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Autore: Johanna_Sparrow    22/07/2015    1 recensioni
Spoiler 2x01
-È l'uomo che fa al vostro caso.
-Se non fosse una donna.-risponde puntiglioso il re.
-Se questa è la sola cosa che vi trattiene dal nominarla... Vi invito a superare quest'ostacolo, e scommettere su di lei.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Captain Treville, King Louis XIII, Queen Anne, Richelieu
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'You're my rood'
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Ed infine rieccomi qui!
Sono decisa a continuare questa trama: le idee, gli spunti e la volontà non manca... Ma ho deciso di pubblicare nell'ordine in cui ho scritto le one shot, e poi riordinarle tutte cronologicamente all'interno di una serie!^^
Questa in realtà è la ff che mi ha convinta a pubblicare qui... Spero che la decisione infine si riveli felice!xD

Buona lettura!^^


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La cattedrale è permeata da un rispettoso silenzio.
Il requiem ha appena smesso di suonare. Le sue note si disperdono lentamente nell'ambiente.
Sono molti i bravi attori che fingono un sentito dispiacimento, mentre i pochi cuori realmente affranti restano in silenzio, impassibili e imperturbabili.
Il re siede solitario sul suo trono, nella sua veste nera, e si trattiene dal piangere per semplice decenza. Il cardinale era uno dei suoi punti fissi, una persona su cui sapeva di poter contare sempre, nonostante tutto. Ed ora, con una nazione da governare senza il suo sostegno, e il difficile ruolo di padre da assumere, si sente più perduto che mai.
E non è il solo a provare uno smarrimento che non può permettersi di mostrare apertamente.
L'intero reggimento della Guardia Rossa e la maggior parte dei Moschettieri del re presenziano al funerale, con i segni di lutto sulle loro divise.
Tra loro, non è difficile notare la chioma riccia e dorata di Oscar, con il manto nero e la fascia che le attraversa diagonalmente il busto, schierata insieme ai suoi compagni.
In molti sono sollevati dalla dipartita del cardinale, convinti che ora la ragnatela di intrighi tessuta dall'uomo si scioglierà lentamente, fino a scomparire e diventare un ricordo lontano, da leggere nei libri di storia. Alcuni, vi scherzano persino: è inutile negare che quell'evento era atteso e segretamente augurato.
Molti, ma non lei.
Lei è sull'attenti, ferma, immobile, con gli occhi fissi sulla preziosa bara posta in mezzo all'altare.
Le parole latine le sfiorano le orecchie, ma non catturano realmente la sua attenzione. I suoi pensieri sono lontani, e intrisi di rabbia.
Non riesce ad accettarlo. Non può arrendersi all'idea che in quella bara giaccia il suo corpo, un corpo che appartiene anche a lei, che lei ha marchiato in passato come suo.
E non può perdonarlo. Non può perdonarlo di averla lasciata ancora, e ancor meno può perdonarlo per ciò che prova. Non aveva alcun diritto di farle provare amore. Una parola a cui tutt'ora si rifiuta di pensare, ma che sa intimamente essere la sola adatta. E anche di questo, è colpa sua.
Lo odia per il senso di vuoto che prova. E odia anche il semplice odiarlo. Odia che le manchi. Odia ogni cosa di lui, e del suo ricordo. Proprio perché lo ama.
Tuttavia è impassibile. Non piange, non ha nemmeno gli occhi lucidi. Fissa semplicemente la bara.
E in qualche modo, lo prega di tornare da lei.

Dopo il funerale, la corte e pochi intimi si ritirano a palazzo.
I salotti, sebbene teatro di cupi colori, sono vivaci come sempre. D'altronde, il cardinale stesso aveva fatto di quell'ipocrisia una linfa.
E se fino a pochi attimi prima il re era pronto a versare le sue preziose lacrime in sua memoria, ora già pondera su un valido sostituto.
Come già ipotizzato dalle prime chiacchiere in merito, il re, riunito alla sua regina, si avvicina al capitano Treville.
-In questo momento necessito di un uomo di grande levatura per ricoprire il posto del cardinale, un uomo di cui possa fidarmi. Treville, io credo che voi siate quell'uomo.-espone, con la sua flemma un po' altezzosa, ma un sorrisetto bambinesco a fare capolino sulle labbra, in attesa, certo, di stare per ottenere il giocattolo che tanto voleva.
Ma la risposta tarda ad arrivare. Il capitano sembra confuso e colto alla sprovvista da quella richiesta.
-È uno straordinario onore, Sire...-assicura, sincero e composto.-Ma mi sento in dovere di rifiutarlo.-ammette poi.
-Mi state abbandonando, ora che ho bisogno di voi?-sussurra incredulo il re, deglutendo appena corrucciato.
-Le mie abilità sono impiegate al meglio nei Moschettieri, Vostra Altezza. Sono un soldato. So esprimermi con la spada, non a parole. La politica e la diplomazia non sono armi che mi competono...-tenta di spiegare, con tatto.
-Simili arti possono essere apprese...-fa notare la regina. Sa bene quanto il consorte abbia bisogno di un leale e saldo appoggio, ed è certa che Treville sia il partito migliore.
-Ci sono uomini più capaci di me.-assicura il capitano.
-Mi siete sempre stato fedele, in tutti questi anni! Chi potrebbe mai sostituirvi?-sbotta spazientito Louis.
-Vi ho sempre servito lealmente, e l'ho fatto al mio posto. Non sono il cardinale, Sire, non saprei farlo al posto suo.-spiega sincero e schietto.-Ma sarei lieto di indicarvi chi potrebbe.
Il re distoglie lo sguardo, offeso e smarrito. Ragiona a lungo sulla proposta, ma infine cede.
-E sia. Portatelo da me.-squittisce, senza guardarlo.
Il capitano si china in segno di rispettoso congedo, e si allontana.

-Una donna primo ministro?-borbotta lamentoso e dubbioso il re, quando, accomodato sul suo trono, riceve Treville e il suo candidato.
Accanto al capitano, con il capo ancora chino, c'è la chioma dorata di Oscar, nella sua uniforme.
-Non avete avuto nulla da ridire, quando l'avete nominata moschettiere...-fa notare Treville.
-Questo è diverso.-assicura Louis stizzito.-Un moschettiere donna è una trovata divertente. Qui si parla della faccia della Francia, innanzi agli altri paesi! Volete ridicolizzarmi, Treville? Ho già perso abbastanza, quest'oggi...
-Non è mia intenzione rendervi ridicolo, vostra maestà.-assicura calmo il capitano.-Forse non ne siete a conoscenza, ma in gioventù Oscar ha ricevuto gli insegnamenti del cardinale come suo precettore... Ritengo che nessuno, in tutta la Francia, sia più adeguato di lei a continuare la sua politica.-spiega, con un sopracciglio appena alzato.-È l'uomo che fa al vostro caso.
-Se non fosse una donna.-risponde puntiglioso il re.
-Se questa è la sola cosa che vi trattiene dal nominarla... Vi invito a superare quest'ostacolo, e scommettere su di lei. Se non vi servirà come il cardinale, è perché vi servirà meglio.

La maniglia si abbassa lentamente.
Il soldato entra con pochi passi, e chiude silenziosamente la porta. Quella stessa porta che tante volte aveva sbattuto con impeto, di rabbia o di passione che fosse.
Le tende sono tirate, e la stanza vuota è avvolta dalla penombra.
Tutto è immobile.
L'aria è pesante e statica.
Ogni cosa è rimasta così come lui l'ha lasciata.
I suoi effetti sono ancora custoditi lì dentro. In quelli che, ora, sono i suoi appartamenti. Gli appartamenti del nuovo Primo Ministro di Francia, Oscar François de Jarjayes.
Detesta rendersi conto che ogni angolo, ogni mobile, ogni oggetto, richiama in lei un suo ricordo. Può sentire la sua voce recitare le preghiere, urlarle contro, gemere. Può persino sentire l'odore del loro sudore, e dei loro corpi che si fondono in un tutt'uno.
Non è mai stata una persona romantica, e non lo è certo diventata ora.
Ed ogni ricordo, le provoca un moto di rabbia sempre più feroce. Ha passato la vita a negare a lui e a se stessa di tenere realmente a quell'uomo. Ed ora i suoi sciocchi sentimenti la beffano esprimendosi con veemenza.
Lei non può averlo amato, semplicemente perché lo odia. E lo odia perché lo ama, sebbene non vuole ancora ammetterlo.
E odia Dio, per averglielo portato via: se qualcuno doveva spedirlo all'inferno, quella doveva essere lei. Nessun altro aveva il diritto di porre fine alla sua vita, a una vita che le apparteneva.
Non lo ama perché lo odia. Lo odia, perché lo ama. E lo ama a tal punto, che odia il non averlo ucciso lei stessa.
E odia la consapevolezza che la sua perdita le ha dato. Odia rendersi conto che la sua mancanza le fa così male. Odia l'essersi accorta che non lo ha mai davvero odiato.
Fa qualche passo all'interno della stanza. Si sfila dalla cinta pistola e spada, e le poggia sul letto.
Apre l'armadio. I suoi abiti sono appesi con meticolosa cura.
Ne scorre alcuni. Non ce n'è uno che non gli abbia sbottonato e sfilato personalmente.
Si sofferma sulla giacca di pelle lavorata che indossava con maggior frequenza. Sulla gruccia di stoffa, è appesa anche una catena d'argento con una croce.
Si sfila la giacca e la camicia, lasciandole cadere a terra. Prende la giubba, e la infila. Stringe i lacci sui fianchi e sul davanti, per adattarla più che può alla sua corporatura più longilinea e formosa.
Socchiude poi gli occhi, a soffermarsi ad inspirare il suo profumo, di cui la stoffa è intrisa.
Sospira, arrivando ad odiare finanché se stessa.
Prende anche la catena con la croce, e vi infila la testa. Libera i ricci biondi, e si porta la croce alle labbra, poggiandovi un bacio, prima di infilarla sotto la casacca, a contatto con la pelle.
Richiude rispettosamente l'armadio.
Attraversa la stanza, con passi vuoti, senza una vera meta.
Infine, finisce seduta sul ciglio opposto del letto, poco distante dalla scrivania.
L'occhio le cade sulla Bibbia che vi troneggia. È quasi certa si tratti della stessa che anni addietro lui usava durante le loro lezioni. La prende tra le mani, priva del rispetto religioso che avrebbe dovuto apprendere, e la sfoglia, senza conoscerne realmente il motivo.
Alcune parole sono ormai sbiadite, e qualche pagina è ormai scucita.
L'occhio le cade su una nota a margine, in una pagina consunta.
"E Dio precipiterà i pravi in una voragine di fuoco".
Serra maggiormente la stretta sul libro, prima di scaraventarla a terra.
E presa da un moto di inspiegabile ira, si alza, e rovescia violentemente l'intero contenuto della scrivania.
Resta in piedi, col fiato corto, per qualche secondo. Poi, con il medesimo slancio, recupera le sue armi dal letto, ed esce a passo spedito, sbattendosi la porta alle spalle.

L'intera guarnigione delle Guardie Rosse è riunita nel cortile, per conoscere il loro nuovo comandante.
Le reazioni dei soldati sono tra le più disparate, quando vengono raggiunti dalla donna.
Chi resta basito, chi si trattiene a stento dal ridere, chi fa qualche battuta divertita col vicino. In pochi prendono sul serio la cosa, e nessuno è così saggio dall'esserne intimorito.
-So cosa state pensando.-comincia a parlare il comandante de Jarjayes, con voce ferma e decisa.-Se prima una donna tra i moschettieri era motivo di beffa, ora che quella donna è il vostro comandante siete diventati voi quelli da beffare.-ammette, in un sorrisetto, più che consapevole.-Insieme possiamo fare grandi cose, e rendere questo paese ancora più florido. Ma se c'è qualche sciocco, tra voi, che ritiene che ricevere ordini da una donna sia disonorevole o che io non sia all'altezza del compito che mi è stato assegnato, che egli si faccia avanti ora.
L'invito è perentorio e crudo. I suoi occhi chiari saettano, cocenti, tra quelli dei suoi soldati.
Sa perfettamente chi sarà ad attaccare ancor prima che il diretto interessato pensi d'estrarre l'arma. La sua risposta è immediata. Qualche scintilla tra le lame che si incrociano, degli urli e dei lamenti, e poi tutto tace.
Tre uomini sono a terra, mentre lei è ancora al suo posto, incolume e pulita.
-C'è qualcun'altro?-si informa, con la spada ancora estratta.
Nessun altro ha il coraggio di affrontarla.
-Molto bene.-commenta, rinfoderando la spada.
-Molte cose cambieranno, ora che sono io al comando. Per cominciare, non tollererò alcuno scontro con i moschettieri: non stiamo gareggiando per primeggiare, il nostro compito è quello di difendere il paese e gli interessi della corona. I moschettieri sono soldati, esattamente come lo siete voi, e meritano il vostro rispetto così come voi meritate il loro. Inoltre, non vedrete un solo centesimo della vostra paga, finché non vi comporterete per ciò che siete: soldati, appunto. Esigo disciplina e obbedienza. Ogni atto di insubordinazione verrà punito severamente. Voglio uomini d'onore al mio comando, non animali in divisa. Per chi non intende sottostare alle nuove disposizioni, questo è il momento per ritirarsi. Il re ha scommesso su di me, ed io intendo renderlo vincitore.
  
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