il viso di uno sconosciuto ricoperto di vernice mimetica, che si guarda terrorizzato le mani sporche di sangue.-
Abbassi lo sguardo sulle tue mani aperte e tremanti e digrigni la mascella.
-Ho un vuoto di due mesi nella mia vita, un vuoto in cui non so cosa ho fatto, o cosa sono stato capace di fare… e non riesco più a raccapezzarmici.-
Un vento gelido si espande dentro di me, tanto che all’improvviso sento le mani fredde mentre stringo le tue, guardandoti fisso negli occhi.
-Credevo che l’incontro con Jenkins avesse risposto ai tuoi dubbi…-
Mi fermo perché scuoti la testa con vigore ridendo.
-Con la favoletta che ho salvato il mondo? Andiamo Kate!-
Cerco di restare impassibile al sarcasmo che sento nella tua voce, il discorso sta prendendo esattamente la direzione che temevo.
-Quando ho sparato ad Holtzman ho avuto come un flash, mi sono ritrovato in un posto sconosciuto, armato fino ai denti e intorno a me solo sangue…-
-E’ normale che ti senta confuso con tutto quello che hai passato negli ultimi mesi dopo il rapimento e lo scontro con Holtzman di certo non ti ha aiutato!-
Ti passi la mano sul viso sospirando e annuisci stringendo le labbra.
-Hai ragione. E’ tutto logico, tutto normale. Anzi, avrei dovuto aggiungere questa nota macabra al mio discorso, sarebbe stato grandioso, avrei potuto dire che ammazzando Holtzman ho salvato il mondo…-
Ti mordi il labbro, chiudi gli occhi rendendoti conto di cosa hai detto e quando fissi lo sguardo sul trofeo alle nostre spalle, la tempesta dentro di me prende il sopravvento.
-…di nuovo!-
Sussurri a voce così bassa stavolta, che faccio fatica a sentirti.
Sposto lo sguardo nello stesso punto.
-Per questo non lo hai più riposto nella scatola dei ricordi? Perché non sei certo di quello che ti ha svelato Jenkins?-
-Tu si?-
Mi chiedi continuando a fissare il trofeo.
Io? Io non ho nessuna certezza, vorrei solo tenerti al sicuro da tutti, soprattutto da te stesso…
Metto la mano sul tuo viso, evitando di rispondere e quando ti giri verso di me, restiamo a fissarci in silenzio. I tuoi occhi sono così spenti che mi manca il respiro per la stanchezza che rispecchiano.
-Sparisco per due mesi in un ipotetico rapimento, al mio ritorno non ricordo nulla. Mesi dopo inizio a sognare cose strane e all’improvviso troviamo indizi, prove, morti ammazzati e… la verità!? Una verità rivelata dall’uomo che dice che sono stato io a voler dimenticare e che non si chiama nemmeno Jenkins!?-
Mentre parli mi passano davanti quei mesi di angoscia e di dubbio, rivedo accanto a me la tua assenza. Digrigno involontariamente la mascella, ma grazie al cielo sei così concentrato sul tuo discorso che non te ne accorgi.
-Troppe coincidenze, troppe soluzioni immediate, come se avessero preparato un copione da mettere in scena nel caso lo scrittore smemorato avesse fatto domande compromettenti…-
Ti passi ancora la mano sulla fronte, lasciando le dita ferme un paio di secondi in mezzo ai capelli.
-…come se mi avessero dato un contentino facendo leva sul mio ego.-
Sospiri fissando lo sguardo al mio, mentre cerco di mostrare un’espressione neutrale, contraria a quello che mostrerebbero i miei battiti cardiaci, se solo glielo permettessi.
-Do davvero l’impressione di essere così stupido e superficiale?-
Prendo tempo accarezzandoti i capelli, ma sento la rabbia impossessarsi di me, per come denigri te stesso.
-Stupido e superficiale? Se Jenkins e i suoi uomini hanno fatto in modo che tu sapessi solo quello che gli fa comodo, è perché ti ritengono tanto intraprendente, fantasioso ed intelligente da arrivare a tutta la verità senza l’aiuto di nessuno… e questo evidentemente non te lo vogliono permettere!-
L’ho detto…
Mi mordo le labbra e chiudo gli occhi per non vedere il tuo sguardo cambiare d’improvviso, mentre stacchi lentamente le mani dalle mie.
-Lo hai sempre pensato? Hai sempre pensato che dietro alla mia sparizione c’è tanto altro, che quello che mi ha detto Jenkins è una grossa stronzata?-
Mi costringo a guardarti, mentre hai gli occhi spalancati e stupiti su di me.
-Penso che ti abbia raccontato solo una parte di verità e che il resto non devi saperlo.-
Il tuo silenzio mentre mi guardi ancora sconcertato mi toglie il respiro, specie quando ti alzi dandomi le spalle, lasciandomi da sola sulla tua poltrona.
-Non so più chi sono, Kate! O meglio, vorrei sapere cosa sono diventato… e di sicuro non sono un eroe. Hai sempre avuto dubbi, ma non ti sei presa la briga di dirmelo, nonostante ti sia accorta della mia sofferenza?-
-Cosa sarebbe cambiato?-
Ti giri di scatto sollevando le braccia con stizza.
-Cosa sarebbe cambiato? Mi sono tenuto tutto dentro per non ferirti ancora dopo aver sopportato la mia mancanza con tutti i dubbi che sono seguiti, specie dopo che hai visto quel video, invece… se me ne avessi parlato avremmo potuto continuare a cercare. Voglio sapere cosa ho fatto laggiù e, soprattutto voglio sapere se mi hanno rapito o se sapevo che sarebbe successo...-
Sospiri puntandomi il dito contro senza guardarmi.
-…e vuoi saperlo anche tu!-
Siamo al punto di non ritorno…
-Ti hanno rapito il giorno del nostro matrimonio, ti hanno usato per qualcosa che loro chiamano missione e alla fine ti hanno rimandato a casa, a me basta come spiegazione. Non mi serve sapere nient’altro.-
Sento la mia voce secca, quasi arrabbiata, pronunciare parole che ti fanno male. Ti avvicini di scatto, chiudendo i pugni sul piano della scrivania.
-Non ti serve sapere nient’altro? Ti conosco, so che ti rode non sapere dove sono stato tutto quel tempo e vuoi farmi credere che ti accontenti di una mezza verità! Perchè?-
Chiedi quasi urlando obbligandomi a guardarti.
-Perché ti amo!-
-Ah… beh! Mi lusinga molto questo, ma è una risposta stupida.-
-E’ la stessa risposta che mi hai dato tu quando mi hai nascosto la verità sui documenti che aveva lasciato Montgomery.-
Ti passi la mano tra i capelli e sospiri per calmarti.
-Vuoi davvero rivangare il passato? Adesso!-
-No, per niente. Non rivango quello che hai fatto, ricordo solo il perché. Hai detto che mi amavi e volevi proteggermi.-
Corrucci la fronte perché davvero non capisci. Ti prendo la mano e, sospirando, ti costringo a sederti sulla scrivania davanti a me.
-Stiamo parlando della CIA, Castle! Sanno come mantenere segreti nei secoli. Se è vero che hanno preparato un copione per non rivelarti tutta la verità, significa che per loro deve restare segreta e se continui ad indagare e fare polveroni, potrebbero anche non avere più voglia di inventare storie!-
Scuoti la testa come se avessi detto una sciocchezza.
-Se mi avessero voluto morto, non sarei qui adesso.-
-Hai mai pensato che puoi non averlo chiesto tu di non ricordare? Hai mai pensato che hanno deciso loro di liberare la tua memoria in modo da poterti rimandare a casa vivo, perché in quel momento la tua morte avrebbe fatto troppo rumore?-
Ho finalmente attirato la tua attenzione sul fulcro della vicenda.
-Quindi non hai detto nulla impedendomi di indagare ancora, per paura che possano uccidermi? Ci credi davvero?-
-Certo che ci credo. In Thailandia gli servivi e il tuo ritorno a casa faceva parte del pacchetto, a patto che non ricordassi nulla. Ora sei a New York, chi è capace di cancellare la memoria di un uomo e seminare prove false di qua e di là, è anche capace di uccidere senza lasciare traccia. Uno scrittore morto durante un rapimento fa eco in tutto il mondo, ma uno scrittore morto a causa di un pirata della strada o di una rapina finita male, fa notizia per un giorno e poi si dimentica.-
Chiudo gli occhi inorridita al solo pensiero e ti stringo le mani, ma tu le lasci d’improvviso e ti allontani dandomi ancora le spalle.
-Se si trattasse di te non scenderesti a compromessi…-
Dovevo aspettarmelo. Ti ho fatto troppo male in passato mettendo davanti a tutto e tutti la mia vita, eppure le tue parole sono una stilettata bene assestata.
-Si tratta di noi Rick, di te e di me, della nostra vita. Una vita che ho imparato ad amare dopo tanti sbagli e tanti dubbi e che ci siamo ritagliati con tanto sudore entrambi. Ho cercato solo di proteggerti…-
Scuoti la testa senza guardarmi e chiudi con forza i pugni lungo i fianchi.
-Mi mancano due mesi della mia vita Kate, due mesi in cui potrei aver fatto cose terribili e sembra che tu non riesca a capirlo.-
Batto i pugni sulla scrivania e tu ti giri di scatto.
-Mancano anche a me due mesi della tua vita, maledizione! I tuoi sono completamente vuoti, i miei invece sono strapieni. Strapieni della tua assenza…-
Ho alzato la voce senza volerlo e me ne pento immediatamente, quando rilasci i pugni come sconfitto dalle mie parole, perché rivedo quella colpa insensata per la mia sofferenza.
-Guardavo la tua foto sulla lavagna improvvisata sulla finestra di casa mia consapevole di non sapere niente. Se solo pensavo di dormire vedevo il tuo cadavere ricoperto di sangue e allora m’imponevo di stare sveglia. Da sveglia potevo pensare, analizzare, metabolizzare. Potevo sperare che fossi solo ferito, spaventato. Andavo avanti raccontandomi che mi conosci così bene da sapere che sarei andata in capo al mondo pur di riportarti a casa con me e che questa consapevolezza ti avrebbe dato la forza di resistere a qualunque dolore. Ti ho cercato per due mesi Castle, e ti starei ancora cercando se non fossi tornato, nonostante le prove contro di te e quello che pensavano gli altri…-
Abbassi lo sguardo e mi rendo conto di aver detto tutto d’un fiato, sento le guance umide, ho iniziato a piangere senza accorgermene.
-Mi spiace Kate, perdonami. So di averti fatto del male. Non riesco nemmeno ad immaginare cos’hai passato…-
-Non voglio le tue scuse, so perfettamente che non è dipeso da te, anche se volevano farmelo credere e se prima l’unica cosa importante era proprio sapere di chi era la colpa, adesso non m’interessa più, non ora che sei qui con me.-
Ti stringo le mani e mi chino a baciarle, ho bisogno di un contatto fisico con te, ma tu resti immobile.
-Rick, nemmeno io avevo idea su noi due, ma adesso ce l’ho. So cosa significa vivere con te, con le tue manie, i tuoi sorrisi, il tuo amore, so cosa significa stare tra le tue braccia, perdermi nei tuoi abbracci e, purtroppo, so anche cosa significa vivere senza di te dopo tutto questo e non posso pensare che possa succedere ancora. Non lo sopporterei.-
Prendo fiato e mi chino per cercare i tuoi occhi, sempre fissi sulle tue mani.
-Abbiamo sofferto entrambi per lo stesso vuoto, ma in modo diverso, ed ora che sei tornato non permetterò a nessuno di farti ancora del male… di farci ancora del male e, se questo significa accettare la loro verità, allora lo farò.-
Continui a non guardarmi e non riesco a capire se per la delusione o per la colpa della mia sofferenza.
-Ti hanno portato via perché gli servivi, qualunque cosa sei stato costretto a fare l’hai fatta solo per sopravvivere. Perché ti torturi così?-
Scuoti la testa senza sollevare lo sguardo.
-Ho sempre pensato di essere un uomo mite, un uomo capace di capire cos’è il bene e distinguerlo dal male, ma adesso… adesso non lo so più.-
Ti guardi le mani e le metti una sull’altra davanti a me, tremi per quanto sei nervoso.
-Davvero non vuoi sapere chi ti dorme accanto, Kate? Davvero non vuoi sapere se sono diventato un assassino? Potrei essere pericoloso anche per te, queste mani potrebbero essere capaci di tutto…-
Inizi a gesticolare ed io ti prendo le mani a forza, le racchiudo tra le mie e ti guardo fisso per fermare il mare di sciocchezze che dici.
-Hai ragione. Queste mani sono capaci di tutto…-
Socchiudi le labbra sorpreso, restando in silenzio e ti stringo le mani nelle mie con più forza.
-Queste mani avrebbero ucciso per riportare a casa Alexis quando l’hanno rapita. Queste mani mi hanno protetto da un cecchino senza pensare un solo istante che potevi essere colpito al posto mio. Queste mani sono finite in manette insieme a me quando Bracken mi ha incastrata per l’assassinio di Vulkan Simmons e saresti stato pronto a lasciare la tua famiglia ed il tuo lavoro diventando un latitante insieme a me pur di proteggermi e non lasciarmi sola. Queste mani sarebbero state capaci di sparare a Tyson pur di salvarmi la vita e ti saresti fatto uccidere per lo stesso motivo.-
Sospiro, mentre continui a guardarmi in silenzio, con gli occhi sbarrati.
-Avrei potuto colpire la dottoressa Nieman solo una volta, per difendermi, invece ho colpito e colpito e colpito ancora, per paura, per rabbia, perché volevo solo che tutto finisse. Sono un mostro per questo? Se te lo chiedessi mi risponderesti che sono solo umana.-
Sospiro per le lacrime che fanno capolino nei tuoi occhi stanchi.
-Proteggere le persone che amiamo, proteggere noi stessi, volere vivere ad ogni costo è umano Rick! Qualunque cosa sei stato costretto a fare in Thailandia, non fa di te un mostro e nessuno riuscirà mai a convincermi che te ne sei andato di tua volontà.-
Ti metto le mani sul viso e chiudi gli occhi, come se finalmente quel tocco, ti facesse sentire al sicuro.
-Non sai chi sei? Guardati intorno Rick, perché la risposta è proprio qui davanti a te. Tu sei tutto questo.-
Allargo le braccia intorno a me e sorrido quando mi guardi spaesato.
-Sei una casa dove tornare. Grande, calda e accogliente. Sei un abbraccio forte e protettivo. Sei un sorriso che rasserena. Sei uno sguardo che illumina i momenti bui. Sei l’uomo che è stato costretto a mancare al suo matrimonio per un motivo più importante e, sapendo che era in pericolo, ha conservato una memory card in una cassetta di sicurezza per potermi dire ancora ti amo se non fosse mai tornato a casa…-
Ti sorrido mentre deglutisci per evitare l’emozione che provi e mi sento di nuovo allargare il cuore.
-Io so chi mi dorme accanto, chi mi travolge con il suo abbraccio, chi mi fa sentire protetta e non mi serve nessun’altra verità.-
Contrariamente a quello che speravo, lasci la stretta alle mie mani, abbassi lo sguardo scuotendo la testa e ti allontani verso il salone senza dire una parola. Ti vedo sparire oltre la porta, testa alta e spalle rigide per la tensione.
Quel piccolo universo dietro la tua scrivania diventa improvvisamente enorme e la sensazione che sento è di essere sola al mondo.
Mi alzo, trascinandomi verso la finestra, sento il corpo un peso insopportabile. Il sole, ancora sfocato, comincia a farsi strada tra le luci artificiali dei lampioni nello stesso modo in cui le lacrime si fanno strada sul mio viso, infrangendosi a terra come piccole gocce di pioggia.
Non sono riuscita a rassicurarti, ed è peggio del vuoto che aveva lasciato la tua assenza, perché significa che il mio amore non basta.
Dovrei capirti, per testardaggine ed orgoglio ho rischiato la mia vita tante volte pur di arrivare alla verità, ma adesso non sono disposta a rischiare la tua. Credevi di avere un appoggio in me, invece ti ho deluso e il tuo silenzio è la cosa più insopportabile.
Mi giro un momento a cercarti, vedo la tua ombra riflettersi sulla parete accanto al pianoforte, immobile come se rimuginassi sul mio tradimento.
Mi asciugo gli occhi decisa. Non m’importa se prendi le distanze, non m’importa se credi che tra di noi si sia aperto un cratere che ha incrinato il tuo cuore, non ti permetterò di allontanarmi. Non adesso che…
Ma sei qui!
Non mi dai il tempo di rincorrerti, chiudo gli occhi sospirando perchè sento il tuo sguardo accarezzarmi le spalle.
Non vuoi scappare da me…
-Un’indagine statistica sul New York Times afferma che praticamente nessuno conosce mai a fondo la persona con cui divide la vita… pare che milioni di coppie nel mondo vivono insieme per oltre vent’anni senza sapere di avere accanto un assassino.-
Eccolo il mio scrittore, quello che ha male al cuore, ma lo combatte con un’uscita stupida che ridipinge di azzurro anche la mia vita.
Scuoto la testa e mi giro a guardarti. Hai l’espressione stravolta e adorabile.
-Significa che, statisticamente, conteggiando anche il periodo di convivenza, abbiamo circa diciotto anni per capire se uno di noi due è un killer psicopatico che seppellisce le sue vittime per tutta la città?-
Corrucci la fronte guardandomi un attimo prima di avvicinarti, mentre sulle labbra ti si disegna un piccolo sorriso e quando mi prendi le mani scoppi a ridere.
Stai ridendo di cuore…
Finalmente!
-Quando si sono invertiti i ruoli?-
Ti avvicini di più a me, rendendoti conto che non ho capito.
-Sono io quello che dice stupidaggini per farti ridere.-
Sollevo le spalle storcendo le labbra per reprimere un sorriso e sembrare seria.
-Non ci siamo invertiti i ruoli, diciamo pure che a questo punto del nostro rapporto, siamo capaci di essere intercambiabili.-
Annuisci continuando a ridere e mi baci lasciandomi senza fiato.
-Scusami Kate, non volevo sfogare la mia frustrazione su di te…-
Scuoto la testa e ti fermo appoggiando due dita sulle tue labbra.
-No. Mi sono accorta del tuo disagio, della tua preoccupazione e non ho fatto niente per aiutarti per paura che ti mettessi in pericolo. Hai tutte le ragioni di essere deluso dal mio comportamento. Se è quello che vuoi, riprenderemo le indagini e scopriremo la verità, siamo bravi in questo. Andremo cauti e vedremo di non sollevare troppa polvere, ma lo faremo solo per capire come sono andate le cose realmente, di certo non perché tu pensi di essere diventato un mostro.-
Abbassi lo sguardo deglutendo, stringendomi le mani con più forza.
-D’accordo, mettiamo da parte questa mia paura, ma davvero Kate, ci sono troppe domande senza risposta e… soprattutto una cosa che mi tormenta dal primo momento…-
Ti fermi di colpo digrignando la mascella e quello che vedo è preoccupazione oltre che paura.
-Tuo padre!-
Sollevi gli occhi stupito, fissandoli dentro i miei e quando ti sorrido, lo fai anche tu, scuotendo la testa.
-Adoro la nostra connection, ma ammetto che a volte stupisce perfino me! Mio padre, esattamente… ti sembra normale che non si sia fatto vivo con nessuno di noi? Ha rischiato di farsi ammazzare, svelando la sua identità pur di salvare Alexis, ti sembra plausibile che non abbia fatto nulla per aiutare me, anche mettendo in conto che sono stato portato via proprio dai suoi colleghi? Se gli fosse successo qualcosa che gli ha impedito di venire in mio aiuto? Se…-
Abbassi ancora lo sguardo, stringendo le labbra. Ti fa male anche solo pensarlo, nonostante tutto.
-…se fosse morto? Alla fine che so di lui? Niente!-
Sbuffi girandoti verso la libreria. Ti abbraccio appoggiando il viso sulle tue spalle, mentre mi prendi le mani e le stringi sul tuo cuore che batte forte, preoccupato.
-L’ho pensato anche io. In quei mesi ho sperato di trovarmelo davanti come un fantasma nel buio della notte per rassicurarmi che ti avrebbe riportato a casa a qualunque costo.-
Annuisci sempre più preoccupato e ti giri verso di me.
-Vedi che ho ragione? Deve essergli successo per forza qualcosa.-
-Non è detto. Non se la verità che cerchi riguarda proprio lui!-
La confusione si disegna ancora sul tuo viso.
-Ci ho pensato tanto, sai? L’ultima volta che lo abbiamo visto fingeva di essere ricercato per trovare un traditore, lavorava completamente da solo, se si fosse trovato in guai seri e avesse avuto bisogno dell’aiuto di un esterno? Se le poche persone di cui si fida, tra cui il falso Jenkins, ti avessero portato via perché eri l’unico a poterlo aiutare? Magari gli hai salvato la vita senza saperlo e proprio lui ti ha messo su quella barca in mezzo all’oceano, annullando la memoria di quei giorni, per essere certo che tornassi a casa sano e salvo!-
-Invento teorie di cospirazione da una vita, ma questa è fantascientifica perfino per me.-
Scuoto la testa in completo disaccordo con te.
-Perché? Il tuo rapimento non è stata una cospirazione in piena regola? Tutto può essere, anche che tu abbia salvato davvero il mondo da un attacco terroristico!-
Sospiri accarezzandomi i capelli.
-Spero sia davvero così, spero stia bene. Non è stato un modello di amore, ma… ma è sempre mio padre e sapere che esiste, anche se chissà dove, mi dà un senso di stabilità, ma non chiedermi perché, non saprei spiegartelo.-
-Si chiamano legami indissolubili, anche se pensi non ci siano mai stati. E’ tuo padre e non esiste nessuna spiegazione per questo.-
Sospiri, arrendendoti alla sicurezza con cui difendo la mia idea.
-Davvero non hai nessun dubbio su di me?-
Come posso non amarti, con quell’espressione corrucciata per tutti i pensieri strani che ti passano in testa e che ti rendono insicuro come un bambino?!
-Lo sai che nasciamo con il cuore quasi vuoto?-
Sollevi le sopracciglia confuso dalla mia nuova uscita, che apparentemente non c’entra niente con il nostro discorso.
-Quando ero piccola ho chiesto a mio padre come aveva capito di essere innamorato di mamma e lui, invece di raccontarmi la sua storia, se ne esce con questa strana domanda. Naturalmente, dall’alto dell’intelligenza dei miei otto anni, ho pensato che non avesse capito la domanda, ma alla mia espressione stranita lui ha riso, girandosi a guardare mia madre che sfaccendava in cucina e, senza toglierle gli occhi di dosso, ha continuato nel suo discorso mentale e filosofico, secondo il quale tutti veniamo al mondo con il cuore quasi vuoto, perché è nostra responsabilità riempirlo con le diverse esperienze che arricchiranno la nostra vita. Man mano che cresciamo ci apriamo alla curiosità, alle persone, ai sentimenti, ai colori, ai suoni, alla gioia, al dolore… ognuna di queste cose riempie il nostro cuore, ma anche quando ci sentiamo completi e felici, resta sempre un angolino vuoto che si percepisce solo nel silenzio e nella solitudine…-
Continui a guardarmi con scetticismo, non riesci a capire dove voglio arrivare, proprio come non lo capivo io allora.
-…fino al momento in cui incontri gli occhi di uno sconosciuto, ti perdi nel suo sorriso e improvvisamente senti il cuore esplodere, come se l’immensità stessa lo avesse riempito. ‘Tua madre mi ha guardato Katie, ed ho sentito l’immenso nel mio cuore…’-
Sorrido, ti accarezzo il viso e ti bacio a fior di labbra.
-Qualunque cosa sia successa realmente in Thailandia, tu sei esattamente questo Castle, l’immenso che ha riempito la parte vuota del mio cuore. Come posso avere dubbi sull’immenso?-
Hai gli occhi lucidi e di nuovo brillanti.
-Sei lo stesso uomo che mi ha portato il caffè per anni solo per vedermi sorridere, non sei cambiato e non devi dimostrare niente a nessuno, tanto meno che a me. Mi hai chiesto sposami oggi perché uno strano sogno ti ha convinto che siamo destinati a stare insieme in ogni universo che esiste, ed io non ci ho pensato due volte, sono corsa all’altare ad aspettarti, perché tu sei l’immenso nel mio cuore, Rick e spero tanto di poter essere lo stesso per te.-
Mi blocchi stringendomi a te con un bacio intenso, intrecciando le dita alle mie.
-Io ti amo Kate, più della mia vita!-
Sorrido sulle tue labbra, mentre il cuore riprende quel dolce galoppo pieno d’immenso.
-Anche io ti amo più della mia vita e, in questo mare di dubbi, è forse l’unica certezza che abbiamo su di noi al momento, credi possa bastare per ricominciare da qui?-
Annuisci sorridendo e abbassi lo sguardo sulle nostre mani intrecciate.
-Voglio sapere la verità, ma adesso tu… noi… siamo più importanti, solo promettimi di tenermi sempre d’occhio nel caso diventassi strano.-
Alzo gli occhi al cielo sbuffando.
-Castle tu sei sempre strano, come faccio a capire se sei strano strano?!-
-Ok, siamo proprio intercambiabili!-
Scoppiamo a ridere e mi abbracci, rilasciando un impercettibile sospiro sulla mia pelle.
-Che altro c’è adesso?-
Ti chiedo mentre ti allontani da me.
-No, niente… penso solo che dovemmo preoccuparci davvero di quello che possiamo scoprire. Voglio dire, se venisse fuori qualcosa di scabroso su di me, potresti perdere le elezioni!-
-Elezioni?-
-Sappiamo bene come vanno queste cose, avremo addosso gli occhi di tutti, i giornalisti scaveranno nelle nostre vite e il tuo avversario può usare ogni minimo indizio contro di te durante la campagna elettorale.-
-Campagna elettorale?!-
Ti fermi un momento guardandomi confuso.
-Si può sapere perché ripeti quello che dico?-
-Perché stai correndo un po’ troppo, non ho ancora deciso se accetterò la candidatura.-
Spalanchi gli occhi prendendo a gesticolare e a me viene solo da ridere per i movimenti che fai.
-Certo che accetterai, tu diventerai senatrice, è scritto nel tuo destino.-
Sospiro alzando gli occhi al cielo, ma tu mi punti il dito contro.
-E non uscirtene dicendo che non credi al destino, perché se così fosse non mi avresti sposato grazie ad un universo parallelo!-
A questa frase mi ricompongo e cerco di restare seria, anche se la tua espressione mi mette davvero a dura prova.
-E’ nel tuo destino, lo ha detto l’uomo del futuro…-
Alzo di nuovo gli occhi al cielo, ma stavolta sono davvero seria.
-L’uomo del futuro! Ci pensi ancora?-
-Certo che ci penso, ha detto che saresti diventata senatrice e ti hanno già offerto di candidarti per questa carica, come posso non pensarci? Tu una senatrice ed io uno scrittore affermato…-
Ti fermi di colpo sollevando un sopracciglio.
-…no, un momento, io sono già uno scrittore affermato, sarò impegnato, ecco, scriverò libri importanti e invece del Poe’s Pen vincerò il premio Pulitzer!-
-Mhh… non ricordo abbia detto nulla su un Pulitzer!-
Storci le labbra stringendo gli occhi su di me in segno di sfida.
-Forse il suo futuro non era proprio futuro inoltrato.-
Scoppio a ridere e ti butto le braccia al collo per baciarti, sei irresistibile con quel broncio sul muso.
-Credo che l’unica cosa scabrosa di cui dovremmo preoccuparci è la tua passeggiata nudo su un cavallo rubato alla polizia.-
-L’ho preso solo in prestito.-
Rispondi strofinando il naso al mio.
-Mi mancano questi colpi di testa, sono diventato troppo un bravo ragazzo.-
-Mh… quindi hai abbandonato l’idea di essere uno psicopatico?-
Ti chiedo mordendoti il lobo dell’orecchio e tu sospiri.
-Per ora…-
Mi allontano di poco e ti prendo le mani.
-Davvero Castle, io non ho ancora deciso nulla. Sono un poliziotto, cerco giustizia e verità e adoro interrogare i sospettai e farli cadere nella mia rete…-
-…e sei così sexy quando ti arrabbi in sala interrogatori!-
Ti colpisco con un pugno sulla spalla, ma non riesco a restare seria.
-Posso anche accettare un piccolo compromesso per tenere al sicuro la mia famiglia, ma qui parliamo di altro. Mi hanno buttato fuori dall’FBI per molto meno, figuriamoci se mi metto contro un politico capace di mentire a se stesso mentre si guarda allo specchio. Non sono sicura di volerlo, nè di esserne capace.-
-Lo sei, è per questo che la Commissione vuole te, perché sanno di cosa sei capace.-
Sorrido, fiera della fiducia sconfinata che hai in me e nelle mie capacità, l’hai sempre dimostrata anche quando non la meritavo.
-D’accordo, ma non so se sono pronta adesso. Forse dovrei fare un passo alla volta. Per cominciare potrei accettare il comando di un distretto, anche se cambierebbe tutto comunque, sarei incollata ad una scrivania a farmi il sangue acido con i burocrati.-
-Non è detto. Saresti il capo, potresti decidere se scendere in campo o no. Vedo già la targhetta sulla tua scrivania: Capitano Alternativo Beckett!-
Ridiamo insieme e ho l’irresistibile voglia di provocarti.
-E poi, dobbiamo anche trovare il tempo di fare tre figli!-
Sollevi entrambe le sopracciglia, spalancando la bocca sorpreso, ed io annuisco.
-Se vogliamo credere all’uomo del futuro, avremo tre figli e se mi candido adesso, tra campagna elettorale, discorsi in giro e sempre in viaggio, dove lo troviamo il tempo? Senza contare il fatto che voglio anche crescerli, non voglio mica essere ricordata come la madre senatrice, pronta per tutti, tranne che per la sua famiglia, quindi forse è meglio andare piano e cominciare con il capitano alternativo!-
Non so se è colpa del sole che ormai ha inondato la stanza, ma i tuoi occhi splendono come zaffiri ed il tuo sorriso ha fatto sparire perfino la stanchezza sul tuo viso.
-Perché mi guardi così?-
-Perché sono uno stupido a pensare ancora alla Thailandia e a quello che ormai è passato, quando ho te tra le braccia e possiamo parlare di futuro insieme e fantasticare su quello che ci riserva ancora la vita.-
Devo avere lo stesso luccichio nei miei occhi, quando mi baci d’impeto stringendomi fino a farmi male, ed è la sensazione più bella del mondo.
-L’ho solo sognato o stanotte, sulla scena del crimine, Iron Gates ti ha dato il giorno libero?-
Rispondo con un mugolio, scuotendo la testa mentre mi baci il collo.
-Quindi possiamo staccare i telefoni e starcene in pace a letto?-
Annuisco, sempre assaporando le tue labbra sulla mia pelle.
-Già… tutto il giorno a letto, ti serve davvero una bella dormita…-
Non finisco la frase, perché ti stacchi velocemente dal mio abbraccio e mi guardi sconcertato.
-Dormire? Stai scherzando! E chi dorme? La discussione che abbiamo avuto mi ha rigenerato, mi mancano risposte, ma le cose importanti sono altre. Non riuscirei a chiudere occhio, sono troppo elettrizzato.-
Gironzoli per la stanza gesticolando e comincio davvero a preoccuparmi, la mancanza di sonno inizia a farsi sentire.
-No no no no… altro che dormire, io intendevo che possiamo starcene tutto il giorno in pace e provare a farne almeno uno.-
Ok, adesso mi sono persa…
-Uno cosa?-
Ti fermi davanti a me con un sorrisetto che è tutto un programma.
-Non cosa, ma chi! Di cosa parlavamo prima? Figli, bambini, famiglia. Lo hai detto tu stessa che sono tre e che dobbiamo darci una mossa, quindi…-
Spalanco gli occhi e sento la mia voce balbettare.
-Qu… quindi?-
-Quindi diamoci una mossa! Cominciamo con il primo, sennò ti candiderai a novant’anni!-
-A… adesso?!-
-Certo, adesso, quando sennò?-
Rispondi tutto contento baciandomi sulla fronte.
-Castle, non sarebbe meglio… voglio dire, ho appena finito di dire che non ho ancora deciso niente, potremmo dormirci sopra, cioè… adesso?!-
Mi rendo conto di non riuscire a mettere insieme una frase di senso compito, mentre ti avvicini e sorridi.
-Non hai detto di essere pronta ad immolarti per la causa se ne vale la pena?-
-Si l’ho detto, però…-
-Beh, questa è una buona causa, non credi?-
La tua voce si è abbassata di tono, mi avvolge con tutta la sua sensualità ed io riesco solo ad annuire senza riuscire a dire altro, completamente persa nei tuoi occhi.
Mi baci delicatamente sulle labbra e mi prendi in braccio, facendo un paio di giri su noi stessi.
-Signora Castle, mettiamoci all’opera, il lavoro sarà duro!-
Mi butti letteralmente sul letto tanto che ti rimbalzo addosso mentre ti stendi su di me e ridiamo come due ragazzini in procinto di combinare un guaio, ma diventi serio all’improvviso, fissandomi negli occhi.
-Sempre che tu lo voglia davvero…-
Come puoi avere avuto dubbi su di te per tanto tempo? Come non riconosci l’uomo speciale che sei?
Ti accarezzo il viso sorridendo, sento il cuore battere all’impazzata.
-Togliti dalla testa che, se sarà un maschio, lo chiameremo Cosmo!-
Scoppi a ridere, ti avventi su di me…
E pian piano tutto diventa lontano, tranne la tua pelle calda, il tuo corpo…
-Lo sei!-
Sussurri mentre mi baci il collo, ma sono così persa in te che non riesco a capire, mi guardi serio scostandomi i capelli dal viso.
-L’immenso che ha riempito il vuoto nel mio cuore!-
Il tuo fiato s’infrange sulla mia pelle facendomi rabbrividire per quel sussurro appena udibile.
-Lo hai riempito dal primo momento che mi hai guardato con lo sguardo da dura.-
Mi spogli lentamente, senza smettere di guardarmi negli occhi.
-Dal primo momento che mi hai trattato male…-
Mi sfiori il seno con le labbra.
-…da quando mi hai chiamato la prima volta ‘signor Castle!’ con tono perentorio in sala interrogatori…-
Continui a sussurrare sulla mia pelle mentre mi baci l’ombelico.
-…dalla prima volta che mi hai tirato l’orecchio e storto il naso…-
Rido ad occhi chiusi, ricordando la tua voce in falsetto che urlava mele mele mele.
-Hai riempito quel vuoto piano piano, giorno dopo giorno…-
La tua voce è calda e roca, assaporo le parole e i baci ad occhi chiusi, completamente in tua balia, mentre scivoli sempre più in basso.
-…ogni volta che mi sfioravi la mano prendendo il tuo caffè…-
Mi baci ancora e comincio ad avere difficoltà a sentire quello che dici.
-…e ho smesso di sentirmi vuoto quando mi hai raccontato la tua storia…-
Ripercorri al contrario le carezze e i baci su di me, fino a mettere le labbra sulle mie, ti sollevi di poco, accarezzandomi il viso.
-…perché ti sei fidata di me come di nessun altro. Sei l’immenso nel mio cuore Kate, da sempre…-
Ci muoviamo insieme, piano.
-…e per sempre!-

Socchiudo gli occhi e li richiudo un paio di volte. Mi metto supina sospirando, cercando di fare mente locale. Mi guardo intorno, la stanza è in penombra, hai chiuso le imposte per impedire al sole di disturbarci. Sorrido e ti cerco.
Ma non sei accanto a me, come la notte scorsa…
Mi siedo di colpo tornando completamente lucida e quella sensazione di solitudine si ripresenta.
Possibile che non sei riuscito a restare a letto a riposare?
Non pretendevo che dimenticassi o ti buttassi tutto alle spalle, ma per un momento ho creduto davvero che fossi in pace con te stesso.
Invece…
Entro nel tuo studio, ma non sei nemmeno qui. Dalle fessure delle persiane arrivano righe luminose, il sole è ancora alto, deve essere primo pomeriggio. Faccio un passo in avanti ed un raggio di sole mi colpisce gli occhi in maniera innaturale, mi proteggo con la mano e seguo il luccichio che riflette il cristallo sulla mensola della libreria ed un sorriso mi si apre spontaneo. Mi precipito ad aprire lo sportello in basso e sento il cuore battere ancora, pieno di speranza, felice. Hai riposto il trofeo vinto al liceo nella scatola dei ricordi e al suo posto hai messo il Poe’s Pen.
Il futuro…
Solo adesso percepisco l’aroma di caffè ed il profumo di cibo sparsi per casa.
Corro a cercarti, il bancone della cucina è pieno zeppo di roba da mangiare, ma di te nemmeno l’ombra, faccio per girarmi ma mi travolgi alle spalle, mi stringi tra le braccia e mi baci il collo.
-Ciao dormigliona!-
Ti guardo imbronciata e tu ti allontani confuso.
-Ti sei alzato senza aspettarmi, non mi piace svegliarmi senza averti accanto…-
Sorridi abbracciandomi ancora e lascio andare le spalle sul tuo petto.
-Avevo fame, così ho cucinato.-
-Quante persone hai invitato a mangiare con noi?-
-Spiritosona! Ci serve energia, molta energia, lo capisci? E poi mentre cucinavo ho avuto un’illuminazione.-
Sorrido scuotendo la testa, mentre versi il caffè e mi porgi la tazza, stai per illuminare anche me.
-C’è un solo modo per avere tre figli in fretta.-
Sollevo un sopracciglio preoccupata, più che curiosa.
-Gemelli. Basta fare tre gemelli e tutto è risolto.-
Mi mordo le labbra per non ridere, sei troppo serio aspettando che dica qualcosa.
-Non mi intendo molto di procreazione, ma come dovremmo fare per riuscirci?-
Sollevi le spalle mentre bevi il tuo caffè.
-Non so, mangiando sano, tenendoci in forma e provandoci intensamente.-
-Comincio a pensare che tu sia leggermente confuso su come si fanno i bambini.-
Mi guardi storto, mentre sistemi le frittelle in un piatto, ma io ti costringo a sederti sullo sgabello perché voglio essere certa che non stai sviando un problema enorme, solo per compiacermi.
-Hai messo a posto il trofeo… non devi fingere di stare bene se senti ancora del disagio.-
Annuisci serio e resti a guardarmi per qualche secondo.
-Voglio la verità, su questo non ci piove, ma hai ragione tu. Succederà… un giorno vedrò qualcosa o qualcuno, o sentirò un odore che mi riporterà indietro e allora tutto sarà chiaro. Ora voglio solo riprendere in mano la mia vita, con te. Sto bene, Kate, davvero!-
Mi baci, sfiorandomi semplicemente le labbra e appoggi la fronte alla mia.
-Guarda che scherzavo sui gemelli, so benissimo come si fanno i bambini…-
Mi tranquillizzo, mentre addenti una frittella, ma mi punti col dito mentre la mandi giù.
-Però vediamo di non provarci troppo intensamente, se esageriamo potrebbero arrivarne quattro invece di tre.-
Scoppio a ridere quando sollevi le spalle serio, ti seguo con lo sguardo mentre vai al frigo per prendere della frutta…

Sette anni fa credevo che non avrei mai provato l’immenso di cui mi raccontava mio padre, poi sei entrato nella mia vita, ed il mio cuore ha imparato a stupirsi. Ti amo, Castle, immensamente…
-Ehi Kate, lo sai che ti amo? Immensamente!-
…e ancora si stupisce!


Angolo di Rebecca:

Buonasera :D
Mi mancano i lunedì di questo genere :p

Avevo questa discussione in testa da parecchio, ma non riuscivo ad aprire Word, però questa è un'altra storia...
Dietro il rapimento di Castle c'è molto altro, nessuno me lo toglie dalla testa e lo pensa anche Riccardone, tanto da non riuscire a dormirci la notte.
Non volevo certo dare una soluzione, non so cosa ci riserveranno i nuovi sceneggiatori e voglio continuare a fidarmi di loro, volevo solo evidenziare il "dubbio" e soprattutto evidenziarlo dalla parte di Kate, quella donna che nella 7ma stagione ha dimostrato di essere innamorata come una ragazzina e pronta a difendere il suo amore (finalmente direi!!!)
Non so se si comporterebbe davvero così, ma per quanto orgogliosa e pronta a scoprire la verità sempre e comunque, io nei suoi panni, credo che mi tirerei indietro pur di proteggere la mia famiglia, pur di non provare ancora quel distacco che in due mesi l'ha distrutta (certo solo per adesso, al momento giusto troveranno la verità!)

Ringrazio come sempre le mie due editor, piccole lucine nel buio della mia mente. Vi voglio bene <3

Grazie per essere arrivate fin qui <3
Un bacio a tutte, buona estate e buon caldo :p







  
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