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Autore: Lombres    21/07/2015    2 recensioni
Quando Sherry è stata imprigionata dall'organizzazione, è disposta a credere all'amore dell'unica persona che sembra poterla salvare, ma è la persona sbagliata: Gin.
Abbiamo vari indizi che fanno pensare che ci sia stata una relazione tra di loro, ma sembra che Gin non abbia mai visto la faccia di Sherry prima della sua fuga: questa storia cerca di mettere ordine tra gli indizi e mostra anche il motivo per cui Gin cerca vendetta.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Gin, Hiroshi Agasa, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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«Cosa dovrei fare?» disse Ai cercando di ergersi in tutta la sua scarsa altezza

«Sì, hai capito bene...» rispose Agasa

«Ma non capisci... se io lo facessi, probabilmente si penserebbe che io sia stata violentata da un pedofilo e...»

«Ma cosa stai dicendo?»

«Beh, non dovrei dire alcune cose legate al funzionamento dell'APTX che sono segreti dell'Organizzazione, ma sta di fatto che...»

«Intendi che ci sono cose sul funzionamento dell'APTX che non ci hai detto?»

«Ooops, sì, ma non dirlo a lui!»

«Lui?»

Ai stava indicando fuori dalla finestra

«Oh, è arrivato Shinichi!»

«Shhht, di là c'è Mitsuhiko!»

I due andarono ad aprire la porta. «Comunque, anche tu, non dovresti parlare troppo forte, Mitsuhiko non dovrebbe sapere nemmeno cos'è una visita gineco...»

Ma c'era un'altra persona che non doveva sentire:«Perché stavate parlando di visite ginecologiche?» chiese Conan appena entrato.

«Ehm, ecco...» ma l'arrivo di Mitsuhiko e poi degli altri bambini impedì di spiegare tutto. Ma questo non poteva frenare la proverbiale curiosità di Conan: «Haibara, vieni qua!» disse dieci minuti dopo una voce dall'altra stanza. Ai ci andò. «Beh, scommetto che vuoi sapere tutto sulla mia visita ginecologica, vero?»

«Ehm, no, è che...» Conan era diventato tutto rosso e Ai sorrise, contenta di essersi presa gioco di lui ancora una volta. Poi tornò seria e gli spiegò tutto.

«Se te l'ha consigliato il dottor Araide, perché non la puoi fare?»

Intanto era arrivato anche Agasa, che voleva finalmente capire perché.

«Il fatto è che l'APTX non mi ha fatto diventare una bambina di 7 anni in tutto e per tutto... insomma, io ho diciotto anni, e c'è ancora un indizio che lo fa capire, e che sembrerebbe strano in una bambina»

«Ma, intendi dire che- Agasa non riusciva a crederci- non sei vergine?»

«Proprio così... ma non pensate ad una felice storia d'amore, come può essere stata quella di mia sorella... quelle erano cose impossibili per me, quando lavoravo per l'Organizzazione»

«Ma allora sei stata viol...» questa volta lo chiese timidamente Conan

«No... è incredibile quello che ti porta a fare la disperazione... quando hai perso tutte le speranze, non hai la forza di opporti, perché senti che farlo non porterebbe a nulla, e ti lasci scivolare addosso tutto quello che la vita ti offre, come se dovessi vivere solo perché sei costretto, ma a te la vita non interessasse»

«Continuo a non capire...»

Ai continuò a parlare come se non fosse stata interrotta:«Ma l'unica cosa che non puoi lasciarti passare addosso, è la solitudine, perché le altre cose, quelle che non puoi bloccare, sono quelle che bloccano la solitudine. E così se arriva una lieve illusione di non essere più soli, la si accetta, anche rendendosi conto che è un'illusione»

Gli altri due tacquero e si fermarono a riflettere, capendo che erano entrati in un discorso troppo serio per essere fatto con tre bambini che aspettavano in un'altra stanza.

Poterono tornare a parlarne solo qualche ora dopo, quando Ayumi, Genta e Mitsuhiko erano andati via.

«Ora ci sediamo e tranquillamente ci spieghi quello che è successo, sempre che tu voglia farlo...»

«Sì, credo di sentirmela... non l'ho mai confidato a nessuno, ma a voi lo posso dire»

E così cominciò a raccontare la sua triste storia.

 

Akemi era morta. Solo questo era una certezza, in quei giorni. L'unica persona che non sarebbe dovuta morire, nell'Organizzazione. Ma Shiho non aveva più nulla da fare. Doveva solo lavorare su quella sostanza, prodotta per un motivo di cui lei sapeva poco, ma di cui sapeva poco anche Gin. Ancora meno di lei, tanto che aveva già usato quella sostanza nel modo sbagliato.

Tutto cominciò da una telefonata di Gin:

«Non potete ancora usare l'APTX4869 su esseri umani»

«Tu devi solo produrlo, Sherry, devi solo fare ricerche, senza curarti di come viene usato»

«Non posso! Se io vi dico che non potete usarlo su esseri umani, e io sono quella che ne sa di più, su quella cosa...»

«Non puoi invece dirci di non usarlo! E poi, è stata accertata la morte di tutti quelli che l'hanno preso, quindi funziona»

“Sì, solo perché io ho accertato per finta la morte di Shinichi Kudo” pensò Shiho senza dirlo.

«Ebbene, se vi interessa così tanto che io lo produca, forse questo sarà l'unica cosa in grado di farmi dire qualcosa su mia sorella, e potresti dirmelo tu, se gli altri continuano a non dirmi niente»

«Come si chiama tua sorella?»

«Akemi Miyano»

«Akemi Miyano? Tu c'entri qualcosa con Akemi Miyano?»

«Questo nome non ti è nuovo? Perché avete deciso di ucciderla?»

«E perché dovrei dirlo a te?»

«Perché è mia sorella!»

«Sei tu, quindi, la sorella di cui l'Organizzazione aveva ancora bisogno»

Sua sorella per lei era tutto. Lei, costretta a lavorare per dei criminali fin da piccola, aveva solo una persona che sentiva vicina, che le parlava in modo diverso da come ora le stava parlando Gin, e che le parlava di un mondo normale e di un'infanzia normale che non aveva mai potuto avere. Ma anche sua sorella lavorava per loro. E loro l'avevano uccisa, e ora Shiho doveva scoprire qualcosa di più su questo.

«E se non te lo dico?»

«Se non me lo dici, io smetto di lavorare sull'APTX4869, in altre parole, tradisco l'Organizzazione»

«Non è facile restare vivi per chi tradisce l'Organizzazione... vedremo cosa succederà... Sherry!»

Un minuto dopo, Gin stava facendo una telefonata:«Questa è pericolosa, se scoprisse davvero chi è il fidanzato di sua sorella...»

«Quindi?»

«La camera a gas»

La camera a gas. Il posto dove sarebbero successe due cose. La seconda è il rimpicciolimento di Shiho dopo aver assunto l'APTX che aveva in tasca. Ma prima, in quella stanza buia, era successo qualcos'altro.

Il problema era che quando alcuni degli Uomini in Nero andarono a catturarla, non era né in laboratorio né a fare qualunque altra cosa, ma era appena uscita dal bagno. Un caso, forse. Ma Gin, tempo dopo, se la sarebbe immaginata ancora così, nuda e girata di schiena. Lei, invece, Gin l'aveva visto in faccia, riflesso nello specchio del bagno. Era dietro agli altri, che le ordinarono di vestirsi minacciandola con le armi. Lui invece stava scrivendo con la mano sinistra qualcosa su un bigliettino. Shiho per vestirsi prese le prime cose che le capitarono, cioè la divisa che si era tolta poco prima. C'erano due cose nelle tasche della divisa: una microspia e una pasticca di APTX.

Uscendo, rivide Gin, che entrava in un'auto nera. Una Porsche.

Non si sa cosa passi per la testa di uno spietato criminale come Gin quando vede una donna nuda, ma in quel momento Gin aveva solo una cosa in testa. La cosa che poco dopo lo portò alla camera a gas.

Nella stanza buia, con una mano legata, Shiho aspettava solo che qualcuno venisse ad ucciderla. Si accorse più tardi delle cose che aveva in tasca. Ma quando qualcuno entrò, non era venuto per ucciderla: era Gin, mandato per tentare di riportarla dalla loro parte, essendo troppo preziosa per l'Organizzazione. Purtroppo lui aveva una sua particolare idea di come fare a riportarla dalla loro parte.

Quando Gin entrò la prima volta, Shiho per il buio non si accorse di chi fosse, ed era terrorizzata. Ma Gin seppe come fare a farle passare la paura.

«Sherry?»

«G-g-gin! Sei venuto per uccidermi, vero?»

«Certo che no» Gin si avvicinò sempre di più a Shiho fino a toccarla, ma lei si ritrasse

«Non devi avere paura di me. Loro ti uccideranno se continui ad andare contro di loro. Devi cercare di non sembrare ostile, e ti farò tirare fuori di qui»

«Ma loro hanno ucciso mia sorella- in realtà era Gin che aveva ucciso sua sorella- e devo sapere perché»

«Tua sorella ormai è morta, e non ci puoi fare niente, ora devi pensare al futuro»

Questa volta la toccò e lei si lasciò toccare. Gin arrivò ad abbracciarla. Non conta cosa stesse pensando lui, probabilmente pensava “Ma guarda cosa mi tocca fare”. Quello che conta è che lei disse «Io ho bisogno solo di qualcuno che mi sia vicino, e ora non c'è più mia sorella» e lui rispose «In questo momento, ti sono vicino io». Tutta finzione, ma Shiho era troppo depressa per capirlo. Non era una che si faceva ingannare, di solito, ma in questo momento non riusciva più a ragionare. E così si arrivò al bacio, che per Shiho era un segno di affetto che finalmente arrivava, ma per Gin era solo un mezzo per averla in suo potere, e per arrivare a qualcosa di più. Gin infatti le toccava tutto il corpo, e sentiva che le sue forme erano come quando l'aveva vista, e voleva fare solo una cosa. Ma non c'era nessuna costrizione: anche lei lo assecondò, e, sdraiandosi sul pavimento freddo della stanza buia e senza mai potersi vedere in faccia, lei con una mano legata, si spogliarono a vicenda e fu qui che Shiho perse la sua verginità. Di certo fra di loro c'era passione, ma niente di più per Gin, mentre per Shiho era un abbandonarsi e offrirsi completamente a qualcuno che sembrava finalmente esserle vicino.

Ma non finì qui:

«Di che colore è questa maglietta?» chiese Gin nel buio della stanza mentre si rivestivano

«Rosso scarlatto, il mio colore preferito... cosa farai ora?» chiese Shiho con un tono di voce simile a quello di due innamorati.

«Ora devo andare- rispose Gin con lo stesso tono di voce, ma assolutamente finto- ma ritornerò, e cercherò di farti tirare fuori da qui»

«Ti aspetto»

Shiho non poteva avere la cognizione del tempo, forse Gin veniva una volta al giorno, e ogni incontro era più o meno come la prima volta. In quel momento Shiho provava davvero qualcosa di simile all'amore: prima odiava Gin, ma ora l'idea di avere qualcuno vicino a lei, vicino anche nel modo più assoluto, le offuscava la mente. Finché non si accorse di avere ancora in tasca una microspia:la microspia, uno dei mezzi che aveva usato per cercare di capire qualcosa sulla morte di sua sorella. E tutto le tornò in mente, e ora voleva solo attaccare la microspia a Gin per vedere se davvero stava dalla sua parte, o anche solo per sapere cosa stava succedendo fuori. E alla fine di un loro incontro, gliela attaccò.

«Allora, te la sei fatta anche oggi? Ci sono troppi capelli rosso castano sulla tua giacca» chiese sarcastica una voce

«Non pigliarmi per il culo- rispose Gin- ce l'ho in pugno, ormai può essere considerata innocua»

«Non credere che, se ritornasse ad una vita normale, sarebbe ancora così debole e facile da avere in pugno...»

«Beh, tanto è oggi che dobbiamo decidere cosa fare di lei... ed è troppo preziosa per l'Organizzazione»

Shiho sentiva, e cominciava già a sentirsi offesa, ma continuò a sentire, non avendo altro da fare, e arrivò il momento in cui Gin sembrava essere solo in una stanza con una donna.

«Allora, ci facciamo un martini?»

“Martini? Ma il martini si fa con gin e vermouth, non mi dire che... no, bastardo!”

Non c'era nessun amore tra loro: quello che Gin faceva con lei, ora lo stava facendo con un'altra donna dell'Organizzazione, e non ce l'aveva “in pugno”, ma erano alla pari. E qui arrivò la fine: si sentì chiaramente il rumore di Gin che si spogliava, ed era troppo astuto per non accorgersi della microspia. «Quella bastarda, l'ho sottovalutata troppo, non è vero che l'avevo in pugno! È una traditrice, in questa condizione non può essere di alcuna utilità per l'Organizzazione! Bisogna ucciderla: ora le farò vedere chi è più furbo tra noi due!» e ruppe la microspia.

“Proprio così, una traditrice- pensò Shiho- anche tu mi hai tradito, nessuno mi è stato vicino, tutti mi hanno sfruttato, ma ora ho anch'io la possibilità di tradirvi... e vi farò vedere che non mi avrete in pugno, che alla fine non sarete voi ad avermi ingannata!” Infatti non voleva dare a Gin la soddisfazione di essere lui ad ucciderla. Nella tasca aveva anche qualcos'altro oltre alla microspia. Ingerì la pasticca di APTX. Ma non morì.

 

Shiho non poteva sapere, e non poté raccontarlo a Conan e Agasa, che, dopo che lei fuggì, il capo dell'Organizzazione fece la predica a Gin: «Io ti avevo dato un compito, Gin, che era quello di riportarla dalla nostra parte. E invece hai ottenuto il contrario, te la sei lasciata scappare! Non tollererò un altro fallimento così»

“Fallimento”: una parola che non esisteva, nel vocabolario di Gin. “Tu hai causato il mio unico fallimento: giuro sulla mia vita che ti scoverò e ti ucciderò, Sherry!”

 

«E qui siamo arrivati alla parte che vi ho già detto» finì il racconto Ai. Conan e Agasa rimasero in silenzio per un po'. Ai stava piangendo: ancora una volta, Conan non aveva davanti una persona che piangeva confessando un omicidio, ma una strana bambina che piangeva per il suo passato, mostrando un volto diverso da quello che mostrava normalmente nel suo presente migliore.

   
 
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