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Autore: bimbarossa    22/07/2015    1 recensioni
Silver Millennium e la sua ricchezza.
Silver Millennium e la sua rovina.
Che non si può evitare, così come non si può evitare di restare affascinati dal suo mito, dal biancore in cui è avvolto. Dalla sua Leggenda.
La storia della sua inesorabile disfatta, raccontata da chi vi ha assistito, perpetrandola o subendola, mentre bene e male, ragione e torto si mischiano fino a diventare la trama di una guerra spietata per la supremazia nel Sistema Solare.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Endymion/Serenity, Haruka/Michiru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Prima dell'inizio
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Dopo parecchio tempo mi rifaccio viva con un reboot di una mia vecchia fic “Le cronache delle principesse combattenti”. Mi scuso con coloro che, seguendola non hanno più avuto notizie ne aggiornamenti su di essa, ma i problemi sono tanti e la vita è quella che è. Adesso però sono tornata, con una versione molto più fedele al manga che adoro, ma senza rinunciare ai personaggi OC della storia. Che dire, vi ringrazio in anticipo se mi leggerete, e se vorrete, darmi la vostra opinione. Buona lettura che spero facciate sdraiati al Sole sotto un ombrelloneXD!


 

Pandia, la dama di compagnia di Queen Serenity, bussò leggermente, quasi non attendendosi una reazione dagli occupanti, alle gigantesche porte delle Stanze Reali, porte di un solido bianco che arrivavano fino al soffitto altro quasi tre metri dei corridoi del palazzo.

Come si era aspettata solo il silenzio le rispose, così decise di prendere l'iniziativa di entrare, poiché sapeva che Sua Maestà non le avrebbe usato rimproveri né critiche.

Come ogni volta che metteva piede lì dentro (ed erano ormai talmente tanti anni che non li ricordava neanche più!) fu colpita dal candore delle pareti di marmo bianco, leggermente porose, cosicché si poteva leggere una trama ricamata in quelle mure che avevano visto così tanto, che avevano dimenticato così tanto. Mura che solo in parte erano interrotte da affreschi di creature leggendarie, di cui la mitologia di Silver Millennium abbondava, come unicorni bianchi che volavano tra candide nuvole rosa, o fiori che al posto dei petali possedevano invece corolle di perle (lacrime delle principesse che avevano regnato nel passato).

Ma i preferiti della sovrana però erano inspiegabilmente piccoli e furbi conigli argentati, dipinti con forme falsamente infantili ma che in realtà possedevano una simbologia talmente antica che solo in pochi, di questi tempi talmente oscuri e pieni di dolore, sembravano ricordare.

Le amabili bestiole, con le loro zampette agili e tozze, si rincorrevano per giardini incantanti e onirici, dove scavavano buche profonde, che sarebbero magari potute arrivare dall'altra parte della Luna, la parte oscura in cui era ancora tuttavia caldamente sconsigliato andare, anche se vi era stata l'abrogazione del divieto assoluto emanata da Sua Maestà nonostante quello che era successo durante il battesimo della principessina.

Pandia ebbe un brivido ricordando quella vecchia, vecchissima storia, una leggenda nera la cui trama e scia si perdevano, ma non del tutto, oltre il buio stesso di una notte senza stelle, lo stesso buio del cielo lunare, lo stesso buio sotto la cui volta, e aura, abitavano tutti loro della razza lunare, razza che cionondimeno era solo una parte, quella alla luce e di luce, e che molto spesso tendeva a dimenticare quell'altra parte, perché era più facile, meno doloroso dall'ammettere che sulla loro magnifica patria, la Luna, una simile marmaglia e stirpe malvagia potesse anche solo vivere e, malgrado gli sforzi di Sua Maestà di intrappolare la loro guida in uno dei tanti specchi del Moon Castle durante l'ultima guerra, prosperare.

Tutto questo per il pianeta azzurro, quel maledetto pianeta azzurro!

La Terra, che Pandia poteva osservare ogni volta dal grande terrazzo della sala dei ricevimenti e a cui nessuno di loro poteva accedere, dominava l'orizzonte lunare. La dama appoggiò le mani grassocce e curate al vetro cristallino dell'enorme vetrata della gigantesca camera da letto di Sua Maestà, coprendo con le dita quel rotondo azzurro e pensando che sarebbe stato molto bello se fosse stato così facile far sparire quell'astro tanto barbaro, incivile, patriarcale e pieno di assassini, stupratori e corrotti esseri che secoli prima si erano macchiati di un delitto infamante e che ancora oggi pretendevano di acquistare tecnologie avanzate da Silver Millennium, senza però ricambiare il favore con la cessione di una parte delle loro abbondanti risorse di cui disponevano ad un costo accettabile. Nonostante questo, nonostante i rapporti tra le due razze fossero cioè tesi all'inverosimile, e ci fossero state minacce e dichiarazioni di guerra (che per ora sembravano solo vaghe allusioni senza consistenza), Queen Serenity non si faceva né intimorire né sminuire dagli insulti e dalle frasi beffarde e misogine di cui erano pregne le campagne diffamatorie che ogni tanto, a ciclo alterno, si diffondevano nel pianeta che splendeva lassù, dietro la mano tremante di Pandia.

Quell'azzurro sembrava emanare energia allo stato puro, qualcosa che veniva dal suo interno, qualcosa che persino alla sua adorata Luna mancava, che mancava al Cristallo d'Argento stesso, e a tutti loro, specie superiore per conoscenze tecniche e modalità di applicazione delle stesse; una forza connaturata che sembrava bruciare e raffreddare insieme, la cui presenza, la cui percezione quasi tangibile era il motivo per cui loro, la favolosa e orgogliosa razza lunare, si erano assunti il compito di guidarla sulla Retta Via e di proteggerla, anche da se stessa e dai suoi abitanti così mediocri, che nemmeno si erano accorti di tale dono, di tale, immeritata fortuna.

Ovviamente questo era il secondo dei loro doveri; il primo era tutelare il loro preziosissimo Cristallo d'Argento. E pensando a quel gioiello fonte di pace e prosperità, Pandia fece un gesto contro la sfortuna perché sapevano tutti che quelli non erano giorni felici per Silver Millennium.

La regina si trovava seduta al suo grande specchio sostenuto da una cornice madreperlacea, quasi più luminosa di esso, cornice che era stata donata alla sovrana dal suo amato sposo, ed era l'unico oggetto che brillava nel buio di quel giorno speciale. Infatti proprio nel mentre scese su tutta la Luna una tenebra assoluta, e Pandia poté vedere, quasi con un senso di rivincita, che su una parte del grande globo completo e illuminato che era la Terra in quel giorno, si stava proiettando un'ombra nera e scura, come una piccola faccia maligna di un folletto malvagio, con intorno un anello di penombra grigio-giallo come la pelle di un cadavere.

"Mia signora, dovreste mangiare e poi riposare," la cortigiana distolse gli occhi da quel fenomeno così strano ed inquietante e si concentrò sul vassoio ancora pieno di cibo che era abbandonato sulla specchiera della stessa tonalità iridescente," vostro marito non avrebbe mai voluto che voi vi lasciaste andare così, avete una bambina da crescere e condurre al Trono Lunare che le spetta per diritto di sangue.”

"La mia piccola Serenity!" il gemito si spezzò e le lacrime, già a lungo versate, rigarono di nuovo il suo volto,"come farà a crescere senza una figura paterna?"

" Ma è la guida materna che conta." Rendendosi conto di aver esagerato Pandia mediò con tono gentile e rassicurante." Voi siete forte, siete una matriarca, e un po' della vostra tempra si è trasmessa sicuramente anche a vostra figlia."

Di questo Pandia non ne era molto sicura. La principessa era certamente una delle bambine più dolci e buone che avesse mai visto, ma la sua dolcezza non serviva a molto quando dovevi gestire un regno che era invidiato da tutti per la sua tecnologia, la sua bellezza, la sua cultura e progresso.

Inoltre piangeva e frignava spesso, era pigra e sbadata; il suo precettore di politica del sistema solare si lamentava di lei di continuo, e solo la sua mentore di relazioni pubbliche con la Terra la elogiava apertamente, affermando come la principessa avesse una insopprimibile quanto mai inopportuna curiosità verso quel pianeta tanto primitivo.

"Già, oggi è stata molto forte la mia bambina," continuò a parlare Queen Serenity come in trace, il mondo ridotto ad un fessura dal lutto, fessura che sembrava non lasciare più entrare niente e nessuno se non la visione di quella ragazzina dai lunghi capelli dorati come un'alba terrestre, "avresti dovuto vederla al Galaxy Cauldron, non ha pianto quando le ho fatto vedere dove il mio consorte è morto per salvare tutti noi."

Anche Pandia pensava che entrambe fossero state molto coraggiose ad andare in un posto simile, dove si diceva si fosse liberato il male stesso, un male chiamato Chaos, un luogo talmente lontano nella galassia che entrambe, così come i pochissimi dignitari coraggiosi e prodi che avevano insistito per accompagnarle, erano tornate sfinite e svuotate di ogni energia, fisica e psicologica.

In realtà le voci erano discordanti, in quanto le cronache delle Guerre Sante delle Sailor affermavano che Chaos, e qui Pandia fece un altro gesto superstizioso, fosse stato sconfitto da un una Sailor potentissima, la Guerriera Leggendaria che però dopo averlo eliminato era inspiegabilmente sparita. A ciò era seguito un periodo di insperata pace che era stato interrotto da qualcuno, qualcuno legato a Chaos, o forse lui stesso che non era stato distrutto in modo definitivo tornato per vendicarsi; entità che stava compiendo stragi su tutti i pianeti della galassia, uccidendo civili ma soprattutto braccando e rubando l'anima cristallina delle guerriere che proteggevano quei pianeti.

Il terrore si era sparso anche lì, sulla Luna, e il loro amato sovrano, che riposi in pace, era partito per quel fulcro malefico da cui non aveva mai fatto ritorno.

La regina saputo della tragedia, pur straziata dal dolore aveva condotto, assieme a pochi fedelissimi, la sua bambina in quel posto, forse per farle elaborare il lutto per il padre producendo quel distacco necessario per andare avanti, ma anche, e questa era l'ipotesi per cui protendeva Pandia, per ricordarle la sfida ineluttabile che la piccola avrebbe dovuto affrontare. Ma Serenity sapeva veramente che cosa rappresentava e che cosa avrebbe rappresentato per lei quel luogo, il Galaxy Cauldron? Sapeva quanto avrebbe dovuto o potuto perdere in quel baratro maledetto da cui nascevano tutte le stelle? Ricordava di esserci già stata appena dopo la sua nascita, una piccola stella in fasce luminosa e piena di futuro e di aver incontrato la Sacra Guardiana che le aveva letto in quegli occhi blu il suo difficile destino? Ci sarebbe stato mai qualcuno così importante per lei da farle compiere quel terribile atto, come quello di abbandonarsi completamente a quell'oscurità che era il Cauldron, senza scappare, e rinunciando al potere supremo di Protettrice del Cosmo?

Pandia guardò da sotto in su il ritratto del compagno di sua Maestà scuotendo la testa affollata di pensieri, con un misto di commozione per la sua tragica fine e di nostalgia per il fatto che era sempre stata una brava persona, molto più forte di quanto desse a vedere la sua costituzione esile e compassata. Ci voleva del coraggio per stare accanto ad una sovrana come Queen Serenity, ferma, rigorosa, e dedita al suo dovere fino in fondo. Ci voleva del coraggio per considerare Serenity come figlia propria, nonostante sapessero tutti che le eredi al trono sono generate unicamente dallo spirito materno, in comunione con quello della loro Sacra Luna, che sola può reggere il potere del Cristallo Argentato e il benessere dell'intero Sistema Solare.

Ed il coraggio e la dignità di un compagno solamente di nome, quelli che aveva dimostrato in vita, lo avevano distinto anche nella morte, in quel pozzo oscuro e remoto di spazio lontano e sconfinato al centro della Via Lattea che nemmeno Pandia poteva minimamente immaginare, ma da cui parevano arrivare minacce a non finire per il loro piccolo popolo pacifico e prospero, osannato e invidiato da molti in egual misura.

Quante conseguenze nefaste possono avere la fortuna e la ricchezza? E quante la felicità? E soprattutto, la sua piccola principessa, quella minuscola bambina bionda che amava la Terra e piangeva spesso, avrebbe potuto fronteggiare sia i pericoli conosciuti e prospettati come il nero Galaxy Cauldron, ché quelli improvvisi, ancora più pericolosi e insidiosi, magari più vicini, conseguenza diretta della loro prosperità bramata dai più?

"Non sarà da sola, mia regina, a combattere contro tutti i nostri nemici, ci saranno le Sante Custodi che la proteggeranno!" La regina annuì ancora e i suoi occhi azzurro scuro, in cui gli interrogativi angosciosi di Pandia si erano riflessi e a cui la cortigiana aveva dato risposta per confortare la sua sovrana e sé stessa, adesso erano asciutti. Cominciò a spazzolarsi i lunghi capelli biondo cenere e fissò Pandia con fermezza.

"A proposito delle guerriere Sailor, oggi ci sarà la loro ufficiale investitura, con la consegna delle loro dimore celesti! Sono pronte ormai, e sufficientemente responsabili per assolvere ai loro doveri di nascita, non solo di guardiane di mia figlia ma, cosa ancora più importante, di protettrici planetarie sia dagli invasori interni del Sistema Solare, sia da quelli esterni provenienti dallo spazio profondo e insondabile che sembrano, da lì fuori, pronti a braccare la nostra piccola Luna come una fiera dalle fauci spalancate. Non immagini nemmeno, mia diletta Pandia, quanti essi siano, e quanto sia vorace la loro malvagità!"

Detto questo con un tono di voce lieve e grave assieme, posò, con un colpo che fece sobbalzare Pandia già spaventata e con i brividi che le solcavano tutto il corpo grassottello, la spazzola sulla specchiera e si alzò, il voluminoso vestito di un bianco accecante che frusciava ad ogni suo movimento, come un sudario dotato di vita propria per una morte annunciata, ma non ancora avvenuta.


 

La sala delle cerimonie era affollata di gente e il brusio rendeva indistinte le parole e le intenzioni; che cosa aveva in mente di fare Queen Serenity? Davvero voleva affidare la sicurezza di Silver Millennium e quella del Sistema Solare a delle ragazzine? Il brusio cessò quando entrarono nella sala vari personaggi con insegne di vari colori, e con armature decorate con varie pietre che scintillavano di bagliori metallici ed effimeri quanto il fenomeno terrestre dell'arcobaleno. Essi portavano degli strani stendardi con strani simboli, diversi dalla onnipresente luna nascente argentata che si trovava ovunque lì, dalle maniglie delle porte fino alla fronte di Queen Serenity e di sua figlia, simboli altrettanto ancestrali che risalivano alla nascita dell'Universo stesso.

Entrarono poi sette fanciulle, di vario aspetto e altezza, ma tutte con un'aria nobile nel volto serio e con le loro uniformi militari che avrebbero usato per combattere. Perché loro erano militari, anche se i maligni dicevano che fino al giorno prima scorrazzassero nei giardini del palazzo con la principessa Serenity. Tre si distinguevano perché erano visibilmente più grandi e taciturne, se ne stavano in disparte e sembravano distanziarsi dalle altre quattro, gruppo composto da una stangona, una minuta e timida, una altera e enigmatica e una chiacchierona che seguiva con gli occhi tutti i bei ragazzi della stanza.

Quando la regina entrò il silenzio si fece assordante e tesissimo.

Pandia osservava affascinata da dietro le pesanti tende argentee che separavano la grande sala dal resto del palazzo, le guance arrossate e il respiro ansante.

Quanto era bella la sua regina! E quantomai come in quel momento vulnerabile!

Il senso di disagio e preoccupazione che affliggeva il cuore della donna ad un tratto si fece più lieve, come sciolto da un calore e un tepore senza fine, senza compromesso, che mondava le ferite dello spirito con la sua sola presenza.

“Che ci fate qui, principessa? Non dovreste essere nelle vostre stanze?”

I codini dorati si mossero come farfalle al seguito del fermo cenno di diniego della ragazzina.

“Non capisco perché lei non voglia che io presenzi alla cerimonia. Sono le mie amiche, e voglio vederle mentre vengono premiate.”

“ Vostra madre ha perfettamente ragione! E ricordatevi che esse non vengono premiate! Attenta a come parlate principessa! Non sono vostre amiche, e voi non dovreste trattarle come tali. Sono soldati, le vostre Guardiane, e oggi non verranno affatto premiate ma investite di un dovere sacro, che la maggior parte delle persone non può neanche comprendere, signorina mia!”

Serenity la guardava con quegli occhioni blu che parevano vivere in un mondo tutto loro, o forse nell'essenza stessa del mondo, ché Pandia si sentì stringere il petto in una morsa che mai aveva provato prima. Il corridoio attiguo alla sala delle cerimonie dove sostavano tutti i curiosi che non avevano avuto la fortuna di essere ammessi, adesso le sembrava lugubre e minaccioso rispetto alla sala piena di luce (artificiale) che stava dall'altra parte della tenda; le ombre sembravano più lunghe, quasi dotate di malefica energia intrinseca, protette da quel giorno senza luce, unico nell'intero mese lunare, scelto da Sua Maestà per inspiegabili motivi proprio per quell'evento così eccezionale di tale investitura, cerimonia che meno si adattava a quell'atmosfera scura e fosca, densa di mistero e religiosità esoterica.

Ma era davvero così? Davvero quel consesso era così determinante, talmente importante e segreto da essere presieduto solo dal e con il favore delle tenebre assolute?

Mentre la Regina iniziava il suo discorso, le parole di sua Maestà risuonarono inquietanti e tetre nella loro irreale sacralità nella mente di Pandia, alla stregua dei ricordi di ciò che era avvenuto tanto tempo prima, con Queen Serenity che si avviava silenziosa e risoluta al tempio della dea Argentata per tornare gravida e piena di un'ineffabile esaltazione e sicurezza data dalla consapevolezza di aver assicurato una futura successione al Trono Lunare. Un'unica bambina, un'unica femmina, nata sotto il segno della Luna e dalla Luna, concepita per grazia divina di una divinità antichissima e potentissima, una bambina senza padre e senza geni maschili nelle vene, così speciale che i terrestri, saputa la cosa avevano tirato fuori parole come “strega”, ”essere demoniaco”, ”sangue corrotto” e credenze futili della stessa risma; e ripensando a questo, il gesto superstizioso che Pandia stava per compiere cadde nel vuoto. Lei, Pandia, non sarebbe caduta nella stessa trappola, basta segni nell'aria dettati dalla paura e da tabù folkloristici.

Ci voleva un gesto più potente, più puro, per scacciare i pensieri funesti che si agitavano dentro Pandia, perciò allungò la mano e sfiorò delicatamente la fronte della giovane principessa, così non toccata, così innocente, così immune da tutto quel mondo là fuori, crudele e impietoso. Quale sarebbe stato il suo futuro? Che genere di compagno avrebbe potuto trovare una della sacra stirpe lunare? Chi avrebbe avuto tanto coraggio e tanta umiltà da stare al suo fianco? Chi avrebbe avuto tanta temerarietà da sfidare l'immortalità di Serenity e l'immensa potenza del Cristallo d'Argento Illusorio?

Molti erano i pretendenti, ma puntavano appunto solo al gioiello. Eppure quegli inetti non riuscivano a vedere, non riuscivano a capire che era l'amore, quello vero, la sola chiave che poteva far brillare il cuore delle Donne della Luna, e quindi l'unico mezzo per arrivare al vero potere della loro reliquia. Solo l'amore avrebbe potuto far accettare un legame con esseri quasi eterni, quasi immortali, quasi invincibili come erano le regnanti di Silver Millennium. E non solo loro, si corresse Pandia guardando le sette fanciulle che aspettavano pazienti l'inizio della cerimonia.

“Sta iniziando.....guarda come sono belle le mie amiche! Aspetta, ma quelle tre chi sono?Non le ho mai viste qui.”

“Quelle, vostra altezza, saranno i baluardi della vostra patria.”

“Ma sono solo delle ragazzine!”intervenne una voce ridacchiante; un gruppo di servette della stessa età dei soggetti in causa, stavano conversando poco lontano, anche loro spiando dietro i pesanti tendaggi grigio-fumo la cerimonia. Ridacchiavano e si mettevano la mano davanti alla bocca, eppure alcune frasi raggiungevano Pandia, nonché Serenity che, non vista dalle cameriere perché coperta dal grassoccio corpo della cortigiana, ascoltava rapita e confusa i commenti discrepanti che la servitù non si curava di nascondere.

“Attenta a come parli tu! Ricordati di chi stai parlando!”

“Avanti Pandia, ci credi davvero che quelle marmocchie abbiano il controllo di interi pianeti? Per me sono solo delle femmine montate! Quella lì, quella che sta avanzando verso la Regina, non ti sembra troppo compassata? Alcuni dicono che sia un cyborg, un umanoide freddo, privo di cuore nel petto, mentre quella dai lunghi capelli bruni lo sanno tutti che è una fattucchiera, una strega dalle strane arti magiche.”

“Si si, l'ho sentito anche io questo,” intervenne una sua compare di stesso livello, “per non parlare di quella biondina. Sappiamo tutti che ha aperto le gambe a tutti gli uomini di Silv......”

“Uhm uhm! Silenzio pettegole! Potreste essere anche accusate di alto tradimento.” Pandia cominciò a tossire e dimenarsi per evitare che una piccola curiosa dai codini dorati venisse a portata d'orecchio e sentisse quelle cattiverie gratuite e piene di invidia malcelata.

“Certo certo. Chi dice niente. Ma non puoi negare che girano strane voci su quelle sette femmine, voci che mettono la strizza addosso, te lo dico sinceramente. Qualcuno dice che siano dei demoni travestite da graziose ed innocue fanciulle, altri dicono che sono solo mercenarie, straniere che non c'entrano niente con noi della Luna.”

“Voci messe in giro da quei maledetti terrestri, potrei scommetterci! Non credete a tutto quello che sentite, le Sante Guardiane considerano Silver Millennium come la loro patria, ne sono sicura. E sono fedelissime alla principessina!”

Questa intanto aveva smesso di ascoltare i borbottii tra la servitù, anche perché i toni erano così sommessi ed il brusio all'interno della stanza così aumentato che anche se avesse voluto, non avrebbe sentito comunque più nulla.

Così, alzandosi sulle scarpine lucide e bianche come il suo vestito di seta purissima e costosissima proveniente dalla Terra a prezzi spropositati, Serenity cercò di guardare sopra il mare di teste che si affastellavano per l'intero ed enorme salone.

Non riusciva più a vedere né le sue amiche né sua madre, ma la sentiva parlare, la voce chiara e senza tentennamenti.

Poi la luce artificiale si spense, e rimase solo la luce della Terra che splendeva in alto nel cielo come un faro azzurro. Ma quel pianeta che tanto adorava e che in quel giorno del mese riusciva a vedere ed ammirare in tutta la sua bellezza, aveva qualcosa che non andava. C'era un piccolo occhio nero sulla sua superficie, una macchia che si spostava lentissimamente ma inesorabile e che sembrava seguire il movimento della Luna, come se nascesse da essa.

Serenity era una ragazzina sveglia ed estroversa, ma il precettore di astronomia non le era molto simpatico, perciò la nozione che quella fosse l'ombra della Luna che si proiettava sulla Terra durante l'eclissi proprio non la sfiorò neppure.

Ecco perché il suo piccolo ed esile corpo a quella vista si riempì di terrore allo stato puro, convinta che un buco, una voragine si stesse aprendo sulla sua amata Terra, e gli occhi le si riempirono di lacrime mentre stringeva i pesanti tendaggi tra le nocche per aggrapparsi ad essi.

“Pandia, quello cos'è?”

Ma Pandia non ebbe il tempo per rassicurarla, poiché in quel momento la folla sembrò disperdersi, e formare un semicerchio attorno a qualcosa di luminoso e leggero. Davanti ai loro occhi si stava formando un ologramma, pieno di dettagli come se fosse reale quanto loro, un lampante esempio del livello tecnologico dell'Eternity Main System, ma non solo quello. Strane forme rotonde e colorate sembravano danzare nel vuoto, scontrandosi e annientandosi a vicenda, per poi riformarsi sempre più grandi e più sferiche, con un'enorme globo centrale giallo e dorato attorno al quale ruotavano le altre biglie di varie dimensioni e colori. Serenity per un attimo dimenticò la paura tale era la meraviglia, la piccola bocca rosea spalancata su quel portento dalle profonde implicazioni filosofiche ed etiche.

Quello che si stava profilando era un salto nel passato, in un passato antichissimo di miliardi di anni, un evento così portentoso che persino lei, che detestava tutte le discipline scientifiche, poteva riconoscere e apprezzare.

Quello che stava vedendo, e rivivendo, era la nascita di ogni cosa, di ogni vita. Era la nascita del Sistema Solare.

  
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