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Autore: Zena    22/07/2015    3 recensioni
Dal testo:
Le cattive persone non nascono mai per caso. C'è sempre qualcosa, nel proprio passato, che le costringe a cambiare in favore del male; non quel male frivolo dei Devils, che semplicemente si divertivano a mettere zizzania tra gli umani, ma un male più grande, più crudele, più intenso. Non è stata Reina a decidere di diventare l'essere cinico che noi tutti, adesso, conosciamo; sono stati loro, Angels e Devils, a renderla quello che potremmo paragonare ad un mostro.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Malachia, Reìna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A pensarci bene, non aveva mai conosciuto la libertà. Era sempre stato schiavo prima del suo amore, poi del suo dolore e dei suoi esperimenti; quindi non c'è da stupirsi se, infine, è diventato schiavo di una donna, la stessa donna che aveva sfidato Alte e Basse Sfere pur di rimanere affianco a lui. È vero, avrebbe potuto rinunciare ai suoi poteri e vivere come una Terrena... Ma come costringere un angelo a mozzarsi le ali? Con quale egoismo chiedergli di rinunciare ad una cosa tanto preziosa come la sua stessa vita, la vita per la quale aveva lottato a lungo affinché non gli fosse malamente sottratta? Il torto che fecero a Reina fu troppo grande affinché ella potesse semplicemente arrendersi al proprio destino. Le avevano chiesto di dimenticare il suo amore, di sotterrare i propri sentimenti dietro un'accozzaglia di falsi princìpi; eppure era l'amore ciò che gli Angels proclamavano da secoli, no? Con che coraggio affermare che il suo fosse un amore meno puro, meno degno, meno meritevole di esistere?
Le cattive persone non nascono mai per caso. C'è sempre qualcosa, nel proprio passato, che le costringe a cambiare in favore del male; non quel male frivolo dei Devils, che semplicemente si divertivano a mettere zizzania tra gli umani, ma un male più grande, più crudele, più intenso. Non è stata Reina a decidere di diventare l'essere cinico che noi tutti, adesso, conosciamo; sono stati loro, Angels e Devils, a renderla quello che potremmo paragonare ad un mostro.
Incolore.
Nell'anniversario della prigionia, Reina vede il Limbo come più desertico del solito. Avvolta dalle nebbie e dalle catene che la costringono a solo pochi passi dal suo trono, la donna percepisce il tutto con una strana ironia. Quel posto non era mai stato pieno di colore, ovviamente; sarebbe rimasto piatto per il resto dell'eternità, finché non sarebbe andato distrutto. Divertente come la costringessero a specchiarsi tra quelle infinite mura, come se volessero costantemente ricordarle la sua appartenenza; un accostamento quasi buffo, quello tra il Limbo e il suo nome, "Neutra". È così che l'avevano chiamata. Eppure lei odiava quel nome, odiava come riuscissero a classificare tutti dentro dei stereotipi perfetti, odiava il comportamento ipocrita dei suoi vecchi compagni e quello altrettanto incoerente di quelli che, un tempo, avrebbe definito i suoi avversari. Adesso, invece, era più facile ammettere quanto, in fondo, fossero tutti uguali. Nessuno con un pizzico di personalità. E lei, che era diventata ogni giorno sempre più fredda e rancorosa, quasi aveva perso interesse per l'unica persona che le era rimasta accanto, l'uomo per cui aveva dato la sua vita. Quello stesso uomo che, in un paio di abili falcate, raggiunge il cospetto della sua padrona ed è in attesa di nuovi ordini, come una marionetta nelle mani del suo burattinaio. Chissà con quale ardore incrocia gli occhi di Reina, un tempo pieni di luce azzurra, ormai privi di valore e destinati a decolorarsi man mano che il suo soggiorno nel Limbo va continuando.
Inodore.
E vorrebbe avvicinarsi, Malachìa, senza neppure sapere bene il perché. Come se quella donna che lo costringe a fare cose tanto orribili avesse una qualche importanza nel suo cuore, oltre alla reverenza ch'egli le deve. Come se, alla fine, volesse davvero sentire l'odore della sua pelle, riuscire a percepire qualcosa di più di uno stupido senso di prigionia; e anche se nessuna catena cattura le caviglie dell'umano, è la sua anima ad essere bloccata lì dentro, segretamente custodita da Reina, come una madre che nasconde le caramelle al bambino. Oltre al pizzicore che le nebbie provocano alle narici, il Limbo non offre mica giardini fioriti su cui immergere il naso. È anche per questo, forse, che il tempo sembra scorrere più lentamente di quanto non avesse mai fatto fino ad ora — perché non c'è nessuna sensazione che possa accompagnare il pizzicore, nessun profumo a far da compagnia alla rosa ormai marcia abbandonata sul pavimento; un piccolo gesto di galanteria, certo, che Reina non ha decisamente apprezzato. Non ha senso, per lei, portarle un regalo del genere se poi non è capace di sentirne il profumo; come se le ricordasse a quale condanna era stata costretta, in quale luogo avrebbe vissuto la sua eternità.
Insapore.
Malachìa non si arrende agli ammonimenti della Neutra. Dopotutto, era stata proprio lei a rubare il suo quadro, no? Era stata proprio lei a costringerlo ad amarla, a ricambiare la sua attrazione, sebbene fosse molto più fredda e distaccata di quanto avesse desiderato, no? E allora perché nega quel contatto fisico, l'unica cosa che anni addietro agognava più di qualunque altra?
L'umano sa già la risposta. In quel luogo ove niente va percepito, anche l'amore perde d'importanza. Gli abbracci si trasformano in due arti attorno alla vita, le carezze in una mano che si strofina malamente sul volto, i baci in un inutile scambio di saliva. Eppure, proprio nel giorno in cui è più sofferente e meno vorrebbe vedere il viso della causa dei suoi mali, Reina non si oppone a quelle labbra che nel Limbo prendono una piega distaccata. Il loro non è un bacio dolce, né passionale, né tanto meno delicato. Il loro bacio non è niente. Il loro bacio non sa di niente. E nonostante lo stupore iniziale di Malachìa, i due non fermano il flusso di quella pazzia... Non ci sono sospiri e nessuno dei due riesce a provare piacere, ma è solo per il gusto di farlo, di sapere che, anche se il ghiaccio ha catturato il cuore della Neutra, sono entrambi vittime del proprio amore; e per quanto possa essere considerato falso, impuro o totalmente indegno, né l'uomo né la donna danno cenno di volersi fermare, come per ricevere l'ennesima falsa certezza. E continueranno a mentirsi a vicenda, la sovrana e il servo, finché quest'ultimo non prenderà atto delle sue azioni, e la lascerà agonizzante a comandare nel suo regno solitario, laddove non potrà più essere raggiunta.



Angolo autrice:

Bene, salve a tutti! Questa è la mia prima fanfiction su questa piattaforma. Lo so, ho scelto un fandom un po' singolare, ma mi piaceva l'idea, e così... Sono andata avanti. Sono anni che giro sul sito alla ricerca del coraggio di postare qualcosa — insomma, ci sono un sacco di quelle fanfictions talmente scritte bene da far desistere dal tentativo —, ma finalmente oggi ho deciso di postare questo "coso", che avevo in bottega già da un po'. Che altro dire! Sono contenta di questo piccolo passo. Spero che la storia vi piaccia!

Zena.

  
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