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Autore: The Three Mewsketeers    21/07/2015    6 recensioni
Una raccolta scritta da tre pazzoidi che amano scrivere, amano TMM e amano delirare. Tutto qui. Ogni capitolo un prompt diverso, cosa accadrà? A voi la sentenza...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao gentile pubblico :D!
oggi aggiornamento a sorpresa *musichetta di scena* con il capitolo speciale della vincitrice del contest!!
(come quale contest?!? "Indovina il nome delle tre sclerotiche!")

 

Ci spiace, forse vi aspettavate qualche cosa di serio!

 

Il premio va a Sonrisa, che ha richiesto come prompt "Sorriso" :3  Promettiamo di esserci impegnate!

 

Bando agli indugi, anche perché qui la cosa è lunga dato che abbiamo messo mano tutte e tre! Vi lasciamo alla lettura :) sempre vostre Le Moschettiere, YATHA!

 

 

 

Manami, dai, fai un sorriso alla mamma! Uno piccolo piccolo!”

Retasu strofinò le manine fresche della sua primogenita, comodamente spaparanzata nell’ovetto, cercando di convincerla a farle quel regalo; ma niente, la bimba continuava a guardarla con espressione corrucciata, decisamente simile a quella del papà.

La donna sospirò, ormai sconfitta. Manami aveva quasi tre mesi, e non c’era verso di farla sorridere, non importava quante volte ci avesse provato. Forse doveva arrendersi al fatto di avere una figlia musona, che i suoi geni avessero fallito miseramente per far prevalere solo quelli di Pai.

“Nemmeno un accenno?” ritentò, sorridendole a sua volta.

Manami sventolò le gambine tozze, lanciandosi in un allegro gorgoglìo che però non risultò in nessun mutamento di espressione.

“E’ tutta tua figlia!” brontolò verso il marito quando questo comparve sulla porta con una tazza di caffè in mano.

Pai, una smorfia decisamente simile in volto, si strinse nelle spalle. “Dalle tempo, Retasu, non è la fine del mondo.”

“Una famiglia di musoni,” ripeté sottovoce, giocherellando ancora con le dita della bambina “Sono circondata da scontrosi.”

Udì suonare il campanello e, dopo pochi istanti, Kisshu comparve in salotto con la solita carica di energia. “Buongiorno, cognatina! Sono venuto a trovare la nipotina più bella del mondo! Come sta il pasticcino dello zio?”

“Kisshu!” si levò perentoria dallo studio la voce del maggiore degli Ikisatashi.

Ma Retasu fu troppo occupata per sgridarlo nell’osservare come la figlia si fosse sciolta nel più grande sorriso mai visto non appena Kisshu era comparso nel suo campo visivo.

Ovviamente.

 

§§§§

 

Non che non volesse chiedere a suo padre o a sua madre… proprio non desiderava affrontare il discorso direttamente col loro.

Tadashi, nei suoi quindici anni di vita, non aveva mai fatto molte domande riguardanti l’altro sesso, ma vedendo le sue cugine trasformarsi in brutti anatroccoli a ragazze belle e popolari e notare come i seni delle sue compagne levitassero e i fianchi si addolcissero… due domande se l’era fatte.

Specie poi quando un suo compagno aveva parlato di “pomiciarsele tutte” e altre cose che aveva preferito accantonare.

A disagio era entrato in camera del padre, intendo a lavorare nel suo computer-sfera, e aveva dato un colpo di tosse per annunciarsi.

Pai aveva alzato lo sguardo verso di lui –Tadashi. Dimmi.

Sotto lo sguardo scuro del padre si sentiva sempre sotto analisi, come schermato da parte a parte. Rimase lì, imbambolato come una statua e rosso fino alla punta dei capelli.

Sulla fronte di Pai si formò una ruga –Tutto bene?

- Pa’…- Tadashi si grattò a disagio la nuca –Volevo chiederti… con…- prese un respiro profondo –Con le ragazze.

-Con le ragazze che?- Pai cercò di mantenere un tono di voce neutro e pregò di non mostrarsi agitato alla fatidica domanda.

Tadashi stava per andare in iperventilazione –Come si… fa. Ecco.

Pai smise di ticchettare sulla sfera e lo fissò a lungo –E’ una domanda un po’ generica.

Tadashi sentì le orecchie andare in fiamme e Pai continuò –Le femmine sono tutte… particolari, ecco.

-Tu con la mamma…- Pai impallidì alla domanda di Tadashi -…come ti ci sei messo insieme?

Pai aprì la bocca per parlare ma Tadashi sembrò voler cambiare tipo di domanda –Perché loro ecco…cambiano così tanto?

Pai sorrise un po’ intenerito dalla domanda ma non meno imbarazzato –Natura.

-Anche per la mamma è stato così?

Pai annuì –Tutte cambiano. Chi più chi meno, ma anche tu cambierai col tempo.

Tadashi sembrò ancora poco soddisfatto –Senti, Pa’….

Il loro discorso fu interrotto dalle urla di Ariel –Papaaaaaa’!- la ragazzina entrò nella stanza, sbattendo prima contro Tadashi poi contro un mobile. Massaggiandosi il ginocchio dolorante si avvicinò al padre –Pa’!- gli mise sotto il naso un libro –Aiutami! Domani ho una verifica e…

Pai alzò lo sguardo cercando Tadashi che era sparito e sospirò: meglio così, non era ancora pronto.

 

Tadashi fissò Luke divorare un’altra fetta di torta e lo guardò con supponenza –Tuo padre ha ragione, mangi troppe porcherie- lo rimproverò.

Luke sorrise sghembo –Kei-chan fa roba troppo buona- disse.

Il Caffè Mew Mew era pieno come al solito e le nuove cameriere, decisamente più scorbutiche delle vecchie, riservavano un trattamento di riguardo verso il figlio del co-proprietario e i suoi amici, tanto che il loro tavolino non era mai vuoto di leccornie.

-Allora, hai domandato? - domandò Tadashi.

Luke si rabbuiò e il suo viso divenne rosso come i capelli –No. Mia madre ha blaterato qualche cosa e papà è stato molto tecnico…tu?

Tadashi scosse la testa –No. Niente.

Sbuffarono.

-…potremmo chiedere a zio Kisshu- propose dopo un po’ Tadashi.

I due si guardarono e qualche cosa dentro di loro, probabilmente i geni dei padri, si contorsero in un sonoro “NO!” che rimbombò nelle loro teste.

D’un tratto videro passare accanto a loro Keiichiro, sempre sorridente e cordiale.

Si guardarono un attimo –Potremmo…

-Sì.

 

Zio Keiichiro era sempre disponibile per tutti e sorrideva sempre.

Non era un sorriso falso o tirato, ma sempre gentile, cordiale e le loro mamme o i loro padri non avevano da lamentarsi se passavano un po’ di tempo con lui, lamentele che riservavano solo per la presenza di zio Kisshu.

Avevano aspettato il momento giusto, quando il locale era vuoto e lo trovarono a farcire una torta.

-Kei-chan?- Luke entrò in cucina, sorridendo mentre Tadashi rimase con le mani in tasca dietro di lui e con la faccia torva.

-Ragazzi- sorrise loro –Avete bisogno di qualche cosa?

I due si guardarono e si sedettero su due sgabelli.

Keiichiro fissò Luke, la copia vivente di Ryou e provò un moto di nostalgia verso il suo figlioccio quindicenne e curioso.

-Sai, Kei-chan…- Luke sembrò perdere baldanza e cercava il sostegno nello sguardo dell’amico, che non trovò poiché teneva lo sguardo nascosto dietro la frangetta verde foglia –Come funziona con le ragazze? - domandò d’un fiato, arrossendo.

Keiichiro rimase un attimo sorpreso e mise da parte il suo lavoro.

Prese tre bicchieri e li riempì con del succo di frutta posandoli poi davanti a loro.

Sorrise, un sorriso sincero e non imbarazzato come quello dei loro genitori, tirato e incerto.

-Chiedete pure. Siamo tra uomini- disse ammiccando.

Luke e Tadashi si fissarono, annuendo.

Sì, avevano fatto la scelta giusta.

 

Pai intercettò Tadashi nel corridoio: aveva parlato con Retasu delle domande del figlio e la verde gli aveva suggerito di riprovare il discorso –Tadashi- lo chiamò e il ragazzino, un biscotto in bocca e il libro di algebra sotto il braccio si voltò a fissarlo con i grandi occhi della madre ma con il suo color tempesta –Sì?

-Riguardo l’altro giorno…

Tadashi scosse il capo –Ah no, niente. Risolto- disse, tornando a camminare verso camera sua.

Pai rimase fermo nel corridoio, la fronte corrucciata e la bocca semi aperta.

-Meglio così- sospirò. Poi avvertì un brivido lungo la schiena –Ehy, non è che hai parlato con zio Kisshu…!

 

 

§§§§

 

 

Non ricordava nemmeno di averne mai fatti.

Neppure uno.

Di sicuro, non erano quelli che venivano smerciati sulle pagine delle riviste di moda, né di fronte agli schermi tv, o agli spettacoli teatrali.

Zakuro ogni tanto pensava di non essere semplicemente capace di sorridere.

Aprì la porta del locale con aria compassata, persa nella sua vaga riflessione, e scostò all'ultimo secondo la testa prima che Purin gliela centrasse con la propria, in un salto con avvinghio al suo braccio destro.

« Nee-chan! Nee-chan! – rideva a tutto spiano – Vieni! »

La biondina la trascinò di peso in cucina. Retasu, sulla soglia, attonita e divertita e le rivolse un cenno stentato di saluto, cercando di non scoppiare a ridere.

« Dai, Minto, non è male come primo tentativo! »

Fece Ichigo offesa dalle infettive che la morettina continuava a lanciarle:

« Se speri che io lasci Zakuro anche solo toccare quella cosa…! »

Si interruppero entrambe arrossendo, colte in fallo. Zakuro osservò la scena tra lo scettico e il sorpreso: sul tavolo della cucina svettava il – estremamente mal riuscito – tentativo di torta su cui lei, se strizzava a sufficienza gli occhi, leggeva Buon Compleanno Zakuro scritto con la glassa reale, sciolta per metà e per l'altra spiaccicata dalla torta che implodeva su se stessa.

« Se mi avessi aiutata con l'impasto invece di stare a soffocarti di the come al solito…! »

« Ma sentitela! »

Le altre ragazze risero del loro battibecco. Zakuro non smise di guardarle, un ormai noto calore che le si diffondeva nel petto.

« Oh, che novità. »

La voce di Ryou le fece a stento voltare la testa.

« Allora sai anche sorridere. »

« Era una battuta, Shirogane? »

« Un complimento. Ti dona, dovresti farlo più spesso. »

Gli rispose sollevando un sopracciglio allusiva, ma lui si limitò a far spallucce e la mora si lasciò trascinare completamente in cucina da Purin, dove Ichigo stava già riducendo la torta a proiettili da lancio.

 

 

   
 
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