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Autore: Delyassodicuori    22/07/2015    0 recensioni
E’ passato del tempo dall’ultima volta in cui i Volturi, i vampiri più antichi e più temuti di sempre, sono passati a far visita ai Cullen e ai loro amici e testimoni per la questione riguardante Renesmee. Ma ora una nuova minaccia è in agguato, più terribile del vampiro James, più famelico di Victoria e dei suoi neonati, e ancor più pericoloso dei Volturi stessi. E questa volta toccherà a Leah, Jacob e Seth con il loro piccolo branco di mutaforma più i Cullen a dover sistemare la situazione, mentre nuovi amici e nemici si uniranno in queste vicende piene di nuovi amori, lotte, tradimenti e tant’altro.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Jacob Black, Leah Clearweater, Seth Clearwater | Coppie: Jacob/Leah
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Successivo alla saga
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2
 
Seth
 
 

Leah stava seduta di fronte a Jacob da più di mezz’ora.
Dopo che Carlisle lo aveva salvato, ci ha dato il consenso di riportarlo a casa, spiegandoci che si sarebbe svegliato a breve, e che quindi era meglio per lui stare a casa per almeno 24 ore, giusto per farlo riprendere completamente dal trauma post-morso. Così Embry e Quil lo trasportarono nuovamente a casa Black, dove Billy ci accolse preoccupato. Mentre i due lupi stendevano l’amico sul divano del salotto, io spiegai brevemente cosa era successo all’anziano della tribù. Al mio racconto poi si aggiunse anche Leah, raccontando ciò che aveva visto. Billy sembrava scosso a sentirci parlare, ma ciò nonostante rimase calmo e composto - anche se ho potuto notare quanto le sue mani tremassero.
Dopo aver spiegato la sua versione dei fatti, mia sorella andò a sedersi accanto al nostro alfa, posando la sua fronte su quella di lui mentre gli accarezzava i capelli. E ancora non si era mossa!
-Caspita, non l’ho mai vista così preoccupata per qualcuno!- disse Quil a Embry in disparte, alla soglia della cucina. Mi aggiunsi anche io al loro discorso, mentre Embry aggiungeva:-Beh, al massimo era protettiva verso il piccoletto qua’ presente… però è vero. In qualche modo è triste vederla così-.
-Carlisle ha per caso detto qualcosa riguardo a probabili effetti collaterali?- chiesi io, incrociando le braccia. Lo ammetto, anche io ero in pensiero per Jacob, e lo stesso valeva sia per Quil che per Embry – inutile dire anche Billy, a questo punto. Ma, come presupponevano loro, nessuno batteva Leah in questo campo.
-Non mi pare abbia accennato a qualcosa del genere- rispose Quil, guardando verso il lupo sdraiato sul divano. Mi voltai anche io, notando il modo in cui Leah teneva stretta la sua mano sinistra, come se temesse di perderlo da un momento all’altro. Vedevo anche come muoveva velocemente le labbra, senza però far sentire una sola parola di quello che stava sussurrando.
Forse non è così male pregare un po’ ” pensai.
-Intanto Colin e Rupert saranno andati ad informare Sam- disse Embry, stringendo i pugni –E come minimo, quel gran figlio di puttana si sta sbellicando dalle risate-.
-Non dovresti parlare così di lui!- si aggiunse improvvisamente Billy, sbucato fuori da chissà dove –Anche se i rapporti tra i due branchi si stanno incrinando, rimanete comunque fratelli, ricordatevelo tutti!-.
Embry sbuffò, mentre Quil si grattava la testa. Quel che diceva Billy era vero, tuttavia non potevo definirli tutti miei fratelli. Colin e Brady si salvavano, stessa cosa valeva anche per Jared. Ma Paul e Sam erano quelli che non riuscivo a trovarmeli simpatici. Paul, per quanto fosse legato alle leggi della tribù, era troppo scontroso per i miei gusti, e perdeva le staffe più facilmente di mia sorella, mentre Sam… beh, detesto ammetterlo, ma la verità è che non lo detesto, bensì lo temo.
Quando l’alfa dal manto nero aveva deciso di attaccare i Cullen a causa di Renesmee, mi aveva fatto inginocchiare a terra, per impedirmi di prendere chissà quale iniziativa - anche se poi l’ha presa Jacob, e grazie a lui io ho avuto abbastanza fegato per separarmi dagli altri e seguirlo. Lo temevo anche da prima, non solo nel periodo iniziale da lupo, ma anche quando stava con mia sorella. Anche allora trovavo in Sam qualcosa di strano e inquietante, ma non osavo ammetterlo, specie davanti a Leah. E quando lui l’aveva lasciata avevo provato giusto per un po’ di secondi un senso di odio che non pensavo di possedere. Per un secondo avevo la brutta voglia di andare da lui e tirargli un cazzotto. Quel desiderio però era sparito quando avevo osservato l’espressione di dolore sul volto di Leah. La rabbia aveva ceduto il posto alla tristezza, e quel giorno l’avevo abbracciata forte, cercando di consolarla in tutti i modi, dicendole che lui non si meritava una ragazza straordinaria come mia sorella e cose del genere. Questo sembrava rallegrarla, ma solo di poco…
Un urlo incredibilmente forte mi fece distogliere dai miei pensieri. Feci un salto all’indietro che per poco non mi faceva sbattere la nuca contro la soglia della cucina.
Jacob si era svegliato, urlando, mentre stava seduto e teneva le mani alla testa. Anche Leah si era ritrovata a fare un salto lontano da lui, spaventata. Guardandomi attorno notai che anche i due lupi e l’anziano sulla sedia a rotelle erano paralizzati.
Jacob smise di urlare, tornando a calmarsi con degli enormi e lenti respiri. Stava sudando lungo la fronte e il collo, dove un secondo dopo tastò, mezzo incredulo.
Leah si avvicinò a lui con cautela, per non spaventarlo subito. L’alfa continuò a toccarsi la gola, nel punto esatto in cui era stato morso, e pian piano realizzò l’accaduto dell’ora precedente.
-Va tutto bene, Jake- fece Leah, sfiorandogli la spalla con calma. Jacob si accorse allora della sua presenza e la guardò dritta negli occhi.
-Sono… ancora vivo?- chiese, con la voce che tremava e le braccia tremanti. Ci avvicinammo a lui, io spingendo la sedia di Billy, mentre la lupa gli spiegava:-Per fortuna si, ti abbiamo portato da Carlisle e lui ti ha tolto il veleno-.
-Carlisle… veleno… si, certo…- fece il lupo rosso, ancora scosso, ma sul punto di riprendere completamente la calma. Smise di toccarsi il collo, massaggiandosi le braccia.
-Come ti senti, Jacob?- chiese il padre, una volta che feci fermare la sedia al fianco del figlio.
-Uh… strano….- rispose quest’ultimo, mentre cercava di fermare i tremiti –Pensavo… di bruciare… stavo letteralmente bruciando, ma poi le fiamme si sono estinte…-.
-Vuoi un po’ d’acqua? Magari aiuta- proposi io. Jacob guardò un secondo a terra e annui.
Andai immediatamente in cucina, presi un bicchiere pulito e lo portai al rubinetto. Una volta riempito tornai in salotto dagli altri. Porsi il bicchiere all’alfa, che lo prese e lo bevve in un sorso. Alla fine sospirò e lasciò il bicchiere vuoto sul tavolino a fianco del divano.
-E… quel vampiro che ha tentato di uccidermi?- chiese, dopo due secondi di pausa. Fu Leah la prima a rispondere:-Ci hanno già pensato gli altri lupi. Senti, più ci pensi ora, peggio è. Riposati che è meglio!-.
Jacob sembrava sul punto di ribattere, ma qualcosa lo costrinse ad annuire e a stendersi nuovamente sul divano.
-Bel modo di iniziare la giornata!- si ritrovò a borbottare.
 
Passarono ben 24 ore da quando Jacob era stato morso. Il giorno seguente ci ritrovammo tutti davanti a casa sua, scoprendo come il nostro alfa si reggeva perfettamente in piedi, energico e allegro.
-Vedo che stai meglio ora- sospirò di sollievo Leah, dandogli una pacca sulla spalla.
-Si, anche se devo ammettere che ho dormito poco stanotte- rispose lui, scrocchiandosi le nocche.
-Ci conviene allora andarcene da qui per ora- disse Embry, in pensiero –Paul mi ha accennato ieri che Sam in questo periodo è piuttosto incazzato, quindi è meglio stargli alla larga-.
-Perché è arrabbiato?- domandò Jacob, confuso. In effetti anche io mi stavo porgendo la stessa domanda.
-Non saprei- scrollò le spalle l’amico –Forse perché sei il primo lupo che è sopravvissuto al morso della sanguisuga, e così gli hai rubato la fama!-.
-Wow, dovrei essere famoso ora perché sono quasi morto?- fece l’alfa, decisamente poco contento –Sul serio, dovrei fare quattro chiacchiere con quello scemo, un giorno!-.
Dopo aver discusso ancora un po’ sul carattere dell’alfa dal manto nero, Jacob decise che era ora di andare al monte Olympia. Proprio quando ci stavamo incamminando notai Billy alla finestra, che guardava il figlio con aria preoccupata. Ma non fu quello che mi stupì, bensì lo erano i suoi occhi. Capii subito che quell’uomo nascondeva qualcosa, forse un segreto per niente bello. Aspettai che ci fummo allontanati dal bosco della riserva, e quando arrivammo al monte Olympia, ne parlai con Leah.
-Lo hai notato anche tu, eh?- sussurrò lei, facendo ben attenzione che nessuno dei tre lupi ci sentisse –In effetti è strano da parte sua!-.
-Piuttosto inquietante direi!- ammisi io –Secondo te cosa potrebbe essere?-.
-Non lo so- scosse la testa.
-Caspita!- esclamò improvvisamente Jacob, sbattendo un pugno sulla sua mano, come se avesse appena avuto una specie di illuminazione.
-Cosa?- chiedemmo tutti in coro, fermandoci con lui. Il lupo rosso si girò verso di noi, guardando me, Quil e Embry. –Non vi ho detto che avevo fatto il rito! Per colpa del morso me ne sono completamente scordato!- disse infine.
Il… cosa?
-Eh?- feci io, mentre Embry e Quil aggiunsero:-Sul serio? Quando?-.
-L’altro ieri!- rispose il loro amico –La sera prima che venissi morso!-.
-Time out!- li zittì io – Di quale rito stai parlando?-.
Gli altri mi guardarono per un secondo, poi si fissarono tutti a vicenda.
-Ebbene?- domandai. Il fatto che non mi stavano rispondendo subito mi mandava sui nervi!
-Leah, non glielo hai detto?- chiese Jacob a mia sorella. Lei rispose scrollando le spalle:-Pensavo sapesse già cosa fosse il rito, ma a quanto sembra…-.
-Il rito, caro Seth, lo fanno i lupi che hanno subito l’imprinting ma non lo vogliono più avere- mi spiegò brevemente Quil –Si compie accendendo un piccolo falò, pronunciando  una preghiera e infine bruciando un capello del soggetto del tuo imprinting. Tuttavia è piuttosto raro che questo rito venga compiuto, perché maggior parte dei lupi accetta la sua nuova condizione, ma se un mutaforma esegue il rito…-.
-… Vuol dire che il suo imprinting era sbagliato o semplicemente non funzionava!- concluse per lui Embry.
-E… da quando esiste una cosa del genere?- domandai. Era la prima volta che sentivo parlare di un’usanza simile. Perché nessuno me lo aveva mai detto?
-Da un po’, in effetti- rispose Leah, mentre Quil chiedeva a Jacob:-Per cui ora non hai il legame con Renesmee, vero?-
-Yep!- rispose quest’ultimo, allegro –Mi sento talmente bene che potrei saltare di gioia tutto il giorno!-.
-Ma sta davvero bene?- sussurrai a Leah, curioso. Lei rispose sorridendo:-Si. anche io prima ero scettica, ma poi mi sono resa conto che non ha torto. Sta davvero bene, non temere!-.
-Sai Quil, forse dovresti farlo anche tu!- propose Jacob all’amico. Quil rimase perplesso per un attimo, per poi pietrificarsi.
-I-io? Fare il rito?-
-Perché no?-
-Beh ecco… non lo so… con te ha funzionato, non so se per me vale la stessa cosa…-
-Oh, fidati, andrà bene!- gli sorrise l’alfa –Anzi, così potrai fare tutto quello che vorrai senza sentirti legato a Claire!-.
Quil era ancora mezzo scettico, lo si vedeva lontano chilometri, ma poi annui con la testa:-Beh, penso non ci sia niente di sbagliato a provare…-.
-Jake, un secondo!- m intromisi –Questo… rito… può funzionare anche con i mutaforma che ancora non hanno subito la magia?-.
Il piccolo branco mi fissò, confuso.
Forse la mia era una domanda stupida, o semplicemente non aveva la risposta che volevo ricevere, tuttavia speravo molto che ci fosse una possibilità anche per me.
-Non vuoi l’imprinting?- chiese Embry, rompendo il silenzio –Perché?-.
-Uhm… solo per sapere… ecco…- dissi, imbarazzato.
Jacob mi fissò per un secondo, poi ci pensò su, incrociando le braccia.
-Penso che si possa fare- sospirò, chiudendo gli occhi –Billy mi ha detto che è possibile. L’unica differenza è che dovrai bruciare un tuo capello, naturalmente, e quando lo avrai fatto, dovrai pronunciare un’altra preghiera, più breve-.
-Quindi posso farlo?- domandai di colpo, ansioso. L’alfa rimase stupito dalla mia reazione, ma annui:-Certo! Se proprio devi…-.
Sospirai di sollievo, grattandomi la testa. Leah si avvicinò a me e sussurrò:-Cosa c’è, fratellino? Non vuoi avere la ragazza dei tuoi sogni?-.
-No, cara sorellona- le risposi –Non sono così scemo da farmi catturare dalle catene!-.
 
Jacob, Quil e io tenemmo appuntamento per il “rito” verso sera in quello stesso giorno. Per tutto il resto del tempo cercai di fare altro per non pensare a cosa andavo incontro, per cui la mattinata la utilizzai per andare a caccia e fare a gara di corsa con Leah (naturalmente vinse la lupa), mentre il pomeriggio andai alla fumetteria di Forks per comprare qualche volume manga. La mia trasformazione e tutti i fenomeni successivi ad essa mi avevano lasciato indietro con i fumetti giapponesi, e ritornare in quel negozio mi aveva dato una sensazione quasi nostalgica.  Mentre sceglievo con cura cosa potevo comprare, la mia mente vagò all’indietro, quando ancora ero solo un ragazzino umano che pensava che quello dei lupi mutaforma fosse solo la nostra leggenda. Allora ero piuttosto impacciato e timido, e non sapevo per niente come ci si relazionava con gli altri miei coetanei.
Avevo i capelli un poco più lunghi rispetto ad ora, completamente disordinati (io e il pettine non andavamo mai d’accordo, tanto per essere chiari), ed ero molto più magrolino e minuscolo. Anzi, ero il più piccolo di statura in confronto a tutta la scuola, ed ero quindi il bersaglio preferito dei teppisti del mio anno. Ogni giorno mi chiedevano i soldi del pranzo, ma quando non avevo nemmeno uno spicciolo da dare, questi, decisamente robusti e più grossi, mi mettevano con le spalle al muro e mi colpivano con mille pugni sullo stomaco. In quei giorni finivo sempre steso a terra per qualche minuto.  Quando tornavo a casa dopo aver ricevuto quella sottospecie di punizione ingiusta, facevo sì che né Sue né Harry se ne accorgessero… purtroppo con Leah non funzionava, perché lei capiva sempre in tempo reale che cosa mi succedeva. Ricordo che un giorno mi aveva messo un impacco freddo all’addome, e mi aveva detto:-Seth, stai crescendo, per cui è ora che impari a difenderti!-.
Io le avevo risposto:-Come diavolo faccio? Guarda me e guarda loro! Chi ha la meglio secondo te? Il ragazzino senza muscoli o quei tre mammut?-.
Avevo voglia di piangere quella volta. Sapevo perfettamente che ero debole, ma Leah me lo aveva ricordato fin troppo bene, e questo mi innervosiva parecchio. Mia sorella aveva capito come mi sentivo, così chiuse lì il discorso e mi promise che non ne avrebbe fatto parola con i nostri genitori.
L’ultima volta che però venni aggredito dai bulli c’era anche Leah, ed era il periodo in cui Sam l’aveva scaricata da poco per poi mettersi con nostra cugina Emily. Stavo uscendo da scuola, più tardi dei miei compagni perché dovevo finire il compito di Chimica, e Leah era venuta a prendermi. Gli altri alunni se ne erano andati, ma eravamo rimasti solo io e quei teppisti. Quando ero uscito dalla porta principale per dirigermi da mia sorella, i tre mammut mi avevano bloccato di colpo la strada.
-Allora, pivellino, cosa vogliamo fare oggi?- mi aveva chiesto uno di loro, ghignando. Io avevo stretto la tracolla e avevo fatto un passo indietro, tremando.
-Lasciatemi in pace!- avevo detto, e loro avevano pensato bene di fare il contrario. Il più grosso mi aveva spinto talmente forte che ero caduto per terra di sedere. Avevano riso molto forte, e io stavo per alzarmi, ma due di loro mi avevano bloccato a terra per i polsi e il terzo stava per darmi un cazzotto in faccia…
Forse quel giorno mi sarei rotto il naso se non fosse arrivata Leah proprio in quel preciso momento.
Aveva parato il colpo del bullo, e poi, ringhiandogli in faccia, lo aveva scaraventato a terra con un calcio. Gli altri due mi avevano liberato e avevano raggiunto il loro compare. Lo aiutarono ad alzarsi, quella volta, e tutti e tre avevano poi guardato mia sorella. I loro sguardi si erano fatti terrificati, spaventati, ed erano poi corsi via lontano da noi. Capii in seguito il motivo della loro fuga quando Leah si era voltata verso di me. Tremava, da capo a collo, e i suoi occhi fremevano di rabbia. Si era calmata, dopo due secondi, e mi aveva aiutato ad alzarmi. Di questa storia non ne parlammo mai con nessuno, eccetto Jacob. Leah glielo aveva raccontato una volta, e lui per poco non si prendeva un colpo.
-Sai che potevi trasformati in quel momento e uccidere quei tre dementi o Seth?- fece lui, come una specie di rimprovero. Lei aveva abbassato il capo, colpevole, ma poi l’amico l’aveva consolata, dicendole che era stata brava invece a trattenersi.
Tornai con la mente nel presente, alla fumetteria. Quanto tempo era passato da ché sono andato a scuola? Forse troppo, ma non potevo farci nulla. Non volevo tornare più in quell’istituto del cavolo, dove la gente ti disprezza se sei debole. In più la situazione da noi lupi era ancora critica, e tornare a scuola in un momento simile era impensabile.
Andai alla cassa per pagare i dieci volumi che tenevo stretti al petto come se fossero dei tesori preziosi, poi tornai di fretta e furia a casa per rimetterli a posto nella libreria della mia stanza.
Dopo dieci secondi decisi di prenderne uno e di leggerlo ora.
Mi immersi nella storia e nei disegni ben curati, dimenticandomi del resto per una bella mezz’ora. Concluso quel volume, presi gli altri nove e lessi anche quelli.
Quando finii con l’ultimo, guardai l’orologio. Era ora di andare da Jacob e Quil.
Trattenni l’eccitazione, rimettendo a posto con cura i miei manga, poi uscii di casa chiudendo la porta a chiave – tanto a quest’ora Sue era da Charlie, e poteva tornare anche tardi.
Corsi per un breve tratto di foresta con le mie gambe, poi saltai e mi trasformai in aria. Noi mutaforma avevamo imparato a trasformarci senza strappare i vestiti, cambiandoci alla velocità della luce mentre il nostro corpo umano dava spazio a quello animale. Stessa cosa  valeva anche per la trasformazione inversa, in questo modo si risparmiava molto tempo e non si rischiava di svuotare l’armadio.
Atterrai sulle mie quattro zampe, correndo fino a raggiungere il grande prato del bosco di Forks dove avevamo appuntamento.
Jacob e Quil erano già arrivati, e avevano già acceso un bel falò.
-Era ora!- mi salutò Jacob. Erano entrambi in forma umana, così decisi di trasformarmi anche io.
-Scusate il ritardo- dissi –Non sono veloce come Leah!-.
-Non preoccuparti, è comprensibile- disse l’alfa –Ora, tu e Quil dovete sedervi vicino al fuoco con le gambe incrociate-.
Io e il lupo marrone ubbidimmo, sedendoci l’uno di fianco all’altro, di fronte al fuoco.
-Bene- disse Jacob, camminando avanti e indietro –Adesso, dovete dire la preghiera con gli occhi chiusi. Nel mentre che lo fate, dovreste sentire il calore che si fa strada nel vostro cuore. Non temetelo, accoglietelo, e lasciate che vi avvolga. Intesi?-.
-Si- rispondemmo in coro. Chiusi gli occhi e, in sincronia con Quil, pronunciai la preghiera che stamattina ci aveva passato Jacob.
Non erano parole difficili, anche se erano nella lingua nativa-americana.
Il nostro accento Quileutes fu l’unico suono che sentimmo in quello spazio d’erba, assieme ai passi di Jacob e ai grilli che si richiamavano tra gli alberi.
Mentre pregavo, sentivo come il calore del fuoco entrasse nel mio petto, verso il mio cuore. Entrò in esso, e da lì si espanse per tutto il mio corpo. Era una sensazione strana all’inizio, ma pian piano divenne piacevole, e le nostre parole divennero più decise man mano che ci avvicinavamo ala fine della preghiera.
Aprimmo gli occhi dopo aver pronunciato le ultime parole, sotto il comando di Jacob. Poi l’alfa si rivolse a Quil:-Brucia il capello adesso-.
Quil prese dalla tasca dei jeans una bustina di plastica, con dentro il capello nero e corto di Claire. Lo tirò fuori, guardandolo per un istante. Sospirò e lo buttò nel fuoco. Il capello bruciò in un attimo, e le fiamme si fecero più incandescenti per un secondo. 
Quil respirò con calma, chiuse e riaprì gli occhi. A guardarlo sembrava ora una persona diversa. Era… tranquillo, e un barlume nei suoi occhi indicava che ora non si sentiva più stretto da qualcosa. Era libero. Il rito con lui aveva appena funzionato. Ora toccava a me fare il prossimo passo.
Sotto ordine di Jacob, staccai un capello dalla mia nuca, lo guardai per un secondo e lo buttai tra le fiamme. Unii poi le mani e chiusi gli occhi, come mi aveva detto di fare l’alfa, recitando infine una preghiera più breve rispetto a quella precedente, con decisione.
-Io sono nato libero. E morirò libero. Questa è la mia preghiera-.
Quando aprii di nuovo gli occhi, le lingue di fuoco si fecero ancora più incandescenti. Si ingigantirono di colpo, facendo saltare all’indietro me e Quil. Jacob fece un passo indietro, stupito.
Il fuoco sembrava inizialmente ingrandirsi senza sosta, poi si fermò, e il suo colore cambiò. Da rosso con sfumature gialle, le fiamme assunsero una tonalità rosso scarlatto, incandescente.
Dopo il colore, fu la forma a cambiare. Il fuoco non si alzava più verso l’alto. Le sue lingue si divaricarono, si contorsero, fino a formare un corpo minuscolo fatto di fiamme. Il corpo e il volto erano quelli di una ragazza, notai. Era magrolina, minuscola e con il petto piatto, i capelli formati da filamenti infuocati lunghissimi che si contorcevano in aria. Le fiamme che formavano il suo corpicino si distinguevano dai suoi capelli grazie al loro colore. Erano fiamme bianche, brillanti, e per poco non mi accecai al solo guardarla.
Ciò che mi lasciò però senza fiato furono gli occhi di questa ragazza di fuoco. Occhi ancor più rossi delle fiamme, che ricordavano fin troppo il sangue.
La ragazza mi guardò, con quelle iridi da paura, e il fuoco in mezzo al suo volto si divise in una specie di mezza luna. Capii così che mi stava sorridendo.
Infine, con la stessa velocità con cui le fiamme erano andate a formarsi, la figura si contorse su sé stessa, e il fuoco tornò al suo colore originario, per poi spegnersi di colpo. Salirono filamenti di fumo dalla legna bruciata, mentre il buio della notte aveva riconquistato il suo spazio nel prato e nel bosco.
-Cosa… cosa è successo?- chiesi, ancora incredulo per quella shoccante visione.
-Billy aveva accennato ad una cosa simile…- pensò ad alta voce Jacob, sbarrando gli occhi.
Io e Quil lo fissammo, senza capire. Il lupo ritornò in sé e spiegò:-Billy aveva detto che poteva succedere che il fuoco prendesse forma del soggetto dell’imprinting al quale si è voluto rinunciare. E questa ragazza che abbiamo visto… sarebbe stata la tua imprinting, Seth-.
-La mia… sul serio?- domandai. Era una ragazza bella tutto sommato, anche se non pienamente sviluppata. Avevo notato però che, a dispetto del petto, aveva già i fianchi formati. Quindi poteva essere anche una mia coetanea. Però quegli occhi…
-Jacob…?- feci, alzandomi lentamente –Io… avrei potuto subire la magia… su una vampira?-.
-Penso di si- rispose lui, scombussolato come me –Ma almeno adesso sappiamo che non potrà mai accadere ciò. Per cui non dobbiamo preoccuparci-.
Certo” pensai “Ma da quando l’imprinting funziona anche sui vampiri?”.
Era un pensiero al quale non riuscivo a dare risposta. Ci pensai continuamente, anche mentre andavo dai Cullen. Persino quando volevo dormire nel bosco sotto casa loro, il ricordo di quella ragazza non mi lasciava in pace. Ma chi era? La incontrerò, nel futuro? Se si, quando?
Mi addormentai, con queste domande che mi frullavano nel cervello, cadendo in un sonno profondo.
   
 
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