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Autore: ivi87    22/07/2015    8 recensioni
Ripercorriamo la 5x01, il mitico "morning after" con l'aggiunta di qualche particolare in più...
Quiesta storia fa parte della serie "The Kiss - Missing Moments"
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
- Questa storia fa parte della serie 'The Kiss - Missing Moments'
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The biggest surprise of my life

 

 

I raggi ancora timidi del primo sole mattutino si posarono delicati sul suo viso, invitandola ad aprire gli occhi.

Le servirono un paio di secondi per realizzare di essere semi sdraiata sul petto di Castle.

Lasciò un piccolo bacio all’altezza del cuore prima di scostarsi piano e di alzarsi; rubò una sua camicia bianca dall’armadio e a piedi nudi si diresse in cucina.

Non era mai stata una donna eccessivamente romantica; non passava ore ed ore a fantasticare su come sarebbe stato, cosa avrebbe detto lei o cosa avrebbe risposto lui.

Ma una cosa sulla loro prima notte insieme anzi, sulla mattina dopo per l’esattezza, l’aveva sempre saputa.

Avrebbe preparato lei il caffè.

Cercò due tazze nella credenza del loft sperando che non avessero spostato nulla da quando, anni prima, era stata ospite tra quelle mura.

Trovato tutto il necessario, si appoggiò al bancone in attesa di sentire l’inconfondibile aroma diffondersi nella stanza.

Ripensò alla giornata precedente, densa di avvenimenti.

Alcuni le sembravano già ricordi sfocati.

Forse perché emozioni più forti erano emerse facendosi largo prepotenti e lasciando in secondo piano tutto il resto.

Castle si era dichiarato e lei l’aveva praticamente allontanato.

Appesa a quel cornicione si era accorta di quanto bisogno avesse di lui e che non poteva morire senza averglielo prima detto.

Si era licenziata ed era corsa da lui.

Questi erano i fatti salienti impressi a fuoco nella sua mente.

Il resto faceva solo da contorno.

Aveva fatto a Castle un riassunto generale poco prima di addormentarsi tra le sue braccia. Cercò di minimizzare la parte in cui aveva lottato con Maddox e quasi rischiato di sfracellarsi al suolo, ma era sicura che i lividi sul suo corpo parlassero da soli.

Aveva spento la preoccupazione sul suo volto con un ultimo bacio prima di lasciare che Morfeo cullasse entrambi verso il meritato riposo.  

Ma ora c’erano altre cose che le premeva dirgli. Cose che non riguardavano Maddox o il licenziamento.

Versò il liquido ormai pronto nelle tazze e con cautela tornò verso la stanza da letto.

Castle si doveva essere appena svegliato perché aveva i capelli tutti arruffati e lo sguardo ancora assonnato.

Sorrise quando la vide sulla porta.

Per la prima volta in quattro anni lei gli stava portando il caffè.

Se l’avesse raccontato a qualcuno probabilmente non avrebbe sortito alcun effetto.

Nessuno avrebbe potuto capire l’importanza di quel gesto.

Ma lui sì. Era importante quasi quanto la notte appena trascorsa.

“Allora non è stato un sogno!”, esclamò mentre Kate si avvicinava con le tazze in mano.

Lei sorrise e sedendosi sul fianco del letto, accanto a lui “No, decisamente non è stato un sogno”, confermò porgendogli il caffè.

“Avevi ragione”, Castle si avvicinò a lei, sedendosi meglio sul letto “Non potevo immaginare!”, aspettava dal loro primo incontro di sapere cosa lei intendesse dire con quel You have no idea.

“Ti è piaciuto?”, domandò Kate con un po’ di esitazione.

“Sì!”, rispose subito Castle, volendo fugare ogni dubbio.

“Anche la parte in cui…”.

“Soprattutto quella parte mi è piaciuta!!”, rispose sgranando gli occhi.

“Bene, anche a me”.

Si sorrisero maliziosamente per qualche istante al pensiero della loro performance, poi Castle diede voce ad un pensiero che lo attanagliava sin dal suo risveglio.

“Quindi stai facendo sul serio? Non è una situazione tipo ‘Oh, ho mollato il mio lavoro, ho rischiato di morire e sono molto in crisi’?”.

“No...non per me”, rispose Kate, non aspettandosi quella domanda.

“Ok. Neanche per me”, le disse con un sorriso enorme stampato in volto.

“Grazie”, sussurrò Kate dopo poco.

“Di cosa?”, domandò Castle perplesso, vedendola tanto seria.

“Di non esserti arreso con me”, spiegò abbassando leggermente lo sguardo “Per aver aspettato anche se non eri tenuto a farlo”.

Lui sorrise benevolo scostandole una ciocca di capelli dalla fronte “Di recente ho un po’ vacillato, veramente…”.

Kate sapeva che si riferiva alla sua piccola avventura a Las Vegas con la bionda hostess e sapeva anche che stava cercando di non farla sentire in colpa “Non hai fatto niente di male, Castle”, gli disse scuotendo la testa, poi ricambiò il suo sorriso “Una volta qualcuno mi ha detto che quello che succede a Las Vegas resta a Las Vegas”, scherzò lei, citando le parole che Rick le disse a Los Angeles.

Castle capì il riferimento immediatamente “Vale con tutte le città, giusto?”.

“Giusto”, concordò Kate “Quindi grazie”, ribadì.

Lui scosse energicamente la testa con la faccia buffa di un bambino che non vuole mangiare il passato di verdure “Rifiuto i tuoi ringraziamenti” disse “Non mi devi ringraziare proprio di niente”.

“Invece sì, Castle, ti devo ringraziare e mi devo scusare”.

Castle continuava a scuotere imperterrito la testa “Rifiuto i ringraziamenti e non accetto le tue sc… un momento”, si fermò di colpo “Di cosa ti dovresti scusare?”.

Kate si strinse nelle spalle “Un po’ di tutto, Castle! E me lo chiedi? Avrei mille ragioni per cui chiederti scusa; se non altro per averti fatto credere di non ricordare nulla della sparatoria”.

Gli si spezzava il cuore a vederla così amareggiata.

Non aveva bisogno di grazie o di scuse. Voleva solo saperla felice.

“Capisco…”, mormorò fingendosi pensieroso “Allora confermo”, rispose prima di riprendere a dimenare la testa a destra e a sinistra “Rifiuto ringraziamenti e scuse da parte tua”.

La fece sorridere e alzare gli occhi al cielo contemporaneamente.

Castle si sdraiò portandosi una mano alla fronte “Mi gira la testa”, bisbigliò.

“Ma va? Ti si stava quasi svitando!”, lo prese in giro Kate accarezzandogli una guancia “La vuoi sapere una cosa?”.

Lui annuì restando sdraiato ad occhi chiusi in attesa che il malessere si placasse.

“Se questi sono i risultati… potrei dare una chance alle tue teorie sul destino”.

La sentì sorridere anche senza vederla e incurvò le labbra di rimando.

“Detective Beckett, si sente bene?”, ora era lui a prenderla in giro.

“Sì, Rick. Mi sento bene”, rispose seria.

Il tono di voce meno scherzoso lo indusse a sollevare le palpebre.

Era uno di quei loro mementi in cui, se ci fosse stata un esplosione nucleare a pochi metri di distanza da loro, non avrebbero battuto ciglio, troppo impegnati a guardare l’uno dentro l’anima dell’altra.

“Sei tu allora a farmi girare la testa”, le sussurrò senza scostare lo sguardo.

Le sembrò strano arrossire per quella semplice frase, dopo la notte appena trascorsa.

Non si erano di certo risparmiati dopo quattro anni di attesa.

Eppure bastò quel timido rossore di lei, e lo sguardo furbetto di lui, a riaccendere i loro sensi.

“Ho lasciato il mio lavoro… quindi sai, ho la giornata libera…”.

Mentre parlava, Kate iniziò a sbottonarsi la camicia.

Castle abbassò lo sguardo su quei piccoli bottoni che, uno ad uno, lasciavano la propria asola permettendogli una migliore vista sulla pelle di Kate “In effetti, anche io”.

“Davvero?”, domandò lei, stando al gioco.

“Sì”, ribadì Castle, poi iniziò a sfilarla la camicia dalla spalla “Allora che cosa ti piacerebbe fare oggi?”.

“Mmm, non lo so, potremmo leggere”, propose Kate.

“Guardare la televisione”, le diede corda Castle.

“Sì...potremmo mangiare qualcosa…”, aggiunse protendendo il busto verso di lui per baciarlo, ormai mezza svestita.

“Potremmo farlo, sì…”, anche Castle si fece più vicino, per fermarsi poi di colpo a pochi centimetri dal volto di Kate.

Il rumore di una porta sbattuta riecheggiò nella stanza.

“Hai sentito?”, le domandò agitato.

Kate non seppe rispondere, incerta sul suono udito poiché troppo presa dall’imminente bacio.

Richaaaaard, sono a casa!”.

La voce di Martha proveniente dalla cucina ebbe su entrambi l’effetto di una doccia gelata.

“Oh, accidenti!”, esclamò Castle trascinando Kate con se giù dal letto.

Quando si rialzarono Kate strinse a sé un cuscino per coprirsi “Hai detto che era negli Hamptons!”.

Era negli Hamptons! Non dovrebbe essere qui!”.

Caroooo, dobbiamo parlare”.

Trasalirono nuovamente alla voce della donna.

“Nasconditi!”, fu la prima cosa che gli venne in mente.

“Che cosa?!”, domandò sconcertata Kate.

“Nasconditi nell’armadio!”, insistette Castle, ormai al massimo livello di agitazione per l’imbarazzo di venire colto in flagrante da sua madre.

“Dici sul serio?!”, protestò di nuovo, mentre Castle la spingeva proprio verso il guardaroba.

“Va nell’armadio!!”, le disse un’ultima volta, sentendo la madre avvicinarsi alla camera.

“Ma no, non vado nell’armadio!”, ribadì ancora e senza successo, dato che ormai era praticamente già all’interno.

Giusto in tempo per vedere Martha entrare nella stanza e domandare al figlio come mai non le avesse risposto.

Si era dimostrata clemente verso il destino, stava pure prendendo in considerazione di rivalutare le sue convinzioni a favore del fato e lui la ripagava così?

Prima appesa a penzoloni ad un palazzo, ed ora mezza nuda nell’armadio di Castle con il resto della sua famiglia in cucina?

Lanciò il cuscino allo scrittore non appena Martha gli voltò le spalle.

Si rivestirono e concordarono un piano di fuga per farla uscire inosservata.

“Ti raggiungo da te appena posso”, le baciò una guancia e andò dalle due rosse in cucina, pronto a distrarle.

Sul volto di Kate scappò un involontario sorriso al pensiero di tutta quella situazione e di chissà quanti altri scherzetti Castle e il suo ‘caro amico destino’ le avrebbero riservato.

Ma per il momento tornò seria.

Era irritata dall’interruzione subita e non l’avrebbe fatta passare liscia a Castle.

Dalla porta aperta dello studio le cadde l’occhio sullo scaffale con la collezione di cd dello scrittore.

Mentre si nascondeva ed attendeva il momento giusto per scivolare inosservata lungo le pareti del loft cominciò a far passare con lo sguardo i titoli dei vari album.

Castle aveva gusti molto vari. Alcuni cd li aveva anche lei, ma uno in particolare attirò la sua attenzione.

La compilation dei Kiss intitolata The Originals uscita nel 1998 la indusse a mordersi il labbro.

Era proprio durante l’Halloween di quell’anno che la sua vita cambiò, anche se lei l’avrebbe scoperto solo l’anno successivo.

Si accucciò e nascosta dalla scrivania rubò un post-it e una penna.

Scrisse meglio che potè, nonostante la posizione scomoda.

Sei la più grande sorpresa della mia vita. K.

Arrossì e infilò il bigliettino nel cd prima di cambiare idea.

Se non l’avesse trovato da solo, pensò che forse per il loro primo anno insieme avrebbe potuto consigliargli di festeggiare ascoltando le canzoni della band che li fece incontrare.

Scosse la testa. Una notte con Castle e già stava fantasticando sul loro primo anniversario.

Tese l’orecchio verso la conversazione che si stava tenendo in cucina.

Strinse al petto gli stivali, tornò sui suoi passi solo per recuperare il reggiseno dimenticato ai piedi del letto, e di soppiatto uscì dal loft mentre in cucina Alexis stava implorando il padre di darle un’aspirina.



Non si può scegliere il modo di morire. E nemmeno il giorno.

Si può soltanto decidere come vivere. Ora.

Joan Baez

 

Ivi’s Corner:

ed eccoci con la terza ed ultima ff a conclusione della serie che vede come protagonisti... i Caskett??? Nooooo! Gene Simmons!!! Ahahahahahah :p

 

A presto!! :-*

 

Ivi87

   
 
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