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Autore: Aven90    22/07/2015    2 recensioni
Ricordate Christian Jackson e le sue vicissitudini nel cercare il serial killer delle Pillole? perfetto, questa storia è ambientata tre anni dopo e lo vede ancora una volta al centro della scena! Quando ormai tutto sembrava finito, ecco che si ricomincia a danzare sul filo di un nuovo assassino seriale.
Genere: Commedia, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Forse non tutti sanno che in un’udienza è possibile emettere una sentenza, dopo aver ascoltato tutti i testimoni, sia dell’accusa che della difesa, e poi ci si ritira a deliberare, proprio come in famosi programmi televisivi italiani.

Era dunque giunto il momento della sentenza anche per quel processo, che si era protratto anche troppo, senza che vi fossero interruzioni pubblicitarie. Lo si percepiva nell’aria. L’aula dei processi era più “densa” (fatemi passare il termine), e si respirava un’atmosfera più pesante, tanto che la si poteva tagliare con un coltello. Dopo un’oretta di processo, i tre giudici chiamati a giudicare, quindi non di certo a sistemare un pc, si sedettero e lessero la sentenza.

E poi, un qualcheduno aveva pure detto “Amunì! N’am’a smùavere?” (Andiamo! Ci dobbiamo sbrigare?), quindi non potevano più esserci dubbi: i giudici dovevano esprimersi su quel caso giudiziario che aveva preoccupato Musgans per diversi giorni.

In quell’oretta, ognuno si era divertito a farsi i cavoli propri, com’era giusto che fosse quando si andava a vedere un processo con la sentenza già scritta da qualche parte, ovvero all’inizio di questo documento word dove ho stilato tutta la scaletta e adesso mi ritrovo ad improvvisare.

Per di più, quando i giudici si erano ritirati per deliberare, Chrtistian e Lucinda avevano avuto tutto il tempo per sporcellare, ed quindi è perfettamente inutile che io scenda nei particolari… voglio dire, non sono mica un voyeur!

Quindi giunse il momento che tutti stavano aspettando, persino coloro i quali erano del tutto estranei a questa storia.

Il Presidente dell’Aula, alzatosi in piedi, doveva enunciare quanto scoperto da quel processo. E si era scoperto molto, anche il fatto che Joffrey aveva frequentato una scuola privata e ne era uscito col massimo dei voti. Poi si era scoperto anche che Lampard senior era diventato Questore solo grazie a delle mazzette, ma siccome quel processo riguardava gli omicidi del figlio, lui non poté essere imputato perché altrimenti il processo cambiava natura.
Il Presidente aveva una mezza idea di imputare anche Lampard senior, ma non lo fece, limitandosi ad appuntare il suo nome sul suo taccuino dalla copertina nera.

Il Presidente del Collegio Giudicante, tal Thomas Enevoldsen, rimase in piedi e cercò con lo sguardo la prima telecamera che gli capitò a tiro.

Tutti i media erano presenti, non potevano perdersi quello che era stato un caso giuridico di ottima rilevanza e dall’altissimo share. C’era tutto: la polizia coinvolta nello scandalo, omicidi, familiari distrutti… ne avevano da campare per mesi, e sono sicuro che anche dopo la sentenza avrebbero fatto di tutto per ricamarci ancora sopra.

“Dopo aver visto il codice… comma… e dopo aver visto il DDL tal dei tali CONDANNO l’imputato al carcere a vita! A vita, e che non possa mai più uscire dalle nostri regie prigioni!”

Lo disse con un tono veramente appassionato, forse troppo, per un tizio che dovrebbe essere super partes.

“Veramente siamo in una repubblica” fece notare qualcuno dalle retrovie dell’aula. Quel qualcuno odiava assolutamente le imprecisioni.

“Sì, ma le prigioni sono state costruite quando c’era il regno” rispose il giudice, dando sfoggio di un’elevata cultura, al di sopra delle aspettative e facendo tacere l’individuo molesto. Avrebbe voluto anche lui gettare nelle segrete, ma non aveva fatto nulla di male.

E dunque finì così la carriera da malavitoso di Joffrey Lampard, e quella giuridica di suo padre Joffrey Lampard senior. Tutte le vittime che fin qui hanno entrambi mietuto hanno potuto trovare la pace dei sensi, ricordando invece ai vivi che la morte è sempre dietro l’angolo, anche quando meno se lo si aspetta. La morte è dietro l’angolo anche se si vive in un cerchio, anzi soprattutto in quel caso.

Brad e Hilary continuarono a sottostare alle direttive di Anthony Sanderson, il quale non essendo riuscito a capire chi era l’assassino pur essendo ovvio, rimase Ispettore e da lì non si schiodava, pur avendo Mary con sé. Se a qualcuno interessasse sapere come mai Mary non piantava il suo superiore per avere una sua carriera indipendente e magari puntare al posto di Comandante Supremo delle Forze Armate, beh, bisognava dire che Mary ormai aveva accettato di sposare Anthony, e quindi non è che poteva lasciarlo in tredici in quel modo.

Per quanto riguarda Lucinda e Christian, finalmente, anche loro decisero di convolare a giuste nozze. Mica potevano fare nozze sbagliate, d’altro canto! E avevano invitato tutti, persino Agatha Van Washington, la quale però declinò l’invito, infatti quello stesso giorno aveva da fare, come ad esempio presenziare alla recita di uno dei suoi tanti figli, che faceva il cespuglio nella recita scolastica intitolata “Steppe d’amore”.

Così Christian si ritrovò nella piena “tomba dell’amore”, e questo suscitò abbastanza ilarità fra Anthony e Whiskers, i quali erano tornati più amici di prima. Anzi, Whiskers fece da testimone ad Anthony, qualche giorno dopo il matrimonio di Christian.

“Oh, hai sposato un monopalla Lucinda!” esclamò Whiskers.

“Ahahahaha e cosa ci fa con una palla sola? Ahahahah!” chiese Anthony, sicuro della risposta stupida che avrebbe dato l’amico.

“Aahahahahaha figli a metà!” e giù altre risate, mentre colpivano Christian sempre nell’occhio, grazie ai chicchi di riso.

Come viaggio di nozze i due avevano pensato di fare un viaggio nel Mediterraneo, e lì Christian ebbe modo anche di risolvere lo spinoso caso dello spazzolino scomparso, poi risoltosi col fatto che era messo in un’altra tasca.

Ma a noi non interessano queste quisquilie, ci interessa sapere che Christian decise di andare a trovare Robert in carcere, ovviamente dopo il viaggio di nozze. Non era facile ottenere un permesso, il reparto di Robert era fra i più ostici, ma Christian aveva conoscenze ai piani alti e quindi lui andava e veniva da quel reparto, tanto che Christian sembrava anche lui un carcerato. una volta avevano provato a regalargli al classica maglia a righe orizzontali, ma lui scappò via senza un motivo apparente.

Certo, non era più come una volta: una volta i due chiacchieravano sotto alla luce del sole, mangiavano le brioche gelato alla luce del sole, adesso c’era un pannello trasparente anti proiettile a dividerli, e persino due secondini per lato, in modo che a Robert non potesse venire in mente di ucciderlo, magari passandogli una pillola, e a Christian non potesse venire in mente di aiutarlo ad evadere magari mettendo un grimaldello dentro la torta.

“Maledizione” disse Christian a Robert, molti giorni dopo il suo viaggio di nozze, andandolo a trovare per potergli donare le tradizionali arance.

Robert era stato il migliore amico di Christian, fino a tre anni prima, quando quest’ultimo era stato riconosciuto come il serial killer delle pillole, che aveva tenuto sotto scacco Lectala per un certo periodo di tempo. Dopo che Robert si era macchiato di quei omicidi, era ovvio che l’amicizia sarebbe dovuta fermarsi.

“Cosa maledizione?” chiese Robert, annoiato e depresso. Avevano solo pochi minuti per un colloquio e quindi dovevano fare in fretta. C’era anche un secondino che teneva i minuti e siccome era di origini svizzere era molto preciso.

C’era da dire di Robert che aveva perso parecchi capelli e presentava un paio di vistose occhiaie, ma quello perché la sua cella era attigua a un cortile pieno di cani che abbaiavano che ogni singola notte tenevano il loro concertino e non facevano dormire nessuno, nella cella numero 369, composta da Robert e altre tre persone. I cani, com’erano avvezzi, abbaiavano, perché era estremamente raro vedere un cane starnazzare.

“Alla fine il protagonista di questa storia è stato il commissario Whiskers, non io” disse Christian.

“Oh” rispose Robert. Non sembrava tuttavia solidale con l’amico. “Come siamo abbattuti. E guarda caso dovevi essere il protagonista della storia proprio quando ero io a uccidere? Eh?”

Christian rispose con una smorfia. “Non uccidevi e nessuno ti metteva in gattabuia”

“Ormai ho imparato un sacco di cose in questi trentasette mesi chiuso in questa cella” disse Robert, in confidenza e cambiando totalmente discorso. “Ad esempio, se ti cade una saponetta nelle docce comuni è meglio non raccoglierla”

“Beh, questo lo sanno tutti”

“Nell’ora d’aria i boss li riconosci subito. Sono quelli che hanno più galoppini attorno”

“E anche questo lo so già. Ma tu, quanti galoppini hai?”

Robert non avrebbe voluto rispondere, era uno smacco per lui non avere galoppini.

“Zero, di solito gioco a basket con gli altri scemi. Che poi abbiamo solo un canestro. Hanno finito di fare mobbing e quindi mi hanno accolto”

“Sì, ma forse stiamo divagando” tagliò corto Christian. “Volevo chiederti… che ne pensi tu di tutto il caso?”

Robert sospirò. “Non lo so” rispose. “Certo, l’inseguimento con testacoda finale è stato davvero uno spasso, però io non sono d’accordo con Joffrey. Voglio dire, meglio infilare una pasticca in bocca a chi vuoi uccidere invece di fare tutto questo casino, no?”

Al che, Christian capì. Non so cosa, ma lo capì perfettamente e poteva scriverci su diciassette tomi anche lunghi, di questa cosa che ha capito. Era una di quelle rivelazioni illuminanti e lui la ebbe solo alla fine di questo caso.

Ecco perché Christian uscì dal carcere ritemprato e più motivato che mai a risolvere tutti i casi che gli si ponevano davanti, da quelli più stupidi come il caso che ha coinvolto la Banca Nazionale, a quelli più complessi, ovvero chi aveva rubato la caramella al bambino.

E tanto per rimanere in tema, alcuni giorni dopo quel colloquio, nel campo da golf di Musgans, due imprenditori snob stavano giocando a golf, appunto.

Era estremamente raro, così come per i cani starnazzare, anche giocare a basket in un campo da golf.

Quel campo da golf, lo dico perché mi va per completezza, non accettavano solo imprenditori, ma come abbiamo visto nel Romanzo Rosa potevano, dietro lauto pagamento, iscriversi anche le persone comuni, anche se comunque accettavano solo la valuta locale e non gli euro che hai appena fatto uscire dal tuo salvadanaio a forma di porcellino.

Quindi era possibile vedere di tutto: dal macellaio che per hobby gioca a golf all’imprenditore che invece gioca a golf perché deve, visto che quelle sfere della società non conoscevano altro sport. E anche i professionisti si allenavano al golf club di Musgans, infatti era capitato una volta che era passato di lì Matt Cricket, un campione dell’arte della mazza.

Ecco perché questi due signori erano messi uno di fronte all’altro, e vi assicuro che c’entrano tantissimo con la storia che stiamo raccontando, come vedrete.

Uno dei due era basso, l’altro un po’ più alto. In ogni caso, quello e alto era veramente scarso a giocare a golf, ma si compensava bene perché sapeva fare bene il suo lavoro, invece quello basso era nella media in entrambe le cose.

“E tu come lo vedi lo spread?” chiese uno all’altro, mentre lisciava la pallina come un principiante. L’avevo detto io.

“Oh, non male” rispose l’altro imprenditore. Era evidente che stavano parlando di borsa, proprio come le loro ex mogli. Ah, no, quelle sono borse. Ecco, appunto.

Va beh, mi sto incartando. Fra poco mi spediranno chissà dove sottoforma di pacco regalo? Chissà.

Ad ogni modo, l’altro imprenditore, che si chiamava Richard, che si occupava principalmente di mobili, colpì bene la pallina, ma aveva calibrato male il tiro, che quindi concluse la sua traiettoria dritto in un lago. C’era sempre un lago nei green, era assurdo, come se servisse a qualcosa. Ed era un lago anche sporco, lo si intuiva dall’acqua poco cristallina e dalla vasta quantità di rane non ipnotiche che vi gracidavano.

Non leccate le rane

“Che palle… e poi devi anche battere la pallina da dentro il lago, altrimenti vengo squalificato” si lamentò Richard, ma Derek ridacchiò. Era abitudine di Derek ridacchiare quando Richard parlava, infatti quando si era trattato di parlare di lavoro Derek e Richard non potevano incontrarsi.

A Derek balenò un’idea completamente uscita di senno, una cosa che non si dovrebbe mai fare e che invece stava per essere fatta.

“Su, dai, prendila con le mani, tanto qui siamo tra amici” e così, completamente di sgarrubbo (= di nascosto e in maniera truffaldina), i due si avvicinarono fluttuando, era loro abitudine camminare fluttuando, soprattutto quando dovevano muoversi senza dare nell’occhio, verso il laghetto e Richard  prese la pallina.

Ma qualcosa non andava.

“Momento, si è incastrata” commentò Richard, e non riuscì a disincastrare la pallina, ma piuttosto ad estrarla con tutto il suo nuovo contenitore, il quale contraccolpo fece capitombolare Richard nel laghetto, bagnando quindi tutto il suo completo Armani.

I completi Armani andavano molto di moda quell’anno, ma forse lo stilista non aveva previsto che i suoi capi si potessero bagnare da un momento all’altro e quindi non li aveva fatti impermeabili.

 Il fatto era che la pallina era rimasta incastrata fra i denti di un cadavere molto gonfio, con la bocca aperta.

 

 

 

 

E anche questa storia è finita ^^ ringrazio tutti quelli che mi hanno visualizzato ^^

   
 
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