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Autore: Atra    23/07/2015    3 recensioni
Draco sta per diventare padre di Scorpius Malfoy e questo
momento gli permette di dare uno sguardo a un se stesso che non
è ancora capace di guardare avanti, ma è perso
nei mille rimpianti e nelle mille scelte infrante che hanno segnato la
sua vita fino a quel giorno...compreso il suo silenzioso e tormentato
amore per Hermione, probabilmente non ricambiato.
Ma...(dal testo):
"Maledizione Draco, cosa
stai facendo? Ancora a fuggire, eh? Ancora a negare la
realtà, ancora a farti sostituire, ancora a perderti il
meglio, ancora a negare te stesso.
Che uomo sei? Che marito
sei? Che padre sei?"
Spero che vi piaccia!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Astoria, Lucius/Narcissa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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-Sono incinta-.
Questo è quello che Astoria mi ha detto nove mesi fa, mentre si accarezzava pigramente la pancia, che effettivamente stava iniziando a sporgere un po’ troppo.
-COOOOOOOSA?!-.
Indovinato, questa è stata esattamente la mia reazione.
A nove mesi di distanza quelle parole mi rimbombano ancora nella testa e non mi fanno dormire la notte, lasciandomi ad ascoltare il respiro leggero di mia moglie e dell’affarino che dorme dentro di lei.

“Diventare padre”. Le due parole più difficili da pronunciare nella mia vita.
Credevo che “Avada Kedavra” fossero le due più dolorose in assoluto. Ne ero convinto, mentre guardavo la figura di Silente in piedi davanti a me, lo stesso mio pentimento sul volto, mentre il Marchio Nero mi trasmetteva scosse continue al braccio, come un invito ad assaporare la Maledizione Senza Perdono sulla punta della lingua.
Invece in questo caso non c’è nessuno che mi possa dare una spinta.
Ancora una volta non ho scelta.

Questo penso, mentre guardo Astoria spalancare la bocca e portarsi una mano al ventre, un gemito soffocato che si confonde con un dannato clacson babbano in lontananza.
Le mie mani si protendono ad afferrarla prima che scivoli a terra, nella pozza di liquido che si sta allargando sotto di lei. Vedo il suo viso annuire silente, mentre già capisce che non sono pronto.
No che non sono pronto, dannazione! Non sarò MAI pronto.
Mio padre Lucius e mia madre Narcissa si Materializzano in fretta e furia in casa nostra e mentre mia madre si precipita a sostenere Astoria, mio padre appoggia una mano sulla mia spalla, stringendola.
-Ragazzo mio, ci siamo-.
Ci siamo.
Il bambino è pronto a vedere la luce, nonostante siano le undici di sera.
Astoria è pronta all’ultimo sforzo per cambiare la nostra vita per sempre.
E io...non sono pronto.

Si sentiranno così tutti coloro che stanno per diventare padri? Un nodo a stringere lo stomaco e una morsa nella gola, coronati dalla tremenda voglia di scappare o di percorrere il tempo a ritroso per cambiare il passato?
Una famiglia. Questa è la mia famiglia e io non sono sicuro di ciò che voglio.
No, credo che non sia una sensazione comune. Come al solito sono io quello sbagliato. Sono io l’errore. Quante volte me lo sarò detto nella vita?
Quante volte, dopo aver aperto la bocca, mi sono morso la lingua per rimangiarmi ogni parola sfuggita al controllo?
Quante volte, dopo aver portato a metà una decisione, mi sono maledetto con la voglia di scomparire e rifare tutto daccapo?
Quante volte altri hanno deciso per me, quando avrei voluto un altro destino?
Il volto di Hermione si infila sotto le mie palpebre, mentre le chiudo per trovare le parole da dire in risposta a mio padre.
Quando si parla di destino...in realtà non si sa mai cosa si sta dicendo. A volte credo che sia tutta un’alchimia di casualità e volubilità, imputabile a non so chi, non so cosa.
Di certo non a noi stessi. Qui la magia non c’entra niente. Non c’è nulla di magico in una decisione presa per se stessi. Oppure al posto di se stessi.
Certe volte me lo chiedo davvero: come sarebbe stata la mia vita se fossi stato un po’ più forte? Se avessi rinunciato al mio castello di pregiudizi? Se fossi volato via dal nido più presto?
Forse avrei avuto Hermione. Forse non l’avrei avuta mai. Forse non me ne starei qui a guardare attraverso il velo del pentimento e del risentimento quella che dovrebbe essere la scena più bella di tutta la mia vita.
“Diventare padre”. Cosa c’è di maledetto in questa parola?
Io amo Astoria. Amo la mia vita presente e...sì, amo il figlio che sta per darmi.
In una vita precedente ho amato Hermione, ma la “Mezzosangue” non mi ha mai perdonato, giustamente.
Ma non mi perdonerebbe nemmeno per aver sprecato tutto il resto della mia vita. Questo lo so e ne sono certo, perché lei è quella intelligente, quella a cui tornano sempre i conti.
Io non ho mai nemmeno avuto la possibilità di fare un passo indietro a rimirare che diavolo stessi costruendo nella mia vita.
Tranne ora.

Il grido di Astoria squarcia il mio silenzio interiore, costringendomi a spalancare gli occhi e a schizzare al suo fianco, posando una mano sul polso di mia madre per scostarla.
Il sudore sulla fronte di mia moglie, le profonde incisioni di stanchezza e dolore sul suo viso...il lenzuolo sporco di sangue...ugh, questo non riesco a reggerlo.

Maledizione Draco, cosa stai facendo? Ancora a fuggire, eh? Ancora a negare la realtà, ancora a farti sostituire, ancora a perderti il meglio, ancora a negare te stesso.
Che uomo sei? Che marito sei? Che padre sei?

Prendo la mano di Astoria e gliela stringo, resistendo al sudore, al sangue, al dolore, alle grida. Al pianto.
Al pianto?
Finalmente mia moglie si rilassa, mentre mia madre sorride con una tenerezza mai vista prima d’ora, nemmeno quando ero piccolo.
Solleva un corpicino lucido e sporco, che agita una manina minuscola e scalcia leggermente, prima di aumentare di almeno venti ottave il suo grido, che fa strizzare gli occhi anche a mio padre, accorso subito per vedere la scena.
Ipnotizzato, osservo mia madre fare capolino dal busto di mio figlio e sollevare le sopracciglia con aria eloquente.
PRENDERLO IN BRACCIO?!

Ok, Draco. Ti sei ripromesso di non fuggire più, giusto?
Ti sei ripromesso di contare ciò che hai e non ciò che hai perduto.
Senza avere scelta ho perso tutto. Ora che ho scelta, la mia vita sta ripartendo. E io ho intenzione di farla andare avanti per questa strada.
Basta fuggire e pensare che sia giusto. Basta rimpiangere qualcosa che non conosco né probabilmente avrei mai conosciuto.
Soprattutto, basta con i basta.

Tendo le mani e le chiudo attorno a quell’esserino così fragile che potrebbe essere il mio Io interiore: indifeso e con così tanto da imparare.

Crescerai, Scorpius. Crescerai con tutte le possibilità che io non ho mai avuto.
E crescerò anche io con te, scegliendo le strade che mi condurranno a una meta senza rimpianti e senza orgoglio come padrone.

Mio figlio volta improvvisamente il capo, inchiodando il suo sguardo nel mio.
E allora sento le lacrime che iniziano a scendere, mentre maledico chissà quale ironia della sorte.

Siamo stati opposti e nemici per una vita intera. Verso di lui non ho rimpianti perché non potevo davvero sopportarlo, nonostante gli deva la vita mia e quella di Hermione.
Però...questo è troppo.
Sollevo lo sguardo per controllare meglio con un confronto.
E’ proprio vero.

Opposti per una vita, riuniti da un’unica frase, che mai avrei pensato di pronunciare proprio perché sua.
Ma stavolta è tutto vero.

Scorpius ha gli occhi di mia madre.
   
 
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