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Autore: Lety_chan    23/01/2009    1 recensioni
Avrebbe tanto voluto sposarsi e vivere come ogni altra donna del suo tempo: con la sua famiglia, ad occuparsi dei figli. Invece no, sarebbe stata da sola in un monastero di clausura, senza che niente e nessuno potesse aiutarla ad uscire o almeno a rendere più sopportabile la sua condizione di prigionia. Immersa in questi pensieri, guarda verso il padre. Lo guarda per cercare un conforto nella figura umana più vicina a lei (dal punto di vista spaziale e famigliare), ma vede solo la figura di colui che la imprigiona.
[Hinata]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Alla mia cara Revan,
La mia nee-chan.
Cara amica e quasi sorella,
anche se non di sangue!
Ti voglio bene!







THE HOPE IN YOUR EYES

 


La luce del sole filtra dalle piccole finestre a vetri della grande basilica di S. Bartolomeo, nella contea di York, creando un gioco di colori sul pavimento di marmo rossiccio e sulle alte colonne che si stagliano fino al soffitto tutto pieno di enormi mosaici. Il forte odore di incenso e la leggera nebbiolina che dal basso sale verso il soffitto, rende il luogo quasi irreale. Eterno.
 


In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen.



 
Tutto tace. Solo la voce del prete, che cantilena le preghiere nella antica lingua latina, spezza il silenzio di questo luogo. Questa atmosfera di raccoglimento è rotta ogni tanto da qualche risatina, proveniente dalle ultime file della navata principale: lo spazio riservato al popolo. Un ragazzo biondo, con i capelli tutti scompigliati, dà gomitate al suo vicino, un giovane con strani segni sulla faccia. Entrambi ridacchiano indicando due ragazze qualche fila più avanti: una ha lunghi e lisci capelli biondi, legati in una coda alta; l'altra ha curiosi ciuffi rosa che escono dal velo che porta in testa.
 
Tra le file si vedono individui singolari: c'è chi dorme sdraiato sul banco, chi mangia "cercando di fare silenzio"; una ragazza rigira tra le dita un pugnale, un altro osserva incuriosito il volo di una mosca.
 
Ma ci sono altri che, seduti composti sulle loro poltroncine, guardano fisso davanti a sé e ascoltano la voce del celebrante. Sono vestiti elegantemente e stanno in un luogo rialzato, separati per mezzo di una balaustra dalla gente di basso rilievo. Sono i nobili signori con le loro dame! Tra questi vi sono anche due giovani...
 
Lei, seduta accanto al padre, con le piccole mani adagiate sulle gambe coperte da un lungo vestito viola elegante che ricade fino alle caviglie. I suoi capelli corvini, lunghi fino alle spalle, incorniciano il dolce viso ancora un po' da bambina; gli occhi bianchi sono fissi davanti a sé, ma la sua mente è persa in un mondo parallelo. E' la maggiore di due sorelle, la legittima ereditiera del grande patrimonio della sua famiglia. È destinata, però, a entrare in convento, a causa della sua indole timida e alla sua mancanza di fermezza e polso per le questioni importanti. Sin dalla più giovane età, venne istruita al fine di diventare monaca: la via più semplice. Alternativa: la morte! Alla sua sorella minore, fu insegnata l'arte del parlare in pubblico e la retorica. Ella aveva un maggiore potenziale e, nonostante non fosse la primogenita, l'amministrazione dei beni familiari sarebbe stata affidata a lei. Lei avrebbe ereditato tutto.
 
Lui, da solo, con il vestito da cerimonia e il mantello nero sulle spalle, sta appoggiato alla colonna. Lo sguardo severo e il portamento altero, lo fanno sembrare più vecchio di quanto non sia in realtà. E' il minore dei due figli del defunto governatore della contea. E' orfano. La sua famiglia è stata uccisa dal suo fratello maggiore, che dopo il delitto è fuggito senza lasciare traccia. Da allora vive nella villa di famiglia, isolato dalle altre persone, ed esce solo per le funzioni importanti. Non parla con nessuno e non permette a nessuno di avvicinarlo in qualsiasi modo. Vive del suo odio per il fratello e del disprezzo per le altre persone.
 
La fanciulla è oppressa dalla vita ingiusta a cui è destinata. Avrebbe tanto voluto sposarsi e vivere come ogni altra donna del suo tempo: con la sua famiglia, ad occuparsi dei figli. Invece no, sarebbe stata da sola in un monastero di clausura, senza che niente e nessuno potesse aiutarla ad uscire o almeno a rendere più sopportabile la sua condizione di prigionia. Immersa in questi pensieri, guarda verso il padre. Lo guarda per cercare un conforto nella figura umana più vicina a lei (dal punto di vista spaziale e famigliare), ma vede solo la figura di colui che la imprigiona: colui che la costringeva a percorrere la strada che non vuole, colui al quale deve obbedire sempre, qualsiasi cosa le chieda. Volta la testa da un'altra parte per eliminare la propria sofferenza almeno in parte, se possibile. Nota una figura maschile, appoggiata ad una colonna, isolata da tutti gli altri. E' alto, vestito elegante, sicuramente un nobile! Sale con lo sguardo, fino ad incrociare due occhi, neri come la pece, che la guardano. La ragazza distoglie lo sguardo all'istante, trafitta da quegli occhi: occhi severi, nei quali si riflette un forte sentimento di disprezzo. Ma c'è qualcosa di strano in essi... In quel veloce attimo in cui ha guardato in quegli occhi, si è sentita gelare; ma ha anche percepito un sentimento che lei conosce molto bene: la sofferenza. Guarda di nuovo il ragazzo appoggiato la colonna, i suoi occhi sono sempre lì a fissarla, gelidi come il ghiaccio, ma questa volta lei sostiene il suo sguardo.
Si guardano a lungo, cercando di cogliere cosa si nasconde nell'animo dell'altro, ma tenendo ermeticamente chiuso il proprio. Piano piano, però, la barriera inizia a sgretolarsi...
Egli soffre molto, di una sofferenza che lei non condivide ma capisce perfettamente: soffre perché è solo, perché non ha nessuno con cui poter parlare e confidarsi. E' solo! E anche lei lo è: pur essendo circondata da tanti parenti, si sente orfana. Non sente legami quelle persone, sempre così composte e sicure di sé. Lei è diversa: non si è mai sentita all'altezza del suo rango, è sempre stata meno bella delle altre ragazze, meno elegante, quella con meno pretendenti, quella con meno esperienza; insomma, la minore in tutto. Questo la fa stare molto male, la fa sentire sempre nel posto sbagliato; le fa quasi rimpiangere di essere nata. Sono totalmente diversi tra loro, ma allo stesso tempo sono uguali... La loro sofferenza coincide: entrambi si sentono fuori dalla vita a cui dovrebbero appartenere. Entrambi desiderano trovare chi non li giudica per la loro condizione sociale e famigliare; qualcuno che li capisco e li faccia sentire al sicuro dal mondo in cui sono costretti a stare.
 


Credo in unum Deum, Patrem omnipotentem, factorem coeli et terræ, visibilium omnium et invisibilium. Et in unum Dominum Jesum Christum...
 


La pace e la serenità del momento viene distrutta quando, per il movimento di tutti i fedeli che si alzavano per recitare il Credo, i due giovani perdono il contatto visivo l'uno con l'altra. Il mondo reale torna ad oscurare la scena, ancora più scuro del solito. Entrambi tornarono alla loro realtà, insultando se stessi per aver pensato anche solo per un secondo che fosse possibile eliminare tutto quel dolore solo trovando chi soffre come te!  
 


Ite missa est.
 


Alla fine della celebrazione la giovane segue il padre e saluta tutti i nobili che egli le presenta con grandi inchini e sorrisi come le era stato insegnato. Risponde alle poche domande che le
vengono poste, ma intanto pensa a lui. Non riesce a togliersi dalla mente quegli occhi e all'odio e al dolore che ci ha visto dentro. Nel momento in cui i loro occhi si sono incrociati, ha percepito tutto quello che prova quel giovane: è riuscita a fargli aprire le porte del suo cuore e ad aprire le sue a lui, cosa che non era mai capitato prima! Durante quel contatto, tutte le preoccupazioni erano sparite e un'aura di pace li aveva avvolti, lasciandoli soli, come se fossero solo lui e lei e il resto delle persone non esistesse. Non sentivano più nulla, niente più odio né dolore. Niente più sofferenza! La voce del prete era lontana, quasi impercettibile.
 
Prima di uscire dalla chiesa, mentre era sulla porta d'ingresso, lei si volta ancora una volta verso la colonna, per cercare ancora quel contatto che la faccia sentire al sicuro, per riaccendere la speranza di un futuro felice; per incontrare ancora quegli occhi così scuri, così neri e diversi da lei, nei quali lei si era riconosciuta! Voleva specchiarsi un'altra volta in quegli occhi, per capire se c'era la possibilità di tornare a vivere quei pochi momenti di pace; o se era stata una cosa temporanea e irripetibile!
 
Cerca il suo sguardo e lui è là appoggiato alla colonna, come una statua, che la guarda ancora!!!



***


(inizio pazzia dell'Autora)
E' solo da qualche mese che conosco questa coppia. Era nata dall'odio per i due personaggi di Kishi-sensei, poi è diventata qualcosa di più: scaricando immagini, leggendo fic e pensandoci...ho inziato ad amarla. Sono bellissimi!!!!!! Sì, è vero, è una coppia impossibile visto che non si sono mai parlati e non hanno avuto mai modo di conoscersi!
Però sono troppo pucciooooooooooooooooooosi!!!! xD!
(fine pàzzia)

  
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