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Autore: noir choco    22/07/2015    1 recensioni
Una giovane ragazza che, appena incoronata Regina delle Terre di Tera, deve fare i conti con la principale minaccia per il suo popolo ma sopratutto col suo segreto e misterioso passato.
Chi sarà il vero nemico?
Genere: Fantasy, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel giorno il sole sorse troppo tardi per i gusti della principessa Océane De Soranius delle Terre di Tera.

 

Fu una notte insonne, quella che precedette i tiepidi raggi solari settembrini che inondarono le Valli di Phexilast. Con leggero fastidio, la principessa spalancò finalmente le ante dell'immenso armadio con tale violenza che Betulla, il suo gatto bianco, sobbalzò indispettito per poi assopirsi pigramente di nuovo sul suo cuscino del divanetto di velluto, che era risaputo, era stato proclamato da tempo immemore residenza ufficiale di Betulla gatto bianco reale.

 

In quell'ampio armadio pluridecorato in legno di quercia la scelta non era di certo scontata: lunghi abiti per qualsivoglia evenienza di qualunque colore, fronzoli, pietre, pizzi, merletti, accessori, pellicce, in tutti i tipi di stile, disegnati dai più rinomati stilisti delle Terre di Tera e cuciti dai più talentuosi e precisi sarti di corte; ma evidentemente quello era troppo o troppo poco per Océane la principessa, dato che come ogni mattina la scelta era ovvia: una casacca color terra di Siena, che sembrava un sacco di iuta, e un paio di pantaloni che si fermavano al polpaccio verdi muschio(suo padre non li aveva mai approvati). La casacca, troppo lunga per una ragazzina esile e snella come Océane, era tirata leggermente su da una spessa cintura in cuoio. Questi abiti le erano stati gentilmente forniti dalle guardie reali poiché erano gli unici vestiti adatti per allenarsi nella scherma, ed era quello che Océane la principessa delle Terre di Tera era diretta a fare come ogni mattina dal compimento dei suoi undici anni.

Infilò i suoi sporchi stivali e s'incamminò verso la "palestra", dove le fedeli guardie si allenavano quotidianamente, ma non di certo a quegli orari insoliti; le sei di mattina erano preferite da Océane dato il silenzio che c'era nel castello. Quegli allenamenti con la spada erano una di evasione dalla realtà per la principessa, specialmente negli ultimi giorni in cui soccombeva costantemente sotto gli innumerevoli preparativi della festa del suo diciottesimo compleanno, e conseguente incoronazione come Regina delle Terre di Tera, che per la cronaca era quel giorno.

Andava Océane, per i corridoi dell'immenso palazzo reale. Dritto, poi a sinistra, destra, di nuovo sinistra e sempre dritto, fino a raggiungere il marmo freddo e lucido come sempre delle scale dell'atrio, grande e vuoto, nemmeno le grandissime finestre ai lati dell'imponente portone riuscivano ad illuminare, a far penetrare le prime luci che ancora faticavano a scavalcare da dietro i pini del bosco, alti e verdissimi, che sorgeva davanti il castello, e poi gli innumerevoli salici, con la loro aria decadente e violetta, del curatissimo giardino, quella stanza vastissima che l'atrio era.

Proprio a metà delle scale, Océane vide sfrecciare per l'atrio un'esile figura a testa bassa, che portava nelle lavanderie un cesto di panni sporchi.

 

-Buongiorno, Josephine- furono le prime parole che riecheggiarono tra le scarlatte pareti dell'immensa stanza.

Josephine, la domestica, sobbalzò; non aveva ancora notato che non era più l'unica persona in quella stanza, da circa dieci gradini. Fece un inchino all'indirizzo della sua principessa.

-Buongiorno, Vostra Altezza, e buon compleanno- sorrise lei, con la sua voce acuta e melodiosa. Josephine non aveva mai fatto un errore in tutta la sua carriera da fedele servitrice della famiglia reale. Si occupava sempre di tutto e di tutti, aveva fatto da balia ad Océane da quando era stata messa al mondo dalla ormai deceduta Regina Aria, le aveva insegnato le poche buone maniere che la principessa aveva dimenticato troppo velocemente, a comportarsi bene a tavola, anche quelle perdute per sempre, a scrivere e leggere, le faceva il bagno la mattina, era la prima a svegliarla (un tempo remoto) la mattina e l'ultima ad augurarle la buonanotte la sera. Se aveva paura la rassicurava lei, la faceva giocare, le raccontava le storie delle Terre Perdute di Vìl, e aveva preso, piano piano, il posto della Regina e madre di Océane, anche se l'umile serva non si sarebbe mai permessa di dire, o solo pensare, una cosa del genere. E non chiedeva nulla in cambio, solo un posto dove dormire e almeno due pasti al giorno. 

Proveniva da una famiglia davvero povera. Era figlia unica di una coppia di contadini. Attesissima, nacque dopo 15 anni di matrimonio, perciò i genitori avevano già raggiunto una certa età. La madre morì mettendola al mondo, lo stesso destino della Regina Aria. Josephine e il padre si occuparono delle campagne per 16 anni, fino a quando l'uomo si ammalò. Fu costretto a letto e Josephine ad occuparsene senza riposo, fino a quando non morì anche lui. Allora la ragazza cadde in miseria. Aveva 20 anni, ma non abbastanza forze fisiche da mandare avanti il raccolto, perciò decise di cercar fortuna nella capitale, Tera. Le sue giornate erano monotone, davanti la cattedrale a chiedere qualche soldo, ma nonostante la bontà della gente non riusciva a mangiare per più di tre giorni di fila. La sua vita ebbe una svolta quando decise di aggirarsi per i quartieri più agiati di Tera. Incrociò Lewis, una delle più ammirate delle guardie reali, e per fortuna della ragazza una delle più gentili e cordiali.

Quel giorno nuvoloso Lewis la vide seduta, scarna, stremata, senza forze, davanti ad una bottega chiedendo qualche spiccio. Nella sua sacca sgualcita aveva solo mezza pagnotta indurita e un torsolo di mela. Josephine aveva i capelli corvini, una carnagione spenta, quasi grigiastra. Era visibilmente provata dai morsi della fame, ma nonostante ciò era bella, gli occhi azzurri spenti invocavano pietà, le dita sottili si allungavano per chiedere elemosina, il suo viso tondo sarebbe stato sicuramente più incantevole con delle rosee guance. La guardia non poté resistere a quella visione angelica e corse immediatamente in suo aiuto. La portò al palazzo, la fece lavare, mangiare e vestire. Sarebbe cresciuta come balia della principessa di cui la Regina era in dolce attesa.

Era rispettata da tutti, in appena diciott'anni aveva guadagnato il rispetto di tutti, soprattutto con la principessa, con cui aveva molta confidenza. Stavano pomeriggi interi a scherzare, leggere libri, passeggiare nei vivai. Non erano una serva ed una principessa, erano due donne, erano migliori amiche, erano inseparabili.

Océane l'amava come una madre, una sorella maggiore, ma di certo non aveva mai e nemmeno avrebbe mai potuto dimenticarsi di sua madre, Aria, che aveva speso gli ultimi istanti della sua vita, tra il dolore e il sudore del parto, per mettere alla luce l'unica sua figlia, che quell'oggi sarebbe diventata ammiratissima Regina Océane delle Terre di Tera.

  
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