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Autore: hapax    22/01/2009    2 recensioni
Giugno 1987. Il cadavere di un uomo viene trovato all'interno della gabbia delle tigri dello Zoo di Filadelfia. Ventidue anni dopo Lilly Rush e la sua squadra tenteranno di risolvere il mistero partendo da un misterioso messaggio in possesso della vittima. Una fanfiction in puro stile Cold Case.
Genere: Drammatico, Thriller, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ultimo-cap Il quartiere alla periferia della città era fatiscente, ma la scarsa illuminazione non permetteva di vedere le finestre sporche e in frantumi dei piani più alti dei palazzi. Per le strade solo vagabondi e sbandati, un cane, qualche drogato in crisi d'astinenza: spacciatori e borseggiatori si erano già dileguati alla vista dei poliziotti.
In assoluto silenzio agenti in uniforme e detective in borghese entrarono nell'edificio dove, molto tempo prima, era vissuta la nonna materna di Mary Pinter.
Scotty Valens era il primo: puntava la pistola dritto davanti a sé, mirando nel cerchio di luce prodotto dalla sua torcia.
A breve distanza lo seguivano John Stillman e Lilly Rush, che indossava il giubbotto antiproiettile.
Si fermarono nell'atrio e si fecero superare da due agenti delle squadre speciali, attendendo l'arrivo del resto della squadra.
- Dio, che puzza! -
L'ambiente era saturo di odore di muffa e urina.
- Sesto piano. - sussurrò Vera.
A passi felpati presero a salire le scale.

- Ti prego, non dirò nulla! -
Stephanie Curtis implorava la sua aguzzina.
- Per favore. -
Le lacrime uscivano copiose dagli occhi della donna: mani e piedi erano legati al vecchio letto in ferro battuto su cui stava distesa.
- Sta zitta. -
La voce di Mary Pinter era calma, distaccata; fissava il coltello affilato che teneva tra le mani. Poi si voltò verso la sua prigioniera. Gli occhi di una pazza.
- Mi dispiace, devo farlo. La polizia ha riaperto il caso sull'omicidio di John, e non ci vorrà molto prima che arrivino a te. E tu sai troppe cose. -
- No, non è vero, non so nulla. -
- Diresti loro che anche tuo fratello è morto... come si dice? Ah, sì: in circostanze misteriose. -
- No, te lo giuro. -
- Avrei dovuto farti fuori tanti anni fa. Pensavo che la morte di John ti avesse spaventata abbastanza da tenere la bocca chiusa, ma lo capisci anche tu che non posso rischiare. -
I singhiozzi di Stephanie divennero mugolii, e la disperazione divenne rassegnazione.
- Vedi? - disse Mary sorridendo - Lo capisci anche tu che è inutile disperarsi tanto: morirai comunque. Tuo fratello e John erano addirittura contenti di morire. -
- Non morirà nessuno, stasera. -
Mary si girò di scatto in direzione della voce.
Lilly Rush le stava puntando la pistola al cuore.

Mary Pinter non sembrò sorpresa di essere circondata da poliziotti.
- Lasciala andare. E' finita. -
L'assassina si sedette sul letto accanto alla sua vittima.
- Come mi avete trovata? -
- Non è stato facile. - rispose Jeffries - Tu e tuo fratello non avete mai denunciato al fisco il possesso della casa di vostra nonna. -
- Ma abbiamo dato un'occhiata al testamento dei vostri genitori... ed eccoci qua. - concluse Vera.
Stephanie rimaneva zitta, impietrita dalla paura.
- E se non volessi lasciarla andare? -
- Tu sei sola e armata di coltello; noi siamo tanti e armati di pistola. Direi che non hai scelta. -
Mary si voltò lentamente verso Miller e fece sì con la testa: - Non ho scelta. -
- Ti conviene confessare. -
Guardò Scotty con sguardo vacuo: - Confessare? Che cosa dovrei confessare? -
- Gli omicidi di Paul Curtis e John Fry. -
Le parole di Stillman non fecero alcun effetto su di lei: a differenza di suo fratello, sapeva benissimo che quello di Curtis non era stato un suicidio.
- Mi stupii quando alla televisione non parlarono dell'assassinio di Paul. Poi lessi sul giornale che era stato creduto un suicidio: la polizia quella volta fece un pessimo lavoro. -
Lilly fece un passo avanti, ma Mary non ebbe alcuna reazione.
- Per questo con John hai fatto le cose in grande stile? Perché tutti ne parlassero? -
- No, a me non interessava più di tanto: è stato lui a volere che la sua morte fosse qualcosa di cui tutti si sarebbero ricordati. Devo ammettere però che tutto quel sangue era un bello spettacolo. -
Rush avanzò ancora di un passo.
- Parla. -

John Fry svoltò oltre la gabbia delle giraffe e guardò l'ora: era quasi giunto il momento. Fra poco quell'idiota abitudinario di Mike Rowland sarebbe uscito dallo zoo per andare a puttane, e lei avrebbe messo fine ai suoi giorni.
Finalmente nessuno avrebbe più distolto lo sguaro dal suo viso mostruoso, finalmente non avrebe più sentito il vuoto della solitudine.
Era affascinato all'idea di morire in quel modo.
Poi sentì qualcosa dietro di sé. Dei passi.
Era lei.
- Vieni - gli disse - E' tutto pronto. -
John seguì il suo boia.
Si sentiva leggero, e nei suoi pensieri Freddie Mercury cantava "...it's a kind of magic..."
Mary a John raggiunsero Steven dietro la gabbia delle tigri.
Gli animali camminavano avanti e indietro, agitati.
Per terra era steso un telo di nylon.
- Non preoccuparti amore, andrà tutto bene. - gli sussurrò Mary sfiorandogli un orecchio con le labbra.
Improvvisamente John ebbe paura. La musica scomparve dalla sua mente e l'angoscia lo prese alla gola.
- Ho... ho cambiato idea. - disse.
Steven sospirò di sollievo.
- Bene, per fortuna la possiamo finire con questa pazzia. -
- No! -
Mary fissava John con sguardo folle.
- No! Mi hai promesso il tuo sangue! -
- Mary... -
John Fry non riusciva a parlare.
- Mary, ti prego, non lo voglio fare. E' una pazzia. Non dovevo darti retta... -
- Zitto! -
La donna puntò l'affilato pugnale verso John.
- Questa notte devi morire. -
Pazza, schiumante di rabbia si avventò contro la sua preda.
John posò la mano sulla pistola, ma il colpo al cuore lo colpì prima che potesse estrarla.
Steven Pinter si girò dall'altra parte, inorridito; ascoltò i colpi del pugnale sul corpo di John Fry, e gli sembrava non finisse mai.
- Puoi girarti. - disse Mary al fratello con voce piatta.
- Aiutami, dobbiamo buttarlo nella gabbia assieme a tutto il suo sangue. Tutto secondo i piani. -
Con le lacrime agli occhi, Steven obbedì.
Il corpo senza vita di John Fry cadde pesantemente tra le bestie, che ebbero pietà di lui.

L'assassina sorrideva.
Il sorriso di una pazza.
- Getta il coltello. - le intimò Rush.
- No! Lei deve morire! -
Mary alzò il braccio, i muscoli tesi, pronta a colpire la sua vittima.
Stephanie Curtis urlò.
Uno, due, tre, otto spari abbatterono la bestia. Mary Pinter cadde morta.

"I was caught in the crossfire of a silent scream / Where one man's nightmare is another man's dream / Pull the covers up high and pray for the mornin' light / Cause you're livin' alone in the heat of the night"
Immobili guardano la bestia abbattuta, innocua oramai. Le lacrime, la gioia di chi ha visto la morte cadono su un cadavere ancora caldo: la nera Signora ha avuto il sangue promesso.
"Met a man with a message from the other side / Couldn't take the pressure - had to leave it behind / He said it's up to you / You can run or you can fight - ya that's right / Better leave it alone in the heat of the night"
Curvo cammina un uomo sotto il peso del rimorso, dei sensi di colpa per aver lasciato solo un altro uomo. Si vergogna, e distoglie gli occhi dagli sguardi accusatori delle fiere dietro le sbarre.
Dietro le sbarre un altro uomo, solo, fissa il vuoto dentro a sé, e piange.
"In the heat of the night they'll be comin' around / They'll be lookin' for answers they'll be chasin' you down / In the heat of the night / Where you gonna hide when it all comes down / Don't look back don't ever turn around"
Giustizia, solo questo ha avuto una madre. Infelice, si aggrappa ai libri di un figlio che non tornerà mai più.
"Had to pay the piper to call the tune / Said he'd be back someday - said he'd be back real soon / Pull the shades down low - you'll know when the time is right / When you're lyin' alone in the heat of the night"*
Chiuso. Solo una parola a consolare i fantasmi di due uomini soli.


*Bryan Adams "Heat Of The Night" (1987)



Grazie a chi ha avuto la pazienza di seguire questa storia fino in fondo. Grazie in particolare a cassiana, Najara e Sabaku no Yugy per le recensioni positive; chiunque altro vorrà commentare, anche per eventuali critiche, si senta libero di farlo.
Dedico questa fanfiction ai miei nipotini M. e G., che mi ricordano quanto il mondo possa essere bello.
  
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