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Autore: virgily    22/07/2015    0 recensioni
-Tze’... scommetto che sia un bamboccio buono a nulla-
-tuttavia quel bamboccio, essendo piu’ grande di te di soli due mesi si e’ aggiudicato la nomina di Boss dei Vongola... Mentre tu rimarrai soltanto un semplice sicario-
-sempre se non lo ammazzo prima...-
-ma come...“La Mala Femmina” dei Vongola tradirebbe in questo modo la sua amata famiglia? Non e’ molto nobile da parte tua...-
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kyoya Hibari, Mukuro Rokudo, Nuovo Personaggio, Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il suono della campanella aveva finalmente sancito la fine delle lezioni, e per tutta la giornata Tsuna non aveva avuto alcuna notizia di Miu, a parte per quel piccolo “imprevisto” in cui era incappato durante la pausa pranzo. A dire il vero ne era ancora turbato. Non riusciva a capacitarsi di un evento così fuori dal comune: certo non poteva assolutamente permettersi di affermare di conoscere sua cugina, ma da quel poco che aveva potuto notare quella stessa mattina, il suo temperamento audace e sprezzante del pericolo mai gli avrebbero fatto pensare che fossero qualità che potessero “andare a genio” al temibile presidente del comitato disciplinare della Namimori.
-Beh, però pensandoci bene ha senso quello che avete visto, decimo- affermò nel bel mezzo del corridoio Gokudera, quasi leggendogli nel pensiero.
-Che intendi dire?-   Tsunayoshi non capì il senso delle sue parole, tanto che dovette aggrottare le sopracciglia in attesa di una sua ulteriore spiegazione:
-Non conosco di persona vostra cugina decimo, ma trattandosi della Malafemmina dei Vongola, una delle donne più spietate, se non la più spietata e astuta della malavita italiana, mi pare piuttosto scontato che sia riuscita ad affascinare anche quello psicopatico di Hibari, per quanto anche io faccia fatica a credere che quel misantropo possa provare un interesse “di quel tipo” nei confronti di un’altra persona al di fuori di sé stesso-
-Ma magari hanno soltanto fatto amicizia! Che ne sai? Dopotutto poverina è nuova, doveva sentirsi molto sola oggi! - ridacchiò di rimando Yamamoto con il suo intramontabile sorriso a trentadue denti, ovviamente ignorando tutto il discorso fatto dal suo compagno dai capelli argentei. Però il discorso di Hayato dopotutto non faceva una piega: il suo piccolo e fastidioso tutor non si era risparmiato di elogiare le sue doti; tuttavia il giovane boss non riusciva proprio a non pensare a quanto tutto ciò fosse assurdo, e che ci fosse qualcosa che certamente non andava. Se lo sentiva, e doveva scoprirlo. Sebbene Reborn confidasse nelle sue potenzialità da killer, Tsuna non riusciva a non essere preoccupato per lei. In fondo era pur sempre un membro della sua famiglia che stava letteralmente giocando con il fuoco.
-Spietata?- ripeté appena il castano –No, Miu non sembra affatto spietata…- lo corresse il decimo boss, esponendo un piccolo e timido sorriso. Stava ripensando a come sua madre l’aveva accolta a casa, al barlume dolcissimo che aveva visto accendersi nei sui grandi occhi chiari quando la sua genitrice l’abbracciò per la prima volta.
“Oh, come ti sbagli piccolo Imbranatsuna” Miu non aveva perso tempo. Appena udita la campanella si era immediatamente avviata alla ricerca del suo boss, giungendo alle spalle dei tre ragazzi proprio nel bel mezzo della conversazione e senza che loro se ne accorgessero. Solo il fatto che suo cugino pensasse una cosa del genere le fece immediatamente capire quanto Tsuna fosse di buon cuore, ma ancora troppo debole e innocente per il suo ruolo. Un ghignetto divertito e languido si scolpì sulle labbra fine della giovane, prima che accelerando potesse fiancheggiare i tre ragazzi.
-Tsuna!- anche Gokudera e Yamamoto si voltarono di scatto udita quella voce squillante e gioiosa, osservando la giovane con uno sguardo attonito e sorpreso: il moro immediatamente le sorrise, porgendole la mano e presentandosi a dovere. Miu era molto sorridente, e pur mostrando una spensierata aria tranquilla e innocua, del tutto conforme al ruolo di adolescente “normale”, Gokudera percepì immediatamente l’aura scura e combattiva che l’avvolgeva. Sentì una tempra fuori misura, ma certo non poteva stupirsi: finalmente aveva davanti la famosa Mala Femmina, ed era certo che lei fosse una carta vincente per la costituzione della famiglia e per la protezione del suo prezioso decimo. Quasi le porse un inchino riverente, presentandosi a dovere. E agli occhi della fanciulla, nel frattempo, la vista dei due accompagnatori di suo cugino fece quasi tirare un sospiro di sollievo. Era brava a capire l’indole di una persona alla prima occhiata: sembravano piuttosto forti, e certamente in grado di poter proteggere il suo boss in una potenziale situazione di disagio, e raramente Miu sbagliava le sue impressioni.
-Che dici andiamo? - domandò a suo cugino, accennando un timido sorriso
-C-Certo!-
-Allora a domani Decimo! Faccia attenzione! - affermò Gokudera salutandoli poco prima di uscire dall’edificio, perennemente in pensiero per il suo giovane boss. Volse poi lo sguardo contro le grandi iridi chiare della ragazza al suo fianco, sollevando piano l’angolo delle labbra, cinico:
-È stato un piacere, signorina Miu-
-Anche per me…- rispose lei, osservandolo sorniona. E fu in quello sguardo così distaccato e impassibile che Hayato sentì un piccolo brivido freddo percorrergli la colonna vertebrale.
-Ciao Tsuna! Ciao Miu! - ridacchiò a sua volta anche Yamamoto per poi avviarsi verso l’uscio assieme al suo compagno dinamitardo. Miu rispose alla freschezza del moro con un cenno gentile della mano, sorridendogli ampiamente. I due cugini osservarono per qualche istante i ragazzi uscire dal cancello principale, bisticciando sotto una leggera brezza primaverile proprio come due migliori amici che in realtà si conoscevano da tutta una vita. Fu in quel breve istante di silenzio che Tsunayoshi pensò a quanto fosse fortunato ad avere due compagni come loro.
-Fanno parte della famiglia, non è vero? - domandò improvvisamente la castana al suo fianco; rispetto a qualche secondo prima, il sorriso dolcissimo che restava impresso sulla sua bocca si era spento in un battito di ciglia, lasciando il posto a un’espressione seria e concentrata, e questo suo mutamento improvviso lo fece quasi sbiancare.
-S-Sì…- le rispose lui, abbassando appena lo sguardo, quasi intimidito dalla sua occhiata austera.
-E ti fidi di loro?-
-Ovviamente, sono i miei amici…- alla sua affermazione genuina e spontanea, Miu quasi si lasciò sgusciare un risolino divertito.
-Bene- disse lei, secca, cominciando ad uscire dall’istituto, invitando suo cugino a seguirla di fuori, nel cortile:
-Ne avrai bisogno di persone come loro. Gente fidata, ma soprattutto che sia disposta a dare la vita per te. Tieniteli stretti finché puoi, Tsunayoshi- gli occhi grandi e indagatori dell’enigmatica Miu si voltarono alla ricerca di quelli scuri e docili del suo giovane boss, ma proprio quando i loro sguardi stavano per incrociarsi, qualcosa attirò l’attenzione della Malafemmina: un brillio grigiastro provenire dai piani più alti dell’edificio; due occhi spietati e glaciali che la fissavano da una finestra remota della scuola media Naminori. Eccolo lì, il suo cacciatore. Ancora una volta la stava guardando con un’accezione di una sfida fatale intrisa nelle sue iridi chiare. E come una calamita lei si sentì inesorabilmente attratta da un tale pericolo. Ci fu un nuovo attimo in cui un pesantissimo silenziò calò su di loro, e inarcando elegantemente il sopracciglio, la piccola Sawada si portò lentamente una mano alle labbra, lasciando sulle sue stesse dita l’impronta di un soffice bacio a fior di pelle. Soffiò poi quel provocante “guanto di sfida” in direzione di quella finestra lontana. Istigare Hibari era pericoloso, ma oramai la giovane era talmente coinvolta da quell’intrigante situazione che quasi non poteva farne a meno. Era diventata l’audace preda di un famelico predatore, e questo gioco probabilmente era l’unica cosa che riusciva a farla sentire veramente viva in un mondo in cui lei non era altro che un misero sottoposto. Dal canto suo Tsuna aveva osservato tutta la scena, basito. Era rimasto letteralmente senza parole: Miu aveva lanciato un bacio a Kyoya Hibari proprio lì, sotto i suoi occhi; e questo lo fece quasi inorridire. Fissò con i suoi grandi occhi scuri la sottile figura affacciata alla finestra del penultimo piano della scuola, osservandolo sparire nell’oscurità con uno sguardo feroce e rovente. Una risatina acuta scoppiò tra le labbra fine di sua cugina, cogliendolo alla sprovvista e riportandolo con i piedi per terra:
-Andiamo via Tsuna, per oggi mi sono divertita abbastanza…- affermò la castana voltandogli le spalle, tornando seria. Cominciò a seguirla, senza proferire alcuna parola. Detestava ammetterlo, ma quella ragazza era veramente strana. Sfidava l’impossibile, incurante delle conseguenze. Come se nulla potesse toccarla. Le parole di Hayato allora gli rimbombarono nuovamente nella testa, e forse per la prima volta il decimo boss della famiglia Vongola si chiese chi diavolo fosse davvero la sua piccola Miu.

***

Il mattino seguente, per il giovane Tsuna un’ennesima giornata all’insegna della follia stava per avere inizio, e questo lo intuì dal fatto che ad accogliere lui e sua cugina all’ingresso dell’istituto Namimori ci fosse il corteo completo dei sottoposti di Kyoya Hibari, con il loro presidente dallo sguardo severo e composto proprio in mezzo ai suoi sottoposti. E mentre tutti gli altri studenti si sentirono altamente in soggezione al dover sfilare innanzi a così tante persone dallo sguardo truce, per la prima volta Tsuna al contrario loro si sentì ignorato da quegli occhi glaciali ed inquietanti. Effettivamente quel paio di iridi feroci avevano ben altro da scrutare: un fisico asciutto e slanciato fasciato dalla divisa scolastica; degli occhi verdi dal colore rovente e un ghigno audace stampato sulle labbra rosee. E mano a mano che la giovane Sawada si avvicinava a lui, più il suo sorrisetto soddisfatto e divertito sembrava dilatarsi sul suo morbido ovale. Si sentiva quasi lusingata da una tale premura, e questo non riuscì a nasconderlo neanche a sé stessa. La castana stava lentamente rallentando il suo passo, quel tanto che le serviva per potersi arrestare proprio davanti al suo cacciatore prediletto, portandosi le braccia conserte al petto senza mai annullare la pericolosa connessione tra i loro sguardi. E in quel breve lasso di tempo non soltanto Tsuna, ma anche tutti gli studenti della scuola media Namimori sembravano aver perso un battito nel ritrovarsi spettatori di una scena così atipica, e per forza di cose anche spaventosa:
-Carini i tuoi bambolotti…- constatò senza neanche degnarli di uno sguardo. D’altronde erano del tutto superflui quelle insulse marionette dal suo punto di vista. Era lui l’unica persona che valesse il suo tempo all’interno di quella scuola.
-Ma se stavi cercando un modo per compiacermi bastava anche che mi porgessi un fiore…- affermò infine, portandosi una mano alle labbra per nascondere un risolino divertito e provocatorio.
-Questa ragazza si sta prendendo gioco di noi! -
-Dovremmo darle una lezione per la sua impudenza di fronte a Hibari! - i suoi sottoposti avevano cominciato a vociferare chiassosamente, allettando ulteriormente lo stimolo del riso sulla bocca della ragazza. E sebbene si percepisse in maniera evidente che l’atmosfera stava cominciando a surriscaldarsi, il giovane presidente, dal canto suo, mantenendo il suo intramontabile atteggiamento stoico e composto si limitò a sollevare una mano segnalando a tutti i suoi sottoposti di fare silenzio (se davvero ci tenevano alla vita). E non appena un silenzio tombale e quasi monastico calò sull’intero corpo studentesco della scuola media Namimori, ecco che i suoi occhi felini e roventi si puntarono come un’arma letale contro quelli della bella castana: immobile davanti a lui, ansiosa di ricevere una sua risposta.
-Ti sopravvaluti un po’ troppo per pensare a una cosa così insulsa- cominciò il moro mantenendo un’espressione fredda e distaccata nei suoi confronti. Poi accorciò pericolosamente le distanze con la giovane, superando di qualche centimetro la normale soglia di intimità umana. E si fissarono ancora: occhi verdi e furbi da una parte, iridi grigie e impassibili dall’altra. In realtà, era quasi come se riuscissero a parlarsi con quegli sguardi, destreggiandosi all’infinito in una lotta per la conquista della supremazia, del pieno controllo dell'altro. Dopotutto avevano cominciato quello strano e malsano gioco nel momento stesso in cui quelle due anime maledette si erano incontrate per la primissima volta nei corridoi di quella stessa scuola, e a giudicare da quelle occhiate, a volte furtive, altre volte fin troppo esplicite, nessuno dei due aveva intenzione di terminare la partita troppo presto.
-Volevo soltanto assicurarmi di persona che non avessi cambiato improvvisamente idea riguardo al nostro incontro di questa sera…- riprese poi a parlare il corvino, lasciando che una risata sgusciasse, non del tutto inconsapevolmente dall’autocontrollo della sua audace avversaria.
-Adesso chi è quello che si sta sopravvalutando eh, Hibari?- sogghignò lei facendo un piccolo passo in avanti, rendendo di pochi centimetri il distacco tra i loro giovani corpi:
-Rasserenati, mio caro. Ci sarò questa sera. Anzi, quasi non vedo l’ora- lo sfidò lanciandogli un’occhiata astuta e ammaliante, esponendo un dolce sorriso che tuttavia di innocente significava ben poco alla vista del presidente del comitato disciplinare. E mentre queste esatte parole uscivano dalla bocca della piccola Sawada, un misero frammento di quella medesima conversazione era diventato ormai il cuore pulsante di una preoccupazione collettiva tra i vari studenti della Namimori : “incontro”. E per una mente normale, priva di alcun preconcetto bellico o conflittuale, tale termine poteva essere facilmente correlato al concetto di “appuntamento”, intenso nella sua particolare accezione sentimentale ed emotiva. E fu proprio da questo piccolo, insignificante e innocuo fraintendimento che tutti gli occhi del microcosmo Naminori si puntarono sulla giovane coppia. Oh sì… “Coppia”.
-Allora vedi di essere puntuale, non ho intenzione di perdere tempo, piccola erbivora-
-Questo non posso promettertelo…- rispose lei sorridendogli prima di riprendere a camminare verso l’ingresso della scuola, voltandosi di tre quarti non appena lo sorpassò di qualche passo, attirando la sua attenzione:
-Dopotutto non si può mettere fretta alla perfezione, no?- terminò così la sua ennesima provocazione, ammiccandogli dispettosamente prima di riprendere a camminare, lasciandosi un Kyoya Hibari più irritato, e al tempo stesso allettato, del solito. Ed erano in momenti come questi che lui stesso si detestava: che cos’aveva quella maledetta erbivora di così diabolico da riuscire a tormentagli i pensieri in modo così provocante e sfacciato? Certo non poteva negare che Miu Sawada fosse la ragazza più coraggiosa che avesse mai osato relazionarsi a lui, ma soprattutto che possedesse anche delle eccezionali doti combattive; il che la rendeva affascinante, e questo lo inquietò al quanto. Non poté far a meno di chiedersi chi fosse davvero quella ragazza: chissà, probabilmente non era una di quegli insulsi erbivori che lo infastidivano tanto. Ma questo Hibari non lo avrebbe mai confessato ad anima viva.

*Angolino di Virgy*
Finalmente sono in vacanza, e piano piano voglio godermi questi giorni così caldi ed estenuanti concedendomi alla scrittura di tutte le mie fic che mi sono lasciata indietro (detto da una ritardataria patologica suona piuttosto strano) comunque, so che in questo capitolo non succede moltissimo, o almeno a livello di trama questo episodio potrebbe essere considerata una mera virgola, ma spero vivamente che vi piaccia! Fatemi sapere che cosa ne pensate! 
Un bacio
-V-

 
  
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