Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Ricorda la storia  |      
Autore: _PkSl_    22/01/2009    1 recensioni
è la prima one shot che posto su questo sito. spero piaccia^^
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sono da ore chiusa nella mia stanza, alcuni raggi di sole entrano prepotentemente dalla finestra, cerco di ripararmi gli occhi raggomitolandomi su me stessa.
Alcune lacrime cominciano a rigarmi il viso e il dolore è più forte che mai.
Rivedo i tuoi occhi ancora dentro i miei, e per un attimo riesco a vederti, ti osservo incantata con le lacrime che continuano a rigarmi il viso, poi di colpo il tuo sguardo sparisce, lasciandomi nuovamente sola con i nostri ricordi.
I ricordi, quelli che fanno più male, che ti penetrano dentro come un lama tagliente, impedendoti di respirare.
Quella maledetta notte, non ti sei soffermato a pensare, neanche per un momento a chi ti voleva bene, mentre sfrecciavi a forte velocità per delle strade a te sconosciute.
Per di più ubriaco.
Avevi una vita meravigliosa, eri amato da tante persone, e ora tutto il mondo ti piange, perché tu, Bill non ci sei più.
Intanto piccole nuvolette bianche coprono il sole, ma lui con la sua potenza riesce lo stesso ad illuminare la terra. Ed è così che ti sento ora, anche se non ci sei più, anche se la morte ti ha strappato via da me, essa non ha il potere di spazzare via il nostro amore.
- Non avrei dovuto dirti quelle cose Bill - mi rimprovero singhiozzando - ora ne sono sicura, saresti qui con me - aggiungo ancora, ormai disperata.
È vero fra noi c’erano dei problemi, tu troppo preso dal tuo lavoro e io ormai stanca di aspettare una tua chiamata, che raramente arrivava. E così avevo deciso di lasciarti, ma codarda come sono sempre stata, ho scelto il modo più terribile: una telefonata.
Quella telefonata che ha a distrutto la vita per sempre a te, e ha lasciato un senso di colpa a me, che mi porterò dietro fino alla morte.
Qualcuno intanto bussa insistentemente alla mia porta, distogliendomi per un attimo da quei pensieri.
- Lasciatemi in pace! - urlo portandomi le mani sulle orecchie.
- Katlin ti prego, lui vorrebbe ricevere il tuo ultimo saluto - mi supplica la voce di Andreas, dall’altra parte della porta.
Già, oggi è il giorno del tuo funerale, è il giorno dell’addio, ma io non sono pronta a darti l’ultimo addio, non sono pronta a non vederti più sorridere, non sono pronta a non sentire più la tua voce chiamare dolcemente il mio nome. Non sono pronta a guardare tuo fratello, perché so per certa che in lui rivedrei te.
- Katlin ti prego, è difficile per tutti - continua ancora mio cugino.
Lo sento, sta piangendo, la sua voce è rotta dal pianto mentre mi supplica di aprire la porta.
E il dolore continua ad avvolgermi, stringe il mio cuore impedendomi per un attimo di respirare, questo cuore che ha cessato di vivere nel momento in cui il tuo ha smesso di battere.
Perché io, amore mio, sono morta insieme a te quel giorno.
Cerco di farmi forza, poggiando un piede sul pavimento, e dopo ancora l’altro, raggiungendo la porta. La apro, Andreas è lì che mi aspetta, ha il volto basso.
Sente la mia presenza e lentamente porta il suo sguardo su di me. Ha gli occhi arrossati, il viso pallido e un espressione sofferente in volto.
Ci fissiamo per qualche istante, senza dire o fare niente. I nostri sguardi parlano da soli, non hanno bisogno di altro.
- Andiamo? - mi domanda asciugandosi una lacrima che lenta scende sul suo viso.
Annuisco avviandomi verso la porta, e mentre quella porta si apre ti rivedo ancora.
Mi blocco, tu mi sorridi mentre una bellissima luce ti avvolge, rendendoti l’angelo più bello. Quella visione mi sembra così reale che riesco a sorriderti, ma un soffio di vento ti porta ancora una volta via, incupendo il mio volto.
D’un tratto una mano, la sua mano, si appoggia lenta e delicata sulla mia spalla, mi volto, Andreas con lo sguardo mi invita ad avanzare con i passi, e così faccio.
Attraversiamo il vialetto di casa, una folata di vento attraversa i miei capelli, sfiora il mio viso e accarezza il mio dolore.

- è quasi un ora che ti aspetto -
- Lo so scusa, ma papà mi ha trattenuta con i suoi soliti discorsi -
- Almeno avvisa -
- Ok, ma ora fammi un bel sorriso su -


Non posso fare a meno di ripensare, ancora una volta, ai nostri giorni insieme.
Andreas mi tira ancora, aiutandomi a salire in auto.

****

Ecco ci siamo, attraverso quel piccolo tratto di strada che mi divide dalla cappella, mi guardo intorno, c’è la sicurezza dappertutto.
Ci sono tantissime fan appostate lì davanti.
Urlano, si disperano.
Lo vedi Bill quante persone ti vogliono bene.
Forse alcune di loro non hanno neanche avuto la possibilità di incontrarti, ma sono lo stesso qui.
Perché sapevi farti amare più di chiunque altro.
L’entrata è davanti ai miei occhi, c’è tantissima gente, e in fondo al centro, chiuso in quella bara ci sei tu, le lacrime bruciano, fanno male.

E come un flashback la tua voce rimbomba nella mia testa, era un giorno come tanti, eri seduto sul divano mentre sorseggiavi una bibita dal tuo bicchiere.

- Al mio funerale vorrei che suonassero una musica allegra, e vorrei che mi vestissero di nero, con un giubbotto di pelle, e naturalmente i capelli devono essere ben acconciati. Devo essere figo anche nella bara -
- Smettila Bill, non mi piace quando parli della morte in questo modo - gli dissi infastidita, imbronciando le labbra.
- Katlin non bisogna avere paura della morte, se non ci fosse la morte la vita non potrebbe andare avanti -


Sento le ginocchia che stanno per cedere, mi aggrappo ad Andreas per sostenermi.
- Non ce la faccio! - riesco a malapena a pronunciare.
- Si che ce la fai! - cerca di darmi forza lui.
Ci spostiamo ancora di più, fino ad oltrepassare l’entrata, non smetto di fissarti mentre prendiamo posto.
Un enorme immagine di te, è posta accanto alla bara, sei sorridente e nei tuoi occhi traspare la voglia di vivere che avevi dentro.
E in quel momento dov’era quella voglia Bill?!
Mi guardo intorno,vedo la tua famiglia in prima fila, Tom ha lo sguardo fisso su di te, e ogni tanto si porta le mani al viso, e si asciuga le lacrime.
Come hai potuto abbandonarlo,voi due insieme eravate un’anima sola.
Ricordi? Lo dicevi anche tu: io e Tom cammineremo nella notte per sempre.
Ma neanche questo ti ha fermato.
Prendo posto sulla panca insieme a mio cugino mentre il sacerdote inizia a dire la messa, ricordandoti in ogni sua parola.
Dopodiché lettere strazianti vengono lette dai tuoi amici, e da tuo fratello che a malapena riesce a restare in piedi, le sue parole fanno male, sono taglienti e ricche d’amore.
- Tocca a te Katlin! -
Ho fra le mani quel foglio, dove ho scritto alcune parole per te, non appena Andreas pronuncia quelle parole, lo stringo forte fra le mia mani, e con coraggio riesco ad alzarmi e dirigermi verso l’altarino.
Mi volto e davanti a me posso vedere tutti.
Tom non appena mi vede sposta il suo sguardo da te.
Cerco di trattenere il pianto che sta per avvolgermi, voglio assolutamente leggerti quello che ho scritto. Prendo un bel respiro aprendo il foglio davanti a me.
- Ciao Bill, ancora non riesco a credere a quello che è successo, mi dispiace è impossibile crederci, forse ho solo paura di crederci, perché sogno che tu possa tornare da me.
Ho sprecato le mie possibilità di starti accanto per gli ultimi istanti della tua vita solo per orgoglio.
Poi quel maledetto giorno a casa di Andreas, quella terribile notizia.
Te ne eri andato via per sempre!
Avevo capito quello che era successo ma non volevo crederci, no!! L'unica persona che abbia mai amato, non c'era più, era un incubo! Sono scappata via, ho cominciato a correre senza sapere dove andavo, ho corso per ore pensando al passato, rivedendo i posti dove io e te scherzavamo e ridevamo, e adesso ti ho perso per sempre - mi interrompo singhiozzando animatamente, cerco la forza di ricominciare posando il mio sguardo sulla tua bara.
- Quello è stato il giorno peggiore della mia vita - ammetto mentre le lacrime mi offuscano la vista - Sapere che tu hai smesso di respirare e il tuo cuore non batterà più non mi fanno vivere, pensare che non rivedrò mai più i tuoi occhi è il pensiero che mi perseguita.
Mi mancano già le tue carezze, le tue dolci parole che mi sussurravi mentre mi coccolavi, i tuoi sguardi dolci e ricchi di sentimenti, il tuo sorriso, mi manchi amore mio, non ti dimenticherò mai, per me sei la cosa più importante che mi sia mai capitata, e nessuno potrà mai prendere il tuo posto nella mia ormai inutile vita. Ti amo, scusa per tutto quello che è successo, addio amore mio - termino così, ripiego quel foglio e ti raggiungo.
Solo in quel preciso istante riesco a realizzare tutto, mi accascio accanto alla bara di legno scuro e incomincio a piangere ancora.
- Bill svegliati, ti prego! - urlo all’improvviso presa da una crisi isterica.
La convinzione di averti perso per sempre si fa largo in me, mentre il mio urlo di dolore, si espande per tutta la cappella.
- Perché mi hai lasciato? - continuo ad urlare - perdonami Bill, perdonami - aggiungo ancora mentre qualcuno cerca di portarmi via da lui.
La cerimonia per il tuo addio termina poco dopo, possenti braccia ti portano in spalla.
Improvvisamente il cielo diventa nero, la pioggia inizia a scendere sempre più fitta. Alzo gli occhi al cielo, lasciando bagnare il mio viso.

- Te l’ha mai detto nessuno che riesci a sorridere anche con gli occhi? -
- No nessuno! -
- Allora sono contento di essere stato il primo! -
Mi scansai da lui raggiungendo lo specchio, continuavo a sorridere e a scrutare il mio viso.
- Hai ragione Bill! - dissi voltandomi verso di lui.
- Io ho sempre ragione pulcino! - affermò incrociando le braccia dietro il capo, steso sul letto.
Lo guardai e dopodiché gli rivolsi una linguaccia.


Abbasso il capo incamminandomi verso l’auto, che a fatica riesce a muoversi tra la folla impazzita.
Il silenzio più totale avvolge l’auto, ne io e ne Andreas abbiamo la forza di parlare, ho solo un grande bisogno di chiudere gli occhi e ritrovarti accanto a me.
Su mia richiesta mio cugino mi accompagna a casa, continua a piovere mentre mi appresto ad aprire la porta.
Con passi pesanti attraverso il piccolo corridoio che porta fino alle scale.
- Vieni Katlin, sono qui -
Spalanco gli occhi, è la tua voce, corro velocemente verso le scale.
- Katlin, ma che aspetti? -
La sento ancora mentre spalanco la porta della mia stanza con forza.
La stanza però è vuota, mi guardo intorno alla ricerca di te, ma non ti trovo.
Mi lascio andare sul letto stringendo le ginocchia al petto, i singhiozzi continuano ad aumentare.
- Ho bisogno di te, Bill - sussurro ad occhi chiusi.

- Se hai bisogno e non mi trovi, cercami in un sogno -
- Da dove l’hai copiata? -
- è tutto frutto della mia mente - si vantò.
- certo - dissi prendendolo in giro.
- Fatto sta, che è vera, fallo Katlin…io lo farò - mi disse serio avvicinandosi a me.


Sento rimbombare nelle mie orecchie la tua frase, mentre lentamente il sonno mi sta travolgendo.
Apro lentamente i miei occhi e già capisco di sognare.
Mi ritrovo in un luogo imprecisato, mi guardo intorno spaesata ma allo stesso tempo mi sento serena. Una brezza leggera di vento mi scompiglia i capelli, li lascio svolazzare nell’aria assaporando quell’aria fresca che mi circonda.
Tutto ad un tratto le immagini del posto si fanno più chiare, un immenso prato verde compare sotto i miei piedi scalzi.
D’un tratto una forte luce mi impedisce di vedere bene, mi copro gli occhi con una mano, mentre una sonora risata invade le mie orecchie.
Non è una risata qualunque.
È la sua risata.
- Finalmente sei arrivata, sei sempre in ritardo Katlin - afferma, mentre io cerco di vedere oltre quella luce che mi impedisce di vedere.
Inizio a correre verso una meta a me sconosciuta, corro alla ricerca di lui, lasciandomi tutto dietro, il dolore, la tristezza, lentamente sento che mi stanno abbandonando.
Il mio corpo continua a correre, sento i piedi leggeri come se volassi, ma ad un tratto decido di fermarmi.
All’improvviso una mano delicatamente si posa sulla mia spalla, ho il timore di voltarmi, ho paura che non appena il mio capo si volterà verso di lui, possa sparire nuovamente.
- Non avere paura - mi sussurra angelicamente facendomi voltare verso di lui.
- Ciao - mi saluta con un sorriso, questa volta la luce che lo circonda mi permette di guardarlo.
- Dove siamo Bill? - gli domando.
- Nei tuoi sogni - mi risponde dolcemente.
- Allora non voglio svegliarmi mai più - mi lamento affondando ancora nel suo petto.
- Hey ora guardami - mi riprende lui facendomi alzare il capo, e costringendomi a fissare i suoi occhi - Io sarò sempre al tuo fianco, anche se non fisicamente, ricordati che ci sarò, ogni qual volta avrai bisogno di me, chiudi gli occhi e io ti avvolgerò con le mie braccia e insieme ritorneremo qui - continua mostrandomi il meraviglioso posto in cui ci ritroviamo.
- Dimmi che lo farai Katlin, dimmi che continuerai a vivere -
Avrei da fargli un milione di domande, ma non voglio rovinare questo momento unico e raro.
Decido di acconsentire con un sorriso.
- Stai sorridendo - esclama entusiasta battendo le mani allegro, come solo lui è capace di essere.
Poi tutto a un tratto tutto finisce, il sogno termina facendomi risvegliare, apro gli occhi con ancora la sensazione di averlo accanto, perché possiamo vedere e sentire vicina una persona nel mondo dei sogni, e il fatto che al risveglio non ci sia più non significa che non sia stata davvero lì con noi.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: _PkSl_