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Autore: darklullaby753    21/07/2015    0 recensioni
Nel passato di ognuno di noi ci sono dei fantasmi, ma se questi tormentassero anche il nostro presente?
Genere: Angst, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Nel passato di ognuno di noi ci sono sempre dei fantasmi ma se questi per qualche raro motivo tormentassero anche il nostro presente??
 
Necronia 1812
 
Al tempo dei fatti vivevo nella tranquilla isola di Necronia nota per la sua sobrietà e per il suo magnifico giardino botanico nel quale potevo ammirare diverse specie di piante che lì crescevano in tranquillità; quel posto era incantato: come se l’uomo entrando non potesse mai rovinare un’opera così incantevole.
 
Mi rifugiavo, distante da tutti,in quel posto, dove per ora avrei potuto ammirare la bellezza senza tempo della natura e dove ero solito leggere all’ombra di un salice piangente e mi rinfrescavo abbeverandomi da una fontana.
 
Era un posto incantevole pervaso da una dolce malinconia romantica come le rose rosse che si spargevano ammirevoli al suo interno; era come se quel giardino mi somigliasse ed è proprio per quello che adoravo passarvi molto.
 
Quando era giornata di festa ci andavo sempre con Kate, la mia fidanzata, alla quale, domenica, sulla balconata delle rose incantate, avrei giurato amore eterno chiedendole finalmente di sposarmi consolidando così il nostro amore per sempre.
Avevo pensato a lungo dove dichiararmi e ragionando mi accorsi che non vi era luogo più adatto della balconata delle rose incantate per la romanticità di cui era pervasa e perché al calar del sole si potevano ammirare uno spettacolare tramonto e la luna piena con il cielo stellato.
 
Il giorno prima la vidi nella piazza del paese, mi avvicinai e le dissi << Domani sarà un giorno importante; vediamoci al giardino botanico, devo parlarti di alcune faccende!>>
Dopo aver sentito quelle parole Kate rispose: << Va bene, ci vedremo lì; anche io anche io ho delle cose di cui parlarti!>>
La baciai teneramente e andai via con il sorriso sul volto quasi ad essere certo che Kate avesse voluto esprimermi i suoi sentimenti; Nella notte cominciai a scrivere la promessa per Kate mentre ero rapito dal cielo stellato e dalla luna, quasi piena, che rischiarava il cielo di un nero molto profondo.
 
La mattina seguente mi svegliai all’alba e mi preparai prima possibile e per perfezionare le parole che avrei detto a Kate. Mi incamminai con un passo veloce, ero impaziente di incontrarla.
 
Arrivato nei pressi del giardino vidi Kate e i suoi capelli ramati, quei boccoli soavi che ricadevano su di un abito elegante e un po' troppo formale per il giorno coperta da un mantella e in mano una valigetta finemente decorata a mano, mi avvicinai a lei e, come sempre, entrammo in quell'incantevole giardino.
Davanti a noi c'erano tantissime pianti rampicanti e anche dei bellissimi fiori: narcisi, gardenie, gigli e in mezzo a tutta questa natura una fontana in pietra che spruzzava l'acqua in un modo che sembrava quasi magico, poi la presi per mano e salimmo la scala a chiocciola, come facevamo di solito, che ci portava sulla balconata, dove c'erano delle rose dal profumo inebriante.
 
La guardai fissa negli occhi e le dissi:<< Io ti amo come non ho mai amato nessun altro…>>e in quel momento in cui le stavo per esternare tutti i miei sentimenti lei mi interruppe bruscamente senza farmi concludere la frase:<< Charles,>>lei stava per piangere; vedevo gli occhi lucidi e le lacrime che stavano per scendere <>le sue parole non mi sembravano sincere dato che le lacrime scesero copiose come se fosse solo una stupida trappola nella quale era incastrata.
 
Finito il suo discorso lei scese frettolosamente le scale come per volersi allontanare da me, ma io la fermai e le chiesi :<< Kate,Tu mi ami ancora non è vero?>>, lei con il viso solcato dalle lacrime mi disse:<>; detto questo lei si voltò, non voleva che io vedessi i suoi occhi pieni di lacrime, corse fuori dal giardino botanico e salì sulla carrozza e in quel momento avevo compreso di averla persa per sempre.
 
In preda alla cupa disperazione decisi di tornare sulla balconata; però una volta salito mi accorsi che la scala era crollata senza lasciarmi via di scampo e mi accasciai a terra contemplando la mia triste sorte; in quel momento solo le rose sembravano essermi vicine e comprendermi a fondo; allora mi misi vicino a loro; in quel momento queste presero vita, con le loro spine mi tagliarono le vene e assorbirono tutto il mio sangue; poi, una particolarmente appuntita, mi ferì dritta al cuore anche se la ferita più grande era già stata causata dalla delusione d’amore che ebbi poco prima.
Da quell’istante non fui altro che un cadavere,cosparso di sangue: un sangue così rosso da fare contrasto con la mia pelle ormai divenuta bianca per l’assenza di vita e sulle labbra delle gocce nere, come se le rose mi avessero avvelenato e maledetto.
 
Dopo poco mi resi conto di essere divenuto uno spirito maledetto e costretto a “vivere” esiliato sulla balconata delle rose; che mi avrebbe ricordato per la mia intera esistenza quel maledetto giorno.
 
Dopo la mia morte la polizia decise di chiudere quel giardino botanico per evitare che ci fossero altri incidenti come il mio e il giardino rimase chiuso e dimenticato fino ad ora.
 
Italia 2012
 
Dopo 200 anni il mio incidente era ancora vivo nei ricordi del popolo di Necronia ma le specie di piante che 200 anni prima erano piantate in quel luogo erano diverse da tutti i tipi piantati nel resto d’Italia quindi un’azienda botanica doveva mandare uno dei suoi botanici e scelsero Danya, una ragazza che dopo il suo arrivo fu la mia vera dannazione.
 
Quella mattina lei fu contattata dal suo capo e gli disse:<< Perché devo andare io in quell’isoletta sperduta?Detesto le vecchie isole da brivido e poi in quel giardino è morto un uomo!>>
E lui le rispose:<>
Danya:<>
 
Danya prese il primo aereo privato della ditta e arrivò sull’isola in poco tempo.
La vidi entrare nel giardino ,era bellissima con quei suoi riccioli ramati raccolti in una coda alta che si muoveva con il vento e poi quello sguardo; uno sguardo così intenso che non vedevo più dai tempi in cui stavo con Kate , anzi era lo stesso sguardo, stesso sorriso era come se nel giardino ci fosse un fantasma di colei che amavo.
Lei non si accorse di nulla prese gli attrezzi e inizio a fare qualcosa con delle provette o non so cosa erano e mentre lo faceva io la guardavo e provavo sempre più sentimenti di vendetta; più che altro era come se tutto in lei mi spingesse a volerla far soffrire come Kate aveva fatto soffrire me.
 
Mentre stava lavorando si metteva a parlare o riflettere:<> la sua voce era velata dalla preoccupazione, non aveva mai sentito di delle piante che vivessero così a lungo, fece un gran respiro per tranquillizzarsi.
 
Dopo aver detto questo a bassa voce la vidi sempre tranquilla anche se nei suoi occhi vidi un filo di terrore ma continuò comunque a lavorare e si avvicinò alla zone dei gigli e dei tulipani e inizio a controllarli perché erano tutti di specie particolari e ancora in vita dopo 200; quanto avrei voluto odorare quel profumo soave, sentire la freschezza dell’ombra del salice tutte cose che ora mi mancano moltissimo; quelle rose infingarde mi avevano negato molti piaceri ma quella morte mi aveva donato lati di me che non conoscevo.
 
La ragazza rimaneva ancora al piano di sotto e si affacciò nella antica fontana di pietra che ancora aveva della fresca e limpida acqua, come era un tempo e poi dopo vari esperimenti si accorse che c’era anche un piano di sopra e guardò verso la balconata e ne rimase colpita; solo che vedendo che si stava facendo buio stava per andarsene e io mi dissi :<>.
Dopo quelle mie parole le piante rampicanti sembravano compire i miei sentimenti diventando un immenso spaventoso e intricato rovo che bloccò il passaggio sia per entrare che per uscire e la ragazza rimase intrappolata con me in quel giardino condividendo il mio triste destino.
 
La vidi afflitta, come se già avesse capito quello che le stava succedendo quindi quella era divenuta ormai la sua trappola di vetro allora continuò il giro e si mise sotto il grande salice; il mio grande salice compagno di tante giornate passate insieme, e si mise a pensare come sarebbe potuta uscire da quell’incubo.
 
Poi guardò verso di me e decise di salire e allora lei prese la sua scala e salì fino alla balconata e disse:<>
 
Lei aveva proprio ragione quel posto è sempre stato magico solo che ora era pervaso da magia nera, alimentato dal mio odio, che mi spinse a gettarle la scala a terra impedendole qualsiasi via di fuga; lei sentì il rumore della scala che cadeva e cacciò un urlo di terrore; ma più lei era terrorizzata e più io ero divertito e sul mio volto iniziò a frasi largo un malefico sorrisetto e dopo questo compresi che il giardino non ero altri che io e potevo manipolarlo a mio piacimento.
 
Non mi era dispiaciuto farle cadere la scala; dopotutto anche io ho bisogno di compagnia e poi come a cercare di consolarla la accarezzai essendo certo che lei non mi avesse per niente sentito ma lei si girò di scatto e tentò di afferrarmi il polso dopo di che disse: <>; in quel momento ebbi un brivido; come faceva quella ragazza a sentirmi e vedermi perché mi aveva chiesto “cosa sono” e non “chi sono”.
Quelle parole mi avevano sconvolto a tal punto che cercai di zittirla facendola bloccare dalle rose ma lei comunque continuò a parlare anche se aveva il rischio di ferirsi con le spine di esse e continuò a fissarmi con quello sguardo: ero un fantasma, ma in quel momento il mio passato da umano riaffiorò in quel istante come ulteriore condanna da scontare dopo quella della perdita di Kate.
Con la voce leggermente tremante le dissi:<>
Danya mi fissò e disse: << Non so come riesco a vederti; ma il tuo viso mi ricorda qualcuno; in una antica foto: un certo ragazzo di nome Charles!>>
In quel momento sentii un brivido e poi risposi: <>
Lei si ammutolì; era turbata dopo le mie parole, l’unica cosa che pensai fu: -Perché non me ne sto mai zitto?-
Danya e Kate erano così simili, anche il carattere sembrava quello avrei voluto contenermi ma la mia rabbia mi spinse a gettarla tra la rose; ma queste sembravano non obbedirmi e la lasciarono anzi una di queste si mise tra le ramate ciocche di Danya e lei in quel momento mi sorrise come se anche lei fosse una specie di creatura che poteva controllare le rose, quella situazione mi sembrò alquanto strana, nessuno avrebbe dovuto controllare quelle rose eccetto me , le dissi <>; lei era più sorpresa di me di quel suo dono e mi disse <>
Lei mi si avvicinò ma vedendo che la stavo per colpire si allontanò terrorizzata e voleva fuggire ma non sapeva come; poi trovò una via di fuga andando verso la balconata: lei puntava a poter cadere sopra la soffice chioma della salice piangente ma il troppo odio che avevo riversato in lui per tutto questo tempo lo spinse a prenderla nella sua chioma ma i suoi rami finali divennero come una specie di corda; un cappio per l’esattezza, nella quale Danya morì impiccata e dopo di quello le rose si avvicinarono a lei dissanguandola e facendola divenire una vera macabra statua maestosa e bellissima.
 
Ero di nuovo solo ma almeno avevo compito la mia vendetta; dopo poco vidi qualcosa: era il fantasma di Danya che si avvicinò a me e disse:<>
 
In quel momento era come se lei fosse il malvagio e io la vittima; una storia capovolta sotto il segno delle avvelenate rose.
 
  
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