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Autore: Giulia77    22/07/2015    0 recensioni
la storia più o meno è sempre la stessa, però ci sono cambiamenti. Più che altro di persone. Non dico altro. Leggete con calma XD ah e vi auguro ovviamente una buona lettura senza tizi che vi trapano il muro mentre cercate di pubblicare una storia. Dettagli a parte...XD
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                   Un nuovo alice
                                                                                                Di Giulia77
                                                                                                     
                                                                                                              1
«quello diventerà un pappamolle…» sospira infine un uomo con una veste nera ed una maschera bianca sugli occhi.
«se lo diventerà provvederemo, non preoccuparti….Persona» rispose un bambino seduto su una sedia di cuoio rosso. Una stanza allestita ‘come un principe’. Una finestra imponente in fondo, con delle rifiniture vecchie. Per non parlare delle tende che la ricoprono. Tende rosse e forse resistenti. Infine una scrivania di legno affiancata alla sua sedia.
«sarà stata una buona idea affidargli un tipo genere?» chiede Persona restando impassibile.
«e chi lo sa :D» si era sempre saputo che il preside era estremamente strano. Anche per il fatto che era rimasto un ‘moccioso’. Ma non che si comportava da moccioso, ma proprio, ne aveva l’aspetto.
                                                                        ***
«ah…che stanchezza!» si lamentò una ragazza con lunghi capelli neri, con uno sguardo penetrante, dagli occhi viola. Una mattina iniziata “bene”. Il sole coperto dalle nuvole, ed una temperatura alquanto bassa…si poteva avere di meglio. Poi in una classe senza riscaldamento, e un professore che gelido com’era nell’animo, non sentiva neanche il freddo. Si parla del professor Jinno.
«cos’hai fatto stavolta?» chiese un'altra ragazza. Stavolta questa era una delle solite. Capelli sul corvino e occhi blu che non possono sfuggire dallo sguardo di qualcun altro.
«mh…fammi pensare…» la ragazza fu interrotta da un occhiataccia del professore, per aver fiatato troppo.
«visto che la signorina Maiko ha tanta voglia di parlare, perché allora non viene qui a spiegare questo esercizio, mi chiedo» Jinno fissò ‘Maiko’ invitandola alla lavagna. Gli altri alunni la fissarono di botto.
«eh…v-va bene» Maiko si alzò. Era tesa e molto imbarazzata. Pensò che se avesse fallito, sicuramente avrebbe fatto una figuraccia in piena regola. Eccola. Con il gessetto in mano e gocce di sudore dal nervoso che scendono lentamente sul suo volto.
«allora? Se non riesce, basta dirlo» la incoraggiò Jinno come se volesse che ammettesse che non riusciva a fare i problemi di matematica.
«ci posso provare!» non si arrese e rimase per più di cinque minuti, su quel dannato problema. Un problema di geometria sugli angoli. Una vera scocciatura.
«Capoclasse, prego» Jinno rimandò a sedere l’unica studentessa impedita in matematica e venne uno degli studenti migliori; il ‘capoclasse’.
«si faccia fare ripetizione da lui, così magari si sveglia un po’, non crede? » la sua voce. Così fastidiosa. Come fosse il re di un regno hai suoi piedi. Maiko volse lo sguardo dalla parte opposta della lavagna, per non dover incrociare lo sguardo di quel ‘capoclasse’ per lei antipatico.
                                                                            ***
«allora, quando?» chiese il capoclasse. Finalmente in mensa. Un luogo tranquillo dove mangiare (G.77 ho saltato ore e ore di lezioni, per non farle lunghe).
«quando cosa?» alzò un ciglio Maiko.
«le nostre amate ripetizioni» fece girare le pupille in segno di noia. Credeva ancora che lei avesse accettato di farle le ripetizioni.
«no, no Tekisuji» Alzò anche lui un ciglio.
«niente ripetizioni ti prego :D» sorrise lei. Lui fece uno sguardo di demerito nei suoi confronti.
«io credo che dovremmo» iniziò lui. Si sedettero in un tavolo vuoto, con a disposizione quattro sedie.
«andiamo in camera mia a fare “ripetizioni” no? Saremmo più comodi » “accentò” la parola ripetizioni facendo il segno delle virgolette con le dita.
«mi fai schifo, vergognati» detto questo Maiko si alzò e non disse altro prima di dirigersi in un altro tavolo con il vassoio quasi pieno di cibo. Si diresse al tavolo delle sue amiche più care, in pratica compagne di classe.
«Ehi, hai veramente intenzione di fare ripetizioni con quel ‘ragazzo’?» chiese una ragazza alla sua destra.
«stai scherzando? Non ci penso proprio, quel ‘ragazzo’ non è normale…dai, si sa…» volse la forchetta con un pezzetto di carne sopra, verso la sua amica.
«…Quand’è che hai da fare…?» chiese.
«non sono domande da fare, insomma!» si intromise un'altra dando una gomitata alla prima.
«su, non ha detto niente di sbagliato :D la verità è che non lo so» Maiko fece un finto sorriso per rassicurare le sue amiche. Tranne la sua migliore amica che la squadrava da cima a fondo.
«sei sicura di quel che dici?» chiese con sospetto la sua bff.
 «Akira, non ti devi preoccupare, lo sai che sto benissimo, anzi, fra poco voglio proprio farmi un giro per smaltire quel che ho appena mangiato, pensa, avrò ingerito chili e chili di calorie…» Maiko morse l’ultimo pezzo di carne rimasto sul suo vassoio. Akira invece si tranquillizzò e tornò a concentrarsi sulla sua bistecca.
                                                                       ***
«oh mamma…» disse in tono spaventato Maiko. Mettendosi le mani davanti alla bocca.
«non ci posso credere…» continuò lei.
«portami da lui per favore» aggiunse senza far fiatare il ragazzo affianco a lei.
L’ospedale, un luogo malinconico. Tutto grigio e assolutamente senza allegria o gioia di vita. Una noia per bambini, anziani o adulti ricoverati. Insomma, niente che un posto orribile, per guarire o morire. Maiko nervosa, si diresse in un corridoio che non finiva mai. Quel corridoio, di quell’ospedale, lo chiamavano ‘corridoio infinito’, proprio perché era talmente lungo che una persona si poteva perdere. Facendo conto che ogni metro neanche c’era una stanza. Immaginare all’interno quanto fosse piccola.
«Ikuto…» sospirò Maiko prendendo la mano del ragazzo sdraiato su un lettino, avente una mascherina sul volto ed una sacca piena d’acqua legata ad un “paletto” d’acciaio con le ruote. Faceva pena.
«che ti hanno fatto….?» una, poi due, e tre, quattro lacrime rigavano il dolce viso di Maiko. Per lei era un compagno meraviglioso e simpatico, nonostante il suo alice.
«qualcuno l’ha preso di mira» intervenne il ragazzo che l’aveva accompagnata all’ospedale.
«raccontami cos’è successo. Ti prego Natsume» pregò piangendo di fianco al letto del malcapitato ragazzo.

_spazietto della sottoscritta_
Ciao gente, a me piace la mia nuova ff ma spero più che altro che piaccia a voi. Credo che sia decente per il mio cervellino :D ringrazierò alla fine, tutti quelli che recensiranno in questa storia. Grazie a tutti quelli che hanno letto. Si meritano un grazie più grande ARIGATOOO^.^ (va bene così? u.u).
Ps: da questo capitolo in poi salterò un po’ di ore di lezioni, se no potreste annoiarvi :)
   
 
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