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Autore: Lena_Railgun    21/07/2015    0 recensioni
Un'amore oltre i confini del tempo, oltre la morte e la paura.
Freja Samuki Saitou, orientale di origini, subirà un notevole cambiamento di vita quando scorirà di essere lei l'artefice degli omicidi del suo palazzo. è lei ma non è lei: ha una seconda personalità, quella di un vampiro che soprannominerà "Lena".
Dapprima spaesata e spaventata, si ritroverà catapultata a Mausica, nel regno della magia e subito si imbatte in Kyoukei Keeler, un mago che, come lei, ha una personalità che agisce contro la sua volontà. Dopo qualche battibecco iniziale, i due cominceranno una convivenza e un'amicizia insolita, e la nuova vita di Freja si aprirà alla scuola, alle amicizie, alle avventure e all'amore, alla ricerca di scoprire quali segreti avvolgano lei e Kyoukei.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO

 

Un incubo. Si svegliò di scatto, respirando affannosamente, mettendo una mano sul cuore per cercare di controllare i battiti.

-Era solo un sogno- disse, ancora agitata. Si alzò, passò davanti allo specchio che mostrava la sua figura esile,
sempre vestita di colori scuri, i lunghi capelli bagnati per il sudore. Li legò e scese le scale.
Di tornare a dormire, non se ne parlava. Decise di credere a quella voce che le diceva di scendere in giardino,di credere che lui ci fosse, che la stesse aspettando lì per vederla.

La leggera brezza estiva di quella sera la colpì in volto appena mise piede in quel giardino,posto dove veniva tutte le sere ed ogni sera, diventava speciale grazie a lui, il ragazzo che tanto amava.
Quel ragazzo che, nonostante il suo divieto, era lì, sotto quella maestosa quercia, intendo a disegnare e sapeva che la stava ritraendo.

-Cosa ci fai qui?- lui si voltò a guardarla, per niente sorpreso di vederla
-Ti avevo detto che sarebbe stato meglio se non ci fossimo visti per un po'-

-Lo so- ribatté lui -Ma faccio sempre più fatica a starmene lontano da questo posto.-

Lei si addolcì. Lui teneva un foglio davanti a sé, dove stava davvero disegnando lei,nel suo bellissimo abito nero che le faceva risaltare la pelle bianchissima.
Mostrò incredibile attenzione nei dettagli dei suoi lunghissimi capelli rossi.

-Quanti ritratti mi hai fatto?- chiese.

-Tanti, non mi stanco mai- disse lui chinando la testa all'indietro, ammirandola.

-Ho paura che ci scoprano e che ti facciano del male- disse lei, accarezzandogli il viso.

-Sai che non mi interessa.- fece lui premendo le sue labbra contro le sue.

Ed eccola: quella sensazione che amava così tanto le apparteneva di nuovo.
Lui la strinse forte a sé, come se non ci fosse un domani. Lei lo guardò, rivolgendo il suo sguardo verso i suoi occhi verde smeraldo, così dannatamente belli che le avevano sempre mozzato il fiato.

-Sono contenta che tu sia qui. Non ce l'avrei fatta a non vederti.-

-Lo sentivo. È per questo che sono qui.-

Lei sorrise, facendosi cullare da quella stretta che la faceva sentire protetta da tutto e da tutti.

-Eccoli!- i due innamorati si voltarono di scatto. La voce proveniva dal capo della polizia del villaggio.
Successe tutto in un attimo. La folla inferocita urlava che la ragazza venisse processata in quello stesso istante.

Il ragazzo si mise davanti a lei.

-Se uccidete lei, dovrete uccidere anche me-

Dopo qualche minuto di silenzio, che fece ben sperare per i due innamorati, il capo della polizia decise che entrambi sarebbero morti bruciati al rogo. Le gambe di lei cedettero per la paura, per la morte così vicina che stava bussando violentemente alla loro porta.
E lei non voleva aprire.
Notò tra la folla Charlotte, la sua migliore amica ed un raggio di speranza si illuminò.
Charlotte si voltò a guardarla ma il suo volto fu tutt'altro che amichevole.
Le scoccò un'occhiata piena di astio e le disse:

-Mi dispiace,ma tu ti fidi troppo-

 

La porta si era aperta: la morte era lì, davanti ai suoi occhi.
Il rosso delle fiamme si distingueva a malapena da quello dei suoi amati capelli che tutti odiavano,
perché portavano sfortuna. Il rosso portava sventura, paura e dolore.
Ma l'unica che provava dolore, in quel momento, era lei.
Vedeva ombre scure davanti a lei, ombre che rappresentavano i suoi concittadini che l'avevano condannata a morte.
Nessuno piangeva per lei, tutti le stavano urlando contro, la insultavano, la deridevano.
Nessuno si preoccupava, neanche i suoi genitori che non erano nemmeno presenti nel momento del processo,
probabilmente impegnati a divertirsi altrove, tra i loro balli e ricevimenti non avevano mai tempo per lei. 
Nessuna lacrima neanche da parte di quella che aveva considerato la sua migliore amica per diciassette anni. Probabilmente era stata lei ad organizzare tutto, perché a conoscenza della sua relazione.

-Mi ha tradita- pensò tra sé. -Probabilmente, ha sempre desiderato la mia morte.-

Si voltò, con le poche forze che aveva a guardare il cadavere del suo amato, morto subito sotto il suo sguardo pieno di lacrime.
Lui non era come lei, era un mortale che si era innamorato della persona sbagliata.
Se lo ripeteva da sempre, se non si fossero incontrati, lui non avrebbe mai passato tanti guai per lei.

Però, aveva capito che ora mai lui era diventato la sua ragione di vita.
Pensò a tutto ciò che avevano passato insieme.
Il loro incontro era stato così strano: lei costretta a scappare per sopravvivere, lui costretto a catturarla per lavorare.
E il destino li fece innamorare.

Si sentì una sciocca ad aver raccontato tutto a Charlotte, se non lo avesse fatto, forse le cose non sarebbero andate in quel modo.

-Ti decidi a morire?-

Guardò Charlotte carica di odio, nonostante il dolore lo rendeva quasi impossibile.

-Il tuo volto imbronciato e pieno di fuliggine ti dona sai? Ora,vuoi dire qualcosa prima di andartene all'inferno?-

Con la voce soffocata dalle lacrime e dal dolore delle fiamme,la ragazza urlò -Io mi reincarnerò,
statene certi...ed allora ucciderò tutti i vostri discendenti,le vostre reincarnazioni. Questa è una promessa-

Le risate dei compaesani divennero più deboli,la vista sempre più sfuocata,il rosso più vivido che mai.
Lei non poteva morire, era immortale. Ma non poteva sopportare l'idea di vivere senza di lui.
Tra le fiamme vide una figura minuta, con in mano qualcosa che luccicava sotto la luce del fuoco.
Da quell'oggetto luminoso, comparve una luce che la travolse, sentendo il pianto di qualcuno.
E una figura arancione le parlò.

 

   
 
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