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Autore: Gaiagaiagaia99    21/07/2015    0 recensioni
Ti sei mai sentito come se stessi crollando?
Ti sei mai sentito fuori posto?
Come se in qualche modo non fossi adatto e nessuno ti capisca.
Vuoi mai scappare via?
Ti rinchiudi nella tua stanza?
Con il volume della radio così alto
che nessuno ti sente urlare
Vuoi essere qualcun altro?
Sei stanco di sentirti lasciato fuori?
Sei in disperata ricerca di qualcosa di più
Prima che la tua vita sia finita?
Sei bloccato in un mondo che odi?
Sei stanco di tutti quelli che ti circondano?
È l'esatta cosa che provo io, ogni singolo giorno.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Canzoni per la storia:

No love -Simple Plan

Talking to the Moon -Bruno Mars

Welcome to my Life -Simple Plan

Moments -One Direction

Wherever you are -5 Seconds Of summer

Right now -One Direction 
-

Fissavo il pavimento, no in realtà non lo stavo realmente facendo, solo mi sentivo vuoto.

Completamente vuoto, come se mi avessero portato via l'unica mia fonte di vita, ed in realtà era così.

Cos'avevo fatto di male per meritarmi tutto quello che era successo? 
La risposta non la sapevo, eppure faceva ogni volta più male ripensare a tutto ciò che era successo nell'arco di un anno.

Nella testa mi risuonava una frase: fare a pezzi è facili difficile è rimetterli insieme. 
Era vero, come potevo pensare ancora solo ad un lieto fine? La mia vita era finita, letteralmente buttata nel cesso. 
Era tutto quello che avevo cercato di evitare nel corso degli anni, eppure era successo.

Mi ero ripetuto più volte che sarebbe andato tutto bene, ma ora eccomi qua, dove tutti era andato storto e non sapevo cosa fare per rincollare i piccoli pezzi del mio cuore.

Quella persone che mi aveva tirato su era stata la stessa a farmi affogare in un mare di problemi derivanti dalla sua stupida decisione, eppure non ero arrabbiato con lui, ero solo deluso, deluso da quello che avevo lasciato che accadesse, deluso di me stesso.

Mi ero rovinato con le mie stesse mani, tutto per cosa?

Mi ero semplicemente perso, perso nel nulla della mia vita.
Da un anno mi ero perso.

Ed ero sicuro che non sarei riuscito più a tornare; camminavo, camminavo in continuazione in cerca di una qualsiasi spiegazione, camminavo perché sapevo che, se mi fossi fermato sarebbe finita, finita sul serio questa volta.

La neve si depositava sull'asfalto facendomi rabbrividire, sospirai ancora una volta prima di riprendere quella tortura.

Adoravo la neve, era l'unica cosa che mi rendeva felice ma invece ora non mi trasmetteva nessuna emozione, ero veramente crollato?

Come avevo potuto permettere che accadesse di nuovo?

Eppure alla fine tutti noi ci speriamo in un lieto fine, fin troppo ma d'altronde chi non lo vorrebbe?

Chi non vorrebbe vivere una vita perfetta come si era immaginato da bambino?

Chi non vorrebbe essere amato?

Chi non vorrebbe riuscire a sorridere ogni volta?

Ma la vita purtroppo era questa, e chi ero io per giudicare se non la pedina di questo stupido gioco chiamato vivere?

Avrei voluto tornare indietro nel tempo per evitare che la bomba esplodesse ma alla fine non ci ero riuscito e avevo perso tutto insieme alla polvere.

La neve si era trasformata di nuovo in nevischio, ed io mi ero seduto su una delle tante panchine libere ad osservare il cielo.

Cosa sarebbe cambiato se non ci fossi più?

Non mancherei a nessuno, alla mia famiglia non gli era mai importato niente di me, i miei amici mi avevano abbandonato proprio come aveva fatto lui, cosa mi rimaneva?

Troppe domande ed un unica soluzione: andarmene.

Non ne avevo realmente il coraggio però, non era la prima volta a cui ci pensavo ma non riuscivo, non riuscivo a prendere in mano quella decisione e mettere fine alla mia misera vita.

Le lacrime avevano ripreso a scendere lungo le mie guance, il dolore al petto era iniziato ed ora tutto quello che riuscivo a vedere era il suo viso.
Mi aveva pugnalato, e ora il coltello era sempre più in profondità.

Era possibile sentirsi così inutili?

Avrei voluto cambiare vita, probabilmente se avessi avuto qualcuno vicino lo avrei fatto, sarei corso in un'altra città e mi sarei rifatto una nuova vita, con degli amici veri questa volta e non avrei più pensato al suo bellissimo viso.

Mi faceva sentire così inutile tutto questo: un pezzo di stoffa strappato, calpestato e poi buttato in acqua.

Quando pensavo di averlo superato, quando pensavo che tutto si sarebbe risolto perché d'altronde era solo l'amore, quando riuscivo finalmente a respirare, quando riuscivo a camminare spensierato come una volta, tutto ritornava, ritornava a tormentarmi, era una tortura infinita. Una bruttissima tortura che non faceva altro che annientarmi completamente ogni giorno di più.

La prima volta che lo avevo visto, non sapevo ancora di esser caduto nella sua trappola, pensavo che- anzi non pensavo a niente in effetti. Era quello il bello: avevo la mente completamente libera ed era così surreale da credere in questo momento.

Eppure dovevo ringraziarlo, mi aveva fatto scoprire che cos'era l'amore e nello stesso tempo il dolore. Avrei voluto odiarlo ma era più forte di me fare il contrario.
Amavo ancora quel ragazzo, proprio come il primo giorno, mi innamoravo sempre di più di lui ogni singola ora che passava e non potevo farci niente.
Mi piaceva stare con lui, anche solo per poco tempo, perché era come se il mondo sparisse. Mi rifiutavo di credere che tutto quello fosse sfumato con il passare dei mesi.

Non mi aveva più cercato ed io non ero da meno, non volevo far vedere di essere il primo a crollare; volevo dimostrargli che senza di lui stavo bene, ma come potevo realmente stare bene? Mi veniva da piangere ogni singola volta che sentivo il suo nome.
Stavo male anche solo uscendo di casa, perché tutto in essa mi ricordava di noi, quello che eravamo stati, quello che facevamo, tutte le nostre parole. 
I nostri 'Per Sempre' sussurrati dopo aver fatto l'amore, non avevo mai creduto a quelle semplici due parole, ma lui mi aveva fatto ricredere, mi aveva fatto credere che avremo potuto avere un futuro insieme, quando invece eccoci qua.

Quel giorno comprai un biglietto, un biglietto che mi avrebbe portato dall'altra parte del mondo, lontano da tutto il mio dolore. Avevo sempre voluto partire, e finalmente ne avevo avuto il coraggio. Non volevo abbandonare quella casa ma era la unica mia fonte di salvezza lasciarla.
Preparai le valige e andai in aeroporto, non controllai nemmeno di aver preso tutto, non mi interessava.

Il telefono era spento nella mia tasca dei jeans scuri, ed era meglio così. Non avevo la minima voglia di accenderlo per poi osservare il piccolo numeretto lampeggiante messaggi, che poi chi mi doveva cercare?

Scossi la testa e presi un respiro profondo andando a fare il check-in. 
Poco dopo mi ritrovai seduto su delle sedie di plastica ad aspettare impaziente che chiamassero il mio volo, le lacrime avevano ripreso a scendere prepotenti dai miei occhi, mi coprii il viso con le mani e cercai di trattenere i singhiozzi.
Sarebbe tutto finito, tutto avrebbe iniziato a girare per il verso giusto d'ora in avanti.
Mi sarai lasciato dietro il passato e avrei pensato solo ed esclusivamente al mio futuro. Ma come avrei fatto senza lui?

Avevo sopportato un anno, ma era stato il peggiore di tutta la mia vita, senza lui io ero nessuno, non ero nemmeno me stesso, ero diventato un'enorme montagna di incertezze e paure che riaffioravano ogni minuto della giornata.

Prima di uscire non mi ero nemmeno guardato allo specchio per paura di cosa potevo trovare.

Poco dopo chiamarono il mio volo, mi asciugai le lacrime e con i documenti in mano mi avvicinai al piccolo bancone per imbarcarsi. La ragazza dietro il computer mi aveva guardato preoccupata per me ma le avevo sorriso debolmente, non era abituato e farlo infatti era risultato parecchio difficile.

Presi posto vicino ad un finestrino, allacciai la cintura e chiusi gli occhi, le hostess passarono spiegando quello che bisognava fare in caso di un qualsiasi incidente.
Chissà come stesse passando la sua vita, probabilmente si stava divertendo e non stava nemmeno soffrendo come facevo io ormai da tempo.

Qualche ora dopo arrivai a destinazione, una grande metropoli soprannominata 'La grande mela', perfetta in tutti i sensi per farsi una nuova vita.
Era lontanissima dal piccolo paesino in cui abitavo ed era semplicemente perfetta.

Ritirai i miei due bagagli e andai dritto all'hotel che avevo prenotato online.
Diedi i miei documenti e poco dopo ero nella mia nuova camera, quella in cui avrei vissuto per il resto della mia inutile vita, fino a che non avrei trovato un lavoro produttivo.

Il giorno seguente ero andato a dare il mio curriculum in giro, e avevo fatto un giro veloce del centro pentendomene subito dopo appena la neve aveva iniziato a scendere.

La settimana seguente iniziai a conoscere il quartiere in cui vivevo, avevo girato dei negozi e avevo fatto la spesa per non rischiare di rimanere senza niente da mangiare.
Le settimane passavano e avevo iniziato di nuovo a sentirmi libero, era strano da credere anche per me ma tutto sembrava tornare leggermente alla normalità.

Esattamente tre settimane dopo aver consegnato in giro il mio curriculum qualcuno chiamò dicendo di avere un posto libero per fare il cameriere, non ci pensai due volte e accettai, per quanto gli orari fossero pesanti dovevo pur guadagnare qualcosa.

Il giorno seguente iniziai a lavorare, conobbi i miei nuovi colleghi nonché primi amici dopo quasi un anno di vita associale.
Erano simpatici anche se rimpiangevo i miei vecchi amici, sempre se potevo considerarli così.

I giorni passavano rapidamente ed era sempre più stancante tornare al lavoro, mi faceva staccare la spina del mio cervello per un paio d'ore ed era una cosa più che buona.
Avevo ripreso ad uscire la sera tardi, non per pensare come il mio solito, ma per bere con i miei nuovi amici, pensandoci che quella mia decisione di andarmene da quella città fatta di ricordi era stata una delle decisioni mai prese in vita mia.

Mancava un paio di giorni a Natale e sembrava dovesse venire una tormenta per quanto facesse freddo.

Il bar ed altri negozi della via furono chiusi per le ferie in quanto le gente non passava più, rimanendo in casa per il troppo freddo e uscendo solo per andare a comprare regali natalizi per i propri figli o amici.
Avrei voluto anche io farli, ma a chi?

Era passato un anno e due mesi.

Sembravano passati secoli, ma il dolore stava lentamente svanendo.
Mi coprii con il giubbotto pesante e uscii per le vie del centro, nulla era cambiato nell'arco di due mesi in questa città; tutto sembrava rimasto lo stesso, un po' come me.

Camminai senza una meta precisa, incerto se tornare a casa o fermarmi in qualche parco ad osservare la neve.
Optai per la prima, tornato a casa preparai un tè caldo e accesi la televisione.
Accesi il cellulare che tenevo prevalentemente spento e notai cinque nuovi messaggi.
Non persi nemmeno tempo a leggerli, li ignorai semplicemente.

Avrei dovuto cambiare numero, sarebbe stato molto più facile ricominciare da zero piuttosto che continuare in quel modo.

Arrivò il Natale e con esso la tristezza.
Mi ricordavo di lui, di come apparecchiava la tavola felice aspettando l'arrivo dei nostri genitori, mi ricordavo di come aspettava impaziente la mezzanotte per poi aprire i regali, mi ricordavo il suo bellissimo sorriso illuminato solamente dalla luce dell'albero di Natale, mi ricordavo tutto.

E lì capii che l'avevo perso per sempre e capii anche che l'amavo ancora. 
Piansi disperatamente per tutta la notte, svegliandomi, il giorno seguente, con il cuscino bagnato per le troppe lacrime scese.

Più passavano i giorni e più tutto tornata a galla: tutte le belle giornate passate a casa sua a giocare alla Playstation, rannicchiati l'uno contro il corpo dell'altro sotto le coperte, tutte le notti a parlare al telefono come se non ci vedessimo da anni, tutti i 'mi manchi' detti prima di chiudere la chiamata, tutti gli abbracci, le mani, le promesse, i baci, le carezze, i sorrisi, i pianti di gioia quando gli avevo regalato un bellissimo cucciolo di Husky. Ne aveva sempre voluto uno e a Natale avevo fatto sì che lo avesse. 
Mi ero sentito importante per lui proprio come lui lo era sempre stato per me.

Perché non riuscivo a dimenticarlo?

Capodanno fu il peggiore di tutti, mi ero ricordato un episodio importantissimo della mia vita: lui aveva prenotato un volo direttamente per Parigi, e non mi aveva detto niente, due giorni prima di capodanno mi aveva avvertito e dire che ero scoppiato in lacrime per la gioia era dir poco.
Mi aveva portato in giro per la città degli innamorati, avevamo visitato alcuni musei e il giorno di capodanno eravamo andati nella piazza principale per festeggiare, non so come ma era riuscito ad avere una specie di pass ed eravamo così saliti sulla Tour Effeil. 
Niente di più bello che passare il capodanno con il ragazzo che si ama, o forse si: allo scoccare della mezzanotte si era inginocchiato davanti a me e mi aveva chiesto di sposarlo.

Era stata la giornata più bella di tutta la mia vita, avevo annuito un paio di volte e poi l'avevo baciato, baciato così tante volte che si era ritrovato le labbra gonfie e rosse. Avevamo pianto entrambi per la gioia di quel momento e ci eravamo stretti in un abbraccio fatto di promesse.

Tornati in hotel avevamo fatto l'amore, non mi ero mai sentito meglio in tutta la mia intera vita.

Mentre ora ero solo, al ristorante dell'hotel a contare i secondi che mancavano alla mezzonotte sperando che l'anno seguente riuscisse ad essere migliore di quello appena passato.

Passarono i giorni ed iniziai a pensare che il mio desiderio si stesse avverando: il lavoro procedeva tutto per il meglio, avevo iniziato ad uscire con i miei nuovi amici, avevo anche ricevuto un aumento, avevo trovato un appartamento carino che non costava nemmeno tanto ed ero deciso di andarlo a comprare.

Uscii di casa cercando di non pensare più a niente, e se sbattessi la testa così forte da perdere la memoria?

Stavo iniziando a prendere in considerazione l'idea però qualcosa poteva andare male e non volevo rischiare così tanto per quel coglione patentato.

Le ferie stavano per giungere al termine, e ne ero felice; così almeno non lo avrei più pensato così tanto.
Mi sembrava di esser tornato indietro nel tempo, mi sembrava di soffrire ancora di più, mi sembrava di averlo di nuovo vicino, avevo una sensazione strana.

Le vacanze finirono e così anche il mio periodo depressivo, indossai il suo maglione, l'unica cosa che mi era rimasta di lui, il resto lo avevo buttato, bruciato e archiviato nella mia mente ma come si poteva notare era ancora tutto lì, e infine uscii di casa diretto al lavoro.
Passarono le ore e in poco tempo divenne sera.

"Lou?", domandò una voce dietro alle mie spalle, mi bloccai respirando profondamente, non poteva essere vero, non poteva succede, non poteva essere lui, non Doveva succedere.

"Louis?", continuò, mi si formarono delle lacrime agli occhi che minacciarono di scendere copiosamente sulle mie guance. 
Mi imposi di non crollare, non potevo crollare così, davanti a lui: l'unica persona che mi aveva ridotto in quello stato pietoso in cui mi ritrovavo ad essere.

Asciugai quelle poche lacrime che erano riuscite a scendere e mi girai.
Rimasi fermo a fissarlo, i suoi capelli erano molto più lunghi rispetto all'ultima volta che lo avevo visto, i suoi occhi erano più verdi un po' lucidi, probabilmente per l'alcool e si era alzato parecchio.

"Salve, desidera?", chiesi cercando di essere il più professionale possibile, il petto iniziò a farmi male, più male del solito e l'unica soluzione che mi restava era andarmene da quella città.

"Louis? Sono io, non mi riconosci?", continuò facendo un passo verso di me, e io ne retrocessi di uno.

Chi era quella persona che mi aveva ridotto così? Il suo nome era Harry.

"Vorrei non riconoscerti. Ha bisogno di qualcosa o posso tornare a lavorare?", ribattei trattenendo le lacrime, ancora un po' e sarebbero potute scendere tranquillamente, "Quando sei partito per New York? Non ti ho mai visto da queste parti.", continuò.

Mi girai e continuai a servire ai tavoli mentre una lacrima scese, faceva maledettamente male, non avrei mai pensato di rivederlo.
Lo persi di vista fortunatamente, poco dopo il locale si svuotò e rimasi da solo; lo chiusi ed uscii con le lacrime agli occhi.

"Louis, possiamo parlare?", disse la Sua voce facendomi sobbalzare, "No.", conclusi, dovevo allontanarlo o sarei crollato davanti a lui.

"Louis ti prego.", implorò, mi bloccai, "Non ti è mai fregato un cazzo di me, cosa vuoi ora? Vattene dalla mia vita come hai già fatto, ma questa volta non tornare mai più!", urlai scoppiando letteralmente a piangere davanti a lui per poi iniziare a camminare velocemente via.
Lui non mi seguì.

Appena arrivato a casa mi accasciai sul pavimento singhiozzando come non avevo mai fatto in questo anno di separazione, vederlo mi aveva fatto tornare in mente tutti i bei momenti che avevo passato con lui ma anche Quel momento in cui aveva distrutto il mio fragile cuore.

Nessuno poteva sapere come mi sentissi.
Essere come me, essere ferito, sentirsi perso, essere lasciato fuori al buio, essere colpito, sentirsi come preso in giro, essere sull'orlo del crollare. No nessuno poteva saperlo.

Volevo essere qualcun altro.
Ero stanco di sentirmi in quel modo.

Ero in una disperata ricerca di qualcosa di più, prima di mettere fine alla mia inutile e misera vita.
Ero bloccato in un mondo che odiavo, ero stanco di tutto.

Dentro, nel profondo, stavo sanguinando. 
Nessuno poteva anche solo immaginarlo come era sentirsi così.

Nessuno poteva sapere com'era essere me.

Niente ormai era più a posto.

Non c'era nessuno a salvarmi questa volta stavo affondando e la mia unica ancora di salvezza se n'era andata, andata per sempre.

Passai cinque giorni chiuso in casa per paura di rivederlo ma il sesto dovetti uscire, in quanto il mio capo mi aveva quasi minacciato di licenziarmi se non mi fossi fatto vedere e così dovetti assecondarlo.
Uscii di casa con delle occhiaie forse troppo evidenti, andai a lavorare e poi tornai a casa.

I giorni si erano ripetuti tutti così, e intanto passarono altre due settimane.
Quel giorno però, qualcuno bussò alla porta di casa mia.

Senza guardare o chiedere chi fosse aprii la porta senza pensare a niente.

"Ti prego.", implorò Harry con le lacrime agli occhi, "Cosa vuoi?", sbottai, mi stava pregando di lasciarlo parlare quando io gli avevo lasciato così tanti mesi per farlo.

"Lascia che ti spieghi tutto, ti prego, ne ho bisogno.", rispose, scoppiai in una risata isterica, "Sei un cazzo di egoista di merda.", conclusi chiudendogli la porta in faccia.

"If we could only have this life for one more day, If we could only turn back time.You know I'll be: your life, your voice your reason to be; My love, my heart is breathing for this
Moment in time I'll find the words to say. Before you leave me today*", canticchiò lui appoggiato alla porta, le lacrime iniziarono a scendere di nuovo, e questa volta non avevo intenzione di fermarle. Era una tra le mie canzoni preferite e lui lo sapeva benissimo.

"Lasciami in pace.", riuscii a dire trattenendo i singhiozzi, "Ti prego.", aggiunsi appoggiando la testa contro la porta, "Mi dispiace.", disse tirando su con il naso, "Non voglio sentire le tue stupide scuse, vattene Harry.", dire quel nome mi aveva causato un miliardo di brividi lungo tutto il corpo, "Louis non chiudermi fuori dalla tua vita, dammi la possibilità di tornare indietro nel tempo per un solo secondo e spigarti perché l'ho fatto.", continuò ignorandomi completamente, mi alzai e aprii la porta.

"È proprio questo che non capisci: l'hai fatto. E io non posso farci niente, non mi interessano le tue scuse; quindi ora vattene.", urlai asciugandomi le lacrime, "Lascia che ti spieghi.", continuò cercando di toccarmi, "Hai avuto un cazzo di anno e mezzo, porca puttana Harry un anno emmezzo! E tu hai il coraggio di venire a chiedermi scusa dopo così tanto?! Non osare mai più cercarmi, tu sei il passato, e solo quello rimarrai!", conclusi chiudendo di nuovo la porta alle mie spalle, ma con la consapevolezza che, forse, quella volta sarebbe stato per sempre.

Passarono i giorni e iniziai a cercare su internet un buon posto dove rifugiarmi, dovevo scappare, andarmene ovunque ma lontano da Harry.

Comprai un biglietto aereo e iniziai a preparare le valige senza fare nemmeno caso al mio lavoro.
L'aereo sarebbe partito tra esattamente cinque ora, infatti era costato molto ma prima me ne sarei andato meglio era per tutti.

Trascinai la valigia giù per le scale e diedi la chiave della mia stanza alla reception, pagai il tutto e uscii velocemente diretto verso la mia unica e ultima via di fuga.

Dovetti aspettare seduto su una scomoda sedia di plastica, prima che aprissero il check-in essendo arrivato ben tre quattro ore prima.
Passarono lentamente ma alla fine chiamarono il mio volo, mi misi in fila e aspettai il mio turno.

Stavo per lasciare tutto di nuovo, sospirai chiudendo gli occhi per un secondo quando sentii il mio nome.

"Lou ti prego.", era ancora Harry, come faceva a sapere che me ne ero andato?

Mi guardai intorno notando tutta la gente intenta a guardarmi, o meno squadrarmi da testa a piedi.

"Vattene.", ringhiai girandomi verso il signore davanti a me e dandogli i documenti, "Louis!", urlò più forte di prima arrestando la mia camminata per qualche secondo, "Ti voglio solo parlare, solo due minuti.", sussurrò, osservai l'orario sul l'orologio, avevo veramente poco tempo.

"A mai più Harry.", conclusi salendo sull'aereo, "Scappare in Spagna non ti servirà a niente!", urlò ancora prima che la grossa porta venisse chiusa.
Erano passati i giorni e io stavo chiuso in una pessima camera di un motel sdraiato a contare le ore.

Sbuffai per l'ennesima volta sentendo ancora bussare, "Ti prego.", sussurrò ancora, come aveva fatto a trovarmi quella volta era un mistero, non mi aveva cercato per un lungo anno e ora tutto d'un tratto aveva questo urgente bisogno di parlarmi.

"Se ti apro e mi dici le tue stronzate che hai da dirmi, dopo te ne andrai?", chiesi non sopportando più quella situazione, "Certo.", sussurrò.
Controvoglia aprii la porta e lo lasciai entrare.

"Dimmi tutte le cazzate che hai da dirmi.", dissi sedendomi sul letto abbassando lo sguardo, non riuscivo neanche a guardarlo, era troppo difficile.

"Io ti ho lasciato perc-", lo interruppi, "Lo so perché cazzo mi hai lasciato, ok? Non c'è bisogno che tu me lo ripeta.", lui mi guardò come mortificato e riprese, "Ti ho lasciato non per il motivo che sai tu, ma per qualcos'altro."

"Ok va bene, ora puoi andare?", quasi implorai sentendomi perso, "Fammi finire, ci metto altri cinque minuti.", sussurrò, "Non ti ho mai tradito, non ho mai pensato a te solo come unica fonte di sesso, non ho mai voluto trattarti in quel modo, non ho mai voluto sbatterti fuori dalla mia vita.".

Annuii solamente incapace di dire qualsiasi cosa, "Avevano minacciato di uccidere la mia famiglia se non ti avessi lasciato, io dovevo fare qualcosa.", continuò stringendo i pugni.

Scoppiai a ridere.

"Naturalmente me lo vieni a dire dopo un anno e mezzo no? Perché ti sembra una cosa normale riaffiorare nella mia vita dopo avermi ucciso vero?! Ti sembra normale farmi ancora del male?!", urlai mentre le lacrime iniziarono a piangere, "Non te lo ripeterò più, VATTENE dalla mia vita.", aggiunsi alzandomi dal letto.

"Louis, io non ho mai voluto farti del male.", disse con le lacrime agli occhi, "È la cosa più stupida che tu potessi dire, se non volevi non lo facevi, semplice la cosa no?"

"N-Non potevo fare altrimenti."

"Ho vissuto un anno e mezzo, sai come? È stato una merda. Sono stato esattamente così tutti i miei giorni da quando mi hai lasciato, e tu, hai il coraggio di seguirmi, hai il coraggio di entrare nella mia nuova vita e sconvolgerla di nuovo, hai il coraggio di pretendere che io ti ascolti. Sai una cosa Harry? Io non ne posso più, non posso più sopportare di piangere costantemente, non posso più sopportare il fatto di averti ormai perso per sempre, ho provato a cambiare pagina ok? Ci ho provato così tanto a farlo ma è come se le pagine della mia vita fossero incollate tra di loro. Ho provato a strapparle, ma loro ricomparivano ancora, come sei ricomparso tu dopo tutto questo tempo. Nessuno mi aveva mai distrutto nella mia vita, eccetto per una persona: tu, che hai rimediato a tutti quei momenti di gioia che ci sono stati nella mia miserabile e schifosa vita.", gridai sbattendogli in faccia tutto il dolore che mi portavo dentro.

"E non provare a dirmi che non volevi, perché so che non è vero, non ho ancora capito perché sei qua, ma ora che hai visto quanto sono distrutto, ora che hai visto quanto la mia vita faccia schifo, ora che hai avuto la conferma di avermi fatto morire dentro, puoi andartene.", conclusi coprendomi il viso con le mani.

"Ti amo.", disse, il mio cuore si bloccò, completamente fermo mentre sentii pronunciare quelle due singole parole.
Avevo aspettato così tanto per sentirmele dire ed ora le aveva dette.

Come poteva amarmi?

"Sono un pezzo di merda ok? Ho pensato prima alla mia famiglia che a te, avevo pensato che lasciarti sarebbe stato più facile per me, avevo pensato che scappare dalla mia unica vera famiglia non mi avrebbe fatto poi così male. Ma mi sbagliavo. Ho sofferto come un cane per tutto il tempo, volevo tornare da te ogni singolo giorno, ho cercato di trovare un modo per farlo ma appena riuscivo a prendere la decisione pensavo che tu ti fossi rifatto una vita, così ho preso il primo volo che ho trovato e sono partito. Ho abbandonato tutti. Come se dopo aver lasciato te la mia vita niente avesse più senso, e in effetti è così. Senza te vicino è niente. Nulla ha più senso, la notte non riesco a respirare, sono finito quattro volte in ospedale per tentato suicidio. Ho sperato con tutto me stesso che tu lo avessi superato, che fossi andato avanti, lo speravo per te, ho sperato che tu avessi trovato una persona migliore di me, ho sperato anche che tu venissi a cercarmi ma dopo tutto il male che ti avevo procurato come potevo solo pensarlo?", si fermò per asciugarsi le lacrime che gli avevano rigato il viso, "M-Mi dispiace Lou, se potessi tornare indietro non rifarei niente di quello che ho fatto, ti prego perdonami.", singhiozzò.

Lo guardai per la prima volta dopo così tanto tempo e mi sentivo diverso, forse era la sua vicinanza, il fatto che dopo tutto quel tempo lui era di nuovo con me.

"Appena ti ho visto in quel bar ho pensato di aver preso un granchio, di essere impazzito completamente, perché sono realmente impazzito senza averti vicino. Non pretendo di riaverti con me perché so che è impossibile, non pretendo niente da te, volevo solo dirtelo, dopo averti detto l'ultima cosa me ne andrò per sempre lo prometto."

Prese un respiro profondo, "Ti ho chiesto di sposarmi a Parigi perché era la città dei miei sogni fin da bambino e volevo che diventasse parte anche dei nostri, non volevo fosse una proposta scontata anzi volevo che ti restasse inpressa nella mente così da raccontare ai nostri futuri figli; non ti ho mai detto ti amo non perché non ti amassi ma perché ho sempre saputo che se lo avessi fatto tutto sarebbe andato a puttane, perché ti amo così FOTTUTAMENTE tanto che non posso vivere senza di te, non posso respirare se non ti ho accanto, il mio mondo non esiste senza te Louis William Tomlinson.", concluse alzandosi dal letto.

Impiegai un paio di secondi prima di riprendermi completamente, "Ti amo anche io.", sussurrai sorridendo senza volerlo, me l'ero tenuto così tanto dentro che ormai non ne potevo più.

"C-Cosa?", balbettò fermandosi con la mano sulla maniglia della porta per poi girarsi, "Ho detto che ti amo anche io.", ribadii alzandomi, "Ti amo come non ho mai amato nessuno nella mia vita, ti amo perché senza te questi mesi sono stati la mia rovina, ti amo anche se ho cercato in tutti i modi di odiarti, ti amo perché tu sei la cosa più bella che questo mondo mi abbia mai regalato. Sono ancora vivo, sai perché? Perché 'io mi rifiuto di affondare' nonostante la mia ancora mi stai portando lentamente sul fondo. Perché anche dopo tutto quello che mi hai detto, dopo tutto ciò che hai fatto io ti amo sempre di più e continuerò a farlo. Harry Edward Styles ti amo."

Le sue labbra furono sulle mie.

Avevo aspettato così tanto quel momento, avevo desiderato con tutto me stesso che accadesse.

Avrò mai un lieto fine? Forse no, era vero, ma avere di nuovo Harry riequilibrava le cose, nonostante sapessi che se avessi ricevuto un'altra bastonata sarei crollato, ritentati. Ritentai perché lui era tutto ciò di cui avevo bisogno, perché per quanto mi ostinassi a non pensarci era lui, lui era il mio pensiero fisso.

Quel bacio aveva significato una promessa.

Non mi avrebbe mai più ferito.

Ora come ora tutto aveva di nuovo ripreso il suo senso, il mondo aveva ricominciato a girare, il sole aveva ricominciato a splendere ed io? 
Beh io avevo ricominciato a vivere.

Me

Non ho mai scritto un OS e questa è la prima che scrivo, spero vi piaccia e spero di ricevere dei commenti per sapere cosa ne pensate.
Ho anche un profilo wattpad dove potete trovare altre mie storie se vi interessano, mi chiamo GaiaCasciaro, fatemi sapere mi raccomando! 
 

   
 
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