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Autore: ellephedre    20/07/2015    6 recensioni
Makoto Kino è innamorata. Gen Masashi la segue a ruota.
Con una relazione nata nella battaglia, non hanno più segreti tra loro, eppure hanno ancora molto da scoprire l'uno sull'altro. E non vedono l'ora di farlo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Makoto/Morea, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le stelle Saga'
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Corrente Naturale - maggio 1997

 

 

 

Corrente naturale

di ellephedre

 

 

Maggio 1997 - Nella stanza da bagno

     La sua era una vasca piccola. Quando faceva il bagno Makoto si rannicchiava su se stessa, sdraiandosi sulla schiena. Immergeva i capelli finché l'acqua quasi non le entrava nelle orecchie.

Nell'istante in cui i suoni si attutivano, sentiva di entrare in un mondo differente, privo di peso: il suo corpo galleggiava, lei stessa non aveva più responsabilità o preoccupazioni. Le fatiche della giornata si scioglievano assieme ai suoi muscoli.

Soffiò sulla superficie dell'acqua, osservando le increspature create dall'aria. Si voltò di lato, sostenendosi con un gomito, senza scopo, semplicemente perché poteva. Emerse con metà della gamba. Sporse il piede oltre il bordo della vasca, stiracchiando le dita stanche, provate da una giornata trascorsa senza quasi sedersi.

Il citofono di casa suonò.

... Gen era arrivato in anticipo.

Uscendo dall'acqua, lei si passò velocemente un asciugamano sul corpo, per non bagnare il pavimento. Passò dal bagno alla stanza principale della casa, fino a raggiungere il citofono sulla parete. Premette il tasto che apriva il portone al piano sottostante e tolse la sicura all'entrata.

Tornò indietro, con calma.

Quando Gen entrò nel suo appartamento, un minuto dopo, si era già reimmersa in acqua.

«Makoto?»

«Sono qui.»

Sentì i passi di lui, poi lo vide sulla porta.

«Ehi.»

Rivederlo con un sorriso, la sera, era un premio. «Ciao!» Caricò il saluto di felicità.

«Fai un bagno?»

Annuì mentre lui si avvicinava, fino ad accucciarsi accanto alla vasca.

«Volevo stare dentro per un po'» gli spiegò, «così poi ti lasciavo il posto. Sei arrivato prima.»

Quieto, lui appoggiò il mento sul bordo in ceramica. 

Lei lo graziò con un piccolo bacio, causandogli un sorriso. «Sei stanco?»

«Sì.»

Makoto intuì che non era questo che lo turbava.

Lui era rimasto a guardarla. Diversamente da quando era spensierato, negli occhi con cui stava osservando il suo corpo nudo c'era una riflessione, che non includeva lei.

È successo qualcosa?

Fu paziente. Invece di domandare allungò una mano, inumidendo la fronte di lui con una carezza.

Per la beatitudine, Gen chiuse gli occhi. «Se solo la tua vasca fosse più grande...»

Lei aveva pensato la stessa cosa. «È un peccato che per un bagno ci entriamo solo uno alla volta.» Inumidì le palpebre di lui con le dita, piano, accarezzandole.

Gen emise un sospiro flebile. «Oggi è andata bene al negozio?»

«Mi hanno commissionato tre torte per la prossima settimana. Gli affari stanno decollando.»

«Certo. Sei la migliore in cucina.»

Lei si voltò a pancia in giù nell'acqua, tenendosi all'altezza di lui con le braccia. «A te com'è andata? Avete finito di lavorare sul piano di quel palazzo?»

Lui tardò un momento a rispondere. «È andata bene, erano soddisfatti. Ottime rifiniture, hanno detto. Ho passato i complimenti a Sato.»

«Ne sarà stato contento.»

Gen annuì. «Mi hanno offerto di fare altri lavori insieme.»

Oh? Non era una cosa cattiva. Stavano parlando di una buona società di costruzioni, con una ventina di dipendenti e molti contratti all'attivo, su locali di grandi dimensioni. Eppure, Gen non sembrava felice. «Non ti piace come idea?»

«Il proprietario ha detto che tra qualche tempo potevamo parlare di unirci. Fondere le ditte, sai? Loro che assorbono noi.»

Makoto iniziò a comprendere la ragione della sua incertezza.

Gen si era seduto completamente sul pavimento, una gamba allungata sulle piastrelle.

«Non sei tenuto ad accettare.»

«Quando me l'ha detto, il mio primo pensiero è stato... . Come se finalmente mi stessi liberando di un peso.»

Makoto capì subito cosa stava provando lui, da cima a fondo. Si sporse in avanti, uscendo col torso dall'acqua per adagiare la guancia alla sua. «Non sentirti in colpa.»

Lui non disse nulla.

«Ti sei sempre preoccupato per Sato, Nakamura e Watanabe. È un sollievo sapere che potresti non avere più la responsabilità del loro futuro. È normale.»

«Non mi ero reso conto di essere pronto a sciogliere la ditta. Anche se sapevo che un giorno sarebbe successo.»

La ditta era stata creata da suo padre. «Non lo stai lasciando andare solo perché non continui il suo lavoro.»

Gen emise un lungo sospiro. «Non mi dispiaceva come occupazione. Si guadagna bene. Essere autosufficiente senza spendere la mia parte del risarcimento è... una cosa buona.» Si voltò verso di lei. «Per il futuro pensavo di tornare a farlo, di tanto in tanto, quando avessi avuto bisogno di denaro. Per avere un'entrata in più, magari durante le vacanze. Finché faccio solo l'assistente.»

Certo, era un'idea sensata.

Ma nel guardarla Gen stava avendo un'esitazione.

Makoto capì solo in quel momento che avevano parlato di un futuro distante nel tempo. Lui sarebbe diventato assistente in uno studio di architettura appena avesse terminato l'università, e per allora la nuova vita di lei sarebbe già cominciata.

Lavorare durante le vacanze per avere più soldi era un progetto che apparteneva a una vita comune e semplice, che non sarebbe mai stata quella che loro due avrebbero avuto insieme.

Non gli permise di pensarci troppo. «Se cedi la ditta e rimani in buoni rapporti con loro, magari chiameranno te per una mano in più, quando ne avranno bisogno.»

Come lei, Gen scelse di non affrontare un problema per cui ancora non avevano soluzioni. Annuì. «Mi sembra lo stesso di lasciar andare una parte di mio padre.»

In silenzio, Makoto condivise la sua nostalgia, la sua sofferenza. Si allungò con un braccio fuori dalla vasca, prendendogli la mano e portandola alla bocca. «Lui sapeva qual era il tuo sogno. Avrebbe voluto che tu seguissi la tua strada.» Lo baciò sul dorso delle dita, forte. «Comunque non succederà subito. Ti abituerai all'idea. E se non accadrà... non dovrai fare niente. Potrai tenere la ditta per sempre.»

Strappargli un sorriso la rese felice.

Quando respirò di nuovo, Gen si era liberato di un pensiero opprimente.

Makoto scivolò all'indietro nell'acqua. Pur piegata com'era, riuscì a mettersi con lo stomaco all'insù. Poiché non aveva rinunciato a tenergli la mano, quasi sprofondò con la testa.

«Attenta.» Gen la tenne sollevata. «Fai la sirena?»

«Nel mio piccolo stagno. Poi l'acqua sarà tutta per te.»

Lui la lasciò andare e sollevò la maglietta sopra la testa. «Cominciò a pulirmi.»

Oh, sì. Era sempre un piacere osservarlo senza vestiti. «Quando vuoi ti lavo la schiena.»

Lui stava già slacciando il bottone dei jeans. «Dopo lo faccio io a te. Quel bastone di spugna non funziona bene come le mie mani.»

Era una verità tanto grande che lei non lo contraddisse.

Gen stava sorridendo.

«Cosa?»

«Mi è venuta un'idea.»

«Quale?»

Lui aprì la bocca e... non parlò. «Sarà una sorpresa.»

Divertita, Makoto si rassegnò. «Okay.»

«Una sera di questa settimana» continuò lui. «Preparati.»

«Come?»

«Comportati come al solito. Poi un giorno, quando meno te lo aspetti...»

Ormai se lo aspettava, ma non voleva rovinargli la festa. In fondo, era come diceva lui: la prospettiva di qualcosa di nuovo e diverso già la allettava. Le sorprese di Gen erano così, quando gli venivano in mente: spezzavano la routine. Spesso erano esperienze comuni con un pizzico di novità, capaci di cambiarne la prospettiva.

Una mattina per esempio si erano svegliati molto presto, per correre insieme. Non l'avevano fatto nel solito parco. 'Solo per cambiare scenario' aveva detto Gen, ed erano andati alla scoperta di un altro quartiere, lontano mezz'ora di macchina.

Un'altra volta ancora erano andati in un ristorante thailandese - una cucina che nessuno dei due aveva mai provato. Di proposito avevano ordinato le portate più strane che avevano incontrato nel menù.

A lui piaceva la quotidianità, ma occasionalmente gli piaceva anche uscirne e la portava con sé in quegli esperimenti.

Lei era avventurosa soprattutto dal punto di vista culinario. «Oggi ho trovato una ricetta interessante su un libro. Sta cuocendo nel forno.»

«Che cos'è?»

«Una cosa completamente nuova.»

«Carne, pesce, verdure?»

Il sorriso di Makoto si allargò. «Sorpresa.»

Senza vestiti, Gen si inginocchiò davanti a lei. «Ti sei fatta furba.»

Si scambiarono un bacio caldo, delizioso, poi lui si allontanò verso il manico della doccia appeso al muro opposto. Si sedette sullo sgabello, facendo partire il getto dell'acqua sopra la testa. 

Makoto tornò a rilassarsi nel suo bagno, lanciandogli occhiate ogni volta che le andava.

Sprofondò volontariamente nella vasca.

Che serata fantastica.

 

 

Maggio 1997 - Nella stanza da bagno - FINE

 


 

NdA: Solo una nota, sulle abitudini di pulizia dei giapponesi. È una cosa che devo sottolineare meglio in Verso l'alba, ma da quel che ho capito, hanno tutti, nel bagno, una postazione che fa scorrere l'acqua direttamente sul pavimento. Lì, seduti su uno sgabello, si insaponano per bene e si risciacquano. A differenza nostra intendono il bagno non come un momento di pulizia, ma di totale relax. Quindi bisogna entrare nell'acqua della vasca già puliti.

Sul resto della storia... niente, mi piacerebbe sapere che ne pensate :)

Grazie di aver letto!

Elle

Il gruppo Facebook dedicato alle mie storie, con anticipazioni e curiosità, è Sailor Moon, Verso l'alba e oltre...

   
 
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