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Autore: Applepagly    22/07/2015    7 recensioni
Ma tu ti sei voluta omologare. Tu ti sei voluta adattare a quel tipo di gente che è disposto a darti attenzione adesso. Io, e quelli come me, che sono cresciuti con te e le altre; noi non contiamo più niente.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bloom
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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  Prima di lasciarvi alla lettura, vorrei spendere qualche parola.
E' la prima storia che scrivo, per questo fandom, ma non posso chiedervi di essere clementi. Perché forse qualcuno di voi non sarà d'accordo con quel che dirò, e proprio per questo vorrei confrontare la mia opinione con la vostra.
  Io amo le Winx. Sono la mia infanzia, sono una delle poche cose che ho sempre amato e di cui ho sviscerato ogni meandro; e, proprio perché le amo, non posso stare a guardare, mentre mi sbattono sotto gli occhi delle bambinette che tutto sono, tranne che loro.
Ormai il cartone si è omologato al tipo di pubblico che ha, quello che guarda Violetta e simili che, per carità, potranno anche piacere, non m'interessa; ma non è lo stesso che è cresciuto grazie alle nostre fate. Perché, sì, dal mio punto di vista, le Winx sono state trasformate in delle "Violetta".
  Sarò anche una nostalgica, ma non ditemi che non vi siete accorte della differenza abissale tra la prima serie e tutte le altre. Certo, magari adesso gli effetti speciali sono migliori, magari la grafica è più curata anzi, tutto è più curato. Tutto, tranne i personaggi, che ormai hanno perso la loro originalità.
Io amavo Bloom, era la mia preferita, quando ancora era Bloom, e non una reginetta arrogante e presuntuosa. E spero per voi che non abbiate idea di quanto male mi abbia fatto, vederla così.
Io credo che i produttori abbiano scelto di accontentare un pubblico che non ha rispetto per niente all'infuori di se stesso e, di conseguenza, nemmeno per le nostre fate. Ma dai, avete visto Tecna? Quella sarebbe la logica e riflessiva Tecna, metà fata e metà androide?
  Comunque, io vi lascio al testo. Ho messo l'avvertimento dell'OOC perché magari potrebbe sembrarvi una Bloom diversa ma... credo che allora anche la Rainbow avrebbe dovuto mettere l'avviso, prima di ogni puntata a partire dalla seconda serie in poi.
Se proprio non dovesse piacervi, avrei grande piacere che esprimeste la vostra idea; spero vi faccia un po' riflettere... ;)
TheSeventhHeaven
 
 
 
Quel bagliore di felicità
 

 
 
  Delle risate fanciullesche ed un rimprovero, perché "è tardi, bambini; andate a letto". Un brontolio di dissenso e anche quella stanza si fa buia.
  Ecco cosa vedi, attraverso quel vetro. Ecco cosa vedi, cercando qualcosa che non hai più da molto tempo. Pensavi forse che bastasse tornare qui, per avere indietro ciò che hai perso? Non farmi ridere. Sei stata tu, a volerlo perdere.
  Ti avvicini all'entrata e percorri quei pochi scalini che chissà quante altre volte avrai già fatto, nella tua vita. E' notte fonda; lo sai. Ma busserai lo stesso, perché sei un'egoista, perché lo sei diventata; e sai anche questo.
  - Sì? - dalla soglia si affaccia una donna, dall'aria assonnata; ed osservandola bene capisci che dovete avere più o meno la stessa età. Ma lei non ha fatto i tuoi stessi errori; senza dubbio. - Posso aiutarla? - ti chiede, sperando di poter andare a dormire quanto prima.
  - Vivevo qui, tempo fa. - affermi. E lei ti guarda, non capendo dove tu voglia andare a parare; e, ammettilo: non ne hai idea tu stessa. - La figlia di Mike e Vanessa? - domanda lei allora, con un'espressione rammaricata. Sì, la figlia di Mike e Vanessa. Buffo.
  A lungo avevi cercato i tuoi genitori biologici; avevi mosso mari e monti, indetto missioni impossibili, calamitato l'attenzione su di te, per riunire la tua famiglia. Quando in realtà sapevi quale fosse la tua vera famiglia; e non ti sei accorta di avere la felicità sotto il naso. Non ti sei mai accorta che Mike e Vanessa ti amassero più di qualsiasi cosa, più di come chiunque altro avrebbe potuto fare.
Ma ti sei mai chiesta come siano potuti rimanere, sapendo che quasi li ripudiavi per un uomo ed una donna che di te non sapevano niente?
  Annuisci, e lei assume uno sguardo ancor più affranto. - Mi spiace molto. Hanno avuto davvero un brutto incidente.
Brutto incidente, tragico destino, scherzo della sorte; sono queste, le parole di conforto che ti senti ripetere come un mantra. Eppure, Mike e Vanessa sono morti da dieci anni.
E tu lo hai saputo solo oggi, perché sono più di dieci anni che non ti fai viva per quei due coglioni che stravedevano per te, e da te non ricevevano un briciolo d'attenzione. Ma tu eri troppo impegnata a bearti delle tue noiose e quantomai ripetitive avventure, di un'illusione.
Adesso ti senti in colpa; eh, Bloom? - Se vuole, può tornare domattina. Io sarò in casa e - continua quella madre di famiglia. - sarei lieta di ricevere la sua visita.
Ma tu sai che non tornerai.
  Altri bambini scorrazzeranno per quelle stanze, si divertiranno e piangeranno; studieranno e giocheranno; cresceranno e godranno dell'amore di qualcuno che glielo ha sempre dato. Altri bambini coglieranno quel bagliore di felicità.
  Ed ora non voltarti, Bloom. Non farlo.
Non ti sei voltata, più di dieci anni fa; non ti sei voltata, per Mike e Vanessa.
 Figuriamoci; non ti sei voltata neppure quando hai lasciato quel gran bastardo e tutto il suo lusso sfrenato. Non ti sei voltata, quando lui ti ha pregata di non andare, giurando che non ti avrebbe tradita mai più, mai più; lo giuro, lo giuro! Curioso come avesse fatto quella promessa già tre volte, prima di allora.
E non ti sei voltata, quando hai abbandonato quel figlio ancora troppo piccolo, perché in futuro possa ricordarti; ed ecco perché suo padre gli imbottirà la testa di stronzate sul tuo conto, solo perché non avrà il coraggio di ammettere che è colpa sua e delle sue puttane, se crescerà senza sua madre.
  Non sai dove altro andare; ed eccoti qua, di nuovo.
Ricordi l'emozione che provasti nel varcare questa soglia per la prima volta, Bloom? Varanda di Callisto; ti dice niente? Stella e le sue assurde ma geniali trovate, dicevi un tempo.
Un "che classe!" ti echeggia nella mente. Ma dai; davvero non ricordi? No?
 Non mentire, Bloom. Lo ricordi, lo ricordi molto bene, invece.
  Muovi un passo ed il cancello si inchina davanti a te. Alfea ti accoglierà sempre; lo sai. Eppure non ti sei voltata, quando hai preferito fingere di essere troppo grande e potente, per restare lì.
Altre fate coglieranno quel bagliore di felicità che si prova ad entrare, a frequentare le lezioni; a sostenere prove d'esame e a ricevere uno sguardo dagli Specialisti di Fonterossa; a compiere la loro prima trasformazione.
  Che cazzo; te la ricordi? Eri stupenda, Bloom. E non c'erano stupidi accessori; e non c'erano dettagli così diversi e che in realtà parevano uguali su ognuna di voi; e non c'erano delle ali ingombranti quanto inutili.
Eri stupenda, eravate stupende, perché eravate semplici e pure.
Non c'erano Believix, né Bloomix ed altri. Eravate solo voi, eri solo tu. E fidati, se ti dico che non c'era niente di più bello che la tua espressione soddisfatta ed incredula allo stesso tempo, quando indossasti il tuo costume per la prima volta e spiegasti le tue piccole e graziose ali.
  - Bloom. - ed ecco un'altra per cui non ti sei mai voltata.
Faragonda è ancora lì, nonostante gli anni e ciò che è successo mentre tu eri accecata dalla tua illusione; e sai anche che lei si volterà sempre per te.
  Tu non sai cosa dire; e, in fondo, non c'è proprio nulla, che potrebbe far tornare le cose come prima. - Non mi aspettavo di vederti tornare, in tutta franchezza. - ammette, con il suo solito tono allegro ma incredibilmente serio. E dillo; dillo, che nemmeno tu credevi che un giorno ti saresti voltata.
Ma, Bloom. Se devi fare una cosa, tanto vale farla fino in fondo.
Ed ecco perché le dai le spalle e non l'ascolti: non devi voltarti; ricordi?
  Alzi lo sguardo, ed inevitabilmente ti ricade sul vecchio appartamento che condividevi con quelle che erano state le tue migliori amiche. Ed un profluvio di ricordi prende ad attanagliarti il cuore; ricordi di quanto aiutaste Stella per il suo concorso di bellezza; e di quando andaste nella palude di Melmamora per Flora e si trasformò in una missione di soccorso; e, e.
Ce ne sono, di ricordi come quello. Di ricordi di quando eravate veramente un gruppo.
Ma con il tempo, avete mandato tutto a puttane, tu per prima. Sei diventata un'egoista, perché solo gli egoisti pretendono di stare sotto i riflettori e prendersi sempre tutto il merito; e le altre sono state a guardare, fino a quando sono diventate tutte come te.
  No, quelle non eravate voi, quelle non erano le Winx. Erano solo una pallida copia fatta per dare l'apparenza che, tutto sommato, voi non cambierete mai. Sì, certo. Come no.
  Non ti sei voltata, per loro; e loro non lo hanno fatto per te. Ed hanno fatto bene.
E sai che altre fate coglieranno quel bagliore di felicità che si prova ad avere delle amiche vere.
  Ma che fine hai fatto, Bloom? Che fine hai fatto?
Dimmelo. Tu non sei lei. Tu sei solo un fantoccio atto ad indossare tacchi sempre più alti e gonne più corte. A fingerti qualcuno che non sei, solo perché i tempi cambiano e con loro anche le persone che sarebbero disposte a darti un briciolo d'attenzione. E tu faresti tutto, per l'attenzione; non è così?
  Flora era la dolce ragazza che era sempre disposta ad aiutare, a rincuorare anche quando la situazione era triste; ma era anche quella che andava in tilt per le simulazioni del professor Palladium, quella che lasciava crescere nelle loro stanze delle piante minacciose per la loro incolumità.
  Stella era la principessa tutto pepe che spesso si comportava come una bambina viziata, ma in realtà aveva un gran cuore; forse anche più di tutte le altre.
  Musa, la piccola Musa; quel maschiaccio che ostentava una finta sicurezza e che in realtà era fragile come pochi. La stessa che amava la musica, che ne faceva una ragione di vita e che la poneva al secondo posto, subito dopo le sue amiche.
  E Tecna? Lei era fredda, calcolatrice ed inevitabilmente razionale; lei non lasciava che i suoi sentimenti prendessero il sopravvento e, le rare volte in cui questo accadeva, si diceva di doversi dare una controllata. Tecna era quella che diceva di andare a disattivarsi nella propria stanza.
  E Bloom era quella ragazzina semplice ed un po' imbranata che portava dei lunghi pantaloni a zampa, che leggeva libri sulle fate e si perdeva tra i colori dei suoi disegni, immaginandole. Bloom era quella ragazzina che si imbarazzava anche solo ad incrociare lo sguardo di quel ragazzo timido che, tutto sommato, le piaceva.
  Che fine hai, avete fatto? Dove siete? Dove sei, Bloom? Dove sei; tu, che eri il mio bagliore di felicità?
Non ti sei voltata per me; eppure io ti ho sempre dato l'attenzione che meritavi, anche quando avevo già intuito che stessi cambiando e speravo che facessi un passo indietro, che tornassi come prima.
Ma tu ti sei voluta omologare. Tu ti sei voluta adattare a quel tipo di gente che è disposto a darti attenzione adesso. Io, e quelli come me, che sono cresciuti con te e le altre; noi non contiamo più niente.
Ti sei voluta adattare a diventare uno stereotipo, perché così sembrava meglio; eh? Perché era così naturale che andassi avanti fingendo di far parte di essere in un gruppo, di essere circondata da amici, di essere la stessa Bloom sedicenne, solo un po' più grande e con vestiti più sgargianti.
Perché era così ovvio fingere di aver conservato la tua purezza, la tua semplicità e con lei il tuo bagliore di felicità.
  Ed ora guardati. Guarda! Guarda cosa ti hanno fatto! Guarda cos'hai lasciato che ti facessero; stronza!
E lo sai; lo sai, Bloom. E non continuare a fingere, a nasconderti. Non restare qui, sotto il cielo scuro, sopra la terra nera, entrambi impregnati di ricordi; perché i ricordi non torneranno, e sai anche questo.
  Ma... ma... no; cosa fai?! Bloom? Bloom?! Bloom, fermati! Bloom! E' una follia e...!
Ah. Ho capito.
Forse hai ragione. Forse sarebbe la soluzione.
Perché tu non ti sei voltata, per questo mondo; Bloom. Ma sai che altri coglieranno quel bagliore di felicità che si prova a non rincorrere qualcosa solo per far contento qualcun altro.
Altri coglieranno quel bagliore di felicità che si prova a vivere liberi, a vivere davvero.
 

La felicità sta nelle piccole cose

  
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