C'era una volta una lei, a pochi passi da un frutteto, passeggiava pensando alla vita. Si accorse di non avere un' aspirazione e decise di stravolgere un po la sua vita in cerca del cambiamento che le renderà migliore e più soddisfacente la vita. Iniziò con lo sport ma, se non fosse per quei pochi attimi di svago, niente di tutto quello che faceva la rendeva felice. Iniziò a uscire di più ma neanche il carisma era un suo punto forte. E dopo vari tentativi di cambiamento si chiuse a riccio, non parlando più con nessuno. Alla fine conobbe dei ragazzi che più e più volte la tentarono di fare cose brutte, illegali. Una sera, presa dalla rabbia chiese loro di mostrare cosa avevano in serbo per lei e le fecero prendere una mini pasticca. Eccezionale, le tornò il sorriso! Volle provare di più e iniziò il suo giro negli acidi. La lei però promise di non bucarsi mai nella vita, quindi quando i suoi amici vollero bucarsi, lasciò il gruppo. Mentre gli altri la vedevano una bomba secsi, lei cercava ancora, con il suo ultimo briciolo di speranza, la sua dote. Passeggiando nella via di casa si ritrovò avanti ad uno shippo e, in preda alla rabbia, si fiondò addosso al ladro uccidendolo poi a colpi di pugni. Subito dopo scappò, pensando alle conseguenze delle sue azioni. Capì che magari doveva mascherare di più le sue emozioni e decise di iniziare a fare cosplay e instant in spiaggia, a casa, nei parchi. E le sembrò di aver trovato la pace. Finché non allungò l'occhio dietro a una siepe. L'inquietudine che provò non si avvicinò neanche lontanamente all'ansia dei film gialli. E più la fissava e più si accorgeva che c'è stata sempre. Nel gruppo dei tossici, nella sua infanzia, nello sport.. Finché non si accorse che era una immagine sbiadita di se stessa. Solo senza pupille. Stava annegando tanto nella vita altui che, quando dovette riconoscersi, non lo fece. Continuava a rinnegare se stessa fin quando la figura non iniziò a prendere vita e, colta dal panico, si fece buttare ancora più giù. Subito dopo il crollo cadde in un sonno a tempo indeterminato chiamato anche coma; dato tramite lo stress, la stanchezza, l'astinenza e dal cibo che non toccava da settimane. I dottori parlavano di depressione, ma lei stava soltanto cercando il suo posto in mezzo alla mischia. E quando si risvegliò voleva solo trovare un modo veloce per suicidarsi finché non si toccò i lobi delle orecchie, accorgendosi di aver perso uno dei due orecchini di sua madre. E fu li che non le importò della camicia da notte e della sua treccia disfatta. Corse nell'orto dell'ospedale, quando per tutti ancora era "troppo presto". Scavalcò qualche infermiera addormentata e corse a tastare il terreno fangoso per via della pioggia. Mentre si disperava nel vago tentativo di recuperare l'orecchino sperduto le si avvicinò un ragazzo poco più alto di lei, avrà avuto i suoi stessi anni, ma era molto più saggio; come se conoscesse ogni segreto della terra. E quando si accorse delle sue iridi così grigie da irraliarle cotanta malinconia da star bene si innamorò di lui. Come se non ci fosse nient'altro dietro. Eppure lui non era li per questo. La osservava da tempo ormai e si era innamorato anche lui e forse pure di più. Lui cercava la donna che poteva riuscire a placargli la malinconia e l'amarezza di vivere per sempre. Quel che alla nostra piccola lei sfuggiva era il concetto di compagnia. Perché lui la voleva dentro di sé, come compagna di vita. E fu allora che Lui la uccise.