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Autore: sara chan 92    22/01/2009    0 recensioni
"Sono una bambina,non una stupida.Sono una scienziata,non una semplice allocca. E ora ci ritroviamo tutti infettati.Per colpa loro" Cosa succederà?? Si risolverà? Commentate please
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO:Diario di una pazza.

Giorno 13

E come sempre rimanevo l’ultima.L’ultima del corso degli eventi,l’ultima presa in considerazione,l’ultima speranza.

Eppure tutte le volte che tentavo di alzare un dito qualcuno arrivava, “Cosa devi fare?” chiedeva.

Ero stata incaricata io di fare certi esperimenti.Non gli adulti che mi stavano attorno.Io.

E mi sostituiva.

Sono una bambina,non una stupida.Sono una scienziata,non una semplice allocca.

E ora ci ritroviamo tutti infettati.Per colpa loro.

Sbuffo.Gli altri nella stanza mi osservano.Loro stanno peggio di me e chiusa qui dentro  non posso far altro che osservarli  morire in santa pace.

La malattia si trasmette,non sappiamo come,ne cosa porterà.Sappiamo solo che è lo zero negativo a portarla e a sua volta ne è immune.Io sono zero negativo.

“Tu sei l’ultima risorsa” mi aveva detto il caposala.Sempre l’ultima.

E da giorni ero diventata anche l’ultima speranza.

“Signorina” mi dice l’uomo in tuta appena entrato.Le precauzioni per sopravvivere:una tuta,una cella di isolamento.

“Arrivo” sussurro e mi  alzo.Entro nella cella di vetro,fatta apposta delle mie dimensioni,piccola e trasportabile.

Altri esami e poi? Non avevano ancora trovato nessuna risposta e non l’avrebbero trovata mai.

Il segreto della malattia non è su di me,ma su di loro.Gli uomini e le donne deliranti e accasciati al suolo nella cella.

Ma analizzarli era troppo pericoloso,non per me.Ma per loro ero come sempre solo una bambina,nonostante le mie lauree.Nonostante capissi perfettamente ogni singola cosa che pronunciavano davanti a quelle macchine.

Sbuffo.Il dottore mi guarda e sorride “Abbiamo quasi finito” mi dice.Lo fisso.Sembro così stupida?

Forse è così.

Sono l’ultima credo.L’ultima zero negativo per fortuna.Probabilmente anche l’ultimo zero in tutto il nostro mondo.

Ritorniamo nella cella,saluto i miei compagni.

Lo zero negativo era l’obbiettivo della nostra ricerca e la causa del loro male.Loro erano entrati in contatto con il liquido direttamente.Io no.Troppo protettivi.Ero solo la fornitrice del sangue per loro. Puha.

Li guardo.Tre persone.Due uomini e una donna.La donna è quella che ha reagito meglio.

Indago sul loro corpo per capire cosa potrebbero avere.Neanche un segno,un graffio.

I loro volti straziati e stanchi.Non capisco.

E la cosa mi da fastidio mi alzo e inizio a girare per la stanza.

Nervosa. Si,sono nervosa e mi succede sempre quando non capisco qualcosa.

Poi sono stanca e questa segregazione mi pesa.

Mi risiedo e mi appoggio.

Mi guardo intorno un attimo:pareti bianche leggermente illuminate dalle lampade penzolanti dal soffitto.

La luce ci fa male,io la detesto da sempre eppure sono il suo esempio migliore.

Distolgo lo sguardo da tutto.Gli occhi iniziano a chiudersi.Sono stanca e non sopporto più questa situazione.

Urlo.Improvvisamente.Le sirene si accendono,una luce rossa invade la stanza.

I miei coinquilini aprono improvvisamente gli occhi,come non facevano da giorni.I loro occhi sono come i miei.Ne rimasi rapita e non riuscii a distogliere lo sguardo.

Poi entrarono i medici guardarono me che urlavo ancora e gli altri.I loro occhi non li videro però,erano celati da una sottile palpebra argentea.

“Stanno diventando come me” penso,poi li guardo nella loro costante e persistente smorfia di dolore “Ce la faranno?” mi chiedo e subito il buio riempì anche la mia mente

Giorno 19

Sono appena tornata dalle analisi.Come al solito i progressi sono pochi e impercettibili ai loro occhi,ma io ho capito cosa è la malattia.

Se avessi li strumenti potrei curarla,ma non me li danno.

“Sei ancora piccola,cara” dicono.Rido;l’isteria è la moda del momento o almeno così reagisco io.Dagli altri neanche un rumore e i medici si sono abituati ai miei improvvisi sbalzi di umore.

Come ogni giorno osservo la donna.

È la più interessante,l’unica che rimane accucciata con espressione pacata.L’unico prova che ho per adesso sono i loro occhi.

Nient’altro.

Arriva l’uomo con il cibo. “Che schifo!Non ne posso più” inizio ad urlare.

“Voglio uscire” e rido,rido,rido.

Il mio viso d’angelo non si addice al mio demonio interiore.

Mi sedano ancora.Ma a me non fa più effetto.

Il mio sangue mi rende immune a ogni cosa.Ogni.Cosa.

Sbuffo e mi siedo.Ingurgito con ribrezzo un poco della cena.

Anche gli altri si muovono e mangiano in silenzio la propria.

Piango perché è così che succede ormai da qualche giorno.

E sbuffo,rido,urlo e non mi fermo.Più.

Chiudo gli occhi e penso a come potrebbe diffondersi la malattia.

“Un percorso si compie passo dopo passo” diceva il mio maestro.

Sorrisi a occhi chiusi ripensando a lui.Al suo volto scuro e al suo sguardo caldo.Lui credeva in me.Lui mi assomigliava ed era totalmente diverso.

Bevo la bevanda che mi danno e con fatica la mando giù.Sono schizzinosa e questa roba è delle peggiori.

Guardo il dolce e mi sembra che si muova,rabbrividisco.

Da qualche giorno i medici non sono più quelli dell’ospedali.

Loro mi hanno detto che eravamo infettivi.

Lo so,lo sapevo fin dall’inizio.L’inizio della fine.

Così ci hanno spostato in una base militare e i medici sono soldati con pochi concetti e niente basi.

Mi sdraio sotto la coperta,ho la schiena a pezzi.

Un uomo ci guarda,un soldato.Capì che avevamo finito e perciò si veste e viene a recuperare il nostro pattume.

Poverino.Poverino.Poverino.

Lo guardo,non ha neanche il coraggio di guardarmi.Povero piccolo.

Sghignazzo e lui si volta.

“Che hai?” gli urlai contro.Lui mi guarda impaurito;sarà il mio visino d’angelo,ma di sicuro non si aspettavano una reazione e un energia da una come me.

E invece io sono Lucifero.La moglie,per favore.Sghignazzo ancora,mentre lui si volta e se ne va.

“Ciao,ciao” gli faccio ironica con la mano.

Sono così divertenti,rido.

Meglio dormire prima di diventare isterica.Sghignazzo ancora e poi poso il viso sul cuscino.

Notte mondo di merda.A domani.Buona notte a tutti.Sghignazzo.

Hahahaha.E non mi fermo più.

Giorno 23

E così è morto.Il secondo dopo il povero soldato.Tutta colpa mia.

Ho trovato anche la seconda risposta di conseguenza.

Finalmente.Purtroppo per loro e per tutti questi uomini non mi ascoltano.

Sono egocentrici,sadici e narcisisti.Non sanno tutto loro.

Il periodo di isteria è passato.Da giorni.

Dalla prima morte.

Era sera quando successe;eravamo tutti rannicchiati pronti a morire,ops,dormire.

E lui è entrato,la donna finì di mangiare e sputo sangue nella minestra.

Lui prese il piatto e lo toccò.Passarono qualche giorno e lo rinchiusero con noi.

Io lo guardavo : era spaventato,impaurito,un animale in gabbia.

Sono stanca. “Che gruppo sanguigno sei?” chiedo con un filo di voi.Lui mi fissa.

“AB” dice,mi guarda ancora.Nel giro di un attimo stramazza a terra.

Nei miei coinquilini scoppia il panico:urla,graffi,calci.

Il tenente che si occupava del nostro controllo rientrò.Li sedò.

“Come mai non urli o non ridi?” mi chiese poi,mentre aspettava che i soldati portassero al centro carbonizzazione il corpo esanime.

“è passata.Io sono sana.Di mente e di corpo” Lui mi guardò esterrefatto dalla mia risposta.

“Un pazzo dice sempre di essere sano,una malato continua a ripetere di star bene” mi sussurra prima di uscire.

No.Non sono pazza.Solo stanca.Neanche malata.

La differenza è che io non sono mai stata malata.Mai.Io sono sbagliata,ma non malata.Non sbagliata in quel senso.Sbuffo e mi accascio,dormo.

Da giorni ripenso a quel dì in qui la porta della verità mi si aprì.Penso a quel tenente,avrà meno di vent’anni.Io ne ho…..quattordici credo.Il suo viso mi torna in mente e le sue parole.

Sono tornati a riprendere l’altro corpo.La donna lo guarda scivolare via,non piange e non dice nulla.Non lo conosceva così bene oppure no?

Nella disperazione  è lo spirito di sopravvivenza a prendere il sopravvento.

Appena uscito guarda me e io guardo lei.L’altro uomo si accascia e piange,in silenzio.

Mentre io scrivo,scrivo e scrivo.Questo diario di una pazza.

I soldati ci guardano da dietro un vetro.Oh,c’è anche lui.Sorrido,mi sorride.

Arrossisco.E mi guardo nuovamente intorno,prima che il sonno mi rapisca.

Giorno 25

Da qualche giorno mi hanno messo in una stanza diversa.Sempre bianca.Sempre spoglia.

Gli unici arredamenti sono un letto,un tavolo con sedia e un armadietto.

Ora sono sdraiata sul letto.Lenzuola bianche come tutto il resto.

Lo guardo,mentre entra.

“Heyla tenente” dico in segno di saluto.Lui per scherzo fa il saluto militare.

Il suo viso lo tradisce,o forse sono io che riesco a identificare le persone.

“Ne è morto un altro?” chiedo. Annuisce e abbassa lo sguardo.

Si siede al tavolo. “Aiutaci” dice “Sono comunque umani”

“Che gruppo sanguigno è la donna?” chiedo seria. “A” risponde.

Lui è l’unico che mi crede.Lui che non sa nulla di me.

“Eterozigote?” “Non so” Mi guarda pensoso.

“Se è eterozigote ha qualche probabilità di sopravvivere” spiego.

Lo zero deve annientarsi da solo.Io morirò per mano mia o sua?

L’assassino,l’ordinatore della malattia,il mio burattinaio.

Sbuffo e lui sorride.

“Vuoi qualcosa da leggere?” Faccio segno di no con la testa.

Sono pronta a partire.Non ho più motivo per restare.È un buon amico,ma non un motivo sufficiente.E poi ho la mia missione.Sbuffo ancora.

Lui l’ha capito credo;non dice niente però.O forse si lascia ingannare dal mio aspetto.

“Scusa” ripeto mentalmente “Scusa so che ti farò male”. Non ho il coraggio di ripetere ad alta voce queste parole;non sono mai stata così imprudente,né emotiva.

Si alza,deve andare.Mi saluta e esce da quella porta.

Io mi alzo.La mia fuga sta per iniziare.

   
 
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