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Autore: olly_bubu    23/07/2015    1 recensioni
Una bambina e un bambino, un'italiana e un inglese, in un parco, un'amicizia duratura. Un'amore improvviso, la musica, la band, alti e bassi,risate e pianti. Cosa sará dell'amicizia tra questi due bambini ormai cresciuti?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Harrison, John Lennon, Nuovo personaggio, Paul McCartney, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era il 10 luglio del 1949 quando mi trasferii con la mia famiglia in una cittá portuale inglese chiamata Liverpool, sempre coperta da nuvoloni grigi, completamente diversa dal cielo limpido di Firenze, la cittá in cui ero nata. A quel tempo ero un bambina minuta di appena sette anni, bassina, con lunghi capelli d'orati e occhi grandissimi color cioccolato; ero una bambina molto timida e, a differenza degli altri bambini, non mi piaceva giocare con i miei coetanei. «Su Emma, vai a giocare con gli altri bambini. Guarda, la ce ne sono un paio. Io e papá rimaniamo quá» disse mia madre seduta su una panchina di un parco caratterizzato da un'erba verdissima, indicandomi dei bambini che giocavano sotto ad una grande quercia. «Ma io non voglio» dissi quasi mettendomi a piangere attaccandomi alla gonna di mia madre. «Emma,sei in una nuova cittá e devi fare nuove amicizie. Vai» disse mio padre ritornando, poi, a leggere un giornale inglese. Anch'io capivo l'inglese grazie alla mia vecchia vicina fiorentina che aveva trascorso molti anni in America che mi imparó a parlare la lingua anglosassosone. Con molto coraggio e con i nervi a fior di pelle, mi avvicinai ai ragazzi che mia madre aveva indicato. Erano quattro bambini palesemente più grandi di me che giocavano ai cowboy. «P-posso giocare con voi?» dissi nervosamente. «Le femmine non sono ammesse» disse un bambino piuttosto alto e magrolino, con i capelli di un biondo ramato e con occhi color nocciola che avevano uno strano taglio all'orientale ma duramente schietti. Stranamente ci rimasi male e, per non far vedere a quel bambino e ai suoi amici che ero una femminuccia, mi andai a sedere sulla riva di un laghetto. Iniziai a piangere, neanche due giorni in quella maledetta cittá e giá nessun bambino mi vuole far giocare con lui. Improvvisamente, peró, sentii una mano appoggiarsi sulla mia spalla. Mi voltai e vidi il bambino di prima. «Ti interessa ancora giocare?» chiese con una voce completamente diversa dalla prima, piú dolce. Io annuii con la testa e mi alzai. Il bambino mi porse la mano col fare fiero e orgoglioso. «John, John Lennon» «Emma Fardelli» Il bambino rimase stupito dal mio nome che probabilmente non aveva mai sentito prima. «Ma che diavolo di nome é Emma?» «É italiano» risposi «Ah.. Il mio é inglese» disse John e ridemmo entrambi. «Quindi vieni dall'Italia?» chiese John mentre si stava sedendo sull'erba, cosa che feci anch'io. «Si» «Quel Paese a forma di stivale?». Ed io annuii. «Peró parli bene l'inglese» disse poi il bambino mentre lanció una pietra nel lagetto. «Lo so... Tu parli l'italiano?» chiesi guardandolo negli occhi. Il bambino di nome John si mise a ridere e poi accennó un "no" con la testa. «Qunati anni hai Em? Ti posso chiamare così vero?» «Si... Io ne ho sette» risposi timidamente. «Io dieci peró Mimi dice che ne dimostri cinque» e ridemmo. «Chi è Mimi?» forse aveco fatto una domanda un po' troppo impertinente. «Mimi è mia zia, io vivo con lei e con mio zio George perché non ho i genitori. Mio padre è in qualche parte del mondo e mia mamma non la vedo da quando ho sei anni..» rispose il ragazzo abbassando lo sguardo lievemente dispiaciuto, ma mi riguardó di nuovo negli occhi. «Tu ce li hai i genitori?» «Certo. Sono quelli lì» e indicai i miei genitori che erano troppo lontani per vederci. «Ma non devi ritornare a giocare con i tuoi amici?» chiesi «Oh è vero... Me ne ero dimenticato.» e rise «Vieni allora?» «Si» e andammi verso gli altri tre ragazzi. «Sai giocare ai cowboy?» mi domandó John. «Ehm... No» «Allora farai la ragazza che deve essere salvata» disse John facendo spallucce. Arrivammo dove c'erano gli amici di John e, dopo le presentazioni, incominciammo a giocare ai cowboy. Il gioco consisteva nei cowboys (tra cui John) che dovevano salvare la ragazza in pericolo (io) dalle grinfie di due indiani. Mi divertii molto a giocare con John e con i suoi amici, erano tutti e quattro dei tipi molto divertenti ma il più spassoso era John. Giocammo per ore intere e credo che si fecero le sette quando i miei genitori mi dissero che era ora di tornare a casa. «Devo andare» dissi rattristata a John. «Di giá?» «Mm» risposi «Ma tu abiti qua o sei solo in vacanza?» chiese d'un tratto John. «Abito qui, perchè?» mi preoccupai mentre John stava sorridendo. «Allora ci vediamo domani» rispose e io annuii. Stavo per ritornare dai miei genitori quando sentii John urlare. «Com'è che ti chiami?» Mi girai e,mettendo le mani vino alla bocca urlai:«Emma!!» «Ok. Ciao Em» rispose urlando John e io lo salutai. Non mi faceva particolarmente impazzire quel soprannome ma non mi importava piú di tanto, l'importante era che avevo trovato un nuovo amico. Non vedevo l'ora che venisse il giorno successivo.
   
 
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